
ERDOGAN FESTEGGIA IL TRUMP FOLGORATO SULLA VIA DI DAMASCO – LA RIMOZIONE DELLE SANZIONI ALLA SIRIA, ANNUNCIATA DAL PRESIDENTE AMERICANO, È UN REGALO AL PRESIDENTE TURCO, GRANDE SPONSOR DEL JIHADISTA AL JOLANI – ORA ANKARA POTRÀ RIAPRIRE IL GASDOTTO TURCO CHE RIDARÀ ELETTRICITÀ AL NORD DELLA SIRIA E METTERE IL CAPPELLO ALLA RICOSTRUZIONE DEL PAESE DEVASTATO DA ASSAD – IL GRANDE SOGNO DEL SULTANO (POSSIBILE SOLO CON I SOLDI SAUDITI): IL RIPRISTINO DELLA FERROVIA CHE UNISCE ISTANBUL, BAGHDAD E DAMASCO ALLA MEDINA E ALLA MECCA...
Estratto dell’articolo di Francesco Battistini per il “Corriere della Sera”
RECEP TAYYIP ERDOGAN DONALD TRUMP
Cose turche sulla via di Damasco. […] Donald Trump ha annunciato da Riad la fine delle sanzioni alla Siria. «Un nuovo inizio», ha detto martedì. Una grande occasione soprattutto per un suo amico: Recep Tayyip Erdogan.
Poco prima che partisse per il Golfo, […] al presidente Usa era giunta l’eco della telefonata fra il suo segretario di Stato, Marco Rubio, e il collega turco Hakan Fidan: «È importante revocare le sanzioni a Damasco», aveva detto il ministro di Ankara.
Detto, fatto. C’è bisogno urgente di ferrovie e d’aeroporti, di ponti e di strade. Ed Erdogan, l’artefice della cacciata di Assad e dei russi, il vicino più prossimo alla Siria e non solo in senso geografico, sarà il principale beneficiato da queste sanzioni cancellate.
Una revoca d’«importanza storica», gongola il Sultano con buone ragioni, perché s’accompagna alla riapertura del gasdotto turco che ridarà elettricità al Nord della Siria, oscurato 20 ore al giorno dai blackout.
E perché arriva dopo l’altrettanto storico disarmo (dopo 82 anni) del Pkk curdo: uno scioglimento che mette all’angolo gli indipendentisti curdi siriani, ormai i soli a opporsi a Erdogan, costretti probabilmente ad abbassare i fucili e ad avvicinarsi ai nuovi signori filo-turchi di Damasco.
La corsa alla ricostruzione è già iniziata, secondo lo stesso schema che la Turchia ha applicato alla Bosnia uscita dalle guerre anni ’90. Nei mesi scorsi il governo di Ankara aveva presentato un grande piano per ricostruire la Siria, che aveva però un limite: le sanzioni occidentali, ancora in piedi.
Adesso, la svolta: ma perché annunciarla proprio dall’Arabia Saudita? Fra i progetti turchi, ce n’è d’ambiziosi e con significati politici: uno è il ripristino dei 1.750 km di ferrovia che dai primi del ’900 collegava Istanbul, Baghdad e Damasco alla Medina e alla Mecca.
Un antico sogno dei sultani ottomani, quello di regolare il traffico di commerci e pellegrini verso la Penisola arabica, che il neo-ottomano Erdogan ha sempre fatto proprio. Bisogna fare i conti con la realtà, però, e pure con l’iperinflazione e il pesante debito pubblico, che non aiutano certo il Sultano 2.0.
erdogan felice mentre bombarda i curdi
È per questo che lo sblocco delle sanzioni non poteva non passare per Riad: occorreranno i capitali del Golfo, specie qatarini, per costruire l’alta velocità che Bin Salman e gli emiri hanno già disegnato; una serie di collegamenti per attraversare la Turchia, una Siria pacificata e un Iraq senza curdi ribelli, consentendo un più facile accesso al Mediterraneo.
E aprendo magari il famoso corridoio commerciale sulla Via del Cotone tra India, Medio Oriente ed Europa, caldeggiato dagli Usa in contrapposizione alla Via della Seta cinese. Folgorato sulla via di Damasco, illuminato dal regalo di Trump, una fiammella di speranza accesa fra Putin e Zelensky: poteva Erdogan sperare di meglio?
donald trump recep tayyip erdogan
Make Ankara Great Again.
incontro donald trump al jolani a riad, insieme a mohammed bin salman
mohammed bin salman donald trump al jolani