E SUBITO LA GERMANIA METTE IN RIGA ENRICHETTO: “NON LAMENTARSI, NON SCARICARE SUGLI ALTRI I PROPRI PROBLEMI, NON DIRE SCIOCCHEZZE”

Andrea Bonanni per "La Repubblica"

L'Italia non ha ancora varato il nuovo governo di coalizione destra-sinistra, è già l'Europa si affretta a mettere le mani avanti per prevenire possibili nuove richieste di ammorbidimento dei criteri di risanamento dei conti pubblici che potrebbero venire da Roma. Naturalmente lo fa con modi e stili diversi.

A Bruxelles il commissario agli Affari economici, Olli Rehn, e il vicepresidente della Bce, Victor Constancio, spiegano che il rallentamento delle politiche di rigore «è già in atto», ma insistono sul fatto che il risanamento dei conti non ha alternative e che la montagna del debito pubblico deve comunque essere affrontata perché «è un ostacolo alla crescita».

Da Berlino, il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schauble è invece, come suo solito, duro e caustico. A chi gli prospettava una crociata italiana per finanziare le politiche di crescita con i soldi europei ha risposto: «Il problema in Italia è l'irritazione dell'economia per i ritardi nel formare il governo. Scaricare sugli altri i propri problemi è comprensibile umanamente, e per alcuni la Germania è appropriata nel ruolo, ma è una sciocchezza.
Molti Paesi europei fanno grandi progressi, ma non si lamentano ogni giorno e soprattutto non pretendono sempre dagli altri la soluzione ai loro problemi: li risolvono da soli».

E a questo proposito ha citato i risultati ottenuti da Irlanda, Portogallo, Belgio e Olanda.
Intanto da Londra un altro tedesco, il membro del board della Banca centrale europea Joerg Asmussen, un fedelissimo della Merkel, critica coloro che chiedono un allentamento delle politiche di austerità.

«Anche se può sembrare attraente a prima vista, rinviare il risanamento dei conti pubblici ha un costo perché una fetta sempre maggiore di entrate va al servizio del debito piuttosto che agli investimenti per la crescita futura. In Italia, ad esempio, circa 80 miliardi all'anno vanno al servizio del debito e questo è oltre il 10% del bilancio annuale che non viene destinato all'istruzione o alle infrastrutture. Rinviare il risanamento dei conti pubblici non è una scorciatoia fattibile: si trasferisce semplicemente il peso del risanamento alla prossima generazione».

Il partito del rigore, in Europa, si sente preso tra due fuochi. Da una parte ci sono gli Stati Uniti, l'Fmi e una serie di economisti che sollecitano il Vecchio continente ad una politica più espansiva anche a costo di rallentare gli aggiustamenti di bilancio. Dall'altra c'è il timore che l'Italia si allinei al governo socialista francese nel domandare un ammorbidimento dei parametri finanziari e nel chiedere ulteriori proroghe.

A queste accuse ha risposto ieri Rehn parlando davanti alla commissione economica del Parlamento europeo. «Il ritmo del risanamento dei bilanci sta già rallentando, grazie agli importanti risultati ottenuti negli anni scorsi. Nel 2013 l'area euro ridurrà i propri deficit dello 0,75%, contro l'1,5% raggiunto nel 2012 e contro 1,75% previsto per quest'anno negli Stati Uniti». E questo rallentamento è «in linea con le raccomandazioni della Commissione della primavera scorsa».

Secondo Rehn, «il rallentamento del consolidamento è possibile ora grazie agli sforzi fatti dai Paesi in difficoltà, dall'impegno Bce e dalle politiche di bilancio credibili ». Tuttavia, ricorda il Commissario, «su una cosa politici ed economisti sono d'accordo: l'alto debito ha un impatto negativo sulla crescita sia quando è costante sia quando sale improvvisamente. E per questo il consolidamento di bilancio resta un ingrediente necessario alla nostra strategia».

Insomma, l'Europa può anche essere disposta ad allentare le maglie del rigore e in parte lo sta già facendo. Ma i Paesi ad altissimo debito pubblico, come l'Italia, non devono illudersi che il tempo dell'austerità sia ormai alle spalle: nessuno pagherà le montagne di debiti al posto loro.

 

WOLFGANG SCHA UBLE SCHAEUBLE E MARIO MONTI jpegJoerg AsmussenEnrico Letta Olli Rehn

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