ANCHE SARKÒ FINISCE NEL SACCO DELLA “GRANDE GERMANIA” - LA COMMISSIONE UE AVVISA IL NANOLEONE DELL’ELISEO: “SERVONO MISURE AGGIUNTIVE” - PARIGI SUBISCE I TIMORI SUL RATING E SULLA TENUTA DELLE BANCHE ESPOSTE CON I PAESI IN DIFFICOLTÀ E LO SPREAD SALE FINO A 170,20 - IL COSTO DEL LAVORO È AUMENTATO DEL 39% (IN GERMANIA SOLO DEL 19%) E LA MANOVRA ANNUNCIATA DAL PRIMO MINISTRO FILLON DOVRÀ ESSERE BEN PIÙ SOSTANZIOSA DEL PREVISTO…

Giampiero Martinotti per "la Repubblica"

Soffre anche la Francia nella tempesta che sconquassa l'eurozona. Malgrado i tagli annunciati lunedì da François Fillon, malgrado la tripla A di cui si può ancora fregiare, Parigi è presa a tenaglia: da un lato, la Commissione dice che gli sforzi non bastano, che occorre fare di più per raggiungere gli obiettivi; dall'altro, i mercati testano la resistenza del paese, lo spread con i bund tedeschi raggiunge livelli record dalla nascita della moneta comune.

Tutto ciò con sullo sfondo i problemi strutturali dell'economia transalpina, la sua perdita di competitività, il peso della pressione fiscale, il deficit commerciale alle stelle. Sono giornate terribili dentro il fortino dell'Eliseo. Nicolas Sarkozy sa che in queste settimane si gioca la rielezione, che le agenzie di rating hanno in mano la reputazione del paese e, di riflesso, la sua personale. Per questo ha chiesto al governo nuovi tagli di bilancio, 18 miliardi nel prossimo biennio.

La Commissione, tuttavia, dice che non basterà. Le previsioni di crescita sono state di nuovo riviste al ribasso per tutta l'Ue e chi dice meno crescita dice anche più disavanzo: nel 2012, l'espansione dovrebbe essere dello 0,6 per cento, l'anno successivo dell'1,4. Cifre più basse rispetto a quelle, già deludenti, formulate dal governo Fillon e alla base dei tagli appena annunciati: una manovra da 100 miliardi da qui al 2016 con l'anticipo di un anno della riforma delle pensioni e il congelamento degli stipendi di presidente e ministri.

La manovra, insomma, sarebbe insufficiente ancor prima di essere applicata: con queste cifre, il deficit 2013 sarebbe al 5,1 per cento anziché al 3, come previsto dai piani governativi. Il commissario Olli Rehn ha così chiesto nuovi sforzi: «Apprezziamo il fatto che il governo francese abbia annunciato recentemente misure di consolidamento del bilancio, che sono importanti. Ma per quel che riguarda il 2013, sono necessarie misure supplementari per correggere l'eccessivo deficit pubblico ».

I ministri delle Finanze e del Bilancio, François Baroin e Valérie Pécresse, hanno subito risposto assicurando che gli obiettivi saranno mantenuti: «L'impegno a riportare il disavanzo al 3 per cento nel 2013 e al pareggio nel 2016 sarà rispettato, la determinazione del governo è totale». I due ricordano inoltre che fra tagli e nuove entrate la manovra comporta risparmi per 65 miliardi entro il 2016. I mercati, tuttavia, qualche dubbio ce l'hanno. Lo dimostra l'andamento dello spread, salito ieri pomeriggio fino a 170,20 punti base e poi leggermente sceso (168,70).

E' un livello mai raggiunto finora, che gli analisti spiegano con due ragioni: i timori sul rating della Francia e sulla tenuta delle banche transalpine, fortemente esposte con i paesi in difficoltà. A questo proposito, ieri si è inserito uno strano episodio: Standard and Poor's ha pubblicato un comunicato in cui dice di aver diffuso «per sbaglio» ad alcuni abbonati un messaggio in cui veniva annunciata la degradazione della nota francese. Non è vero, dice l'agenzia: «La nota è invariata a "AAA" con prospettiva stabile».

Si sarebbe trattato di un incidente tecnico, ma il ministro delle Finanze ha chiesto al gendarme della Borsa di indagare e la Consob francese ha deciso di aprire un'inchiesta. C'è comunque chi non dà molta importanza alla tripla A: secondo Jacques Attali, la degradazione è già nei fatti, nello spread con i bund tedeschi e la manovra di Fillon, definita "illeggibile", è insufficiente. In ogni caso, Moody's, a differenza dei concorrenti, ha messo sotto osservazione la tripla A francese dal 17 ottobre scorso.

Non si tratta di difficoltà passeggere e la stampa tedesca è stata quella che ha sottolineato con più forza le deficienze strutturali dell'economia francese, il cui ultimo bilancio pubblico in equilibrio risale al 1974. Paese con ottime infrastrutture e grandi gruppi solidi e reputati, la Francia manca di medie imprese innovanti e aggressive sui mercati internazionali.

Da qualche anno, il suo deficit commerciale (più di 51 miliardi nel 2010) cresce senza sosta, spinto verso l'alto dalla perdita di competitività delle imprese. Gli oneri sociali sono pesanti, la macchina statale drena risorse e grava sul dinamismo privato. Lo ‘Spiegel' ha ricordato un dato che riassume le debolezze transalpine: negli ultimi dieci anni, il costo del lavoro è aumentato del 19 per cento in Germania e del 39 per cento in Francia. Un dato che lascia immaginare gli sforzi che attendono il paese, ben più sostanziosi dei tagli annunciati qualche giorno fa da Fillon e lontani dalle ricette fallimentari applicate da Sarkozy e dai suoi predecessori.

 

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