UNA FOGLIA DI FICO DEL CAV? - LA RAI AFFETTA DA GUBITOSI TEME L’ASSE 5PIPPE-BANANA (AD INIZIARE DALLA CAMPAGNA SUGLI STIPENDI)

Goffredo De Marchis per "La Repubblica"

A Viale Mazzini la storia dei «partiti fuori dalla Rai», il debutto di Roberto Fico neopresidente grillino della commissione di Vigilanza, l'hanno già sentita. Poi, tutto passa e la lottizzazione resta. «Speriamo che non si facciano gli stessi errori di sempre. Che Fico, come gli altri, non finisca per affezionarsi all'oggetto e a certi metodi», dice Fabio Fazio che nella tv pubblica lavora da quasi 30 anni. Stavolta però dietro Fico, c'è Beppe Grillo. Vale a dire, l'aggressività e la storia del comico che negli studi della tv pubblica è cresciuto e da cui è stato cacciato, una vita fa.

La Rai è il bersaglio preferito del leader 5stelle nei suoi comizi- show. I conduttori, i programmi, gli stipendi, gli appalti esterni, la politica. Basta poco per far saltare il banco. Basta che un solerte convertito sulla via di Sant'Ilario si metta d'impegno per stilare una lista di dirigenti e giornalisti con accanto il partito di provenienza e alla fine passi il "pizzino" a Fico.

È già successo, quando alla Rai arrivò l'onda berlusconiana e una manina vergò l'elenco dei lottizzati a sinistra. Stavolta il terremoto potrebbe essere a tutto campo. Per questo a Viale Mazzini aspettano le prime mosse di Fico. E tremano. Qualcuno è sicuro che la
prima battaglia sarà quella dei compensi e che il Movimento troverà una sponda nel partito di Silvio Berlusconi. «Il Pdl ha un compito preciso: danneggiare la Rai e favorire Mediaset, che sta messa molto male - spiega un altissimo dirigente - . Potrei mettere la mano sul fuoco che appena partirà dalla Vigilanza una campagna sugli stipendi, il centrodestra si accoderà. È il sistema per far male alla tv di Stato».

Questa saldatura è il terrore del settimo piano e dell'attuale vertice. Luigi Gubitosi, il direttore generale, ha avviato una spending review per riportare all'interno il grosso delle produzioni. Ma certe commesse saranno guardate al microscopio e Grillo ha già posato gli occhi sulla lente d'ingrandimento. Oggi, con la presidenza della Vigilanza, i 5stelle possono chiedere carte e contratti che finora ben pochi hanno visto. Non è detto che ci trovino dentro qualcosa di delicato o inopportuno, ma è possibile che ci costruiscano sopra campagne e bracci di ferro. La Rai è un facile punching ball.

All'opinione pubblica non è simpatica, anche se è il network di gran lunga più seguito in Italia. Bruno Vespa è ai primi posti del "microfono di legno", sondaggio online promosso dai grillini. Ma figuriamoci se si spaventa: un democristiano combattivo ed esperto come lui. «La rete ha le sue dinamiche. Faccio notare però che Grillo ci ha sempre risparmiato nelle sue tirate», dice subito il conduttore di Porta a porta mettendosi al livello del capo.

Vespa conosce la politica, conosce l'azienda come le sue tasche, ne ha viste di tutti i colori ed è convito che si supererà anche questa. «I partiti fuori dalla Rai? È una cosa che desideriamo da decenni. Detto questo, la mia idea non cambia: è un servizio pubblico e spero lo sarà per sempre ». E se Fico lo avesse votato nella consultazione per la maglia nera televisiva? «Non lo so. Se l'ha fatto - risponde Vespa - lo invito a guardare bene la mia trasmissione e a ricredersi».

Raitre è nel mirino del comico. Perché è la sinistra a stuzzicare il suo appetito cannibale, non solo in tv. Giovanni Floris è il «venduto». Agorà, trasmissione del mattino, il nemico da maltrattare nei comizi. Come è successo durante il tour siciliano quando la brava Cecilia Carpio, giornalista precaria, è stata insultata dal comico. «Spero che Fico usi questa occasione per capire meglio la tv pubblica - spiega il conduttore di Agorà Gerardo Greco -. Nella classifica del microfono di legno siano penultimi: significa che il pubblico ci apprezza. Ma si può sempre migliorare e una Vigilanza che controlla, che consiglia, ci aiuterà».

Il direttore di Raitre Andrea Vianello, che sta sperimentando volti nuovi e nuovi format, non si è spaventato per gli editti di Grillo e non si spaventa per l'elezione di Fico. «Sono sicuro che il tono e i ragionamenti del presidente saranno diversi da quelli del leader. Vogliono cacciare i partiti? Noi lo diciamo da anni, ma bisogna cambiare la legge». I rapporti futuri non lo preoccupano. «Raitre non ha alcun problema a essere vigilata e controllata», dice Vianello.

Gubitosi attende la convocazione ufficiale della commissione. La presidente Annamaria Tarantola «non vede l'ora di incontrare Fico» per raccontargli la sua idea di Rai. Certo, al settimo piano, dove sono gli uffici dei big, si balla sui difficili numeri ereditati: 200 milioni di deficit. Ma più di Grillo, i vertici continuano a essere spaventati dall'offensiva del Pdl. Ieri i neocommissari del centrodestra Augusto Minzolini e Riccardo Villari hanno accusato il direttore generale per gli "acquisti esterni" di manager. Con la sponda del Pd Michele Anzaldi, renziano, e le dure critiche del presidente della commissione Bilancio della Camera Francesco Boccia, lettiano di ferro. Un'asse pericoloso per il vertice di Viale Mazzini. Più dell'arrivo dei marziani grillini.

 

GIANCARLO LEONE E FABIO FAZIOAUGUSTO MINZOLINI Andrea Vianello roberto fico GUBITOSI E TARANTOLA jpeg

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