FALLISCE IL BLUFF DI BERSANI: NAPO “COMMISSARIA” IL PD

Claudio Cerasa per "Il Foglio"

Bersani ha provato fino all'ultimo secondo a giocarsi le sue chance per trasformare l'incarico in una nomina utile a formare un nuovo governo ma alla fine della surreale giornata di ieri a Napolitano sono bastate poche telefonate per scoprire che dietro l'ultima puntata e dietro l'ultima scommessa del segretario non si nascondeva una carta vincente bensì un clamoroso bluff.

Il bluff tentato dal segretario come ultima mossa per rimanere aggrappato al suo possibile governo è stato quello di spiegare al capo dello stato che senza di lui, senza Bersani, il Pd non avrebbe dato l'appoggio a nessun altro premier.

E che per questo l'unico modo per evitare il voto sarebbe stato quello di affidargli la nomina, di dargli ancora un po' di tempo per tentare un'intesa con Lega e Pdl e per provare a conquistare sul campo i trentasei senatori che mancano all'appello per avere la maggioranza a Palazzo Madama. "Senza di me - è stato il ragionamento fatto da Bersani al capo dello stato - il Pd rischia di esplodere e un governo con un qualsiasi altro candidato sarà quasi impossibile da fare".


Napolitano ha visto in controluce le carte del segretario e dopo aver capito che la richiesta di "numeri certi" per far partire un governo non era stata soddisfatta ha messo sul piatto una carta, quella del governo del presidente, che oltre a commissariare la legislatura commissaria anche, e in modo formale, l'universo del Pd.

Una carta che, seppur mostrata con indulgenza dal capo dello stato, contribuisce ad aprire una fase che per il centrosinistra rischia di essere qualcosa in più di un semplice passaggio congressuale. Tutto naturalmente gira attorno a una questione che fino a ieri è stata osservata con distacco dal Pd e che invece nelle prossime ore è destinata a diventare un grande spartiacque utile a capire quale direzione prenderà il centrosinistra.

Primo: si può governare col Pdl? Secondo: può permettersi il Pd di bocciare il governo del presidente? Terzo: resisterebbe il Pd alla nascita di un governo tecnico? Ieri pomeriggio al Quirinale Bersani ha descritto il centrosinistra come una pentola a pressione pronta a esplodere di fronte a un qualsiasi fuoco alternativo rispetto a quello acceso dal leader del Pd.

Ma nonostante la rigida posizione offerta a Napolitano dal segretario (che da oggi potrebbe diventare segretario emerito) il presidente ha scelto di assumere "personalmente" l'iniziativa. Forte anche delle triangolazioni maturate negli ultimi giorni con quegli esponenti del Pd (Matteo Renzi, Enrico Letta, Walter Veltroni, Massimo D'Alema) che a parole ripetono in coro di essere pronti a sostenere qualsiasi tentativo di Bersani ("vai Pier Luigi vai!) ma che in realtà già da tempo si preparano a spostare le truppe verso il partito del presidente: quello di un governo a tutti i costi, quello del mai e poi mai elezioni subito.


Reggerà questo fronte all'ultima partita a poker di Bersani? Reggerà la linea offerta due giorni fa in diretta streaming dal segretario di fronte ai grillini ("mai un governissimo")? Nonostante le minacce arrivate dall'unico battaglione contrario a una soluzione diversa da quella di Bersani (il fronte della gauche, giovani turchi e grillini del Pd) e nonostante ancora ieri alcuni esponenti del Partito democratico continuassero a dire che "senza un governo appoggiato anche dai 5 stelle noi non possiamo votare a favore di un esecutivo del presidente" (le parole sono di Matteo Orfini) la verità è che le milizie che fino a oggi si sono schierate compatte contro l'ipotesi del piano B di Napolitano hanno mostrato segnali di cedimento.


E l'impressione registrata ieri nel Pd è che se l'azione "personale" del presidente della Repubblica dovesse trasformarsi in un governo guidato da un esponente "a bassa intensità politica" saranno in pochi nel Partito democratico quelli che avranno la forza di dire "no grazie caro Giorgio noi preferiamo il voto" (ieri alcuni giovani turchi hanno persino avuto colloqui privati con i renziani per costruire un'alleanza per un governo di scopo). Risultato?


Quando oggi Napolitano muoverà le palline sul pallottoliere scoprirà che il fronte dei "mohicani del voto" è formato da poche decine di unità. Dunque, i numeri per far partire un governo del presidente ci sono.

Dopo di che si aprirà un'altra partita tutta giocata intorno a una domanda: questo governo quanto dovrà durare? Sarà di scopo come chiedono le nuove generazioni o deve essere di ampio respiro come chiedono i colonnelli? Sarà questa la prossima mano di poker nel Pd. Sempre che poi all'ultimo minuto Bersani non giochi una carta a sorpresa. Difficile: ma vista l'indulgenza di Napolitano tutto è ancora possibile. E un tentativo estremo di far partire un governo Bersani, magari provando a creare un clima positivo intorno al prossimo capo dello stato, Napolitano comunque lo farà.

 

 

bersani napolitanoBERSANI E NAPOLITANO Matteo Orfini e Massimo D'AlemaMATTEO ORFINI

Ultimi Dagoreport

donald trump vladimir putin giorgia meloni

DAGOREPORT - IL VERTICE DELLA CASA BIANCA È STATO IL PIÙ  SURREALE E “MALATO” DELLA STORIA POLITICA INTERNAZIONALE, CON I LEADER EUROPEI E ZELENSKY IN GINOCCHIO DA TRUMP PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L’UCRAINA – LA REGIA TRUMPIANA: MELONI ALLA SINISTRA DEL "PADRINO", NEL RUOLO DI “PON-PON GIRL”, E MACRON, NEMICO NUMERO UNO, A DESTRA. MERZ, STARMER E URSULA, SBATTUTI AI MARGINI – IL COLMO?QUANDO TRUMP È SCOMPARSO PER 40-MINUTI-40 PER “AGGIORNARE” PUTIN ED È TORNATO RIMANGIANDOSI IL CESSATE IL FUOCO (MEJO LA TRATTATIVA PER LA PACE, COSÌ I RUSSI CONTINUANO A BOMBARDARE E AVANZARE) – QUANDO MERZ HA PROVATO A INSISTERE SULLA TREGUA, CI HA PENSATO LA TRUMPISTA DELLA GARBATELLA A “COMMENTARE” CON OCCHI SPACCANTI E ROTEANTI: MA COME SI PERMETTE ST'IMBECILLE DI CONTRADDIRE "THE GREAT DONALD"? - CILIEGINA SULLA TORTA MARCIA DELLA CASA BIANCA: È STATA PROPRIO LA TRUMPETTA, CHE SE NE FOTTE DELLE REGOLE DEMOCRATICHE, A SUGGERIRE ALL'IDIOTA IN CHIEF DI EVITARE LE DOMANDE DEI GIORNALISTI... - VIDEO

francesco milleri gaetano caltagrino christine lagarde alberto nagel mediobanca

TRA FRANCO E FRANCO(FORTE), C'E' DI MEZZO MPS - SECONDO "LA STAMPA", SULLE AMBIZIONI DI CALTAGIRONE E MILLERI DI CONTROLLARE BANCHE E ASSICURAZIONI PESA L’INCOGNITA DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA - CERTO, PUR AVENDO IL 30% DI MEDIOBANCA, I DUE IMPRENDITORI NON POSSONO DECIDERE LA GOVERNANCE PERCHÉ NON HANNO REQUISITI DETTATI DALLA BCE (UNO FA OCCHIALI, L'ALTRO CEMENTO) - "LA STAMPA"  DIMENTICA, AHINOI!, LA PRESENZA DELLA BANCA SENESE, CHE I REQUISITI BCE LI HA TUTTI (E IL CEO DI MPS, LOVAGLIO, E' NELLE MANI DELLA COMPAGNIA CALTA-MELONI) - COSA SUCCEDERÀ IN CASO DI CONQUISTA DI MEDIOBANCA E DI GENERALI? LOR SIGNORI INDICHERANNO A LOVAGLIO DI NOMINARE SUBITO IL SOSTITUTO DI NAGEL (FABRIZIO PALERMO?), MENTRE TERRANNO DONNET FINO ALL'ASSEMBLEA DI GENERALI...

donald trump grandi della terra differenza mandati

FLASH! - FA MALE AMMETTERLO, MA HA VINTO DONALD TRUMP: NEL 2018, AL G7 IN CANADA, IL TYCOON FU FOTOGRAFATO SEDUTO, COME UNO SCOLARO CIUCCIO, MENTRE VENIVA REDARGUITO DALLA MAESTRINA ANGELA MERKEL E DAGLI ALTRI LEADER DEL G7. IERI, A WASHINGTON, ERA LUI A DOMINARE LA SCENA, SEDUTO COME DON VITO CORLEONE ALLA CASA BIANCA. I CAPI DI STATO E DI GOVERNO EUROPEI, ACCORSI A BACIARGLI LA PANTOFOLA PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L'UCRAINA, NON HANNO MAI OSATO CONTRADDIRLO, E GLI HANNO LECCATO VERGOGNOSAMENTE IL CULO, RIEMPIENDOLO DI LODI E SALAMELECCHI...

pietrangelo buttafuoco alessandro giuli beatrice venezi

DAGOREPORT – PIÙ CHE DELL’EGEMONIA CULTURALE DELLA SINISTRA, GIULI E CAMERATI DOVREBBERO PARLARCI DELLA SEMPLICE E PERENNE EGEMONIA DELL’AMICHETTISMO E DELLA BUROCRAZIA – PIAZZATI I FEDELISSIMI E GLI AMICHETTISSIMI (LA PROSSIMA SARÀ LA DIRETTRICE DEL LATO B VENEZI, CHE VOCI INSISTENTI DANNO IN ARRIVO ALLA FENICE), LA DESTRA MELONIANA NON È RIUSCITA A INTACCARE NÉ LO STRAPOTERE BARONALE DELLE UNIVERSITÀ NÉ LE NOMINE DIRIGENZIALI DEL MIC. E I GIORNALI NON NE PARLANO PERCHÉ VA BENE SIA ALLA DESTRA (CHE NON SA CERCARE I MERITEVOLI) CHE ALLA SINISTRA (I BUROCRATI SONO PER LO PIÙ SUOI)

donald trump giorgia meloni zelensky macron tusk starmer

DAGOREPORT - DOVE DIAVOLO È FINITO L’ATTEGGIAMENTO CRITICO FINO AL DISPREZZO DI GIORGIA MELONI SULLA ‘’COALIZIONE DEI VOLENTEROSI”? - OGGI LA RITROVIAMO VISPA E QUERULA POSIZIONATA SULL'ASSE FRANCO-TEDESCO-BRITANNICO, SEMPRE PRECISANDO DI “CONTINUARE A LAVORARE AL FIANCO DEGLI USA” - CHE IL CAMALEONTISMO SIA UNA MALATTIA INFANTILE DEL MELONISMO SONO PIENE LE CRONACHE: IERI ANDAVA DA BIDEN E FACEVA L’ANTI TRUMP, POI VOLA DA MACRON E FA L’ANTI LE PEN, ARRIVA A BRUXELLES E FA L’ANTI ORBÁN, INCONTRA CON MERZ E FA L’ANTI AFD, VA A TUNISI E FA L’ANTI SALVINI. UNA, NESSUNA, CENTOMILA - A MANTENERE OGNI GIORNO IL VOLUME ALTO DELLA GRANCASSA DELLA “NARRAZIONE MULTI-TASKING” DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA, OLTRE AI FOGLI DI DESTRA, CORRONO IN SOCCORSO LE PAGINE DI POLITICA INTERNA DEL “CORRIERE DELLA SERA”: ‘’PARE CHE IERI MACRON SI SIA INALBERATO DI FRONTE ALL’IPOTESI DI UN SUMMIT A ROMA, PROPONENDO SEMMAI GINEVRA. MELONI CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO” - SÌ, C’È SCRITTO PROPRIO COSÌ: “CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO”, MANCO AVESSE DAVANTI UN LOLLOBRIGIDA QUALSIASI ANZICHÉ IL PRESIDENTE DELL’UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E MEMBRO PERMANENTE DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU (CINA, FRANCIA, RUSSIA, REGNO UNITO E USA) - RIUSCIRÀ STASERA L’EROINA DAI MILLE VOLTI A COMPIERE IL MIRACOLO DELLA ‘’SIRINGA PIENA E MOGLIE DROGATA’’, FACENDO FELICI TRUMP E MACRON?