matteo salvini - mario draghi - enrico letta - matteo renzi - giuseppe conte - luigi di maio giorgia meloni quirinale

IL VOTO PER IL QUIRINALE È L’ENNESIMA OCCASIONE PERDUTA PER I PARTITI – GALLI DELLA LOGGIA E LE TRAME SOTTOBANCO PER ELEGGERE IL CAPO DELLO STATO: “PUÒ UNA DEMOCRAZIA FUNZIONARE IN QUESTO MODO? PUÒ IN UNO DEI MOMENTI PIÙ CRUCIALI DELLA VITA PUBBLICA SCEGLIERE IL SILENZIO ELUSIVO, LE ALLUSIONI, LE STRIZZATE D'OCCHIO, I MESSAGGI INDIRETTI?” – M. FELTRI: “ALLO STATO ABBIAMO UN PIANO A, ALMENO CINQUE PIANI B, FORSE QUATTRO PIANI C, IN ARRIVO È IL PIANO D E DITEMI VOI SE QUESTO NON È UN FIOR DI RETROSCENA”

MATTIA FELTRI

1 - ABICÌ

Mattia Feltri per "La Stampa"

 

Attualmente c'è un piano A: Silvio Berlusconi al Quirinale. La debolezza del piano A è di essere il piano di Berlusconi e basta.

 

I leader del centrodestra infatti hanno detto ok al piano A ma hanno detto di lavorare a un piano B perché non credono al piano A.

 

Il piano B di Matteo Salvini è una personalità di centrodestra che non sia Berlusconi. Leggo di Letizia Moratti e di Maria Elisabetta Casellati.

 

Salvini vuole dire a Berlusconi che il piano A fa acqua da tutte le parti e di valutare il piano B.

 

SILVIO BERLUSCONI AL QUIRINALE - BY OSHO

 

 

Berlusconi scioglierà la riserva, cioè dirà se il piano A resta in piedi o meno, soltanto domenica.

 

Ma è difficile immaginare che dica sì a un piano B rinunciando al piano A, ammettendo che nel centrodestra c'è qualcuno più adatto di lui, soprattutto se non è scelto da lui. Che vedrete, avrà un piano B bis.

 

Intanto Giorgia Meloni ha un piano C: un bel vertice di tutto il centrodestra per trovare un piano B ter che poi sarebbe un piano C, perché non coincide con il piano B di Salvini e il B bis di Berlusconi.

berlusconi meloni salvini toti

 

Di conseguenza, avendo un leader di centrodestra un piano A e uno B bis, l'altro leader di centrodestra un piano B e il terzo un piano C o B ter, si imporrà un piano D, di cui massimo indizio è la lettera D che coincide con l'iniziale del candidato: Draghi.

 

House of Crucci - Berlusconi, Meloni, Salvini, Renzi, Mattarella

Il quale è anche il piano B di Giuseppe Conte ed Enrico Letta, che però curiosamente sono passati al piano B senza avere mai avuto un piano A.

 

Conte no, ma Letta ha un piano C, forse un Mattarella bis. Quindi allo stato abbiamo un piano A, almeno cinque piani B, forse quattro piani C, in arrivo è il piano D e ditemi voi se questo non è un fior di retroscena.

 

ernesto galli della loggia foto di bacco

2 - LE LOTTE ACCESE DENTRO I PARTITI

Ernesto Galli della Loggia per il "Corriere della Sera"

 

Difficile immaginare qualcosa di più increscioso delle brutte figure che sta facendo in queste settimane il sistema politico italiano o per meglio dire le donne e gli uomini che ne sono i protagonisti.

 

mario draghi sergio mattarella

Si va dai palesi tentativi di acquisto di voti (li si chiami come si vuole ma di questo si tratta: e ne è protagonista quella stessa destra che un anno fa si stracciava indignata le vesti perché Conte e i suoi amici cercavano di fare la stessa cosa che fa lei oggi) alle feroci lotte intestine all'interno dei vari partiti e schieramenti accuratamente dissimulate nell'illusione che gli elettori non si accorgano di nulla (mentre gli elettori invece si accorgono bene di tutto e, chiamati alle urne in un collegio di Roma, rispondono disertandole al 90 per cento).

enrico letta e giuseppe conte 2

 

Ma su tutte queste brutte figure, su questi pessimi esempi, campeggia un fenomeno negativo più generale che dà compiutamente l'idea della degenerazione del sistema: la sua totale opacità proprio nel momento in cui esso è impegnato nella sua scelta più importante. Per eleggere il presidente della Repubblica si tratta di scegliere una persona, di fare un nome.

 

Ebbene, di fronte a questa incombenza come reagisce il sistema, e cioè i partiti che ne sono gli attori concreti?

 

SILVIO BERLUSCONI QUIRINALE

Con una sorta di omertà istituzionalizzata, di reticenza elevata a sistema. Infatti, a parte Berlusconi che con sovrano sprezzo del pericolo ha comunque il coraggio di candidarsi (anche lui però con la successiva mossa quanto meno bizzarra di riservarsi di accettare la candidatura che lui stesso ha avanzato: quando si dice la doppiezza italiana!), a parte Berlusconi, dicevo, per il resto è stato finora un silenzio di tomba.

mario draghi giuseppe conteu

 

Di un nome e cognome, di candidature vere, esplicite, neppure una. Tutti i leader si sono presentati per giorni sugli schermi televisivi fintamente compunti e pensosi riparandosi dietro le formule ripetute ossessivamente dell'«alto profilo istituzionale», della «irreprensibile moralità» addirittura della «persona per bene» nel consueto esercizio - tipico dei politici italiani quando parlano in pubblico - di buttare la palla fuori dal campo. Va così in scena sotto gli occhi dell'opinione pubblica un grandioso paradosso.

meme su Silvio Berlusconi al Quirinale

 

Il fatto che tutti abbiano paura di perdere è la dimostrazione dell'importanza cruciale della decisione da prendere: ma proprio perché la decisione è così importante tutto deve svolgersi dietro le quinte, nulla di ciò che conta deve trapelare all'esterno.

 

Quasi che anche agli occhi del futuro potente inquilino del Quirinale fosse dimostrazione di saggezza fare il possibile per non apparire tra i suoi mancati elettori.

 

lo stesso tweet di conte letta e speranza sul quirinale

In un'atmosfera, insomma, che somiglia assai più a quella di un'oligarchia dove si ha paura delle vendette che a quella del regime costituzionale che per fortuna ci governa. Può infatti, mi chiedo, una democrazia funzionare in questo modo? Può in uno dei momenti anche simbolicamente più cruciali della vita pubblica del Paese scegliere il silenzio elusivo, le allusioni, le strizzate d'occhio, i messaggi indiretti, gli accordi sottobanco veri o presunti?

 

IL VERTICE SUL QUIRINALE A VILLA GRANDE BY ELLEKAPPA

È ammissibile che la mancanza di pubblicità diventi la regola? Intendiamoci: nessuno è così ingenuo da pensare che non sia assolutamente fisiologico in qualunque regime, e dunque anche in una democrazia, l'accordo, il compromesso, il do ut des , e che perciò in certi momenti vi sia anche un'ovvia atmosfera di discrezione. Tuttavia la riservatezza è una cosa e gli arcana imperii un'altra, e tra un Parlamento e il gabinetto segreto dello zar sarebbe bene che restasse pur sempre una certa differenza.

giuseppe conte mario draghiPRIMA PAGINA IL FATTO QUOTIDIANO - 30 AGOSTO 2021

SILVIO BERLUSCONI - IL PATRIOTA - MEMEsilvio berlusconi quirinale by macondo ARTICOLO DEL FINANCIAL TIMES SULLA CANDIDATURA DI BERLUSCONI AL QUIRINALEBERLUSCONI AL QUIRINALE - VIGNETTA DI ALTANSILVIO BERLUSCONI AL QUIRINALE MEME

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO