IL SINDACO MARINATO - ROMA È INVASA DAI RIFIUTI, LE CORRENTI DEL PD LO ASSEDIANO, 24MILA DIPENDENTI COMUNALI PER LA PRIMA VOLTA FARANNO SCIOPERO MA MARINO NON MOLLA: “NON MI DIMETTO, ME LI VOLETE DARE ALMENO 2 ANNI PER FARE CIO’ CHE NON E’ STATO FATTO NEGLI ULTIMI 57?”

1 - CAMPIDOGLIO, SARÀ SCIOPERO PER LA PRIMA VOLTA NELLA STORIA IN 24MILA BLOCCANO LA CITTÀ

Cecilia Gentile per “la Repubblica”

Ignazio Marino la Nutella e Francesco Paolo Fulci Ignazio Marino la Nutella e Francesco Paolo Fulci

“Game over”. Dice così il volantino di Cgil, Cisl, Uil e Csa che per dopodomani hanno proclamato lo sciopero dei dipendenti comunali. Non c’è più margine di trattativa. Inutili gli appelli del vicesindaco Luigi Nieri. Inutili gli incontri tra sindacati e amministrazione capitolina che da due settimane si succedono per ridefinire il contratto decentrato e le modalità di erogazione del salario accessorio.

“Game over”, appunto. Per la prima volta nella storia del Comune di Roma si fermeranno tutti i dipendenti: 24mila. E la macchina dei servizi che ogni giorno vengono assicurati ai cittadini dall’esercito capitolino si paralizzerà. Fermi gli asili nido e le materne. Chiuse le biblioteche. Nessun vigile urbano in strada. Nessun impiegato agli sportelli. Ferme la sala operativa sociale e quella della protezione civile.

IGNAZIO MARINO E OBAMAIGNAZIO MARINO E OBAMA

E i servizi minimi garantiti? «Non c’è ancora un accordo quadro tra sindacati e Comune che determini quali siano i servizi minimi e quanti dipendenti li debbano garantire, in applicazione della legge 82/2000 e dell’accordo quadro del 2002 - spiega Amedeo Formaggi, Cgil Roma e Lazio - Così il Comune non lo può chiedere ai suoi dipendenti ». È questo in sostanza quello che il sindacato ha risposto al direttore del segretariato generale, Cristiana Palazzesi, che con un ordine di servizio del 29 maggio chiedeva ai dipendenti dell’ufficio Messi notificatori- Albo Pretorio di garantire le prestazioni minime nella giornata dello sciopero.

IGNAZIO MARINOIGNAZIO MARINOIGNAZIO MARINO SPAZZINO IGNAZIO MARINO SPAZZINO

Uno scenario da “day after”. Tutti i dipendenti, questa è la speranza dei sindacati, saranno in corteo. Un serpentone che sfilerà dalle 8.30 da Bocca della Verità per arrivare in Campidoglio. E verosimilmente l’adesione e la partecipazione saranno massicce, visti i precedenti all’assemblea generale in Campidoglio lo scorso 6 maggio. All’epoca i lavoratori avevano dato mandato ai sindacati di proclamare lo sciopero il 19 maggio.

Erano a rischio 200 euro di salario accessorio nella busta paga di maggio, bloccati dalle osservazioni degli ispettori del Mef, il ministero Economia e Finanze, che avevano eccepito sulle modalità di erogazione del fondo. E da allora era stata una corsa contro il tempo, con i lavoratori che chiedevano garanzie e il sindaco Marino che chiedeva al governo di intervenire.

Finché il governo, con una circolare firmata da tre ministeri, Mef, Pubblico impiego e Affari generali, aveva stabilito che si poteva andare in deroga ai rilievi degli ispettori mentre una commissione Stato-Regioni definiva le nuove modalità di erogazione.

IGNAZIO MARINO FUNERALI DELLA TRANS ANDREA QUINTERO FOTO LAPRESSE IGNAZIO MARINO FUNERALI DELLA TRANS ANDREA QUINTERO FOTO LAPRESSE

Salvi gli stipendi di maggio. Cgil Cisl, Uil e Csa decidono di sospendere, non di revocare lo sciopero. Arriva la delibera del sindaco Marino, che fissa al 31 luglio la scadenza per la ridefinizione di un nuovo contratto decentrato. Iniziano gli incontri tra amministrazione comunale e sindacati.

Ma ogni incontro è un passo verso il nuovo sciopero, proclamato per il 6 giugno. I confederali mettono in dubbio che esistano i 72 milioni di euro necessari per pagare il salario accessorio ai dipendenti capitolini. Contestano la scadenza del 31 luglio imposta dalla delibera e respingono al mittente i progetti di riforma della macchina capitolina presentati dal Comune. È rottura. Stamattina, nella sede della Cisl, i sindacati spiegheranno le loro ragioni in conferenza stampa.

ignazio marino con i peperoncini all opera di roma per la prima di ernani diretto da riccardo muti ignazio marino con i peperoncini all opera di roma per la prima di ernani diretto da riccardo muti

«Quella del Comune è un’operazione tutta finalizzata a rispondere ai rilievi del Mef, come se non fosse possibile contestarli e spiegare che si può percorrere una terza via», osserva Fabio Moscovini, che fa parte della delegazione Cgil impegnata nelle trattative con il Campidoglio. «Abbiamo avanzato una serie di altre richieste. Per esempio, che in Comune non ci sia chi guadagna più del sindaco. Lui prende 80mila euro l’anno, ma c’è chi ne prende anche 300mila. E fanno le pulci alle nostre indennità. Ma insomma, dov’è il cambiamento? ».

2 - IGNAZIO MARINO: “NON MI DIMETTO, IN 5 ANNI CAMBIERÒ ROMA”

Giovanna Vitale per “la Repubblica - Edizione Roma”

Rachele Brancatisano Ignazio Marino e Serena Pagnani Rachele Brancatisano Ignazio Marino e Serena Pagnani

La capitale è invasa dai rifiuti, le correnti del Pd lo assediano, il gradimento dei romani è in caduta libera, ma Ignazio Marino, «democraticamente eletto da pochissimo tempo», non ci pensa nemmeno a gettare la spugna. Figurarsi. «Mica sono un buontempone che fa un lavoro durissimo un anno per poi dimettersi» sorride a Otto e mezzo.

IGNAZIO MARINO CON IL CASCO DA CICLISTAIGNAZIO MARINO CON IL CASCO DA CICLISTA

«Io lo voglio portare a termine e tra cinque anni questa città sarà veramente Capitale d’Italia». Non lascia, anzi raddoppia l’inquilino del Campidoglio. Al termine dell’ennesima giornata di guerriglia con la sua maggioranza, davanti alle telecamere de La7 chiede tempo per fare la rivoluzione, attacca tutti i sindaci che lo hanno preceduto (non solo Alemanno), rivela il suo idillio con il premier («Sento assolutamente la fiducia di Renzi e di molti ministri che ci hanno aiutato») ma si smarca ancora una volta dal Pd.

IGNAZIO MARINO IN CUCINA IGNAZIO MARINO IN CUCINA

«Io penso e lo vedo andando nelle piazze, girando in bicicletta, che i romani si aspettano e vorrebbero una velocità maggiore nel cambiamento» replica a Lilli Gruber che gli contesta la delusione dei cittadini. «Però chiedo loro di capire che stiamo cambiando la cultura in questa città. A cominciare dal modo in cui attribuiamo le cariche, non più su indicazione delle segreterie del partito, ma cercando le persone migliori, quelle più competenti».

IGNAZIO MARINO CON LA MAPPA DELLA NUOVA MOBILITA SUI FORI IMPERIALI IGNAZIO MARINO CON LA MAPPA DELLA NUOVA MOBILITA SUI FORI IMPERIALI

E siccome non è Superman, anche se si sta attrezzando, «io chiedo il tempo giusto» dice Marino. «Sono arrivato, ci metto la trasparenza, la legalità, ma me li volete dare almeno due anni per cambiare quello che non è stato fatto negli ultimi 57?». Rivendica di essere «un corpo estraneo», il sindaco: «Lo sono rispetto al modo in cui per mezzo secolo si sono decise le cose in questa città. Decisioni che venivano prese nei circoli ristretti, nei salotti». Con buona pace di Rutelli e Veltroni, «io in tre anni farò quello che non è stato fatto in cinquant’anni e lo farò non dando retta a nessuno che mi vuole influenzare dal punto di vista delle correnti» che «neanche conosco».

Un Marino gladiatorio, insensibile alle critiche. Pronto a negare gli insuccessi (i rifiuti? «Stiamo lavorando»; l’occupazione del teatro Valle? «Troveremo una soluzione entro l’estate») e a vantare successi (la chiusura di Malagrotta).

Ignazio Marino e Luigi Abete Ignazio Marino e Luigi Abete

Peccato che la sua maggioranza, in particolare il Pd, non la pensi esattamente come lui. E stia studiando il modo per metterlo alle strette sul rimpasto. Appuntamento in vista del quale — specie i renziani di vecchio e nuovo conio — puntano a fare il pieno. Con il presidente dell’assemblea capitolina Mirko Coratti deciso a entrare in giunta come vice-sindaco o assessore forte (Urbanistica o Lavori Pubblici) e Fabrizio Panecaldo a prendersi la guida dell’aula. Soffiando il posto a Francesco D’Ausilio.  Desiderata che però rischiano di scontrarsi con un Marino sempre meno convinto di voler mettere mano alla squadra.

 

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