DOVE E’ FINITO COTTARELLI? AVREBBE DOVUTO TAGLIARE GLI SPRECHI E INVECE, DOPO NOVE MESI, NON HA PARTORITO UN PIFFERO - COME RIUSCIRÀ A TAGLIARE DAL BILANCIO DELLO STATO I 17 MILIARDI PREVISTI DAL DEF NEL 2015?

Gian Maria De Francesco per "il Giornale"

 

carlo cottarelli carlo cottarelli

Si fa presto a dire spending review. Basta un tratto di penna o una slide ben presentata e si può far credere all'opinione pubblica che basti poco per invertire il verso dei costi dello Stato. Poi c'è la realtà quotidiana, quella dei numeri, delle tabelle. E la musica non è la stessa che viene suonata dal premier Matteo Renzi. O dal supercommissario Carlo Cottarelli.

 

Non è un lavoro semplice quello dell'ex dirigente del Fondo Monetario Internazionale, nessuno lo nega. Ma era lecito attendersi qualche risultato in più dopo nove mesi nei quali lui e il suo team sono stati subissati dalle scartoffie pubbliche. E, invece, neanche le auto blu dei ministeri è riuscito a ridurre stabilmente a 5 per ciascuno (al Tesoro, per lo meno, le hanno dimezzate da 24 a 12).

 

renzi parlamento europeorenzi parlamento europeo

Perché la politica, la casta riesce sempre a salvarsi. Certo, adesso Cottarelli si «vendicherà» inviando insieme al presidente dell'Authority anti-corruzione, Raffaele Cantone, cento lettere a tutti gli enti pubblici (ministeri inclusi) che non hanno effettuato gli acquisti tramite la Consip, la centrale acquisti dello Stato. Ma, se il buongiorno si vede dal mattino, come riuscirà a tagliare i 17 miliardi previsti dal Def dal bilancio dello Stato nel 2015? Essere scettici non è un esercizio di disfattismo. Non significa «gufare».

 

Basta dare un'occhiata al Rapporto sul coordinamento della finanza pubblica della Corte dei Conti e al Siope, la banca dati della Ragioneria dello stato-Bankitalia sulle pubbliche amministrazioni che proprio Cottarelli ha reso di libero accesso, per scoprire la vera natura dei conti. Innanzitutto, nel 2013 la spesa pubblica corrente (redditi, pensioni, acquisti di beni e servizi) è cresciuta dell'1,3% a oltre 345 miliardi. Le prestazioni pensionistiche sono aumentate del 2,7% a 319 miliardi, anche a causa dell'esplodere della cassa integrazione. Ma è in quei 60 miliardi rappresentati alla voce «altre spese correnti» che si è verificato l'incremento maggiore (+5,6%).

raffaele cantoneraffaele cantone

 

Insomma, i risparmi sono stati conseguiti tagliando gli investimenti, cioè la spesa in conto capitale, crollata del 12,8% a poco più di 42 miliardi. Basta rinunciare alle infrastrutture e con Bruxelles si fa una bella figura anche se si rinuncia all'ammodernamento del Paese. Non sono grandi cifre in un bilancio complessivo da circa 800 miliardi, ma quello che dice la Corte dei Conti è che l'anno scorso sono volati via «circa 15 miliardi in più di spesa corrente primaria».

 

Poi, sta a chi di dovere decidere dove tagliare: se nei 228 miliardi di trasferimenti alle pubbliche amministrazioni (Parlamento, Regioni, Comuni incluse le 10mila Spa di Stato) oppure sulle pensioni, sui 34 miliardi di sgravi fiscali. O sui 130 miliardi di spese per comprare beni e servizi.

Corte dei Conti RomaCorte dei Conti Roma

 

Consideriamo un esempio concreto: i pagamenti delle Asl. La banca dati del Siope. Tra 2012 e 2013 c'è stato un decremento delle uscite di 4 miliardi a 113 miliardi, ma se si controlla bene si nota che il rimborso delle anticipazioni è calato di 4,4 miliardi. Le spese per gli acquisti di beni e servizi sono rimaste invariate a circa 56 miliardi. Alla faccia dei costi standard che, infatti, restano ancora un miraggio.

soldisoldi

 

Anche se Cottarelli sta preparando un prontuario dei prezzi sia per ciò che è acquistabile tramite Consip che per tutto il resto. Nel primo semestre del 2014 le Asl hanno risparmiato circa 3,3 miliardi tagliando spese per il personale e per l'acquisto di servizi, ma hanno speso 2 miliardi in più per regolarizzare pagamenti arretrati. La coperta è sempre troppo corta.

Ultimi Dagoreport

tommaso labate mario giordano

DAGOREPORT - VA AVANTI IL PROGETTO DI PIER SILVIO BERLUSCONI DI “RIEQUILIBRARE” POLITICAMENTE LE RETI MEDIASET (TROPPO SOVRANISMO FA MALE ALL'AUDIENCE): L'ULTIMO ARRIVATO E' L’ACERBO TOMMASO LABATE, IN ODORE DI SINISTRA DEM, A CUI È STATO AFFIDATA LA PRIMA SERATA DEL MERCOLEDÌ - LA SUA SCELTA HA FATTO INVIPERIRE MARIO GIORDANO, SBATTUTO ALLA DOMENICA SERA CON IL SUO “FUORI DAL CORO”. E, GUARDA CASO, GIORDANO È DIVENTATO IMPROVVISAMENTE OSTILE AL GOVERNO MELONI: “NON STA DANDO LE RISPOSTE CHE SI ASPETTAVANO GLI ITALIANI, SEMBRA UN GOVERNO MELONI-FORLANI”

antonio tajani pier silvio marina berlusconi forza italia

DAGOREPORT: CHE CE FAMO CON FORZA ITALIA? È IL DUBBIO CHE ASSILLA I FRATELLI BERLUSCONI: MOLLARE AL SUO DESTINO IL PARTITO FONDATO DA "PAPI" O NE CAMBIAMO I CONNOTATI, A PARTIRE DAL "MAGGIORDOMO" DI CASA MELONI, ANTONIO TAJANI? -CON PIER SILVIO CHE SCALPITA PER SCENDERE IN POLITICA ALLE POLITICHE 2027, I DUE FRATELLI HANNO COMMISSIONATO UN SONDAGGIO SUL BRAND BERLUSCONI IN CHIAVE ELETTORALE. RISULTATO: L’8% DEI CONSENSI DI CUI È ACCREDITATO IL PARTITO, LA METÀ, CIOÈ IL 4%, È RICONDUCIBILE AL RICORDO DI SILVIO BERLUSCONI - ALTRO DATO: SE SCENDESSE IN CAMPO “UN” BERLUSCONI, I CONSENSI DI FORZA ITALIA CRESCEREBBERO FINO QUASI A RADDOPPIARSI - QUEL CHE COLPISCE È CHE IL PARTITO RACCOGLIEREBBE PIÙ VOTI CON PIER SILVIO LEADER DI QUANTI NE CONQUISTEREBBE CON MARINA - (SE SCENDE IN CAMPO, O PIER SILVIO PRENDERA' PIU' VOTI DI MELONI, STRAPPANDOLI A FDI E LEGA, E FARA' IL PREMIER OPPURE LO VEDREMO CHE PRENDERA' ORDINI DALLA DUCETTA...)

orazio schillaci gemmato meloni ministero salute

DAGOREPORT – ALLA SALUTE DI GIORGIA! IL FEDELISSIMO DELLA MELONI, IL SOTTOSEGRETARIO MARCELLO GEMMATO, È DESTINATO A ESSERE PROMOSSO A VICEMINISTRO DELLA SALUTE – MA A FRENARE LA SUA NOMINA È IL MINISTRO ORAZIO SCHILLACI, CHE NUTRE DUBBI SUL POSSIBILE CONFLITTO D’INTERESSI DEL SOTTOSEGRETARIO, TITOLARE DI UNA FARMACIA IN PUGLIA – BASTA VEDERE IL PROVVEDIMENTO CHE HA FATTO FELICI I FARMACISTI: ORA POSSONO VENDERE CON RICCHI MARGINI DI GUADAGNO UNA SERIE DI FARMACI CHE PRIMA ERANO NELLA CATEGORIA “ASSISTENZA DIRETTA” ED ERANO DISTRIBUITI DAGLI OSPEDALI – LA DUCETTA HA CAPITO CHE ANCHE MATTARELLA POTREBBE STORCERE IL NASO DAVANTI ALLA NOMINA DI GEMMATO, E PER ORA PRENDE TEMPO…

beppe sala manfredi catella giancarlo tancredi stefano boeri

MILANO TREMA: L’INCHIESTA SU “PALAZZOPOLI” POTREBBE INGROSSARSI – NELLA CAPITALE A-MORALE DEL PAESE, IMPRENDITORI, POLITICI E BUSINESSMAN SONO AMMUTOLITI E TERRORIZZATI DALLE POSSIBILI INDAGINI – SE IL GIP, DOPO GLI INTERROGATORI DI OGGI, DOVESSE CONFERMARE LE MISURE CAUTELARI RICHIESTE DALLA PROCURA, L’INCHIESTA TROVEREBBE NUOVO VIGORE, E LO SCANDALO ESPLODEREBBE IN MODO ANCORA PIÙ DECISO. A QUEL PUNTO IN TANTI, DI FRONTE AL RISCHIO DI FINIRE INDAGATI E INGUAIATI, POTREBBERO INIZIARE A PARLARE…

luigi lovaglio giorgia meloni giancarlo giorgetti alberto nagel milleri caltagirone

FLASH! – ENTRO LA FINE DI LUGLIO, AL MASSIMO ENTRO L’8 SETTEMBRE, ARRIVERÀ IL VERDETTO DELLA PROCURA DI MILANO SULL’OPERAZIONE CHE HA PORTATO BPM, ANIMA SGR, LA DELFIN DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO E CALTAGIRONE AD ACQUISTARE IL 15% DI AZIONI MPS ATTRAVERSO BANCA AKROS, MERCHANT BANK DEL BPM SU SPECIFICO MANDATO DEL MINISTERO DEL TESORO DI GIORGETTI – UN VERDETTO CONTRO L’OPERAZIONE MPS È RIMASTO L’ULTIMA SPERANZA PER MEDIOBANCA E GENERALI DI NON FINIRE NELLE FAUCI DI CALTARICCONE…