BANANA ELETTORALE! MA SE DOPO BERSANI ARRIVA RENZI LA PACCHIA E’ FINITA

Adalberto Signore per "Il Giornale"

La preoccupazione non è nuova. Ma, certo, l'uscita del super-renziano Delrio - che ieri ribadiva a Repubblica d'essere favorevole ad un «governo di scopo Pd-Pdl» - non fa che rendere la strada più impervia.

Berlusconi, infatti, non nasconde le sue perplessità su come Bersani si sta muovendo e sul fatto che nonostante l'invito di Napolitano a guardare alle larghe intese il segretario del Pd continui a chiudere porte.

Le trattative, in verità, ci sono. E gli ambasciatori sono al lavoro da giorni. Verdini parla con Migliavacca e Latorre, Letta avrebbe avuto contatti con lo stesso Bersani e pure Alfano si sarebbe attivato. Con un problema fondamentale: a differenza dei suoi più stretti collaboratori, che in privato non negano l'esistenza di un buon numero di ambasciate, Bersani continua a tenere una posizione che pubblicamente è di chiusura totale: «Non mi occupo di larghe intese».

Insomma, un «vorrei ma non posso». O almeno così viene letta da Berlusconi la posizione di Bersani. Che, è il senso dei ragionamenti del leader del Pdl, «non è un interlocutore credibile perché rappresenta a mala pena mezzo Pd». Ecco perché il Cavaliere auspica che il «giro» esplorativo del segretario del Partito democratico si chiuda al più presto e che il mandato venga affidato a qualcuno con cui «sia possibile discutere seriamente un'ipotesi di larghe intese».

Qualcuno, dice Berlusconi nei suoi colloqui privati, che «possa davvero parlare a nome del Pd», cosa che ad oggi «Bersani non riesce a fare». E la certificazione sta proprio nell'intervista a Repubblica del presidente dell'Anci Delrio, considerato una sorta di ombra di Renzi tanto da scatenare la dura reazione di Fassina che lo accusa di voler «indebolire» il segretario del Pd.

Contatti, dunque, ce ne sono. E ovviamente il nodo di un eventuale sostegno al governo (palese o meno che sia) viene trattato di pari passo alla nomina del successore di Napolitano al Quirinale. Si sarebbero fatti dei nomi e i bene informati sostengono che dopo il fallimento di Bersani un secondo mandato esplorativo andrebbe al presidente del Senato Grasso che riuscirebbe a dar vita al cosiddetto «governo del presidente» con la contestuale riconferma di Napolitano al Colle.

Questa la soluzione più gettonata, anche se il Pdl vedrebbe bene al Quirinale anche Gianni Letta o pure Dini. E, dice uno dei collaboratori più stretti di Berlusconi, pure un Amato o un Marini «andrebbe benissimo». Persino Violante potrebbe avere il placet del Cavaliere, che l'unico veto che davvero mette è su Prodi. Lui – dice Berlusconi ai suoi facendo il verso alla Annunziata – è l'unico «impresentabile».

Lavori in corso, dunque. Con uno sguardo a chi dopo Bersani proverà a tirare le fila (Grasso, secondo i bookmakers). E con una riflessione che il leader del Pdl affida a chi ha occasione di sentirlo al telefono durante la domenica: pensare che sulle riforme istituzionali votiamo con il Pd mentre loro governano da soli trattandoci come appestati è semplicemente delirante...

Insomma, o tutto o niente. «Perché se siamo presentabili e affidabili per riscrivere insieme la Costituzione – spiega l'ex ministro Romani – non possiamo non esserlo anche per un governo di scopo». E poi, ragiona l'ex premier, se non c'è l'intesa è bene che si voti subito, magari a giugno, in modo che Renzi e il Pd non abbia il tempo di riorganizzarsi.

Berlusconi stamattina interverrà a La telefonata di Belpietro su Canale5 e poi a mezzogiorno dovrebbe incontrare i gruppi parlamentari. Occasioni nelle quali metterà in chiaro la sua posizione. Intanto il gruppo del Pdl alla Camera continua ad essere un pizzico in agitazione dopo la designazione a presidente di Brunetta. In pole position per la nomina a vicepresidente vicario, l'ex ministro Gelmini. Nonostante alcune deputate del Pdl abbiano inutilmente tentato di mettersi di traverso.

 

 

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