1. IL RE È NUDO, LO HA DETTO FASSINA! IL VICEMINISTRO BERSANIANO DEL PD HA SOLO DETTO QUELLO CHE TUTTI PENSANO E MOLTI PRATICANO: "L’EVASIONE PER SOPRAVVIVENZA" 2. UNA CLASSE POLITICA IPOCRITA E UNA CAMUSSO GIUSTIZIALISTA NON SI RENDONO CONTO CHE FASSINA HA INTERCETTATO UNO SPACCATO DELLA SOCIETÀ ITALIANA IN PROFONDA SOFFERENZA CHE TOGLIE LE INSEGNE DALLA STRADA E LAVORA (IN NERO) DA CASA 3. GENTILE CAMUSSO, SONO QUESTI GLI EVASORI O IL COMPAGNO PROFUMO INDAGATO PER FRODE FISCALE IN UNICREDIT PER CENTINAIA DI MILIONI? OPPURE IL COMPAGNO MUSSARI CHE SECONDO LA MAGISTRATURA HA FATTO EVADERE 280 MILIONI AL MONTE DEI PACCHI? QUALCUNO NEL PD HA VOGLIA DI PARLARE DELLA RESIDENZA FISCALE DI MARPIONNE?

1. I FESSI E FASSINA
Superbonus per Dagospia

Il Re è nudo, lo ha detto Fassina! Di fronte all'ipocrisia di Letta che è pronto a governare con il Banana che potrebbe essere condannato in via definitiva per frode fiscale il Vice Ministro del PD ha solo detto quello che tutti pensano e molti praticano: "l'evasione per sopravvivenza".

Apriti cielo! Decine d´ipocriti si sono scagliati contro una frase di perfetto buon senso, bisogna capirli: se cominciassimo a non pagare tutti le tasse come farebbero a giustificare il loro ruolo (inutile) di intermediatori e fruitori (perchè stipendiati da noi) di ricchezza altrui? Una classe politica ipocrita non si rende ancora conto che Fassina ha intercettato uno spaccato della società italiana in profonda sofferenza che toglie le insegne dalla strada e lavora (in nero) da casa.

Sono questi gli evasori o il compagno Profumo indagato per frode fiscale in Unicredito per centinaia di milioni? Oppure il compagno Mussari che secondo la magistratura ha fatto evadere 280 milioni al Monte dei Pacchi?

Qualcuno nel PD ha voglia di parlare della residenza fiscale di Marchionne o dei guai fiscali della famiglia Marcegaglia? Qualcuno ha pensato ad espellere dal Partito gli onorevoli che con la loro assenza consentirono l´approvazione dello scudo fiscale?
Ora lo sport preferito e´sparare ipocritamente su Stefano Fassina, uno dei pochi che non ha perso del tutto il contatto con la realtà.
2. "EVASIONE DA SOPRAVVIVENZA" - FASSINA SCATENA LA BUFERA NEL PD - IL PDL PLAUDE, SINDACATI ALL'ATTACCO
Carmelo Lopapa per "La Repubblica"

Il direttore delle Entrate Attilio Befera aveva appena finito di lodare il recupero di 13 miliardi dalla lotta all'evasione, i tecnici di Confcommercio avevano suonato il campanello d'allarme per l'economia sommersa che viaggia ormai oltre i 272 miliardi di euro. Ed è a quel punto, nel bel mezzo del convegno organizzato proprio dalla Confederazione dei commercianti sulla pressione fiscale, che il viceministro pd dell'Economia Stefano Fassina lancia nello stagno il sasso che da sinistra nessuno si sarebbe atteso. Parla di «un'evasione di sopravvivenza».

E spiega: «Senza voler strizzare l'occhio a nessuno, senza ambiguità nel contrastare l'evasione, ci sono ragioni profonde e strutturali che spingono molti soggetti a comportamenti di cui farebbero volentieri a meno. Non è una questione di carattere prevalentemente morale», dipende piuttosto da una «pressione fiscale insostenibile».

Da quella considerazione si scatena la tempesta, nel Partito democratico l'imbarazzo è palpabile. «È stato equivocato, la linea del Pd è che l'evasione si combatte punto e basta» chiude il segretario Epifani. La numero uno Cgil Camusso attacca, i berlusconiani plaudono per scherno, Palazzo Chigi tace ma scende il gelo col viceministro. Col premier Enrico Letta Fassina si vede al Senato, a margine del question time. «Quale chiarimento? Non ho detto nulla che lo richieda» taglia corto nei corridoi di Palazzo Madama l'esponente pd.

Certo è che dalla presidenza del Consiglio ricordano come la linea del governo (e del premier) resta quella enunciata da Letta appena 24 ore prima giusto all'Agenzia delle Entrate, quando il capo del governo aveva annunciato che «contro l'evasione sarà lotta senza quartiere». Ma anche ieri al Senato spiegava come «il "nero" nel nostro Paese è così alto e va combattuto con politiche di contrasto sanzionatorio ma anche con politiche di contrasto di interessi».

A sentire Fassina - teso, nervoso nel pomeriggio a Palazzo Madama - lui non ha detto nulla di diverso, tanto meno avrebbe concesso aperture a giustificazioni di sorta. E quando gli leggono le reazioni stizzite dei suoi colleghi di partito, taglia corto: «Sono cose che dico da sempre, ne ho anche scritto nel 2008.

Quando criticavo Monti, qualcuno avrebbe voluto espellermi, poi tutti mi hanno dato ragione, e ora...». Il fatto è che nel Pd l'hanno presa davvero male. Basta sentire il responsabile economico del partito, Matteo Colaninno: «La fedeltà fiscale è una battaglia di civiltà. Se qui si pagano troppe tasse la colpa è anche di decenni di assuefazione a nero e sommerso che hanno prodotto danni incalcolabili a cittadini, imprenditori onesti e all'intero paese». Il capogruppo Pdl Renato Brunetta plaude ironicamente a Fassina e infierisce: «Pare di sentire quel Berlusconi che i compagni del suo partito azzannavano come complice degli evasori, benvenuto nel Popolo della libertà».

In effetti per il Cavaliere il tema dell'evasione e dell'elusione «costretta » è stato sempre piuttosto caldo. Il 2 aprile 2008, da premier, parlando all'Ance aveva esordito con un «se lo Stato ti chiede il 50-60 per cento di ciò che guadagni, ti senti anche un po' giustificato a mettere in atto procedure di elusione ». E il 4 ottobre, in conferenza stampa, «mi sento moralmente autorizzato a evadere». Fino al 27 marzo scorso, quando dopo il voto aveva sostenuto che «l'evasione non si combatte coi blitz».

Contro quelli della Guardia di Finanza, dalla Santanché a tanti altri non si erano risparmiati nel Pdl. Sebbene anni addietro, era il 31 maggio 2010, Berlusconi era intervenuto in diretta a Ballarò per negare di aver «mai sostenuto l'evasione fiscale». Linda Lanzillotta di Scelta civica vede invece il nesso, «se Fassina la pensa come Berlusconi siamo all'allarme rosso». Il viceministro dal Cavaliere prende le distanze, «il messaggio è diverso, lui promette il condono fiscale».

Ad ogni modo, ieri al Senato il capogruppo leghista Massimo Bitonci andava dicendo che Fassina «meriterebbe la tessera onoraria» del Carroccio, «Letta o Fassina si dimettano », incalza Maroni. Da sinistra le sferzate più pesanti. Per la segretaria Cgil Susanna Camusso «questa non è una battuta infelice, ma un drammatico errore politico».

3. LO STRABISMO FISCALE DELLA SINISTRA E IL PESO DELLA CGIL
Dario Di Vico per "Il Corriere della Sera"

Ieri cominciando la sua giornata di lavoro da vice-ministro Stefano Fassina non avrebbe mai pensato che si sarebbe conclusa con una solenne stroncatura da parte del segretario della Cgil, Susanna Camusso. Se c'è stato infatti in questi mesi un politico di punta del Pd attento a coltivare i rapporti con il sindacato è stato Fassina ma evidentemente Camusso è come quegli stopper d'area di rigore che quando devono randellare non stanno attenti a distinguere tra palla e gambe.

Il vice-ministro di buon mattino si era recato a un'assemblea della Confcommercio - gli stessi che avevano fischiato Flavio Zanonato - e con un pizzico di empatia aveva riconosciuto che non tutti gli evasori sono uguali, ma bisogna distinguere tra l'egoismo dei ricchi e chi evade per far sopravvivere la sua azienda nel commercio o nell'artigianato. Buon senso, verrebbe da commentare ma Camusso non l'ha pensata così e ha emesso il suo verdetto: «Fassina ha commesso un drammatico errore politico».

Per carità, l'allievo prediletto di Vincenzo Visco di errori politici ne fa tanti, una buona parte per eccesso di generosità. Ha sostenuto l'ipotesi di un governo del cambiamento Bersani-Grillo e ancora qualche giorno fa ha dato via libera a un emendamento del cinquestelle Pisano che istituiva il famigerato Durt e aumentava gli adempimenti burocratici dei Piccoli. Capita. Il vero guaio di tutta questa vicenda è che però dimostra ancora una volta lo strabismo del Pd, che a differenza di quello di Venere non è una virtù.

Se si vuole aprire un canale di dialogo con i Piccoli, approfittando delle evidenti difficoltà della Lega, bisogna essere conseguenti e non dipendere dal giudizio della Cgil. Se si mette in cima all'agenda, come è giusto, la lotta all'evasione fiscale bisogna calibrare gli strumenti per evitare di fare di tutt'erba un fascio e soprattutto di parlare di nuove tasse nel momento in cui la pressione fiscale è a livelli record.

Insomma è evidente che nel corpo della società italiana ci sono contraddizioni che vengono da lontano, in buona sostanza dal compromesso democristiano (deroga all'efficienza per i pubblici dipendenti in cambio di deroghe fiscali per gli autonomi). Per scomporle prima e riaggregarle poi ci vuole visione politica e polso fermo. Due qualità che sembrano scarseggiare.

 

 

 

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