MONTI E’ DIVENTATO PAZZO O C’E’ UN PAZZO CHE SI SPACCIA PER MONTI? – LA GAFFE SULLE MERKULONA CHE LE FA SCHIFO BERSANI QUANTI VOTI FARA’ PERDERE A SCELTA CINICA? - CENTRINO ALLA FRUTTA? IL PD FA SPALLUCCE E IL PDL AZZANNA: “SI COMPORTA DA PORTAVOCE DELLA GERMANIA, IL GOVERNO LO SCELGONO GLI ITALIANI” - I LANCIAMISSILI DELLO SPREAD GIA’ PRONTI A “BOMBARDARE” L’ITALIA…

1 - MONTI: NON CREDO CHE MERKEL VORREBBE LA SINISTRA AL GOVERNO
Ugo Magri per "la Stampa"

Monti dà voce a quanto Merkel e mercati si attendono dagli italiani. Non gradirebbero Berlusconi a Palazzo Chigi, e lo si era intuito. Ma se si dà retta al Professore, nutrono riserve pure sul centrosinistra. Temono che da Bersani e Vendola le riforme subiscano uno stop. Per dirla con le parole del premier: «Dubito che la signora Merkel voglia che un partito di sinistra vada al governo di un grande Paese in un anno di elezione per la Germania».

Estrapolata, l'affermazione suona come un ceffone a Bersani e pure come un autogol, poiché di regola le intromissioni dall'estero vengono male accolte. Collocata invece nel suo contesto, la battuta di Monti addita un problema che potrebbe porsi da lunedì, una volta conosciuto l'esito delle urne: come potrebbero reagire gli investitori internazionali? Quali contraccolpi si avranno sullo spread?

Le agenzie di rating ci hanno già messo gli occhi addosso. Secondo un report di Standard & Poor's, «esiste il rischio che dopo le elezioni possa esserci una perdita di slancio sulle riforme strutturali», premessa di eventuali ulteriori declassamenti. Monti si considera un po' lo scudo contro gli avvoltoi della speculazione, e un po' il garante che continueremo lungo la retta via. Boccia senza appello Berlusconi, ma sospende il giudizio su Bersani.

«Va testato», spiega, riconoscendo al candidato Pd-Sel «le qualità necessarie» per guidare un governo, rimproverandogli tuttavia l'alleanza con Vendola. Una «falsità» che lui abbia già deciso di sposare la sinistra «con la benedizione della Merkel» (teoria diffusa dal Cavaliere): la Cancelliera ha altri interessi...

Tutti discorsi che lasciano un po' così Bersani. Il quale recentemente è stato in Germania, e non ha ricavato l'impressione di un veto nei suoi confronti. Semmai, confidano nel suo entourage, a Berlino si attendono che Monti «venga imbarcato» nel prossimo governo, insomma vorrebbero un vero «centro trattino sinistra». Per cui sulle prime ieri Bersani ha pensato a un lapsus, a un qui pro quo del premier. «Non so se è un problema della Merkel o di Monti», ha borbottato. Comunque sia, alza le spalle Orfini, «ce ne faremo una ragione».

Tra l'altro «a settembre vota la Germania, e vedremo se i tedeschi vogliono ancora la Merkel...», si liscia i baffi ironico D'Alema. In odio al Prof si scatena Alfano, «si comporta da portavoce della Germania, il governo lo scelgono gli italiani». Grillo fa uno anzi due passi oltre: «Metteremo in discussione ogni trattato e ogni decisione europea», promette, «e vogliamo ridiscutere il debito per riprenderci la nostra sovranità», altro che fare contenta la Germania... Concetti che l'ex-comico griderà forte domani dal palco di Piazza San Giovanni, in un comizio di chiusura che lui prevede oceanico e probabilmente lo sarà (sebbene la Questura scettica si attenda circa 50 mila persone).

Grillo sfodera accenti epocali, «la nostra voce deve sentirsi fino a Sidney, a Buenos Aires, a Pechino... Chi ci sarà lo racconterà ai suoi nipoti, "C'ero anch'io a San Giovanni il giorno che cambiò l'Italia"... Siamo pronti a fare il ribaltone, quello che non riuscirono a fare i nostri padri nel '45... Sento già il terrore che aleggia...».

A modo suo, una marcia su Roma che suscita reazioni diverse. Di semi-comprensione da Monti, «Grillo ha la stessa mia rabbia verso la politica»; di dura critica da Bersani («Quando dice "non paghiamo i debiti" ci porta oltre la Grecia»); di totale chiusura dal Cavaliere, il quale bolla come «insensato e senza testa» chi darà uno voto a cinque stelle perché «vorrebbe picconare la politica mentre finirà soltanto col mandare Bersani e Vendola al governo». Ragion per cui se la ride Dario Fo, alleato di Grillo: «La più grande soddisfazione è portare via i voti a Berlusconi».

2 - LA CANCELLIERA SMENTISCE IL PROF "MAI PARLATO DELLE VOSTRE ELEZIONI"
Alessandro Alviani per "la Stampa"

A giudicare dalle sue stesse parole, Angela Merkel preferirebbe non farsi trascinare nella campagna elettorale italiana. «Spetta agli italiani eleggere il loro governo e io non mi immischio con consigli o supposizioni», ha messo in chiaro ieri mattina la cancelliera in un'intervista al quotidiano bavarese Straubinger Tagblatt, rispondendo a una domanda sul possibile ritorno di Silvio Berlusconi al governo.

Una dichiarazione che sembra riflettere la volontà di Frau Merkel di non pronunciarsi in prima persona in modo approfondito sulle imminenti elezioni in Italia, per evitare l'impressione di voler influenzare il voto o indirizzarlo verso il binario preferito da Berlino. Sulla base di questo quadro non è difficile ipotizzare che le frasi di Mario Monti sulla cancelliera che non vorrebbe il Pd al governo avranno suscitato sorpresa a Berlino o saranno state lette al massimo come espressione di una valutazione personale del premier uscente.

Dal canto suo, in serata Steffen Seibert, portavoce del governo, ha spiegato su Twitter che «la Cancelliera Merkel non commenta ora la campagna elettorale italiana e non lo ha fatto neanche in passato». Nel colloquio con lo Straubinger Tagblatt, del resto, Merkel aveva preferito restare sul vago: «Germania e Italia sono amici stretti e partner, finora abbiamo lavorato bene con ogni governo italiano», ha notato. Sappiamo tutti, ha aggiunto, che le grandi sfide, come la crisi economica o l'elevata disoccupazione in alcuni Stati, possono essere affrontate soltanto insieme e che «le riforme che sono state avviate dall'Italia negli ultimi mesi le hanno riportato nel mondo molta fiducia».

Merkel si esprime insomma in modo più accorto rispetto allo scorso dicembre, quando aveva sì chiarito che sarà «il popolo italiano a prendere le sue decisioni», ma si era anche detta certa che gli italiani avrebbero votato per continuare sulla «buona strada» che è stata avviata dal governo Monti, «sostenuto a lungo da quasi tutte le forze politiche», e che si è rivelata «giusta».

Una frase che era interpretata allora come un endorsement al premier uscente e aveva suscitato forti polemiche. Stavolta la cancelliera non si sbilancia. D'altronde la fiducia nutrita a Berlino per Monti non è affatto un mistero, come non è un mistero che nei corridoi del governo federale la preoccupazione per un possibile comeback di Berlusconi al governo sia forte. La ragione, in entrambi i casi, è chiara: il timore che il prossimo governo italiano possa abbandonare le strada delle riforme e del risanamento dei conti pubblici imboccata negli ultimi mesi e destabilizzare, in ultima istanza, l'intera casa europea.

È la preoccupazione nascosta nelle pieghe diplomatiche della frase dettata dal ministro degli Esteri Guido Westerwelle alla Süddeutsche Zeitung di martedì: non siamo parte in causa nella campagna elettorale italiana, ma contiamo che la linea proeuropea e le necessarie riforme vengano portate avanti. Una frase che riflette la posizione dell'intero governo, ha chiarito poco dopo il portavoce dell'esecutivo Steffen Seibert. Quanto al Partito democratico, invece, Angela Merkel finora non si è espressa pubblicamente sulla formazione di Pier Luigi Bersani.

 

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