conte fioramonti di maio renzi zingaretti

GOVERNO A PEZZI DOPO LE DIMISSIONI DI FIORAMONTI (CHE PUNTA A DIVENTARE IL PERNO DEL PARTITO CONTIANO ALLA CAMERA) – VELENI DAI GRILLINI FILO DI MAIO, I RENZIANI ATTACCANO: “IL GOVERNO PERDE MINISTRI COME LE FOGLIE D’AUTUNNO”, L’IRA DI ZINGARETTI: “LE DIMISSIONI? UNA SCENEGGIATA” – CONTE NON VUOLE IL RIMPASTO E SI CREA UN DRAPPELLO DI FEDELISSIMI PER SMARCARSI DA PD E M5S - SULLA PRESCRIZIONE E IL VOTO IN GIUNTA PER L'AUTORIZZAZIONE A PROCEDERE CONTRO MATTEO SALVINI C'E' IL RISCHIO IMBOSCATE...

https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/39-39-fioramonti-chi-ha-coraggio-non-scappa-39-39-cosa-si-222669.htm

 

ESPLODE IL GOVERNO

Pasquale Napolitano per il Giornale

lorenzo fioramonti

Le dimissioni dell' ex ministro della Pubblica istruzione Lorenzo Fioramonti rimescolano gli equilibri nella maggioranza giallorossa. Il premier Giuseppe Conte, al netto della scossa sull' esecutivo, vede il bicchiere mezzo pieno. Fioramonti, mollata la poltrona nel governo, lavora alla formazione di un gruppo parlamentare autonomo filo-Conte.

 

Un' operazione che rafforzerebbe la posizione del presidente del Consiglio rispetto ai due partiti di maggioranza: M5S e Pd. È il primo passo verso la nascita di un movimento di contiani. Il capo dell' esecutivo cerca il sostegno di una pattuglia di deputati e senatori. Tra i nomi che dovrebbero aderire al nuovo gruppo circolano quelli di Mara Lapia, Paolo Giuliodori, Felice Mariani, Roberto Rossini, Paolo Lattanzio, Nadia Aprile e Roberto Cataldi. È un' operazione che guarda anche alla prospettiva elettorale: la nascita di una lista Conte in caso di voto anticipato.

beppe grillo davide casaleggio giuseppe conte 1

 

Ma la mossa di Fioramonti alimenta sospetti e veleni soprattutto tra i Cinque stelle: Luigi Di Maio punta a chiudere il caso entro 48 ore. E ieri è partito l' ordine al premier di sostituire Fioramonti con un grillino: «Il governo è al lavoro per migliorare la scuola, l' istruzione e sostenere la ricerca.

 

Guardiamo avanti, c' è piena fiducia nel premier Conte per individuare un nuovo ministro dell' Istruzione, la scuola non può aspettare», riferiscono fonti del M5S.

 

Due i nomi: Francesco D' Uva o Nicola Morra. C' è il timore, però, che Conte possa usare il caso Fioramonti per rivedere gli assetti nel governo. Allargando il perimetro dell' alleanza. Da Mara Carfagna arrivano segnali di apertura: «È tempo di affidare l' incarico a una personalità autorevole e capace di far capire ai partiti che il sistema dell' istruzione è il core business di un Paese moderno».

 

luigi di maio lorenzo fioramonti

È chiaro che Conte punti a rafforzare sia la propria leadership che ad aumentare i numeri della maggioranza in Parlamento. E la poltrona per la guida del ministero della Pubblica istruzione potrebbe essere utile per attirare un po' di responsabili. Il pericolo è di innescare un conflitto con i renziani. Italia Viva vuole incassare la poltrona lasciata libera da Fioramonti: il nome è quello di Ettore Rosato.

 

Renzi alza il prezzo, cercando di allargare la delegazione di Italia Viva nell' esecutivo.

Anche perché la trattativa per rimpiazzare Fioramonti si incrocia con due partite fondamentali per l' esecutivo: il via libera alla prescrizione e il voto in giunta per l' autorizzazione a procedere contro Matteo Salvini per il caso della nave Gregoretti. I renziani minacciano di smarcarsi sia sulla prescrizione che sul caso Gregoretti dalla linea della maggioranza.

 

giuseppe conte da floris

Potrebbero cambiare idea se dovessero incassare la guida del ministero della Pubblica istruzione. Sulla vicenda, il renziano Portas è spietato: «Questo governo perde i ministri come le foglie d' autunno di un albero. La sua credibilità è ridotta a zero».

 

C' è il Partito democratico che tace sul caso Fioramonti ma da oggi comincia a giocare la propria partita per ridefinire gli assetti della maggioranza: alle 11.30 al Nazareno sarà presentata una proposta di legge in materia di prescrizione. È una dichiarazione di guerra contro gli alleati dei Cinque stelle: il 7 gennaio scatta la riforma Bonafede, che blocca la prescrizione dopo il primo grado. I dem puntano al rinvio della riforma.

L' obiettivo di Conte è arrivare alla verifica di maggioranza con una propria forza parlamentare. E la mossa di Fioramonti è il primo tassello di quest' operazione.

 

 

L’IRA DI ZINGARETTI

luigi di maio lorenzo fioramonti 1

Monica Guerzoni per corriere.it

Le dimissioni di Lorenzo Fioramonti erano nell’aria da giorni, ma certo Giuseppe Conte non si aspettava di trovare sotto l’albero, l’antivigilia di Natale, la letterina di addio del ministro dell’Istruzione. Adesso l’obiettivo del premier è fare presto. Trovare il nome giusto all’interno del M5S, incassare il via libera dei partiti che lo sostengono e designare il successore entro una settimana. «Bisogna sostituirlo prima dell’Epifania, altrimenti sarà un casino», è il monito che ripete il sottosegretario a Palazzo Chigi, Vincenzo Spadafora. Una fretta che sembrerebbe escludere l’ipotesi dell’interim per il premier.

 

GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO

Lunedì scorso, a margine del Consiglio dei ministri, il capo del governo aveva confidato alla sua squadra il contenuto della missiva di Fioramonti, spiegando di aver provato in ogni modo a fargli cambiare idea con argomenti come questo: «Tra il recupero dell’evasione e il contenimento dello spread troveremo altre risorse». Ma niente, il professore con cattedra a Pretoria, in Sudafrica, è andato dritto e ha messo in pratica il progetto di lasciare il Movimento, che secondo diversi esponenti dell’esecutivo aveva maturato da sette, otto mesi. Nel M5S raccontano che Fioramonti «da tempo inviava messaggi a Luigi Di Maio e Davide Casaleggio minacciando di uscire dai 5 Stelle, per non restituire i 70 mila euro di debito accumulati col M5S».

 

 

 

renzi zingaretti

Veleni? Può essere, ma il tema dei soldi in queste ore tiene banco nel governo, dove l’ordine che arriva dall’alto è rilanciare le cifre stanziate nella legge di Bilancio per scuola, università e ricerca: oltre due miliardi aggiuntivi nel triennio, quasi tre considerando anche le risorse per gli asili nido. «Se a Fioramonti non sono bastati è perché il problema per lui non erano i tre miliardi l’anno che invocava — spiega un esponente M5S del governo, interpretando l’umore dei colleghi — Invece di dare battaglia sui giornali poteva farlo in Consiglio dei ministri, dove il più delle volte non veniva».

 

zingaretti renzi

Se il premier non commenta è perché è seccato, a dir poco. E non vuole assolutamente aprire il capitolo rimpasto, per paura che venga giù tutto. Nicola Zingaretti è di umore altrettanto cattivo e chiede a Conte di trovare al più presto una soluzione adeguata e autorevole, perché un settore importante come la scuola non può essere lasciato in balia degli umori delle persone. I collaboratori descrivono il segretario «molto irritato», anzi «furioso» per «la sceneggiata» delle dimissioni di Natale, che al Pd definiscono «indecorose». Eppure ai dem col cuore a sinistra, come agli esponenti di Leu, le idee di Fioramonti non dispiacevano e ora non sarà facile per Conte trovare la persona giusta.

 

In gioco c’è anche la tenuta della maggioranza, perché l’ex ministro, descritto come «battitore libero», «un cavallo pazzo», con molte relazioni internazionali, sogna in grande. Il progetto che gli attribuiscono è un partito ecologista su modello dei Verdi tedeschi, il cui primo passo sarebbe la scissione dal M5S e la creazione di un gruppo parlamentare alla Camera. La nuova creatura sosterrebbe il governo, ma farebbe a gara con Italia viva di Renzi su chi è più ago della bilancia. Il renziano indipendente Giacomo Portas si prepara alla sfida: «Il governo perde ministri come le foglie d’autunno».

RENZI ZINGARETTI

 

Domani la conferenza stampa di fine anno. Conte si prepara a rispondere su Fioramonti e le altre spine del governo, dalla prescrizione alla verifica. Il premier, che preferisce parlare di «rilancio attraverso un confronto», è determinato a cambiare passo. Convocherà un paio di incontri di maggioranza in cui chiederà «compattezza e responsabilità» e se i partiti non cambieranno stile, farà sentire più forte la sua voce.

lorenzo fioramonti 1giuseppe conte a dimartedi' 4alfonso bonafede lorenzo fioramonti

Ultimi Dagoreport

elly schlein gaetano manfredi giorgio gori stefano bonaccini pina picierno vincenzo de luca matteo ricci

DAGOREPORT - MENTRE ASSISTIAMO A UNO SPAVENTOSO SVALVOLAMENTO GLOBALE, IN ITALIA C’È CHI SI CHIEDE: ‘’COME SI FA A MANDARE A CASA LA SPERICOLATA ELLY SCHLEIN?’’ - ANCHE SE HA UN IMPATTO MEDIATICO PIÙ TRISTE DI UN PIATTO DI VERDURE LESSE, LA FANCIULLA COL NASO AD APRISCATOLE HA DIMOSTRATO ALTE CAPACITÀ DI TESSERE STRATEGIE DI POTERE, PRONTA A FAR FUORI IL DISSENSO DELL’ALA CATTO-DEM DEL PD - SE IL CENTRO RIFORMISTA HA LA MAGGIORANZA DEGLI ISCRITTI DEL PD, HA PERMESSO DI AVERE UN RISULTATO IMPORTANTE ALLE EUROPEE E FA VINCERE CON I SUOI CANDIDATI LE PROSSIME REGIONALI, PERCHÉ NON TIRA FUORI UN LEADER ALTERNATIVO AL SINISTRISMO FALCE & MART-ELLY? -  LIQUIDATO BONACCINI, ORMAI APPIATTITO SULLA SCHLEIN, SCARTATO DECARO PRIVO DEL CORAGGIO PER SPICCARE IL VOLO, SULLA RAMPA DI LANCIO CI SONO IL SINDACO DI NAPOLI, GAETANO MANFREDI, MA SOPRATTUTTO GIORGIO GORI. L’EUROPARLAMENTARE ED EX SINDACO DI BERGAMO È IN POSSESSO DEL FISICO DEL RUOLO PER BUCARE LO SCHERMO E IL MELONISMO PAROLAIO. A PARTE LE GELOSIE INTERNE DEI RIFORMISTI, LA BASE, CON LA GRUPPETTARA ELLY AL COMANDO, OGGI È TALMENTE RADICALIZZATA CHE RIUSCIRÀ AD INGOIARE UN EX MANAGER DI MEDIASET SULLA PRIMA POLTRONA DEL NAZARENO?

donald trump benjamin netanyahu iran israele stati uniti khamenei fordow

DAGOREPORT – COME MAI TRUMP HA PERSO LA PAZIENZA, IMPRECANDO IN DIRETTA TV, SULLE "VIOLAZIONI" DELLA TREGUA IN MEDIO ORIENTE DA PARTE DI NETANYAHU? "NON SANNO COSA CAZZO STANNO FACENDO. DOBBIAMO FAR CALMARE ISRAELE, PERCHÉ STAMATTINA SONO ANDATI IN MISSIONE"? - È EVIDENTE IL FATTO CHE IL “CESSATE IL FUOCO” CON L’IRAN NON RIENTRAVA NEI PIANI DI BIBI NETANYAHU. ANZI, IL PREMIER ISRAELIANO PUNTAVA A PORTARE A TERMINE GLI OBIETTIVI DELL’OPERAZIONE “RISING LION” (DOVE SONO FINITI 400 CHILOGRAMMI DI URANIO?), MA È STATO COSTRETTO AD ACCETTARLO DA UN TRUMP IN VENA DI PREMIO NOBEL PER LA PACE. D’ALTRO CANTO, ANCHE A TEHERAN LA TREGUA TRUMPIANA NON È STATA PRESA BENE DALL’ALA OLTRANZISTA DEI PASDARAN… – VIDEO

alessandro giuli

DAGOREPORT - MA COME SCEGLIE I COMPONENTI DELLE COMMISSIONI L’INFOSFERICO MINISTRO DELLA CULTURA, ALESSANDRO GIULI? I DIRETTORI DI CINQUE MUSEI STATALI (MUSEI REALI DI TORINO, GALLERIA DELL’ACCADEMIA E BARGELLO DI FIRENZE, COLOSSEO, MUSEO NAZIONALE ROMANO E MUSEO ARCHEOLOGICO DI NAPOLI) SARANNO SELEZIONATI DA UNA COMMISSIONE FORMATA DALLA STRAGRANDE MAGGIORANZA DA GIURISTI - PEGGIO CI SI SENTE SE SI PENSA CHE I TRE CANDIDATI PER CIASCUN MUSEO SCELTI DA QUESTA COMMISSIONE GIURISPRUDENZIALE SARANNO POI SOTTOPOSTI AL VAGLIO FINALE DEL LAUREANDO MINISTRO…

FLASH! – SE URBANO CAIRO NON CONFERMA MENTANA ALLA DIREZIONE DEL TGLA7 ENTRO IL PROSSIMO 30 GIUGNO, CHICCO ALZA I TACCHI E SE NE VA – IL CONTRATTO SCADE A FINE 2026 MA A LUGLIO C’E’ LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI – PARE CHE QUESTA VOLTA NON CI SIA DI MEZZO IL DIO QUATTRINO, BENSI’ QUESTIONI DI LINEA POLITICA (GIA' NEL 2004 MENTANA FU PRATICAMENTE “CACCIATO” DAL TG5 DOPO UN VIOLENTISSIMO SCAZZO CON SILVIO BERLUSCONI E I SUOI “DESIDERATA”, E FU SOSTITUITO DAL SUO VICE MIMUN…)

meloni macron merz starmer trump iran usa attacco bombardamento

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI STA SCOPRENDO CHE VUOL DIRE ESSERE PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DI UN PAESE CHE NON HA MAI CONTATO UN TUBO: PRIMA DI PROCEDERE AL BOMBARDAMENTO DEI SITI IRANIANI, TRUMP HA CHIAMATO IL PREMIER BRITANNICO, KEIR STARMER, E POI, AD ATTACCO IN CORSO, HA TELEFONATO AL TEDESCO MERZ. MACRON È ATTIVISSIMO COME MEDIATORE CON I PAESI ARABI: FRANCIA, REGNO UNITO E GERMANIA FANNO ASSE NEL GRUPPO "E3", CHE TIENE IL PALLINO DEI NEGOZIATI CON L'IRAN  – L’AFFONDO DI RENZI: “LA POLITICA ESTERA ITALIANA NON ESISTE, MELONI E TAJANI NON TOCCANO PALLA”. HA RAGIONE, MA VA FATTA UN’INTEGRAZIONE: L’ITALIA È IRRILEVANTE SULLO SCACCHIERE GLOBALE, INDIPENDENTEMENTE DA CHI GOVERNA...

donald trump mondo terra brucia guerra iran nucleare

DAGOREPORT – BENVENUTI AL CAOS MONDIALE! AL DI LA' DEL DELIRIO DI PAROLE, ANNUNCI E BOMBARDAMENTI DI TRUMP, C’È LA DURISSIMA REALTÀ DEI FATTI. L’ATTACCO ALL’IRAN AVRÀ CONSEGUENZE POTENZIALMENTE DEVASTANTI IN OGNI ANGOLO DEL MONDO – UN'EVENTUALE CHIUSURA DELLO STRETTO DI HORMUZ FAREBBE SCHIZZARE IL PREZZO DEL PETROLIO, CON CONTRACCOLPI ENORMI SULLA CINA (PRIMO CLIENTE DEL GREGGIO IRANIANO) E DANNI PESANTI SULL'EUROPA – I TRE POSSIBILI SUCCESSORI DI KHAMENEI SONO TUTTI PASDARAN: SE MUORE LA GUIDA SUPREMA, IL REGIME DIVENTERÀ ANCORA PIÙ OLTRANZISTA – UN'ALTRA FACCIA DEL BUM-BUM TRUMPIANO E' LA FRATTURA NEL PARTITO REPUBBLICANO USA: L'ALA “MAGA” CAPITANATA DA JD VANCE SI SENTE TRADITA DAL TRUMP BOMBAROLO (L’HA VOTATO PERCHÉ SI OCCUPASSE DI FAR TORNARE "L'ETA' DELL'ORO" IN AMERICA, NON PER BUTTARE MILIARDI DI DOLLARI PER ARMI E INTELLIGENCE IN UCRAINA E ISRAELE)