trump zuckerberg

LA STORIA NON È FINITA, E PURE FUKUYAMA È ANCORA TRA NOI: ‘TRUMP È UN IGNORANTE, MA I MILIARDARI DI SILICON VALLEY NON SCHERZANO. LUI VUOLE DISTRUGGERE LO STATO AMMINISTRATIVO, LORO LA POLITICA CON ALGORITMI E INTELLIGENZA ARTIFICIALE. MA SENZA LE ÉLITE UNA DEMOCRAZIA MUORE. IMPEACHMENT? IMPOSSIBILE’

 

 

Massimo Gaggi per il Corriere della Sera

 

FRANCIS FUKUYAMAFRANCIS FUKUYAMA

Ogni giorno un colpo di scena. Adesso anche Trump che avrebbe rivelato ai russi fonti segrete dell' intelligence alleata.

 

La minaccia di attaccare la Corea del Nord e poi l' offerta di un incontro col suo dittatore. A testa bassa per mesi contro la Cina, poi si affida a Pechino per la crisi coreana. Sempre tutto unprecedented, senza precedenti. Magari alla fine non ci saranno i disastri temuti. Sul free trade, ad esempio, non ha attuato le sue minacce, dal muro di dazi con la Cina alla denuncia del Nafta, anche se ha cancellato l' accordo Tpp. Ma se smettiamo di inseguire il suo tweet del giorno e guardiamo le cose in una prospettiva più ampia, è facile capire che Trump provocherà danni permanenti alla democrazia americana e alle relazioni internazionali».

 

Dal suo ufficio nella Stanford University, in California, lo storico Francis Fukuyama riflette sull' impatto che la nuova presidenza sta avendo non solo sulla politica Usa ma anche sulla struttura dello Stato.

 

Mesi fa lei era preoccupato dai singoli atti del nuovo presidente, ora sembra più allarmato dal deterioramento complessivo di un sistema di governo.

«Trump è il presidente più ignorante che sia mai stato eletto. Ha detto cose incredibili come il fatto che solo ora si è reso conto della complessità del sistema sanitario Usa: un labirinto che ogni americano ha imparato a conoscere bene. Non crede negli intellettuali, nelle élite.

Francis FukuyamaFrancis Fukuyama

 

Ma senza élite una democrazia muore. L' ultimo a pensare che per governare puoi scegliere chi ti pare, che non c' è bisogno di gente esperta, fu Andrew Jackson, il settimo presidente degli Stati Uniti, eletto nel 1829. Da allora l' America ebbe un' amministrazione inefficiente e corrotta per quasi un secolo. Rischiamo di ripetere quell' esperienza».

 

In effetti, a parte gli errori di Trump, il governo non funziona anche perché mancano ancora tanti uomini chiave.

«Qui i problemi sono due. In primo luogo, politicizzando tutto, Trump sta distruggendo le isole di indipendenza delle istituzioni americane essenziali per il funzionamento dei sistema dei checks and balances . L' abbiamo visto ora con l' Fbi, la cacciata di Comey, ma pensi alla Federal Reserve: la Yellen ieri era per Trump una serva di Hillary Clinton da cacciare al più presto. Oggi la elogia e dice che sta pensando di riconfermarla.

TRUMP LAVROV TRUMP LAVROV

 

 Domani chissà. E poi la Corte Suprema più spaccata che mai per linee ideologiche, gli attacchi al sistema di intelligence. Il secondo nodo è quello delle tante caselle ancora vuote, certo. Ma io vedo soprattutto gente in gamba che se ne va. I funzionari della generazione del baby boom vanno in pensione e i giovani che dovrebbero sostituirli, percepito il disprezzo che c' è in giro per la burocrazia, non vogliono lavorare nel settore pubblico. Guardi il Dipartimento di Stato: il motore della politica estera americana è imballato anche perché il ministro, Rex Tillerson non ha alcuna considerazione delle strutture ministeriali. Così gli esperti, gli unici che conoscono a fondo le diverse realtà del mondo, se ne vanno».

 

Tutta colpa di Trump?

donald trump e steve bannondonald trump e steve bannon

La «decostruzione dello Stato amministrativo», il progetto ideologico del suo consigliere Steve Bannon ha punti in comune con la «disruption», che è la filosofia delle aziende tecnologiche. «Distruzione creativa» partita dal mondo dell' economia e della produzione, e poi passata nel sociale, con la tentazione di arrivare fino alla politica. Anche Silicon Valley detesta la burocrazia e immagina di poter cambiare la politica con algoritmi e intelligenza artificiale.

 

Dal laboratorio di Stanford come la vede?

«Vivo da sette anni qui, nel cuore della Silicon Valley e mi rendo sempre più conto che i manager che la guidano non hanno il senso della realtà complessa e contraddittoria del mondo che è fuori dalla bolla di questa valle. Magari sono bene intenzionati, ma ugualmente pericolosi nel perseguimento delle loro utopie perché hanno molto potere economico e di convinzione.

 

Hanno creato monopoli giganteschi che condizionano tutti noi. Bisogna intervenire finché siamo in tempo. Basta vedere quello che è accaduto su fake news, privacy violata, hacker che scorazzano in sistemi ingenuamente aperti. E poi il lavoro, anche intellettuale, sempre più robotizzato. Il governo è assente: per il ministro del Tesoro di Trump il problema della disoccupazione tecnologica si porrà tra cento anni. Invece è già qui».

ZUCKERBERGZUCKERBERG

 

Torniamo alla politica estera. Trump sta per partire per la sua prima missione internazionale. Cosa si aspetta?

«Per lui sarà un viaggio educativo. Al G7 siederà a fianco di sei capi di governo molto più preparati e competenti di lui. Capirà che deve fare i compiti a casa. E in Medio Oriente, prima in Arabia Saudita, poi in Israele, scoprirà che la realtà della regione è molto più complessa di quella delle sue formulette populiste. Al di là dei suoi sbalzi caratteriali, tornerà più informato e consapevole. Comunque una cosa utile».

 

Quali sono i danni che lei teme nelle relazioni internazionali?

«Soprattutto la sua apertura di credito nei confronti dei dittatori: tratta meglio il filippino Duterte, l' egiziano Al Sisi, lo stesso Putin di alcuni fedeli alleati dell' America. Elogia Erdogan per la vittoria in un referendum condannato dalla comunità internazionale e dallo stesso Dipartimento di Stato.

 

JEFF BEZOS AMAZONJEFF BEZOS AMAZON

Questo può avere conseguenze profonde perché il soft power della potenza americana, per dirla col politologo Nye, è basato sul ruolo degli Usa come baluardo della democrazia e del rispetto dei diritti umani. L' ordine internazionale che abbiamo avuto fin qui si basa su questo. E poi mi spaventa la scelta semplicistica di mettere tutte le uova in un solo cesto: la Cina dipinta come nemico, ma poi Trump per la Corea del Nord si mette pienamente nelle sue mani , sperando che Xi Jinping gli risolva il problema. Non lo farà, la Cina non ne ha la forza e nemmeno l' interesse».

 

A sinistra c' è chi pensa che questi problemi si risolveranno con un «impeachment».

«Favole, è un processo complicatissimo, vanno provati reati gravi e serve una maggioranza dei due terzi: non succederà. Non con questo Congresso».

 

Duterte armiDuterte armi

 

Ultimi Dagoreport

wang

DAGOREPORT - CICLONE WANG SUL FESTIVAL DI RAVELLO! - PERCHÉ NEGARLO? E' COME VEDERE GIORGIA MELONI COL FAZZOLETTO ROSSO AL COLLO E ISCRITTA ALL’ASSOCIAZIONE DEI PARTIGIANI - YUJA WANG, LA STELLA PIU' LUMINOSA DEL PIANISMO CLASSICO, ENTRA IN SCENA STRIZZATA IN UN VESTITINO DI PAILLETTES CHE SCOPRE LE COSCE FINO ALL'INGUINE, TACCHI “ASSASSINI” E LA SCHIENA NUDA FINO ALL’OSSO SACRO. MA NON STIAMO ASSISTENDO ALLE SCIOCCHEZZE DA DISCOTECA DI CERTE “ZOCCOLETTE” DEL POP IN PREDA A SFOGHI DI TETTE, SCARICHI DI SEDERONI, SCONCEZZE DA VESPASIANO; NO, SIAMO NEL MONDO AUSTERO E SEVERO DEI CONCERTI DI “CLASSICA”: RACHMANINOFF, PROKOFIEV, MOZART, CHOPIN, CAJKOVSKIJ. MA ALLA WANG BASTA UN MINUTO PER FAR “SUONARE” LE COSCE DESNUDE METTENDOLE AL SERVIZIO DELLE EMOZIONI E DELL’INTERPRETAZIONE MUSICALE, CONFERMANDO IN PIENO LE PAROLE DI LUDWIG VON BEETHOVEN: “LA MUSICA È LA MEDIATRICE TRA LA VITA SPIRITUALE E LA VITA SENSUALE” - VIDEO

donald trump

COME STA IN SALUTE DONALD TRUMP? DOPO LE FOTO HORROR DELLE CAVIGLIE FORMATO ZAMPOGNA DEL PRESIDENTE, ANCHE NEGLI STATES INIZIANO A FARSI DELLE DOMANDE - C’È UNA CORRENTE DEL PARTITO DEMOCRATICO, VICINA A BERNIE SANDERS, CONVINTA CHE LA SALUTE DI TRUMP SIA PIÙ TRABALLANTE DI QUANTO I MEDICI DELLA CASA BIANCA NON VOGLIANO AMMETTERE. I PUGNACI DEPUTATI DEM STAREBBERO VALUTANDO DI CHIEDERE L’ISTITUZIONE DI UNA COMMISSIONE MEDICA INDIPENDENTE PER VALUTARE LE REALI CONDIZIONI DEL PRESIDENTE… - TRA INSUFFICIENZA CARDIACA E DEMENZA SENILE, SUI SOCIAL I COMPLOTTARI MORMORANO: "QUALUNQUE COSA NASCONDA, STA PEGGIORANDO"

jackie kennedy e gianni agnelli a ravello nel 1962

JOHN KENNEDY E’ STATO IL PIÙ INFEDELE PUTTANIERE DEL XX SECOLO MA SUA MOGLIE JACQUELINE S’ATTACCAVA COME UN’IDROVORA A OGNI AUGELLO A PORTATA DI MANO (DAI DUE COGNATI ROBERT E TED PASSANDO PER SINATRA, BEATTY, MARLON BRANDO E VIA CHIAVANDO) - L’8 AGOSTO 1962, TRE GIORNI DOPO LA MORTE DI MARYLIN MONROE, JACKIE (INCAZZATA PER LE INDISCREZIONI SULLA LIAISON TRA IL MARITO E L’ATTRICE) RAGGIUNSE RAVELLO, SULLA COSTIERA AMALFITANA: FU ACCOLTA COME UNA REGINA DALL’ALLUPATISSIMO GIANNI AGNELLI – PER JACKIE, RAVELLO FECE RIMA CON PISELLO E LA VACANZA DIVENNE UN’ALCOVA ROVENTE (“LA VACANZA PIÙ BELLA DELLA SUA VITA”, RIPETEVA) AL PUNTO DA TRATTENERSI PIU’ DEL PREVISTO FINCHÉ NON PIOMBARONO 007 AMERICANI A PRELEVARLA COME UN ALMASRI QUALUNQUE PER RIPORTARLA A WASHINGTON DAL MARITO CORNUTO E INCAZZATO - LA VORACE JACKIE IMPARÒ A FARE BENE I POMPINI GRAZIE ALL'ATTORE WILLIAM HOLDEN: “ALL'INIZIO ERA RILUTTANTE, MA UNA VOLTA PRESO IL RITMO, NON SI FERMAVA PIÙ” –PER RIPICCA CI FU ANCHE UNA LIASON MARELLA AGNELLI-JOHN KENNEDY (CONFIDENZA DI INFORMATISSIMA SOCIALITE) - VIDEO