FASSINA AVVISA RENZI: "L’ADDIO DI COFFERATI AL PD UNITO AL CASO DEL DECRETO FISCALE CERTAMENTE PESERANNO NOTEVOLMENTE SUL QUIRINALE"

Sergio Rame per Il Giornale

 

renzi dalema fassina civati   gioco dello schiafforenzi dalema fassina civati gioco dello schiaffo

Per Matteo Renzi è la partita delle partite. Nel voto per il nuovo capo dello Stato non si gioca soltanto la leadership all'interno del partito, ma la stabilità del governo.

La chiamata in correità ai democrat ("Se va male, siamo noi i colpevoli"), la ricerca di un’intesa il più possibile ampia ("Pd, Fi, Ncd, ma meglio ancora se anche M5S"), la piena legittimazione delle trattative con tutti ("Il presidente della Repubblica è eletto da accordi, non da un partito") tradiscono il tentativo di Renzi di non legare al proprio nome soltanto le ripercussioni politiche e di sentiment nell’elettorato, inevitabilmente legate alla scelta.

 

RENZI  FASSINO  RENZI FASSINO

Ma l'addio di Sergio Cofferati rischia di pesare enormemente sulla votazione. "L’addio di Cofferati al Pd unito al caso del decreto fiscale certamente non aiutano a costruire un clima positivo - ha detto Stefano Fassina a RaiNews 24 - il modo sbrigativo, offensivo per la dignità di Cofferati, con cui la sua scelta è stata trattata, pesa notevolmente sul Quirinale".

 

Stefano Fassina Stefano Fassina

A pochi giorni dal voto per il Quirinale, Renzi si trova sempre più solo. I sondaggi non sono più dalla sua parte. Dalle europee dell'anno scorso ha bruciato il 6% dei consensi. E inizia a sentire il fiato sul collo del centrodestra che, se andasse unito alle elezione, sarebbe di appena un paio di punti sotto il centrosinistra.

 

Di fronte ai primi segnali di stanchezza per riforme promesse ma non ancora in porto, con il Pd in ebollizione ed il rischio forte di perdere pezzi, davanti alle crepe sempre più evidenti del Patto del Nazareno e con le prime incrinature del consenso, gli esiti nefasti di un errore sul Colle si legherebbero non solo al destino personale di Renzi, ma alla tenuta della legislatura. "Non ci possiamo permettere di sbagliare", ripete perciò a tutti il premier.

camusso fassina a romacamusso fassina a roma

 

Renzi sa bene che le scelte fatte nelle elezioni presidenziali degli ultimi anni hanno avuto ripercussioni clamorose sia a livello politico che nell’opinione pubblica. Pierluigi Bersani ha pagato con le dimissioni il prezzo dell’affossamento di Romano Prodi e lo spettacolo indecente offerto dal parlamento nel 2013.

 

BERSANI PRODI A MILANO BERSANI PRODI A MILANO

La fine della solida leadership di Massimo D’Alema è iniziata con l’aver subito nel 1999 l’elezione di Ciampi e con la successiva rottura con il Ppi di Franco Marini. Anche Renzi sa che pagherebbe un prezzo davanti all’opinione pubblica. Gli italiani, infatti, non gli perdonerebbero una scelta sbagliata. La leadership (di governo e partito) risulterebbe appannata qualora puntasse su un candidato troppo debole, sbiadito o della vecchia guardia.

 

In parlamento non mancano certo le truppe pronte a impallinarlo per un nome troppo gradito a Silvio Berlusconi. E chi dal centrodestra, Angelino Alfano in primis, lo avverte sulle conseguenze di un candidato troppo legato alla "ditta" piddina, già piazzata ai vertici delle istituzioni.

dalema ciampi02dalema ciampi02

 

Tuttavia è proprio la minoranza democrat a impensierire maggiormente Renzi dopo l’addio di Cofferati. Che potrebbe preludere alla nascita di una "Cosa Rossa" con pezzi della sinistra piddina e del Sel di Nichi Vendola. Una scissione che farebbe perdere per strada numeri essenziali per il percorso riformatore. Ecco perché nello staff del premier c’è anche chi lo invita a scegliere una figura di primo piano: "Un nome alla Papa Francesco che sparigli le attese del Palazzo".

 

Ultimi Dagoreport

friedrich merz donald trump starmer macron meloni von der leyen jd vance

DAGOREPORT - L’INCONTRO DI GIORGIA MELONI CON VANCE E VON DER LEYEN È STATO SOLO ACCIDENTALE: È STATO POSSIBILE SOLO GRAZIE ALL’INSEDIAMENTO DI PAPA LEONE XIV (NON È LA DUCETTA A CONVOCARE I LEADER, MA LA CHIESA) – LA "COMPASSIONE" DI TRUMP, CHE HA COINVOLTO LAST MINUTE MELONI NELLA CHIAMATA CON I "VOLENTEROSI" MACRON, STARMER E MERZ  – LE FAKE NEWS DI PALAZZO CHIGI PROPALATE DAI GIORNALI DI DESTRA E DAL “CORRIERE”: ALL’ORIZZONTE NON C’È ALCUN INVIO DI TRUPPE EUROPEE IN UCRAINA, NÉ LA VOLONTÀ DI ESCLUDERE L’ITALIA DAL GRUPPO PRO-KIEV. È LA MELONI A ESSERSI CHIAMATA FUORI PER EVITARE GUAI CON SALVINI...

ernesto galli della loggia giorgia meloni

DAGOREPORT - FAZZOLARI E' PER CASO IL NUOVO DIRETTORE DEL "CORRIERE"? - IN UNA PRIMA PAGINA CHE NASCONDE LE MENZOGNE DI GIORGIA MELONI, SPUTTANATA DA MACRON, BRILLA UN EDITORIALE VERGOGNOSO DI GALLI DELLA LOGGIA CHE SI DOMANDA: "SE LA GERMANIA (DI AFD) HA DAVVERO FATTO I CONTI CON IL SUO PASSATO NAZISTA. IN ITALIA, INVECE, UN PARTITO CHE PURE HA LE SUE LONTANE ORIGINI NEL FASCISMO GOVERNA DA TRE ANNI IN UN MODO CHE SOLO I COMICI (DUNQUE PER FAR RIDERE…) GIUDICANO UNA MINACCIA PER LA DEMOCRAZIA" - L’EX MAOISTA, POI TERZISTA, QUINDI BERLUSCONIANO, 5STELLE, INFINE MELONIANO  DEVE STUDIARE UN PO’, INVECE DI CAMBIARE PARTITO A OGNI CAMBIO DI GOVERNO. NEL DOPOGUERRA IN GERMANIA, GLI EX NAZISTI RIENTRARONO NEL CONTESTO SOCIALE E OTTENNERO POSTI DI POTERE NELLE INDUSTRIE PIÙ AVANZATE FINO ALLA CONTESTAZIONE DEL '68, SIMBOLEGGIATA DALLO SCHIAFFONE RIFILATO DALLA STUDENTESSA BEATE KLARSFELD AL CANCELLIERE (EX NAZISTA) KURT KIESINGER – IN ITALIA LA DESTRA ALLA FIAMMA DI FINI FU SDOGANATA DAL GOVERNO BERLUSCONI, DOVE IL MINISTRO DELLA GIOVENTU' ERA GIORGIA MELONI. COSA CHE IL GALLI OMETTE ESSENDO ORA COLLABORATORE DEL GOVERNO DUCIONI PER IL SETTORE SCUOLA...

andrea orcel unicredit

DAGOREPORT - IL RISIKO DELLE AMBIZIONI SBAGLIATE - COME PER IL GOVERNO MELONI, ANCHE ANDREA ORCEL NON IMMAGINAVA CHE LA STRADA PER LA GLORIA FOSSE TUTTA IN SALITA - IL RAFFORZAMENTO IMMAGINATO DI UNICREDIT, PER ORA, È TUTTO IN ARIA: IL MURO DI GOLDEN POWER DELLA LEGA HA RESO MOLTO IMPROBABILE LA CONQUISTA DI BANCO BPM; BERLINO RITIENE “INACCETTABILE” LA SCALATA ‘’NON AMICHEVOLE” DI UNICREDIT ALLA SECONDA BANCA TEDESCA COMMERZBANK; LE MOSSE DI NAGEL E DONNET GLI DANNO FILO DA TORCERE; CREDIT AGRICOLE, CHE HA UN CONTRATTO IN SCADENZA PER LA GESTIONE DEL RISPARMIO CHE RACCOGLIE UNICREDIT, HA UN ACCORDO CON BPM, DI CUI E' PRIMO AZIONISTA. E IL CDA DI UNICREDIT NON È PIÙ QUELLA FALANGE UNITA DIETRO AL SUO AZZIMATO CONDOTTIERO. COME USCIRE DAL CUL-DE-SAC? AH, SAPERLO…

orcel giorgetti

DAGOREPORT – GIORGETTI SI CONFERMA UN SUPPLÌ CON LE UNGHIE: ALL’INCONTRO CON I RAPPRESENTANTI DI UNICREDIT PER LA MODIFICA DEL DECRETO GOLDEN POWER CHE BLINDA L'OPS SU BPM, BANCA CARA ALLA LEGA, CHI HA INCARICATO IL MINISTRO DI CAZZAGO? STEFANO DI STEFANO, DIRETTORE GENERALE DELLE PARTECIPAZIONI DEL MEF, MA ANCHE COMPONENTE DEL CDA DI MPS. INSOMMA, LA PERSONA GIUSTA AL POSTO GIUSTO... – CALTA C’È: LA GIRAVOLTA DEL CEO DI MPS, LUIGI LOVAGLIO, SULL'OPERAZIONE MEDIOBANCA-BANCA GENERALI…

guzzetti bazoli meloni fazzolari e caltagirone scannapieco giuseppe francesco gaetano dario cdp giorgia

DAGOREPORT - AVVISATE ‘’PA-FAZZO CHIGI’’ CHE IL GRANDE VECCHIO DELLE FONDAZIONI BANCARIE, GIUSEPPE GUZZETTI, HA PRESO IL BAZOOKA - L’INDOMABILE NOVANTENNE NON NE PUÒ PIÙ DI VEDERE CASSA DEPOSITI E PRESTITI (DI CUI LE FONDAZIONI HANNO IL 30%) RIDOTTA A CAGNOLINO SCODINZOLANTE DEI FRATELLI DI FAZZOLARI: AFFONDATA LA NOMINA DI DI CIOMMO ALLA PRESIDENZA DEL CDA DEL FONDO F2I - MA IL CEFFONE PIÙ SONORO AL SOVRANISMO BANCARIO DEL GOVERNO DUCIONI È STATO SFERRATO DAL TERRIBILE VECCHIETTO CON LA VENDITA DELLA QUOTA DELLA FONDAZIONE CARIPLO IN MPS, IL CAVALLO DI TROIA DEL FILO-GOVERNATIVO CALTAGIRONE PER ESPUGNARE, VIA MEDIOBANCA, GENERALI – STRATEGIE DIVERSE SUL RISIKO TRA GUZZETTI E IL SUO STORICO ALLEATO, IL GRANDE VECCHIO Di BANCA INTESA, “ABRAMO” BAZOLI…