vladimir putin joe biden volodymyr zelensky crimea ponte

“GLI AIUTI ARRIVERANNO – POCHI E TARDI – CON UN CARICO DI PROBLEMI” – FEDERICO RAMPINI: “I TANK IN ARRIVO SONO POCHE DECINE CONTRO LE MIGLIAIA DI TANK RUSSI. LE TRUPPE UCRAINE VANNO ADDESTRATE E I MEZZI BLINDATI HANNO BISOGNO DI ESSERE RIFORNITI COSTANTEMENTE DI CARBURANTE, PEZZI DI RICAMBIO, E SOPRATTUTTO MUNIZIONI. QUI SI TOCCA UN TASTO DOLENTE" - "LA GIUSTIFICAZIONE PRINCIPALE PER LE NOSTRE ESITAZIONI È QUELLA DI NON PROVOCARE PUTIN. MA I TANK NON CAMBIANO NULLA..."

Estratto dell’articolo di Federico Rampini per www.corriere.it

 

FEDERICO RAMPINI

La decisione presa da Stati Uniti e Germania di fornire carri armati all’Ucraina è positiva perché – ancora una volta – delude la speranza di Putin di dividere l’Occidente e ridurre il suo sostegno a Kiev. Però i tank in arrivo sono poche decine contro le migliaia di tank russi; trasportano un bagaglio di problemi (manutenzione, carburante, munizioni); lasciano irrisolte molte altre debolezze dell’esercito ucraino come i vistosi buchi nella difesa aerea. Inoltre le reticenze di Berlino continuano a rivelare un ritardo di fondo: culturale oltre che politico.

 

TANK YOU - LA VIGNETTA DI GIANNELLI SULLA FORNITURA DI CARRI ARMATI ALL UCRAINA

[…] Sul via libera ai tank Abrams americani e ai Leopard 2 tedeschi viene in mente una celebre battuta attribuita da alcune fonti a Winston Churchill, il premier britannico protagonista della resistenza contro i nazifascismi nella seconda guerra mondiale (una versione alternativa l’attribuisce a un premier israeliano, Abba Eban). «Potete essere sicuri – avrebbe detto Churchill – che gli americani faranno sempre la cosa giusta, dopo aver provato tutte le altre».

 

In questo caso la battuta si può estendere alla Nato o all’Occidente. È dall’inizio di questo conflitto che il nostro appoggio all’Ucraina procede con il contagocce, tra resistenze e ritardi, e ogni decisione arriva dopo estenuanti esitazioni. […]

 

La giustificazione principale per le nostre esitazioni – anche da parte di Joe Biden – è sempre stata quella di non provocare Putin, di non fare nulla che legittimi la sua narrazione di uno scontro diretto Russia-Nato. Per questo Biden continua a costringere gli ucraini a difendersi con un braccio legato dietro alla schiena, per esempio negandogli missili adeguati a colpire le basi di lancio da cui partono i missili russi.

 

biden e zelensky alla casa bianca

Ma Putin quella narrazione sull’aggressione della Nato l’ha usata dal 2007 ed è con quella che ha giustificato l’aggressione di una nazione sovrana e indipendente fin dal 2008 (Georgie) e dal 2014 (Crimea). Qualsiasi forma di aiuto occidentale all’Ucraina, per la propaganda di Mosca è la conferma del teorema. I tank non cambiano nulla, Putin ha già accusato cento volte la Nato di combattere direttamente contro la Russia. […]

 

OLAF SCHOLZ ESALTATO COME EROE SUI CANALI FILO RUSSI DI TELEGRAM

[…] Quegli aiuti arriveranno – pochi e tardi – con un carico di problemi. Le truppe ucraine vanno addestrate all’uso di tank diversi dai loro. Questi mezzi blindati hanno bisogno di essere riforniti costantemente di carburante, pezzi di ricambio, e soprattutto munizioni. Qui si tocca un tasto dolente.

 

La produzione di munizioni è uno specchio del disarmo avvenuto per decenni in Occidente. Inclusi gli Stati Uniti, come documenta un recente rapporto del Congresso di Washington. Alla fine della seconda guerra mondiale gli Usa avevano 85 fabbriche di munizioni. Oggi ne sono rimaste sei, che spesso operano con macchinari e impianti ultra-ottantenni.

 

xi jinping vladimir putin a samarcanda

La Russia pur essendo molto più povera degli Stati Uniti, ha però una «economia di guerra» dove la produzione bellica riceve una porzione enorme delle risorse nazionali. E può avvalersi di forniture militari da parte di altre «economie di guerra» come Iran e Corea del Nord (quest’ultima essendo con ogni probabilità anche il canale clandestino attraverso cui la Cina aiuta Putin).

 

[…] La deindustrializzazione che ha colpito gli Stati Uniti da almeno tre decenni non ha risparmiato il settore della difesa: alcune sue produzioni sono dipendenti da materiali e componenti made in China, proprio come i telefonini o le auto elettriche. L’America conserva – per ora – una superiorità tecnologica, spesso affidata ai privati, e la si è vista all’opera con il ruolo dei satelliti Starlink (Elon Musk) o di Microsoft nell’aiutare l’Ucraina. Ma poiché l’aggressione russa usa tattiche e tecniche che evocano la prima e la seconda guerra mondiale, il software non basta, ci vogliono gli scarponi sul terreno, i tank, le munizioni.

 

putin con il suo labrador in un incontro ufficiale con angela merkel

La Germania, e l’Europa, sono un caso a parte in quanto a cultura del disarmo. Dietro le reticenze del cancelliere Olaf Scholz sui Leopard c’è una sorta di visione alternativa della storia. Molti tedeschi si sono costruiti una rappresentazione confortante sulla fine della guerra fredda, la caduta del Muro di Berlino, la dissoluzione dell’Urss.

 

Gran parte del merito sarebbe loro: delle loro politiche di cooperazione e commercio che avrebbero ammorbidito il blocco comunista. Il ruolo di Ronald Reagan e della sua fermezza, o di papa Wojtyla e del suo sostegno alla rivolta polacca, viene opportunamente oscurato in questa ricostruzione. Gran parte del merito andrebbe invece ai leader socialdemocratici come Willy Brandt, artefice della Ostpolitik o «politica orientale» (la cui carriera politica fu stroncata perché i suoi uffici pullulavano di spie sovietiche).

 

olaf scholz boris pistorius

Gerhard Schroeder, anche lui ex cancelliere socialdemocratico, ha potuto farsi assumere da Putin come amministratore di un ente energetico russo in nome della «pace e fratellanza» tra i popoli. La stessa democristiana Angela Merkel ha sostenuto fino all’ultimo Nord Stream 2, il gasdotto con cui Putin voleva perpetuare la dipendenza tedesco-europea dal gas russo. L’idea che la Russia sarebbe diventata più buona a furia di commerciare con noi ha anestetizzato ogni lucidità della classe dirigente tedesca. Scholz fatica ancora oggi a liberarsene, lo fa lentamente e puntando i piedi.

FEDERICO RAMPINI carro armato leopard2biden e zelensky alla casa biancafederico rampini a piazzapulita 2ZELENSKY BIDEN ALLA CASA BIANCA 1CARRI ARMATI LEOPARDvladimir putin angela merkel vladimir putin angela merkel VIGNETTA DI VAURO SU FEDERICO RAMPINI

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO