IL GRANDE BLUFF – SENZA CASINI, PASSERA E MARCEGAGLIA, SCHIZZATO PURE DA GIANNINO E ZINGALES, DOMANI VA IN SCENA NEGLI STUDI CINEMATOGRAFICI DE PAOLIS LA NUOVA COMMEDIA DELLO SMONTEZEMOLATO – BASTERANNO I PII VOTI DELLA COMUNITà DI SANT’EGIDIO RACCOLTI DA ANDREA RICCARDI E DALLA CISL DI BONANNI PER FAR VOLARE LUCHINO TRA I MINISTRI DEL MONTI-BIS?....

M. Antonietta Calabrò per il "Corriere della Sera"

Gli Studi De Paolis, sulla via Tiburtina a Roma, uno dei luoghi-culto del cinema italiano, scelto perché è «un'area di lavoro e di cultura» dicono gli organizzatori, «forse non basteranno: hanno confermato la loro presenza oltre 5 mila persone, ma non sappiamo nemmeno noi quanti saranno perché per lo più si tratta di gruppi autorganizzati che prendono dei pullman e vengono». Domani 17 novembre, alle 15, in questa location singolare, si svolgerà la convention del movimento «Verso la Terza Repubblica», partito dal Manifesto dei Cento (laici, cattolici di Todi 2 e società civile).

«Ho deciso di dare un contributo a questo difficile e ambizioso processo senza chiedere in cambio posizioni o rivendicare ruoli», così Luca Cordero di Montezemolo nella lettera-invito alla manifestazione. «Si chiamano a raccolta le migliori energie del Paese in un progetto di ricostruzione civile, economica e morale» convinti che le prossime elezioni avranno «un valore storico».

«Come me, molti altri italiani condividono questa visione e questa responsabilità». E di Montezemolo sarà il primo discorso dell'incontro, dopo che l'appuntamento romano sarà aperto da un racconto dello scrittore Edoardo Nesi (Premio Strega l'anno scorso) la cui narrativa si concentra sui temi del mondo del lavoro. Toccherà poi ad Andrea Olivero leader delle Acli, a Stefania Giannini, rettore dell'Università di Perugia, Lorenzo Dellai, Irene Tinagli, e a un esponente dell'associazione, molto ramificata in Veneto, Verso Nord.

Non prenderà invece la parola Raffaele Bonanni, leader della Cisl e uno dei principali promotori del Manifesto. Chiuderà la kermesse l'intervento del ministro Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant'Egidio, che fornirà il suo contributo culturale. Alla convention, invece, non ci sarà Corrado Passera, responsabile dello Sviluppo, anche se l'iniziativa ha suscitato interesse nel ministro-manager. Il quale, assicurano i suoi, apprezza la filosofia e i contenuti dell'appello, visto che dell'Agenda Monti, punto di partenza dell'aggregazione, è uno dei principali protagonisti.

Non ci saranno, inoltre, politici in senso stretto. Né Casini né Fini, nonostante il lavoro avviato dai centristi per la costituzione di quella Lista per l'Italia che tanti punti di convergenza ha con l'iniziativa del Manifesto. «Sarò a Milano a un'assemblea delle donne dell'Udc, ma seguirò attentamente i loro lavori», ha dichiarato Casini. Né ci sarà l'ex presidente di Confindustria Emma Marcegaglia. Resta aperto il «nodo» di Fermare il Declino, cioè la disparità di visione che ha allontanato Oscar Giannino, uno degli iniziali ideatori del movimento.

Giannino non condivide il Manifesto, giudicato troppo blando su alcuni punti programmatici come le liberalizzazioni o il ruolo che dovrebbe spettare alle organizzazioni sindacali. Ma il punto più controverso ruoterebbe attorno alla «retorica sul governo dei tecnici», come ha sostenuto l'economista Luigi Zingales. I promotori di Fermare il Declino sono stati invitati singolarmente e non come associazione, ma quasi certamente nessuno di loro ci sarà, a cominciare da Alessandro De Nicola.

La società demoscopica Swg (per conto dei cristiano sociali) ha interpellato un campione di 800 cattolici maggiorenni rappresentativi dell'universo italiano sul consenso di cui oggi godrebbe la Lista per l'Italia, sia nell'ipotesi di alleanza del nuovo centro con Udc e Fli, sia nell'ipotesi che la compagine corra da sola. Nel primo caso si raggiungerebbe il 9,3% (l'11,5% del totale dei cattolici e il 16,2% dei cattolici praticanti).

In questo caso il valore aggiunto della lista sarebbe di +1,7% rispetto alla somma di Udc e Fli. Senza Udc-Fli, l'indicazione di voto consisterebbe nel 5,3% dell'elettorato totale (6,0% del totale dei cattolici e il 9,7% dei cattolici praticanti). In ogni caso il voto cattolico, secondo Swg, andrebbe al 24% al Pd, poi a Grillo (18%) e poi al Pdl con il 17,5.

Il Movimento «Verso la Terza Repubblica» e i cattolici di Todi 2 ieri sono stati attaccati da Rosy Bindi, presidente dell'assemblea nazionale del Partito democratico, che li ha definiti «cavallo di Troia per il Monti bis». Molto critico anche Natale Forlani, che dopo esserne stato il portavoce per un anno intero, ha lasciato il suo impegno a pochi giorni dal convegno di Todi 2.

«Anche io sono montiano - afferma - ma non si può ridurre tutto il problema della presenza dei cattolici nella vita pubblica a una vicenda elettorale». Perché - secondo Forlani - «è questo quello che è successo: il progetto di mettere insieme un contenitore ampio e allargato capace di intervenire a tutto campo si è ridotto a una scelta a favore di Monti. Che devo dire? Tutto questo non mi piace».

 

 

LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLO PAOLO MIELI EDOARDO NESI Dellai LorenzoIrene Tinagli RAFFAELE BONANNI PIERFERDINANDO CASINI WALTER VELTRONI CORRADO PASSERAEMMA MARCEGAGLIA E CORRADO PASSERAOSCAR GIANNINO ZINGALES

Ultimi Dagoreport

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...