1- A DUBAI I “POTENTI” DI 193 PAESI S’INCONTRANO PER DECIDERE IL DESTINO DEL WEB 2- SI RIDISCUTE IL TRATTATO SULLE COMUNICAZIONI, FUTURO DOMINIO ECONOMICO DI INTERNET 3- LA PARTITA FINORA L’HANNO GIOCATA GLI USA ATTRAVERSO L’ICANN, ENTE CHE CONTROLLA GLI INDIRIZZI E LA GESTIONE DEL TRAFFICO. MA ORA ARRIVANO RUSSIA E CINA CHE VOGLIONO UNA RETE CON PIÙ CONTROLLI ALL’INTERNO DEI CONFINI NAZIONALI 4- IL DOSSIER ROVENTE RIGUARDA GLI OPERATORI (TELECOM IN TESTA), CHE HANNO DIMEZZATO I GUADAGNI A CAUSA DELLE CHIAMATE VIA INTERNET E VOGLIONO ABOLIRE LA NEUTRALITÀ DELLA RETE. FACENDO PAGARE AI FORNITORI DI SERVIZI (GOOGLE, FACEBOOK, SKYPE, TWITTER E COSÌ VIA) LE MONTAGNE DI TRAFFICO CHE GENERANO 5- IL CONGRESSO USA VOTA UNA RISOLUZIONE: “NO A QUALUNQUE ‘CONTROLLO’ DELLA RETE”

1 - LA GRANDE SFIDA PER IL CONTROLLO DI INTERNET
Anna Masera per "la Stampa"

Internet è patrimonio di tutti. Ma chi ne detta le regole di funzionamento? Man mano che diventa sempre più fondamentale nella vita di tutti, i governi vogliono controllare questo meccanismo di interconnessione globale: ma il rischio è di rovinarlo. Si vuole decidere sul futuro di Internet nei prossimi giorni alla «World Conference on International Telecommunications» (Wcit), che si è aperta lunedì scorso a Dubai e proseguirà fino al 14 dicembre.

E' una mega-conferenza dei «regolatori» delle telecomunicazioni dei governi di 193 Paesi, riuniti nell'emirato arabo per rivedere il trattato sulle comunicazioni mondiali alla luce della rivoluzione portata da Internet. E' organizzata dall'Itu («International Telecommunication Union»), l'agenzia Onu con sede a Ginevra. Schiera i poteri in campo nella battaglia per il controllo - soprattutto economico - di Internet.

Finora infatti è stata gestita dagli Usa - dove si è sviluppata attraverso l'Icann («Internet Corporation for Assigned Names and Numbers»), una partnership pubblica-privata che risponde al dipartimento del Commercio Usa e quindi Washington ha pochi interessi a modificarne lo status quo. Ovviamente gli Usa difendono la loro posizione dominante ed è naturale che il resto del mondo voglia la sua parte.

Da quanto emerge dalla bozza presentata dalla delegazione russa si vuole stabilire il principio in base al quale «gli Stati membri devono avere uguali diritti nell'allocazione internazionale degli indirizzi di Internet e nell'identificazione delle risorse». Ma Russia e Cina battono sul tasto della sicurezza per non parlare di censura: vogliono maggiore controllo su quello che circola in Rete e guardano a un modello di Internet ritagliato sui confini nazionali.

Poi c'è un'altra partita, ancora più delicata: riguarda l'interesse della lobby degli operatori europei di telecomunicazioni (Telecom Italia in testa), che vedono i loro guadagni dalle telefonate diminuire grazie alla nuova tecnologia e che chiedono di abolire il principio di neutralità della Rete e far pagare ai fornitori di servizi Web (Google, Facebook, Twitter e così via) il traffico che generano, passando sulle reti di proprietà.

«Internet rimane un privilegio del mondo ricco», ha affermato Hamadoun Touré, segretario generale dell'Itu. «L'Itu vuole cambiare questa cosa ha aggiunto - per garantire investimenti in infrastrutture, per aiutare più gente ad avere accesso a Internet».

Ma c'è chi teme che il Web possa risultarne danneggiato: a partire da Google nella persona del suo «chief evangelist» Vint Cerf, uno dei padri di Internet, che si è fatto portavoce delle proteste contro la proposta di alcuni Stati membri dell'Itu di permettere la censura su alcuni tipi di contenuto. Secondo Cerf, l'incontro minaccia la «rete aperta» e anche l'Ue si è chiesta perchè «sistemare» il sistema attuale, se funziona.

Touré ribatte garantendo che «la libertà su Internet non verrà limitata nè posta sotto controllo: nulla può fermare la libertà di espressione oggi e nulla lo farà in questa conferenza. Io non ho mai menzionato alcuna ipotesi di controllo su Internet». Ma gli amici di Cerf non si fidano.

Da un punto di vista teorico, l'appuntamento si preannuncia quindi della massima importanza, con schieramenti ben decisi a far valere le proprie posizioni. Da una parte gli Usa che tramite l'Icann controllano attualmente le regole del gioco, nello specifico l'assegnazione degli indirizzi sul Web e la gestione del traffico.

Dall'altra parte le nazioni del blocco orientale che per erodere il potere degli Usa auspicano un trasferimento di poteri a favore dell' Itu. Da un punto di vista pratico, però, la conferenza difficilmente porterà a risultati significativi. L'Itu opera per consenso e quindi prevede che l'adozione delle nuove misure avvenga tramite l'unanimità: basta un voto contrario per far naufragare ogni nuova proposta.

2 - IN SUBBUGLIO IL MONDO DELLE TELECOMUNICAZIONI...
Juan Carlos De Martin per "la Stampa"

A leggere molte dichiarazioni e articoli di queste ultime settimane c'è da rimanere stupiti. Da una parte Vint Cert, uno dei «padri» di Internet, in genere persona molto diplomatica, ha definito i suoi opponenti «dinosauri con cervelli delle dimensioni di un pisello». I vibranti appelli per salvare Internet dagli attacchi di pericolosi burocrati internazionali hanno riempito pagine di giornali prestigiosi e numerosi siti web.

Dall'altra parte attacchi ugualmente veementi sono stati rivolti a Google e Facebook, descritti come parassiti che sfruttano le reti di telecomunicazioni del resto del mondo senza contribuire al loro sviluppo. Internet, inoltre, è stata ancora una volta descritta come il Far West del 21° secolo, uno spazio bisognoso di «legge e ordine», se non addirittura di essere reinventato da zero.

Questo confronto al calor bianco è stato provocato da qualcosa di apparentemente burocratico e noioso. Lunedì è iniziata a Dubai la Conferenza Mondiale sulle Comunicazioni Internazionali (Wcit). Un incontro organizzato dall'Unione delle Telecomunicazioni Internazionali, una branca delle Nazioni Unite con sede a Ginevra.

I partecipanti sono principalmente delegazioni governative che discuteranno della eventuale revisione delle «Regole per le telecomunicazioni internazionali», un trattato altamente tecnico firmato nel 1988 e avente oggetto la telefonia. Difficile pensare a qualcosa di più noioso per il grande pubblico.

Dal 1988 ad oggi molte cose sono cambiate nel mondo delle telecomunicazioni. In particolare i monopoli telefonici sono stati quasi ovunque privatizzati e aperti alla concorrenza, sostituendo le logiche di mercato alla supervisione pubblica; inoltre Internet ha provocato una progressiva perdita di rilevanza della telefonia tradizionale causando, per la sua struttura decentralizzata e globale, molti fastidi a governi abituati ad avere un ferreo controllo sulle comunicazioni dei propri cittadini. Sono questi cambiamenti che hanno provocato la retorica nervosa e aggressiva di questi giorni, trasformando Wcit in qualcosa di tutt'altro che noioso.

A Dubai verranno rappresentati e discussi interessi molto diversi tra loro, ma che presi nel loro insieme formano un mix potente. Da una parte Russia e Cina vorrebbero che la Itu inserisse nelle sue norme qualcosa che rendesse più facile regolare Internet nei rispettivi Paesi in nome della sicurezza nazionale, della decenza pubblica e altri concetti in pericolosa relazione con la libertà di espressione.

Ci sono poi molti Paesi, soprattutto in via di sviluppo, che negli anni hanno visto decrescere gli introiti derivanti dalle telefonate internazionali provenienti dai Paesi ricchi e che vorrebbero trovare nuovi introiti, magari legati a Internet. E infine ci sono alcuni grandi operatori telefonici (la cosiddetta proposta Etno) che vorrebbero, grazie a Itu, cambiare a loro vantaggio le regole attuali di tariffazione del traffico ponendo nel contempo ostacoli a quei Paesi che volessero seguire l'esempio di Olanda e Cile approvando leggi a tutela della neutralità della rete.

A queste tre forze si contrappone il vasto schieramento, che include gli Stati Uniti, di coloro che difendono Internet per come si è strutturata in questi decenni: una rete tecnicamente agile, molto decentrata, aperta agli usi più disparati e che mette più potere nelle mani degli individui (sia pure creando i presupposti per pericolose forme di sorveglianza).

I difensori di Internet sono a loro agio con l'attuale struttura di governo della Rete, ovvero, organizzazioni, come Icann, Ietf, Iana e Internet Society. Chi vorrebbe cambiare lo status quo, invece, non si sente adeguatamente rappresentato in tali organismi, di forte matrice americana, e guarda con fiducia al Wcit dove ogni Paese avrà diritto di voto.

A Dubai la forza degli interessi contrapposti quasi certamente impediranno modifiche sostanziali del trattato del 1988; la retorica di questi giorni è forse infondata, sia da una parte sia dall'altra. La conferenza però favorirà il confronto tra le molte visioni nazionali di Internet, dalla più autoritaria alla più aperta, dalla più sensibile a specifici interessi economici a quella più attenta all'interesse collettivo.

In questo ambito la delegazione italiana a Dubai dovrebbe avere la lungimiranza di affiancare a un netto sostegno per una Internet aperta e libera una riflessione su come migliorare la struttura attuale di governance della Rete, per renderla più rappresentativa, più responsabile e meno legata agli Stati Uniti. Se ciò capitasse, sarebbe un passo importante per il futuro, che ci permetterebbe di guardare al rumore e agli attacchi di queste settimane come una semplice parentesi del processo di evoluzione della Rete.


3- WCIT DUBAI: CONGRESSO USA DICE NO AL "CONTROLLO" DEL WEB
Federica Meta per http://www.corrierecomunicazioni.it/

Gli Stati Uniti affilano le armi in vista della discussione al Wcit-2012 sugli Itrs. Ieri il Congresso ha approvato all'unanimità - 397 voti a 0 - una risoluzione che impegna il governo Usa a bloccare ogni tentativo di "controllare" il web. Il voto unanime è un segnale e una dimostrazione di forza verso altri paesi che partecipano al vertice di Dubai che sia la Casa Bianca sia il Congresso si oppongono strenuamente a qualsiasi modifica della governance di Internet, appoggiata in modo particolare da paesi come Cina e Russia che mirano a controllare il traffico sulla Rete e tracciate la attività degli utenti.

Secondo la deputata repubblicana Marsha Blackburn gli Usa "hanno bisogno di mandare un messaggio forte al mondo ricordando che Internet ha prosperato sotto una governance decentrata e su un modello bottom-up e multi-stakeholder ".

L'Itu dal canto suo nega che le Nazioni Unite vogliano controllare la Rete. Il segretario generale dell'Itu, Hamadoun Toure ha più volte precisato che a Dubai non sono state presentate proposte in tal senso.

Anche l'Unione europea è contraria all'estensione degli Itrs a internet. Il 29 novembre il Cept (l'organismo che riunisce le amministrazioni postali e delle telecomunicazioni dei paesi europei, anche non-Ue), ha confermato la linea politica dell'organizzazione e dei paesi membri Ue, dicendosi contrario all'estensione dei trattati Itrs a Internet, ma anche ad altre materie tipo cybercrime, privacy, contenuti e al rafforzamento dei poteri dell'Itu in queste materie.

Da un punto di vista pratico, tuttavia, la conferenza difficilmente porterà a risultati significativi. Organizzata su modello delle Nazioni Unite, Itu prevede che l'adozione delle nuove misure avvenga tramite approvazione all'unanimità, il che significa che basta un voto contrario sui circa 200 paesi che prenderanno parte ai lavori per far naufragare ogni nuova proposta. Poiché diversi aspetti in discussione in termini di vigilanza, per quanto riguarda le cosiddette International Telecommunications Regulations, richiedono in caso di modifica variazioni a livello di trattati internazionali che dovrebbero poi essere recepite dai singoli paesi mediante voti del parlamento, ogni eventuale cambiamento non potrà avere effetto immediato ma solo in futuro molto lontano.

 

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