
CHE FINE HA FATTO IL QATARGATE? TRE ANNI FA GLI ARRESTI DELLA GRECA EVA KAILI, UNO DEI 14 VICEPRESIDENTI DELL'EUROCAMERA, DI SUO MARITO FRANCESCO GIORGI E DELL'EX EUROPARLAMENTARE ANTONIO PANZERI, POI IL NULLA - IL PARLAMENTO EUROPEO CHIEDE CHIARIMENTI E PROVA A DARE LA SCOSSA ALLA MAGISTRATURA BELGA INCAPACE DI DARE CONCRETEZZA ALLE ACCUSE - CHE I PM DI BRUXELLES SI MUOVANO A CAPOCCHIA È DIMOSTRATO ANCHE DALL’INCHIESTA PER CORRUZIONE SU HUAWEI IN CUI...
Giuseppe Guastella per il “Corriere della Sera” - Estratti
Batte un colpo il Parlamento europeo con la prima reazione alle iniziative di una magistratura belga che non appare ancora in grado di dare concretezza alle accuse che 30 mesi fa portarono agli arresti del Qatargate sconvolgendo l’Eurocamera:
alla richiesta di rimozione dell’immunità per le europarlamentari italiane del Pd Alessandra Moretti e Elisabetta Gualmini, Bruxelles non dà il via libera e chiama il procuratore del Re a dare delucidazioni su quella che può essere ragionevolmente interpretata come un’ingerenza nell’ attività politica.
Non era per nulla scontato. Dopo gli arresti del 9 dicembre 2022 della greca Eva Kaili, che era uno dei 14 vice presidenti, di suo marito Francesco Giorgi e di Antonio Panzeri, l’ex europarlamentare di Articolo Uno, intimorita e preoccupata per le ripercussioni negative sulle elezioni che si sarebbero tenute di lì a sette mesi, l’assemblea continentale, tranne alcune coraggiose voci di dissenso, accettò l’arresto di Kaili e poi consentì quelli dell’italiano Andrea Cozzolino (Pd) e del belga Marc Tarabella (Socialisti) nell’ipotesi che avessero favorito con gli altri il Qatar e il Marocco a suon di mazzette.
ANTONIO PANZERI - EVA KAILI - FRANCESCO GIORGI - MARC TARABELLA
Oltre a tre milioni trovati in contanti a casa di Panzeri e Giorgi (giustificati inizialmente dal primo con un’attività di lobbismo in nero a favore dei due Stati), le indagini si basano anche su intercettazioni fatte dai servizi segreti (in Italia è vietato usarle in un’inchiesta).
Per Moretti c’erano alcuni messaggi con Giorgi, la Gualmini era stata addirittura intercettata indirettamente più volte mentre parlava con Panzeri (anche questo in Italia non è consentito). Tutto ciò è stato interpretato dalla magistratura belga a senso unico, non come una normale attività politica ma come la prova della partecipazione ad un’azione corruttiva. I riscontri si fondano solo dalle dichiarazioni di Panzeri che si è pentito dopo che gli era stato garantito che sarebbero state liberate sua moglie e sua figlia, anche loro arrestate.
«Se bastassero questi elementi, vorrebbe dire che le garanzie dello stato di diritto sono virtuali e astratte, non effettive e concrete e che si sarebbe in uno stato di polizia», ha detto l’avvocato Vittorio Manes che assiste Gualmini. «Il tema — aggiunge — è se con cose così impalpabili si possa sottoporre un parlamentare o un qualsiasi cittadino europeo ad un’ inchiesta per la sua attività di carattere politico». La questione è delicata riguarda i rapporti tra l’istituzione Parlamento e il Belgio e la Commissione delle immunità vuole vederci chiaro.
Che talvolta la magistratura belga si muova, diciamo così, con una certa disinvoltura grazie alle norme nazionali è dimostrato anche dall’inchiesta per corruzione su Huawei, in cui di recente ha chiesto la rimozione dell’immunità per Giusi Princi, l’europarlamentare italiana di Fi, accusata di aver partecipato ad un aperitivo offerto dal colosso cinese delle telecomunicazioni. Princi ha dimostrato in un attimo non solo che lì non c’era, ma soprattutto che non era ancora europarlamentare.
Ai pm sarebbe bastata una ricerca su internet per evitare la figuraccia di dover revocare la richiesta. Intanto, però, il danno subito da Princi è enorme. Lo stesso dicasi per Fulvio Martusciello, anche lui Fi, per il quale la richiesta di rimozione nella stessa vicenda è basata su accuse aleatorie che hanno avuto il risultato concreto di fargli abbandonare la corsa alla presidenza della Campania.
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La presidente Roberta Metsola, che è del Ppe come Princi e Martusciello, ora fa sentire la sua voce. «Dove ci sono fatti agiremo» contro la corruzione, «dove ci sono congetture, difenderemo i nostri parlamentari e la dignità della nostra istituzione», ha dichiarato dopo il passo falso nell’indagine Huawei. «Non accetterò che vengano presi di mira e diffamati eurodeputati senza una base solida» e, se si chiede di rimuovere l’immunità, «come minimo ci aspettiamo che le autorità nazionali indichino di quali reati sono accusati i deputati».
ursula von der leyen e roberta metsola
FULVIO MARTUSCIELLO ANTONIO TAJANI