PIERFURBY, L’ETERNO GALLEGGIANTE - FELTRI: “CASINI È UN SUGHERO INAFFONDABILE. IL PERICOLO DI ANDARE A LAVORARE LO SCAMPERÀ ANCORA”

Vittorio Feltri per "il Giornale"

Quando mi dedico a Pier Ferdinando Casini - che è un leader ma non so di che cosa - mi piacerebbe scrivere peste e corna, perché se lo merita. Ma resisto alla tentazione. Tutto sommato mi è simpatico. Ha un'aria da bontempone e, come succede spesso a coloro che ignorano il significato del vocabolo «serietà», conclude ogni discorso televisivo con l'aggettivo «serio»: confronto serio, proposta seria e roba del genere. Casini è il Bel Ami della politica italiana: si presenta bene, sa stare a galla, praticamente è un sughero inaffondabile. Un personaggio la cui personalità è l'opposto delle idee che professa, nelle quali è erroneamente convinto di credere.

Cattolico, quindi democristiano pur senza averne le stigmate, vuole talmente bene alla famiglia che ne ha due e a entrambe è affezionato. È un signore del suo tempo, un conservatore che non conserva nulla (tranne la poltrona), figuriamoci la fedeltà. Sopravvissuto con abilità alla disfatta della Democrazia cristiana, negli anni Novanta si apparentò con Silvio Berlusconi e salvò non solo lo scranno suo, ma anche quello di alcuni amici con i quali aveva creato un partitino talmente piccolo da aver tenuto il primo congresso in una cabina telefonica.

Dopo varie tribolazioni, il partitino cambiò nome, ma non indole e nemmeno programma, che poteva riassumersi in una parola, anzi due: mai lavorare. Obiettivo che lui e i suoi soci hanno sempre colto in pieno. Casini è il più grande dei piccini, forse perché è alto quasi un metro e 90. Quando non è in Parlamento (di un ramo del quale è stato addirittura presidente, un eccesso) è in televisione.

Anche ora che non conta più niente, avendo sbagliato ultimamente strada, riesce sempre ad imbattersi in una telecamera e a fare delle dichiarazioni inutili, trasmesse poi da importanti emittenti, in particolare quelle della Rai.

Di recente si è recato in India con alcuni colleghi. Scopo ufficiale: darsi da fare per riportare a casa i marò, due anni dopo che costoro sono finiti nelle grane, al punto da rischiare l'osso del collo ovvero di essere impiccati. La missione è fallita, come si presumeva. Infatti la comitiva non è manco riuscita a fare due chiacchiere con un assessore, un deputato, una qualsivoglia autorità indiana. Ciò nonostante, Pierfurby e la sua combriccola di gitanti sono stati intervistati da numerose antenne patrie, passando per trionfatori. Onore al merito.

È nota la vicenda di Casini con il Cavaliere. Il quale, alcuni anni orsono, nel 2008, pregò il leaderino di entrare nel Pdl. Invano. Sdegnosamente, il democristiano rifiutò e preferì mettersi in proprio. La fortuna gli arrise. Nel senso che Casini fu in grado alle elezioni di acchiappare voti a sufficienza per non perire.

Il dramma si è consumato nel 2013 ossia quando al padrone dell'Udc venne in mente di associarsi a Mario Monti nella convinzione che questi fosse un astro, mentre alla prova delle urne si rivelò un lumino. Cimiteriale. Pier Ferdinando entrò in Senato dal buco della chiave, per un pelo e in beata solitudine. Sembrava l'ultimo atto della commedia. Non è così. È stato il penultimo.

Perché l'uomo è ricco di risorse e ieri la Repubblica ha pubblicato una sua intervista, in cui egli esprime il desiderio (che sarà soddisfatto) di rientrare nella dimora del padre: quella di Berlusconi. Casini, preso atto di avere toppato, confessa che una riedizione sia pure miniaturizzata della Dc è impensabile e che, pertanto, una nuova alleanza con Berlusconi si rende ora indispensabile.

Quindi? Si ricomincia da capo, come nel 1994. Dopo averne dette di tutti i colori sul vituperato fondatore e rifondatore di Forza Italia, l'immarcescibile democristiano aspira a risedersi al fianco del decaduto, per rilanciare il centrodestra, lui che di azzurro non ha nulla eccetto la moglie, Azzurra. Il bello è che il Cavaliere - se lo conosciamo, e lo conosciamo - lo riprenderà con sé. In effetti è il tipo che riprende tutti. Ha ripreso un paio di volte perfino me, figurarsi se non ripiglia il figliol prodigo che ha ancora in tasca due o tre voti. Buona fortuna, Pierfurby. Stai tranquillo, il pericolo di andare a lavorare lo scamperai ancora. Bravo!

 

 

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