FEMMINA D’ONORE - L’INTERVISTA ALLA FIGLIA DI RIINA FA IMBUFALIRE LE VITTIME DI MAFIA

Riccardo Arena per "La Stampa"

Si può dare spazio alla figlia del capo di Cosa nostra, Totò Riina, che si dice «dispiaciuta» per le vittime di mafia ma «onorata» di portare il cognome del padre?

L'intervista che Lucia Riina ha rilasciato alla Radio Television Suisse (Rts), «la prima in tv» come sottolinea l'emittente, suscita scalpore e indignazione in Italia: i quattro minuti e 9 secondi di colloquio tra il conduttore del tg dell'emittente svizzera e l'ultimogenita del boss sono stati resi noti a livello internazionale sul sito ufficiale della Rts.

Immediate le reazioni di Giovanna Maggiani Chelli, presidente dell'associazione dei familiari delle vittime di via de' Georgofili, la strage di Firenze; di Maria Falcone, sorella del giudice ucciso proprio su ordine del boss; e di Sonia Alfano, presidente della commissione antimafia del Parlamento europeo e a sua volta figlia di una vittima di mafia, il giornalista siciliano Beppe Alfano.

L'indignazione non è solo per le parole della trentaduenne Riina jr, ma proprio per lo spazio che è stato dato alla sua «prima intervista televisiva». Rts sembra avere accolto le proteste e il video, come osservato dalla Maggiani Chelli, ieri non era più sulla home page del sito ma si trovava solo nelle pagine interne.

In due versioni, una delle quali accorciata a due minuti e 47 secondi, con una scritta sottostante sibillina, in cui si accenna a «questioni di diritti» che hanno portato a togliere alcuni argomenti, ragion per cui «le edizioni delle 12.45 e delle 19.30 non possono essere proposte nella loro integralità».

Seguendo un cliché già inaugurato dai figli di un altro supercapo, Bernardo Provenzano, che parlarono per la prima volta con una tv straniera, la britannica Bbc, Lucia Riina si concede agli svizzeri di lingua francese, andando fino a Ginevra, per il suo primo viaggio all'estero.

Per le vittime del padre, la giovane donna si dice «dispiaciuta» ma va fiera della tradizione cattolica della sua famiglia: con i genitori, i figli (quattro, di cui due maschi, uno all'ergastolo, l'altro condannato per mafia, scarcerato nel 2012 ed emigrato a Padova) pregavano tutte le sere.

«La sua favoletta di brava figlia che ama quell'assassino di suo padre, ma che le dispiace tanto per le vittime di mafia la vada a raccontare a qualcun altro», ribatte Giovanna Maggiani Chelli. È lei ad annunciare l'intenzione di querelare la Riina, se dovesse rilasciare una nuova intervista, «per lesa memoria dei nostri morti».

Poi l'affondo sulla tv straniera: «Bastano le nostre televisioni, che esaltano i figli dei criminali, non ci si mettano anche quelle svizzere». La Maggiani invita i siti italiani a rimuovere il video: «Va tolta ogni voce ai mafiosi terroristi eversivi del 1993 e ai suoi eredi, a meno che non vogliano verbalizzare ciò che sanno alla procura di Firenze».

Maria Falcone, sorella del magistrato ucciso a Capaci nel 1992, parla invece di «sconcerto e biasimo per le dichiarazioni di Lucia Riina. Sarebbe stato meglio, per etica, moralità e discrezione verso gli italiani, relegare al proprio privato i sentimenti che si nutrono verso un genitore così». Però «è altrettanto grave che per facile audience una tv svizzera si interessi alla figlia di un boss italiano, raccogliendo le sue opinioni su fatti tanto drammatici per la storia del nostro Paese e per le famiglie dei martiri».

Sonia Alfano - il padre Beppe, giornalista, fu ucciso in un agguato a Barcellona Pozzo di Gotto nel 1993, parla invece di «spettacolino disgustoso» e sottolinea che «giornali e tv non ce la fanno a mantenere la decenza, evitando di darle spazio».

 

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