
EGAYLITÉ: CELEBRATE IN FRANCIA LE PRIME NOZZE FRA OMOSESSUALI
Alberto Mattioli per "La Stampa"
L' avverbio che sorge spontaneo è: finalmente. Finalmente, dopo mesi di dibattiti incendiari in Parlamento e polemiche infiammate sui giornali, maxicortei pro e contro, marce, appelli, rosari, sanpietrini, lacrimogeni, insomma dopo la maggior mobilitazione popolare francese dal Maggio â68, di cui del resto l'evento di ieri è figlio, due uomini «sono uniti dal matrimonio in nome della legge», come ha recitato Hélène Mandroux, sindaca di Montpellier, non usando purtroppo la formula «vi dichiaro marito e marito» che sarebbe stata più surrealmente appropriata. Comunque la si pensi, almeno è fatta.
I primi coniugi dello stesso sesso della storia francese si chiamano Vincent Autin e Bruno Boileau. Anche facendo la tara alla solita magniloquenza nazionale, ha ragione madame Mandroux a dire che «la vostra storia incontra oggi quella di tutto un Paese».
Loro, militanti innamorati ma anche innamorati della militanza, non hanno mai nascosto di voler fare del loro matrimonio un simbolo di quello per tutti. Prima di mostrarsi al balcone a una piccola folla esultante, ringraziano quelli «che si sono battuti», proclamano che «l'amore ha vinto sull'odio», promettono «un'ondata di choc amoroso che invaderà le strade francesi» e annunciano che presto adotteranno il primo figlio. Servizio completo.
La vigilia era stata tesa. Il nuovissimo Municipio griffato Jean Nouvel, un rettangolone scuro e minaccioso che starebbe meglio a Pyongyang, era più presidiato della Banca di Francia. Mai visto perquisire anche i giornalisti. Ma le temutissime contestazioni non ci sono state, a parte le «veilleuses» che alla vigilia hanno recitato in piazza dei rosari espiatori e un paio di audaci che hanno tentato di fare irruzione nel Salone delle feste e hanno lanciato un fumogeno, per fortuna fuori. Poi c'è stato un allarme bomba in sala stampa. Robetta, rispetto a quel che si è visto ultimamente nelle piazze francesi.
Dentro, le nozze omo sembrano proprio delle nozze etero. L'unica differenza è che, con 250 giornalisti in rappresentanza di 150 media, diventano subito un incrocio fra uno studio tivù e la montée des marches a Cannes. Per il resto, un matrimonio come tanti: busto di Marianna e foto ufficiale di François Hollande, sindaca con medaglione al collo tipo borgomastra bavarese, testimoni (due coppie etero) vagamente imbarazzati, amici con il vestito buono, giornalisti che fotografano gli invitati e invitati che fotografano i giornalisti, dignitari locali in fascia tricolore, bambini piangenti e la ministra delle Pari opportunità , Najat VallaudBelkacem, incantevole in un tailleur rosso di pelle vagamente da Irene Pivetti.
Poi, naturalmente, la mamma vedova dello sposo, anzi di uno sposo, con cappello e i genitori dell'altro talmente commossi che il babbo si mette a piangere già all'ingresso del nubendo. Niente Mendelssohn: Nat King Cole all'inizio e Frank Sinatra alla fine. E tutto il classico: lo «oui» un po' strozzato dall'emozione, gli anelli, le firme, il libretto di famiglia, molti applausi e qualche lacrima, spesso insieme: la più applaudita è la cancelliera che si commuove leggendo il verbale.
La festa, almeno quella, è privata, ma si svolge in Municipio per ragioni di sicurezza. La monumentale «pièce montée», la torta degli sposi, è alta un metro e mezzo, costellata di «macarons» e sormontata da due statuine degli sposi e dalla bandiera arcobaleno. L'unico accenno di Gay pride sono quattro anziani travestiti in rutilanti costumi, ma sembrano fuori posto.
Sabato, sempre a Montpellier, che ci tiene alla sua fama di città gay-friendly (a parte la République, giova moltissimo al turismo), si sposano le prime due donne. «Plus belle la vie», la serie tivù più amata dai francesi, ha già registrato una puntata con un matrimonio omo. Succederà come in Spagna: fra sei mesi, nessuno ci farà più caso. Non è ancora la routine, ma è già la normalità .




