renzi boccia

DO UT DES – IL “SI” DELLA CONFINDUSTRIA AL REFERENDUM HA UN PREZZO: LA CONFERMA DELLE AGEVOLAZIONI FISCALI ALLE IMPRESE - E LO SCISMA (L’ENNESIMO) DI SCIOLTA CIVICA DOVREBBE PROMUOVERE ZANETTI MINISTRO – ALFANO ALLA DISPERATA RICERCA DI VISIBILITA’

Pier Francesco Borgia per “il Giornale

 

ENRICO LETTA RENZI ENRICO LETTA RENZI

L' ancor lunga campagna elettorale in vista del referendum d' autunno ha già stabilito una cosa. Chiara e netta. Che non si tratta più di far vincere o meno una riforma costituzionale, bensì di rafforzare o indebolire un governo (nello specifico quello guidato da Matteo Renzi).


Se da un lato è lo stesso premier a smentire pubblicamente la connotazione politica del referendum, dall' altro l' ala renziana (maggioritaria) del Pd sta lavorando sottotraccia per rafforzare il fronte del sì. Con metodo affatto politico.

Tra gli alleati di governo, per esempio, è lo stesso ministro degli Interni, Angelino Alfano (Ncd) ad aver chiesto una contropartita. La sua richiesta è quella di far ammorbidire gli emendamenti che dovranno essere apportati alla riforma del processo penale.

 

Area popolare chiede un aumento meno drastico dei tempi di prescrizione sui reati di corruzione. Dopo le bagarre in aula e in Commissione (prima alla Camera e adesso al Senato), il Pd ha capito che non può cercare maggioranze trasversali per i singoli provvedimenti da votare.

 

RENZI E BOSCHIRENZI E BOSCHI

I grillini, in questo caso, non cadranno nella trappola (come già hanno mostrato sul ddl Cirinnà). Sono problemi tutti interni alla maggioranza. Quindi la posta, col referendum, si alza. Il Pd potrebbe essere disposto a venire incontro all' ala centrista del suo governo pur di contare su un impegno più vivace nella campagna referendaria.

Alfano  Alfano


Tra i convinti alfieri del sì si contano ovviamente i verdiniani, che non perdono occasione per mostrare lealtà al governo renziano. In caso di vittoria un rimpasto di governo potrebbe vederli entrare anche ufficialmente in maggioranza. Dove già si trova un altro campione della riforma costituzionale così come è stata impacchettata da Maria Elena Boschi: Enrico Zanetti.

 

ENRICO ZANETTIENRICO ZANETTI

L' ex segretario di Scelta civica (nonché viceministro all' Economia) sta lavorando in questi giorni alla costituzione del gruppo parlamentare con Denis Verdini (Ala). Se ufficialmente il Pd (vedi la reazione stizzita di Matteo Orfini) mostra di storcere il naso per l' iniziativa presa da un membro del governo insieme con chi ancora ufficialmente è fuori dalla maggioranza, dietro le quinte già si registrano contatti per un rimpasto che veda salire la presenza del gruppo di Zanetti.


Anche fuori dal parlamento, però, c' è chi ha mosso le proprie pedine per assicurarsi un tornaconto dall' appoggio pubblico al Sì. Il primo esempio è la Confindustria. Il suo appoggio alla riforma Boschi è stato tra i primi.

VERDINIVERDINI

 

Gli industriali non si augurano soltanto la solita stabilità politica (messa a rischio dalla vittoria del No) ma sperano in un atteggiamento favorevole del governo che in sede di legge di Bilancio potrebbe tagliare gli incentivi alle imprese sbandierando la solita spending review.

 

In questo senso va letto anche l' idea spostare il referendum dopo il primo passaggio della legge di Bilancio alla Camera, avanzata in questi giorni dal Pd.

camusso furlan e barbagallocamusso furlan e barbagallo


Anche l' endorsement alla riforma costituzionale avanzato dalla Cisl potrebbe essere letto nella solita chiave del do ut des. Il sindacato guidato da Annamaria Furlan sta infatti facendo pressioni sul governo per una politica economica più aggressiva con sostegni più incisivi alle imprese, allo sviluppo tecnologico e una riforma bancaria a sostegno degli investimenti.

 

Ultimi Dagoreport

alessandro giuli pietrangelo buttafuoco arianna giorgia meloni beatrice venezi nicola colabianchi nazzareno carusi tiziana rocca giulio base

''L’ESSERE STATI A CASA MELONI O DI LA RUSSA NON PUÒ ESSERE L’UNICO O IL PRIMO REQUISITO RICHIESTO PER LE NOMINE CULTURALI’’ - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: “SONO TRA LE ANIME BELLE CHE QUANDO GIORGIA MELONI HA VINTO LE ELEZIONI HA SPERATO CHE, AL POSTO DEL PLURIDECENNALE AMICHETTISMO ROMANO DI SINISTRA SI AVVIASSE UN METODO, DICIAMO SUPER-PARTES, APERTO (MAGARI ANCHE SOLO PER MANCANZA DI CANDIDATI) E TESO A DELINEARE UNA CULTURA LIBERALE LEGATA AL PRIVATO O ALLE CONFINDUSTRIE DEL NORD… POVERO ILLUSO. IL SISTEMA È RIMASTO LO STESSO, APPLICATO CON FEROCE VERIFICA DELL’APPARTENENZA DEL CANDIDATO ALLA DESTRA, MEGLIO SE ROMANA DI COLLE OPPIO, PER GENEALOGIA O PER ADESIONE, MEGLIO SE CON UNA PRESENZA AD ATREJU E CON UN LIBRO DI TOLKIEN SUL COMODINO - LE NOMINE DI GIULI, BUTTAFUOCO, CRESPI, VENEZI, COLABIANCHI, BASE & ROCCA, IL PIANISTA NAZARENO CARUSI E VIA UNA INFINITÀ DI NOMI NEI CDA, NELLE COMMISSIONI (IN QUELLA PER SCEGLIERE I 14 NUOVI DIRETTORI DEI MUSEI C’È SIMONETTA BARTOLINI, NOTA PER AVER SCRITTO "NEL BOSCO DI TOLKIEN, LA FIABA L’EPICA E LA LINGUA") 

salvini calenda meloni vannacci

DAGOREPORT – LA ''SUGGESTIONE'' DI GIORGIA MELONI SI CHIAMA “SALVIN-EXIT”, ORMAI DIVENTATO IL SUO NEMICO PIU' INTIMO A TEMPO PIENO - IN VISTA DELLE POLITICHE DEL 2027, SOGNA DI LIBERARSI DI CIO' CHE E' RIMASTO DI UNA LEGA ANTI-EU E VANNACCIZZATA PER IMBARCARE AL SUO POSTO AZIONE DI CARLO CALENDA, ORMAI STABILE E FEDELE “FIANCHEGGIATORE” DI PALAZZO CHIGI - IL CAMBIO DI PARTNER PERMETTEREBBE DI ''DEMOCRISTIANIZZARE" FINALMENTE IL GOVERNO MELONI A BRUXELLES, ENTRARE NEL PPE E NELLA STANZA DEI BOTTONI DEL POTERE EUROPEO (POSTI E FINANZIAMENTI) - PRIMA DI BUTTARE FUORI SALVINI, I VOTI DELLE REGIONALI IN VENETO SARANNO DIRIMENTI PER MISURARE IL REALE CONSENSO DELLA LEGA - SE SALVINI DIVENTASSE IRRILEVANTE, ENTRA CALENDA E VIA A ELEZIONI ANTICIPATE NEL 2026, PRENDENDO IN CONTROPIEDE, UN'OPPOSIZIONE CHE SARA' ANCORA A FARSI LA GUERRA SUL CAMPOLARGO - LA NUOVA COALIZIONE DI GOVERNO IN MODALITÀ DEMOCRISTIANA DI MELONI SI PORTEREBBE A CASA UN BOTTINO PIENO (NUOVO CAPO DELLO STATO COMPRESO)....

donald trump vladimir putin xi jinping

DAGOREPORT - PERCHÉ TRUMP VUOLE ESSERE IL "PACIFICATORE GLOBALE" E CHIUDERE GUERRE IN GIRO PER IL MONDO? NON PER SPIRITO CARITATEVOLE, MA PER GUADAGNARE CONSENSI E VOTI IN VISTA DELLE ELEZIONI DI MIDTERM DEL 2026: IL PRESIDENTE USA NON PUÒ PERMETTERSI DI PERDERE IL CONTROLLO DEL CONGRESSO - SISTEMATA GAZA E PRESO ATTO DELLA INDISPONIBILITÀ DI PUTIN AL COMPROMESSO IN UCRAINA, HA DECISO DI AGGIRARE "MAD VLAD" E CHIEDERE AIUTO A XI JINPING: L'OBIETTIVO È CONVINCERE PECHINO A FARE PRESSIONE SU MOSCA PER DEPORRE LE ARMI. CI RIUSCIRÀ? È DIFFICILE: LA CINA PERDEREBBE UNO DEI SUOI POCHI ALLEATI....

fabio tagliaferri arianna meloni

FLASH! FABIO TAGLIAFERRI, L’AUTONOLEGGIATORE DI FROSINONE  CARO A ARIANNA MELONI, AD DEL ALES, CHE DOVREBBE VALORIZZARE IL PATRIMONIO CULTURALE DEL PAESE, PUBBLICA SU INSTAGRAM UNA FOTO DELLA PARTITA LAZIO-JUVENTUS IN TV E IL COMMENTO: “LE ‘TRASMISSIONI’ BELLE E INTERESSANTI DELLA DOMENICA SERA” – DURANTE IL MATCH, SU RAI3 È ANDATO IN ONDA UN’INCHIESTA DI “REPORT” CHE RIGUARDAVA LA NOMINA DI TAGLIAFERRI ALLA GUIDA DELLA SOCIETÀ IN HOUSE DEL MINISTERO DELLA CULTURA…