merkel orban migranti profughi rifugiati

MI GRATTO DAVANTI AI MIGRANTI - IL 'FRONTE DELL'EST' BLOCCA IL PIANO EUROPEO SULLA REDISTRIBUZIONE DEI PROFUGHI: SE PURE LA GERMANIA CAPISCE DI AVER ESAGERATO E CHIUDE LE FRONTIERE, PERCHÉ DOBBIAMO PRENDERCELI NOI?

1.MOGHERINI, MANCANZA UNITÀ UE MINA NOSTRA CREDIBILITÀ

 (ANSA) - "La mancanza di unità interna, ha un impatto negativo rispetto alla credibilità esterna dell'Europa". Lo ha detto l'Alto Rappresentante per la politica estera Ue Federica Mogherini, parlando all'Europarlamento.

renzi mogherini ban ki moon 5renzi mogherini ban ki moon 5

 

"Nel mondo siamo ancora percepiti come i campioni della tutela dei diritti umani. Per questa ragione - ha aggiunto Federica Mogherini - l'azione interna Ue è così importante per la sua azione esterna".

 

 

2.MIGRANTI: MOGHERINI, STATI DIANO SOLDI A TRUST UE SUBITO

 (ANSA) - "Mi aspetto che gli Stati membri diano contributi ai trust fund Ue subito. Mi aspetto che i contributi arrivino nelle prossime ore, non tra mesi. Bisogna cominciare ad essere coerenti", così l'Alto rappresentante Federica Mogherini nel suo intervento al Parlamento europeo.

 

 

3.L’EUROPA È ANCORA SENZA ACCORDO SULLA DISTRIBUZIONE DEI PROFUGHI

Marco Zatterin per “la Stampa

 

MERKEL ORBANMERKEL ORBAN

Larga intesa, ma non consenso. Dopo un pomeriggio di duelli senza esito coi duri del «”no” alla solidarietà» - soprattutto cechi, slovacchi, romeni e ungheresi -, la presidenza lussemburghese dell’Ue ha gettato la spugna per non fare notte, limitandosi a constatare che un’ampia maggioranza di Paesi era pronta ad appoggiare il principio di una redistribuzione organizzata, e non vincolante, di altri 120 mila profughi.

 

Un accordo sarebbe stato comunque un patto di cornice, perché privo di una delibera sulle modalità di ripartizione. Eppure avrebbe costituito un passetto avanti oltre quello compiuto nel pomeriggio col varo dello schema di riallocazione dei primi 40 mila profughi, con due mesi di ritardo e 8 mila posti da attribuire. Decisioni prendi-tempo per l’Europa solidale. Ci saranno altri negoziati prima del consiglio dell’8 e 9 ottobre. Finale, forse. Ma nessuno ne è sicuro.

 

IL NO DEI PAESI DELL’EST

È stata la riunione dei veti incrociati, dei nervosismi inevitabili davanti al dramma della migrazione e ai controlli alle frontiere che ritornano ovunque nel continente. Francia e Germania hanno tirato la volata, avvertendo i partner che «se non siamo in grado di agire insieme, Schengen è finito».

 

PROFUGHI IN UNGHERIAPROFUGHI IN UNGHERIA

I ministri degli Interni dell’Unione si sono dati battaglia divisi su tre fronti: i solidali che chiedono certezze sui migranti che arrivano (Berlino e Parigi); i paesi di frontiera che invocano solidarietà su rimpatri e ripartizione (Italia e Grecia); quelli che bocciano la solidarietà perché «conta proteggere i confini» e negano il principio stesso delle quote, anche volontarie (soprattutto Ungheria, Romania, Repubblica Ceca; più dialoganti i polacchi).

 

Il risultato della spaccatura è un testo di «conclusioni della presidenza», e non una dichiarazione del Consiglio, che lascia aperte molte porte. Il ministro lussemburghese Asselborn ha fatto chiaramente capire che in ottobre si potrebbe decidere a maggioranza, in quanto «le regole lo consentono». È una promessa e una minaccia. Come lo è la possibilità che sia convocato nei prossimi giorni un vertice europeo a livello di leader.

 

migranti tra germania e danimarcamigranti tra germania e danimarca

Ci si consola coi 40 mila (o meglio sui 32.356) che potranno cominciare a essere riallocati immediatamente e col fatto che la decisione offre la base legale per mettere in funzione degli hotspot, i centri di accoglienza Ue. Devono partire in fretta ed essere chiusi, nel senso che dovranno ospitare gli aspiranti rifugiati sino a che la loro pratica non sarà conclusa, con «misure adeguate per evitare movimenti secondari». Il contrario di quanto avviene nei centri italiani.

 

«L’avvio della redistribuzione passa per l’attivazione gli hotspot», puntualizzano il francese Cazeneuve e il tedesco De Maiziere. Angelino Alfano condiziona invece la mossa a un’intesa europea sui rimpatri, ma non c’è n’è traccia nel testo della presidenza. Forse conta sul cantiere che è ancora aperto con tutti i suoi problemi, a partire dalla piano con cui la Commissione propone un meccanismo di ripartizione d’emergenza permanente. Da valutare anche la lista dei paesi sicuri, necessaria per i rimpatri: la abitano i Balcani, ma la Turchia è fuori per la questione curda. Italia vorrebbe Tunisia e Marocco.

RIFUGIATI SIRIANIRIFUGIATI SIRIANI

 

Ieri mattina - almeno questo - il Consiglio affari generali ha espresso lo scontato parere favorevole sul passaggio alla fase 2 della missione navale nel Mediterraneo (EuNavFor Med) autorizzando l’uso della forza contro gli scafisti. Sinora si è provveduto alla raccolta di informazioni nelle acque europee. Adesso ci si può spingere in quelle internazionali. Piena operatività da fine mese. A Eunavfor Med partecipano 21 paesi, con quattro unità navali cinque mezzi aerei e personale vario. Nelle prossime saranno messi in campo «nuovi mezzi», fregate, elicotteri e forze speciali.

 

rifugiati  a buchenwald rifugiati a buchenwald

 

Ultimi Dagoreport

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…