MANCONI COLTO SUL “FATTO” - L’EX CAPO DEL SERVIZIO D’ORDINE DI LOTTA CONTINUA TRASUDA INDIGNAZIONE CONTRO QUEI “FASCISTONI” DEL”LEGGO & TRAVAGLIO”, CHE CONTINUANO A DIFENDERE I MAGISTRATI - MANCONI E’ “DESOLATO” DALL’“IMMORALITA’” DELLA CULTURA GIUSTIZIALISTA E SCOMODA SPINOZA E HEGEL - MA PER RISPONDERE ALL’INTERROGATIVO (‘’IL FATTO’’ E’ DI DESTRA O DI SINISTRA?) BASTEREBBE TOPO GIGIO….

1 - FACCIAMO QUALCOSA PER LUIGI MANCONI...
Dal "Fatto quotidiano"

Ma il Fatto sarà di destra o di sinistra? Il tema, davvero impellente con questi chiari di luna, leva il sonno a quel gran genio di Luigi Manconi, che ha sempre avuto molto tempo libero. Ieri ha svelato agli eventuali lettori che "sempre più quella giustizialista mi appare come una cultura profondamente immorale", al punto da renderlo "esausto più che offeso".

Poi s'è ripreso, ma due frasi di Travaglio l'hanno ricacciato nella più cupa "desolazione" per la loro "immoralità" e "demagogia": "Blandizie del peggio che cova nel cuore nero della società italiana", "tradizione conservatrice". E perché? Perché difendiamo "i magistrati".

Ora, è naturale che l'ex capo del servizio d'ordine di Lotta Continua li tema. Un po' meno è che da cotanto pulpito distribuisca patenti di moralità. Quando poi ci accusa di essere "di destra" e "conservatori" dalle colonne del Foglio di Ferrara, beh, ci arrendiamo.

2 - PASSIONI TRISTI...
Luigi Manconi per "il Foglio"

Sempre più, quella giustizialista mi appare come una cultura profondamente immorale. A volte, suonano così oltraggiose parole e categorie cui essa fa ricorso, da sentirmene esausto, più che offeso. Come se, appunto, fossero la manifestazione più palese della negazione di ogni criterio etico. E, in particolare, di quell'essenziale parametro che fonda, per convenzione universalmente accettata, la razionalità illuminista, e successivamente la filosofia politica di ispirazione democratica. Penso alla capacità di distinguere, alla facoltà di discernere, all'esercizio dell'arte della differenza.

Per questo, ho avvertito un senso di desolazione nell'ascoltare una recente accaldata invettiva. Il bersaglio erano "quelli che hanno scritto le cose peggiori sul conflitto di attribuzione di Berlusconi contro la procura di Milano e non scrivono una riga contro una vergogna identica del conflitto di attribuzione del Quirinale contro la procura di Palermo" (Marco Travaglio, 9 settembre 2012).

Per trovare, nell'attuale pubblicistica, un esempio di pari immoralità, basta andare a quanto lo stesso autore scriveva il giorno prima sul Fatto. Se il Movimento 5 stelle non adotterà "un sistema di selezione dei candidati davvero trasparente", risulteranno sconfitti tutti: "Tutti gli italiani che magari non li votano, ma neppure si rassegnano a questa fogna chiamata politica".

Capite? "Una vergogna identica"! e "questa fogna chiamata politica"! Perché mai un individuo raziocinante e con un medio livello di istruzione decide di scrivere frasi del genere? Ovvero perché mai scrive "questa fogna chiamata politica" e non - chessò? - "questa fogna che è oggi la grande (o grandissima o stragrande) parte della politica"? Perché mai il messaggio ostile deve riguardare tutta (ma proprio tutta, senza eccezioni) la politica? Addirittura la politica come categoria.

E perché, ancora, una "vergogna" e "identica" all'altra? Ecco, sta esattamente qui la radice, profonda, di quella che ho chiamato immoralità; e quella, altrettanto profonda, della demagogia. Perché quel tutta è in primo luogo un'indecente forma di blandizie nei confronti del peggio che cova - certo inevitabilmente, forse perfino giustamente - nel cuore nero della società italiana.

Ma quella blandizie è due volte immorale: perché non dice la verità (è ovvio che non tutta la politica è una fogna) e perché esalta quell'idea di indistinzione che è, appunto, la mortificazione della capacità di discernere e di scegliere. Ovvero ciò che costituisce il fondamento della morale.

Di recente mi è capitato di citare più volte un titolo del Fatto di alcuni mesi fa - "In un paese di ladri" - che mi sembra davvero la sintesi più significativa di quella immoralità. E proprio perché rimanda a una dimensione culturale, più e prima che politica: ovvero richiama la grande questione - che ha a che vedere anche con la coppia destra/sinistra, ma la trascende - del senso comune e delle sue perversioni.

Per questo, che Travaglio o il Fatto siano "di destra" (cosa riconosciuta dallo stesso interessato, nel primo caso, e mai da me affermata a proposito del secondo) interessa assai meno di ciò che conta effettivamente: la galvanizzazione di quella mentalità diffusa che, per convenzione e per ragioni storicoideologiche, appartiene alla tradizione conservatrice.

E infatti, se mettiamo insieme quelle tre formulazioni (una vergogna identica, questa fogna chiamata politica, in un paese di ladri) si arriva a una lettura del quadro sociale, politico e istituzionale, che corrisponde alla rappresentazione puntuale di una concezione conservatrice della vita nazionale. Un quadro dove il Dominio dell'Indistinto ha già esautorato la politica - che è fatta di differenze e conflitti - e ha lasciato spazio solo alla frustrazione e alla rivalsa.

Dove tutti sono "ladri" e si muovono in una "fogna", senza che vi sia spazio alcuno per l'autonomia individuale e collettiva. E dove, a motivare la ribellione, non è la volontà di autodeterminazione e il desiderio di libertà, ma il rancore: o - esagero un po', ma nemmeno troppo - "il piacere della sofferenza, dell'odio e della tortura degli altri". Insomma, "l'immoralità è quella che vive di passioni tristi" (Spinoza). In questo scenario torvo resta solo un pugno di Terribilisti, titolari del Bene in quanto schierati, a prescindere, dalla parte degli amministratori penali del Bene stesso: i magistrati.

Questi ultimi - in quanto ordine dello Stato - hanno il potere di discriminare tra buoni e cattivi. E' sufficiente sostenerli, accompagnarne le decisioni, esaltarne i successi, non come espressione dell'esercizio - faticoso e fallibile - della giustizia, bensì come - appunto - trionfo del bene.

Ne deriva, fatalmente, l'azzeramento - al di là dell'occasionale celebrazione retorica - del ruolo della soggettività collettiva e, ancor prima, della politica collettiva ("Le anime belle nella loro purezza, scriveva Hegel, si conservano buone perché non agiscono"). Non a caso, anche la politica "più vicina" è sottoposta costantemente a quel "controllo di legalità" che - affidato a impugnatori di forconi e agitatori di manette - diventa vocazione al sospetto perenne, paranoia complottista, delazione come stile politico. Una tragedia bell'e buona.

 

LUIGI MANCONI MARCO TRAVAGLIO MANCONI E BERLINGUER MARCO TRAVAGLIO NICOLA MANCINO E GIORGIO NAPOLITANO jpegI PM INGROIA E DI MATTEO ALLA FESTA DEL FATTO QUOTIDIANO jpegANTONIO INGROIA E MARCO TRAVAGLIO ALLA FESTA DEL FATTO jpegPRIMO PIANO DI ANTONINO INGROIA

Ultimi Dagoreport

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni antonio tajani quirinale alfredo mantovano

DAGOREPORT - NON CI SARÀ ALCUNA ROTTURA TRA MARINA E PIER SILVIO: NONOSTANTE LA NETTA CONTRARIETÀ ALLA DISCESA IN POLITICA DEL FRATELLINO, SE DECIDESSE, UN GIORNO, DI PRENDERE LE REDINI DI FORZA ITALIA, LEI LO SOSTERRÀ. E L’INCONTRO CON LA CAVALIERA, SOLLECITATO DA UN ANTONIO TAJANI IN STATO DI CHOC PER LE LEGNATE RICEVUTE DA UN PIER SILVIO CARICATO A PALLETTONI, È SALTATO – LA MOLLA CHE FA VENIRE VOGLIA DI EMULARE LE GESTA DI PAPI E DI ‘’LICENZIARE’’ IL VERTICE DI FORZA ITALIA È SALTATA QUANDO IL PRINCIPE DEL BISCIONE HA SCOPERTO IL SEGRETO DI PULCINELLA: TAJANI SOGNA DI DIVENTARE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NEL 2029, INTORTATO DA GIORGIA MELONI CHE HA PROMESSO I VOTI DI FRATELLI D’ITALIA. UN SOGNO DESTINATO A SVANIRE QUANDO L’EX MONARCHICO SI RITROVERÀ COME CANDIDATO AL QUIRINALE UN ALTRO NOME CHE CIRCOLA NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, QUELLO DI ALFREDO MANTOVANO…

giorgia meloni alfredo mantovano francesco lollobrigida carlo nordio andrea giambruno

DAGOREPORT - NON SI PUO' DAVVERO MAI STARE TRANQUILLI: MANTOVANO, IL SAVONAROLA DI PALAZZO CHIGI – D'ACCORDO CON GIORGIA MELONI, PRESA LA BACCHETTA DEL FUSTIGATORE DI OGNI FONTE DI ''DISSOLUTEZZA'' E DI ''DEPRAVAZIONE'' SI È MESSO IN TESTA DI DETTARE L’ORTODOSSIA MORALE  NON SOLO NEL PARTITO E NEL GOVERNO, MA ANCHE SCONFINANDO NEL ''DEEP STATE''. E CHI SGARRA, FINISCE INCENERITO SUL "ROGO DELLE VANITÀ" - UN CODICE ETICO CHE NON POTEVA NON SCONTRARSI CON LA VIVACITÀ CAZZONA DI ALCUNI MELONIANI DI COMPLEMENTO: CI SAREBBE LO SGUARDO MORALIZZATORE DI MANTOVANO A FAR PRECIPITARE NEL CONO D’OMBRA PRIMA ANDREA GIAMBRUNO E POI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA – IL PIO SOTTOSEGRETARIO PERÒ NON DORME SONNI TRANQUILLI: A TURBARLI, IL CASO ALMASRI E IL TURBOLENTO RAPPORTO CON I MAGISTRATI, MARTELLATI A TUTTA CALLARA DA RIFORME E PROCURE ALLA FIAMMA...

pier silvio berlusconi silvia toffanin

L’IMPRESA PIÙ ARDUA DI PIER SILVIO BERLUSCONI: TRASFORMARE SILVIA TOFFANIN IN UNA STAR DA PRIMA SERATA - ARCHIVIATA LA FAVOLETTA DELLA COMPAGNA RESTIA ALLE GRANDI OCCASIONI, PIER DUDI HA AFFIDATO ALL'EX LETTERINA DELLE SUCCULENTI PRIME SERATE: OLTRE A “THIS IS ME”, CON FASCINO E MARIA DE FILIPPI A MUOVERE I FILI E SALVARE LA BARACCA, C'E' “VERISSIMO” CHE OCCUPERÀ TRE/QUATTRO PRIME SERATE NELLA PRIMAVERA 2026. IL PROGRAMMA SARÀ PRODOTTO DA RTI E VIDEONEWS CON L’OK DELLA FASCINO A USARE LO “STUDIO-SCATOLA" UTILIZZATA DA MAURIZIO COSTANZO NEL FORMAT “L’INTERVISTA” - COSA C'E' DIETRO ALLE MANOVRE DI PIER SILVIO: E' LA TOFFANIN A COLTIVARE L'AMBIZIONE DI DIVENTARE LA NUOVA DIVA DI CANALE 5 (CON I CONSIGLI DELLA REGINA DE FILIPPI) O È LA VOLONTÀ DEL COMPAGNO DI INCORONARLA A TUTTI I COSTI, COME UN MIX DI LILLI GRUBER E MARA VENIER? 

wang

DAGOREPORT - CICLONE WANG SUL FESTIVAL DI RAVELLO! - PERCHÉ NEGARLO? E' COME VEDERE GIORGIA MELONI COL FAZZOLETTO ROSSO AL COLLO E ISCRITTA ALL’ASSOCIAZIONE DEI PARTIGIANI - YUJA WANG, LA STELLA PIU' LUMINOSA DEL PIANISMO CLASSICO, ENTRA IN SCENA STRIZZATA IN UN VESTITINO DI PAILLETTES CHE SCOPRE LE COSCE FINO ALL'INGUINE, TACCHI “ASSASSINI” E LA SCHIENA NUDA FINO ALL’OSSO SACRO. MA NON STIAMO ASSISTENDO ALLE SCIOCCHEZZE DA DISCOTECA DI CERTE “ZOCCOLETTE” DEL POP IN PREDA A SFOGHI DI TETTE, SCARICHI DI SEDERONI, SCONCEZZE DA VESPASIANO; NO, SIAMO NEL MONDO AUSTERO E SEVERO DEI CONCERTI DI “CLASSICA”: RACHMANINOFF, PROKOFIEV, MOZART, CHOPIN, CAJKOVSKIJ. MA ALLA WANG BASTA UN MINUTO PER FAR “SUONARE” LE COSCE DESNUDE METTENDOLE AL SERVIZIO DELLE EMOZIONI E DELL’INTERPRETAZIONE MUSICALE, CONFERMANDO IN PIENO LE PAROLE DI LUDWIG VON BEETHOVEN: “LA MUSICA È LA MEDIATRICE TRA LA VITA SPIRITUALE E LA VITA SENSUALE” - VIDEO