draghi europarlamento

“CAMBIAMO LA UE: LE ISTITUZIONI SONO INADEGUATE, I TRATTATI DA RIVEDERE” - DRAGHI FA LA VOCE GROSSA ALL’EUROPARLAMENTO E TIENE IL PUNTO SUL LIMITE COMUNE AL PREZZO DEL METANO - FRA I PUNTI TRATTATI DAL PREMIER ANCHE LA PROPOSTA DI CONVOCARE UNA CONFERENZA DELLA UE SULLA SPESA MILITARE E IL PROGETTO DI UN ESERCITO COMUNE: “NOI SPENDIAMO TRE VOLTE PIÙ DELLA RUSSIA, MA ABBIAMO 146 SISTEMI DI DIFESA DIVERSI, GLI STATI UNITI NE HANNO 34, È UNA DISTRIBUZIONE ALTAMENTE INEFFICIENTE” - IL TUTTO CON UNA POSTILLA: “UN'EUROPA FORTE È ANCHE UNA NATO FORTE”

Marco Galluzzo per il Corriere della Sera

 

DRAGHI EUROPARLAMENTO

Si commuove per le parole di stima che gli vengono rivolte dai capigruppo dei partiti, dalla presidente del Parlamento che lo considera «una guida europea dalla mano ferma». È colpito dall'accoglienza dei deputati nazionali, che lo sorprendono in modo più leggero, con la richiesta di numerosi selfie, per Draghi non proprio una prassi. Rende omaggio al compianto David Sassoli, forse anche quando si fa il segno della croce e si raccoglie sotto le navate della monumentale cattedrale di Strasburgo, dove chiede di sostare alla fine della visita.

 

Mario Draghi al Parlamento europeo trascorre ore intense, ed è intenso anche il messaggio che lascia alla riflessione dell'Assemblea con sede in Francia. La guerra in corso insegna molte cose, provoca crisi su più fronti, ma è causa di una necessaria rivisitazione del ruolo dell'Unione europea.

 

mario draghi roberta metsola

E il capo del governo lo dice in modo molto chiaro, senza giri di parole. È un'analisi a tratti impietosa. Il premier non ha dubbi su ciò che non funziona nella Ue: le istituzioni sono «inadeguate» per le sfide che stiamo vivendo, i Trattati fondativi vanno sottoposti a «una revisione da affrontare con coraggio e fiducia», le crisi in atto, quella dell'energia e delle materie prime, richiedono «uno sforzo finanziario europeo come quello di Next Generation Eu: nessun bilancio nazionale, soprattutto quelli dei Paesi più fragili, può farcela da solo, nessuno può essere lasciato indietro».

 

Difendere le democrazie Quello di Draghi è un discorso schietto, scevro dal tratto diplomatico, ampio a sufficienza per trattare tutti gli argomenti in cima all'agenda internazionale di queste settimane. Se l'obiettivo è quello di fare della Ue un soggetto politico «federale», con un debito comune, anche sulla guerra occorre fare chiarezza, e qui il capo del governo parla rispetto ai tanti distinguo di casa nostra: «In una guerra di aggressione non può esistere un'equivalenza fra chi invade e chi resiste, proteggere gli ucraini significa proteggere noi stessi e il progetto di sicurezza e democrazia costruito negli ultimi 70 anni».

 

mario draghi roberta metsola

Fra i punti trattati dal premier anche la proposta di convocare una Conferenza della Ue sulla spesa militare e il progetto di un esercito comune: «Noi spendiamo tre volte più della Russia, ma abbiamo 146 sistemi di difesa diversi, gli Stati Uniti ne hanno 34, è una distribuzione altamente inefficiente, una Conferenza avrebbe il compito in primo luogo di razionalizzare e ottimizzare gli investimenti». Inoltre, la costruzione di una difesa comune deve accompagnarsi a una politica estera unitaria e a meccanismi decisionali efficaci: «Dobbiamo superare il principio dell'unanimità, da cui origina una logica intergovernativa fatta di veti incrociati, e muoverci verso decisioni prese a maggioranza qualificata.

Un'Europa capace di decidere in modo tempestivo è un'Europa più credibile di fronte ai suoi cittadini e di fronte al mondo», dice citando Angela Merkel («un'Europa capace di prendere il futuro nelle proprie mani»). Il tutto con una postilla: «Un'Europa forte è anche una Nato forte».

 

discorso di mario draghi al parlamento europeo strasburgo

Federalismo pragmatico Roberta Metsola, presidente del Parlamento, accompagna le riflessioni di Draghi. «Dopo l'invasione illegale e ingiustificata dell'Ucraina, l'Europa si trova ad affrontare un altro whatever it takes . Abbiamo assistito a un coordinamento, una solidarietà e un'unità europei senza precedenti contro questa guerra».

 

Anche lei parla di «sfide esistenziali» per l'Unione. Il capo del governo è «felice di essere nel cuore della democrazia», ma al contempo elenca cambiamenti ineludibili: «Le istituzioni che i nostri predecessori hanno costruito hanno servito bene i cittadini europei, ma sono inadeguate per la realtà attuale. La pandemia e la guerra hanno chiamato le istituzioni europee a responsabilità mai assunte fino ad ora. Dobbiamo muoverci con la massima celerità e assicurarci che la gestione delle crisi che viviamo permetta una transizione verso un modello economico più giusto. Abbiamo bisogno di un federalismo pragmatico, che abbracci tutti gli ambiti colpiti dalle trasformazioni in corso, dall'economia, all'energia, alla sicurezza». Percorso che non può che essere graduale, e qui Draghi cita Schuman, quel concetto per cui l'Ue si costruisce «pezzo per pezzo e non di getto».

discorso di mario draghi al parlamento europeo strasburgo 2

 

Priorità è la pace Potrebbe essere il programma di almeno due legislature dell'Unione, ed è un programma che la guerra in Ucraina, le conseguenze del conflitto, hanno accelerato. Un conflitto che tutti auspicano di breve periodo, perché «aiutare gli ucraini vuol dire soprattutto lavorare per la pace - risponde Draghi a una sollecitazione di Tiziana Beghin, dei 5 Stelle -. La nostra priorità è raggiungere quanto prima un cessate il fuoco. Una tregua darebbe anche nuovo slancio ai negoziati. L'Europa può e deve avere un ruolo centrale nel favorire il dialogo.

 

discorso di mario draghi al parlamento europeo strasburgo 3

L'Italia, come Paese fondatore dell'Ue, come Paese che crede profondamente nella pace, è pronta a impegnarsi in prima linea per raggiungere una soluzione diplomatica». È un passaggio forse cercato anche in chiave interna, mentre sorvola sugli aiuti militari alla resistenza di Kiev. Ma oltre all'autonomia strategica nel settore della difesa c'è quella nel settore energetico, con «un profondo riorientamento geopolitico destinato a spostare sempre più il suo asse verso il Mediterraneo», e questo in una cornice in cui «abbiamo appoggiato le sanzioni che l'Unione ha deciso, anche quelle nel settore energetico. Continueremo a farlo con la stessa convinzione». E continueremo a insistere su un tetto comune europeo al prezzo del gas. Quando lascia l'aula Draghi rende omaggio, nella sala a lui dedicata, al giovane giornalista italiano Antonio Megalizzi, ucciso durante l'attacco terroristico a Strasburgo del 2018.

mario draghi al parlamento europeo strasburgo

Ultimi Dagoreport

pam bondi

DAGOREPORT - COME MAI L’INFORMAZIONE ITALICA SI È TOTALMENTE DISINTERESSATA DELLO SBARCO A ROMA DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA, LA FOSFORESCENTE SESSANTENNE PAM BONDI, ARRIVATA CON TANTO DI AEREO DI STATO IL 10 DICEMBRE? - EPPURE LA FEDELISSIMA DI TRUMP NON SI È TENUTA NASCOSTA: HA ALLOGGIATO ALL’HOTEL ST. REGIS, SI E’ ATTOVAGLIATA AL BOLOGNESE DI PIAZZA DEL POPOLO, HA INCONTRATO AL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA DI VIA ARENULA CARLETTO NORDIO, HA AVUTO L'INESPRIMIBILE GIOIA DI CONOSCERE IL VICEPREMIER MATTEO SALVINI A UN RICEVIMENTO DELL'AMBASCIATORE USA IN ITALIA, TILMAN J. FERTITTA. E, FORSE, LA BEN DOTATA DALLA NATURA PAMELONA HA PURE INCOCCIATO IL MINISTRO PIANTEDOSI - MA DELLA “VACANZA ROMANA” DELL'ITALOAMERICANA CARISSIMA A TRUMP, NON SI REGISTRA MANCO UNA RIGA SUI GIORNALONI DE' NOANTRI - VABBE', A NATALE BISOGNA ESSERE BUONI: MAGARI ERANO TUTTI TROPPO IMPEGNATI A SEGUIRE LA FESTILENZA DI ATREJU DEI FRATELLINI DI GIORGIA…

john elkann theodore kyriakou leonardo maria del vecchio

DAGOREPORT - L’OSTACOLO PIÙ TOSTO DELLA TRATTATIVA IN CORSO TRA IL MAGNATE GRECO KIRIAKOU E JOHN ELKANN NON E' L'ACQUISIZIONE DEL GRUPPO GEDI BENSÌ COME “RISTRUTTURARE” UN ORGANICO DI 1300 DIPENDENTI, TRA TAGLI ALLE REDAZIONI LOCALI, PREPENSIONAMENTI E “SCIVOLI”, DI CUI CIRCA 280 GIORNALISTI FANNO CAPO A “REPUBBLICA” E ALTRI 170 A “LA STAMPA” - LA PARTITA SUL FUTURO DEL QUOTIDIANO TORINESE, ASSET CHE NON RIENTRA NEL PROGETTO DI KYRIAKOU, NON ACCELERA CON LA CORDATA VENETA MESSA SU DA ENRICO MARCHI - NEL CASO LA TRANSIZIONE ELLENICA NAUFRAGASSE, LEONARDINO DEL VECCHIO HA CONFERMATO DI ESSERE PRONTO: “NOI CI SIAMO” - “NOI” CHI? ESSENDO “QUEL RAGAZZO'' (COPY ELKANN), DEL TUTTO A DIGIUNO DI EDITORIA, I SOSPETTI DILAGANO SU CHI SI NASCONDE DIETRO LA CONTRO-OFFERTA CON RILANCIO DELL’AZIONISTA DELL’IMPERO DEL VECCHIO, IL CUI CEO MILLERI È STATO ISCRITTO NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI CON CALTAGIRONE E LOVAGLIO, PER LA SCALATA DI MPS SU MEDIOBANCA-GENERALI - E DA TORINO, AVVISANO LE REDAZIONI IN RIVOLTA DI ROMA E TORINO DI STARE ATTENTI: DALLA PADELLA GRECA RISCHIANO DI FINIRE NELLA BRACE DI CHISSÀ CHI...

nietzsche e marx si danno la mano venditti meloni veneziani

VIDEO! “ATREJU E’ IL LUOGO IN CUI NIETZSCHE E MARX SI DAVANO LA MANO, COME DIREBBE ANTONELLO VENDITTI” – GIORGIA MELONI CITA “COMPAGNO DI SCUOLA”, IL BRANO DATATO 1975 DEL CANTAUTORE DI SINISTRA. OVVIAMENTE MARX E NIETZSCHE NON SI DIEDERO MAI LA MANO, NÉ AD ATREJU NÉ ALTROVE. CIÒ È STATO ANCHE IMMAGINATO NELL’ULTIMO LIBRO DI MARCELLO VENEZIANI “NIETZSCHE E MARX SI DAVANO LA MANO”. LO SCRITTORE IPOTIZZA COME MISE EN SCÈNE CHE LA SERA DEL 5 MAGGIO 1882 I DUE SI SIANO TROVATI IN UNA LOCANDA DI NIZZA (DOVE ENTRAMBI PASSARONO). NON SI CAPISCE BENE SE LA MELONI CI ABBIA CREDUTO DAVVERO – VIDEO

giorgia meloni balla ad atreju

GIORGIA, ER MEJO TACCO DI ATREJU! - ZOMPETTANDO COME UN MISIRIZZI, LA MELONI CAMALEONTE HA MESSO IN SCENA CIO' CHE SA FARE BENISSIMO: IL BAGAGLINO DI CORBELLERIE (''QUESTO È IL LUOGO IN CUI NIETZSCHE E MARX SI DANNO LA MANO'') E DI SFOTTO' SU ELLY SCHLEIN: "IL CAMPO LARGO L'ABBIAMO RIUNITO NOI... CON IL SUO NANNIMORETTIANO 'MI SI NOTA DI PIÙ SE VENGO O STO IN DISPARTE O SE NON VENGO PER NIENTE' HA FATTO PARLARE DI NOI" -UBRIACA DI SE' E DEI LECCAPIEDI OSPITI DI ATREJU, HA SCODELLATO DUE ORE DI PARACULISSIMA DEMAGOGIA: NULLA HA DETTO SU LAVORO, TASSE, SANITA', ECC - IDEM CON PATATE SULLA GUERRA RUSSIA-UCRAINA, SUL CONFLITTO STATI UNITI-EUROPA, SUL RUOLO DEL GOVERNO SU DIFESA E IL RIARMO EUROPEO - IN COMPENSO, HA STARNAZZATO DI VITTORIE DEL GOVERNO MA  GUARDANDOSI BENE DI CITARE MINISTRI O ALLEATI; SI E' INFERVORATA PER IL PARTITO MA NON RICORDA CHE L’HA FONDATO CON CROSETTO E LA RUSSA ('GNAZIO E' STATO DEL TUTTO OSCURATO AD ATREJU) - "GIORGIA! GIORGIA!", GRIDA LA FOLLA - OK, L'ABBIAMO CAPITO: C’È UNA PERSONA SOLA AL COMANDO. URGE UN BALCONE PER LA NUOVA MARCHESA DEL GRILLO - DAGOREPORT+VIDEO 

elly schlein pina picierno stefano bonaccini giorgio gori lorenzo guerini giuseppe conte pd

NAZARENO, ABBIAMO (PIU’ DI) UN PROBLEMA - L’ASSEMBLEA PD DI DOMANI RISCHIA DI TRASFORMARSI IN UN BOOMERANG PER SCHLEIN: I DELEGATI DISERTANO, A RIDOSSO DI NATALE, NESSUNO SPENDE SOLDI E TEMPO PER VENIRE NELLA CAPITALE AD ASCOLTARE UNA RELAZIONE SENZA DIBATTITO – LA MOSSA DEI PRETORIANI DI ELLY PER SCONGIURARE LA SALA VUOTA ED EVITARE IL CONFRONTO IMPIETOSO CON MELONI CHE CONTEMPORANEAMENTE FARA’ IL PIENO A ATREJU – SORGI: “BONACCINI ENTRERA’ IN MAGGIORANZA MA SE I RIFORMISTI NON DOVESSERO RICEVERE RASSICURAZIONI SULLE LISTE ELETTORALI, IL RISCHIO DI UNA EVENTUALE SCISSIONE, SI FAREBBE PIÙ CONCRETO…”

ignazio la russa theodore kyriakou pier silvio berlusconi giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT - LA TRATTATIVA DI ELKANN PER LA VENDITA DEL GRUPPO GEDI AL GRECO THEO KYRIAKOU STA SCOMBUSSOLANDO IL GOVERNO MELONI E DINTORNI - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” VEDE DI BUON OCCHIO LA TRANSIZIONE ELLENICA E SALVINI HA BEN GRADITO LA PROSPETTIVA CHE IL GRECO ANTENNATO SISTEMI PER LE FESTE I “COMUNISTI” DI ‘REPUBBLICA’ E ‘STAMPA’, PER FORZA ITALIA C’È STATO IL VEEMENTE INTERVENTO DEL ‘’PRESIDENTE IN PECTORE’’ DEL PARTITO, PIER SILVIO BERLUSCONI, CHE VEDE IN KYRIAKOU UN COMPETITOR PERICOLOSISSIMO, ALFIERE DI QUEL CAPITALISMO DI STAMPO LIBERISTA, PER NULLA “LIBERAL”, CHE PREDICA IL PRIMATO DELL’ECONOMIA SULLA POLITICA - COSI', DIMENTICANDO IL SUO ATTIVISMO IN GERMANIA PER CREARE UN GIGANTE EUROPEO DELLA TV COMMERCIALE, L’EREDE DEL BISCIONE NON HA TROVATO DI MEGLIO CHE RISPOLVERARE LA BANDIERINA DELL’ITALIANITÀ (“CHE UN PEZZO DI STORIA DELL'INFORMAZIONE DEL NOSTRO PAESE VADA IN MANI STRANIERE UN PO' DISPIACE’’) - MA IL COLPO DI SCENA ARRIVA DAL CO-FONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA E SECONDA CARICA DELLO STATO, IGNAZIO LA RUSSA, QUANDO SI È DICHIARATO DISPOSTO A FARE DA INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI “COMUNISTI” DI GEDI E IL GRECO USURPATORE (ULTIMA USCITA DELLA GUERRIGLIA DI ‘GNAZIO IN MODALITÀ ''LA RISSA'' CONTRO LA DITTATURA DELLE SORELLE MELONI...)