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DEMOCRAZIA ALLA RUSSA - DOPO IL FERMO DELL’OPPOSITORE NAVALNY, PUTIN SCATENA LA REPRESSIONE NEL PAESE: 700 ARRESTI - IN RUSSIA CRESCONO DISAGIO SOCIALE E INSOFFERENZA VERSO "ZAR VLAD": LA CRISI ECONOMICA DURA DA TRE ANNI - E MENTRE GLI OLIGARCHI S’ARRICCHISCONO, IL GOVERNO TAGLIA IL WELFARE

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Lucia Sgueglia per la “Stampa”

 

Centinaia di arresti, oltre 600 nella sola Mosca, 700 in totale, città blindate, attivisti trascinati sui cellulari dalle teste di cuoio, il leader oppositore Alexei Navalny, subito fermato, che via Twitter dalla centrale di polizia incita i «suoi» a non mollare con la solita ironia: «Hey. Tutto a posto. Non pensate a me. Continuate la vostra camminata pacifica, il tempo è buono». Una «passeggiata dissidente», per aggirare il divieto di un corteo non autorizzato.

 

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Ma anche tante paia di Nike coloratissime appese ai lampioni, e cartelli che, sorpresa, citano l' Italia: «Dimon, dove hai preso i soldi per la Toscana?». L' allusione è alla presunta tenuta miliardaria vicino a Siena, vigneto incluso, del premier russo Dmitry Medvedev, rivelata dall' ultima video-inchiesta di Navalny, che accusa il capo del governo russo di corruzione per un presunto impero di yacht e lussuose ville segrete in patria e all' estero per oltre un miliardo di dollari, che su YouTube ha già 12 milioni di visualizzazioni, usato da «volantino» per lanciare la protesta. Un tema molto popolare in Russia, che suscita sdegno oggi che tutti i cittadini sono invitati dal potere «a tirare la cinghia».

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È la più grande manifestazione nel paese da 5 anni. Sembra il 2012, quando la classe media scese in piazza contro il Cremlino per presunte frodi nel voto alla Duma. Ma lo scenario è completamente cambiato - dopo Crimea, Siria, e Trump. La crisi economica si trascina da tre anni. E stavolta anche se non mancano gli slogan politici anti-Putin, al centro c' è il disagio sociale che cresce.

 

E il bersaglio è il premier col suo governo, poco amati per i drastici tagli al welfare. Nei giorni scorsi i comunisti alla Duma, fatto senza precedenti, hanno chiesto un' inchiesta parlamentare sulle accuse avanzategli da Navalny: la sua testa potrebbe essere a rischio, ma forse proprio la protesta di ieri lo salverà.

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Il momento è delicato: sabato scorso le proteste nella vicina Bielorussia, sfociate in arresti di massa e repressioni, cui Putin guarda con molta attenzione pensando all' Ucraina. Diversi i temi, i volti, la geografia, l' umore: meno giocoso e più rabbioso. Navalny non è più un qualsiasi «dissidente asistemico come nel 2011, ma un politico, seppur gravato da condanne sospese che ne mettono in dubbio l' eleggibilità.

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Già in corsa come sindaco a Mosca nel 2013, a dicembre si è candidato (per ora non registrato) alle presidenziali 2018 sulle quali Putin tace. E ha già lanciato, attivissimo, la propria campagna in oltre 70 città, con comizi affollati, facendosi conoscere anche fuori dalla capitale.

 

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Se nel 2011-2012 capofila della rivolta erano i 30enni, stavolta sono giovanissimi, studenti dai 16 ai 24 anni, anche minorenni, la nuova generazione che non guarda la tv ma lo smartphone, forse meno permeabile alla propaganda, cui il Cremlino oltre al «patriottismo» offre poco, mobilitati da Alexei via web, si sono arruolati a centinaia come suoi volontari nelle regioni.

 

E per la prima volta la protesta ha coinvolto non solo le «solite» Mosca e San Pietroburgo ma la maggioranza delle grandi città russe (60 mila persone in 82 città secondo la Radio Eco di Mosca), dagli Urali alla Siberia a Murmansk a Vladivostok sul Pacifico, persino il Daghestan nel Caucaso musulmano, con 150 fermi.

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Schierata nella sicurezza, pare, anche la nuova Guardia Nazionale creata nel 2016 contro il rischio «Maidan». Nel silenzio di tv di Stato e politici. Probabilmente né Putin né Navalny si aspettavano tanta gente. Il Cremlino può ignorarli, o scegliere un nuovo giro di vite. Ma serve un piano in fretta.

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