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NETANYAHU È RIUSCITO A INCRINARE I RAPPORTI ANCHE CON I PIÙ FEDELI ALLEATI DI ISRAELE - LA GERMANIA VALUTA LO STOP ALL’INVIO DI ARMI A ISRAELE. IL MINISTRO DEGLI ESTERI TEDESCO, JOHANN WADEPHU: “A GAZA VIENE VIOLATO IL DIRITTO INTERNAZIONALE? STIAMO ESAMINANDO LA QUESTIONE” - LO SCAZZO TRA MACRON E BIBI, CHE ACCUSA IL PRESIDENTE FRANCESE DI “FARE UNA CROCIATA CONTRO ISRAELE” - PETER BEINART, SCRITTORE E GIORNALISTA EBREO-AMERICANO: "NON CREDO CHE NETANYAHU VOGLIA UN CESSATE IL FUOCO..."

MACRON VA ALLO SCONTRO CON ISRAELE LA REPLICA: «CROCIATA CONTRO DI NOI»

Estratto dell'articolo di Giusi Fasano per il “Corriere della Sera”

 

david zini benjamin netanyahu

Si alza il livello dello scontro fra Gerusalemme e Parigi. Il presidente francese Emmanuel Macron torna ad attaccare Israele dopo le «azioni concrete» minacciate giorni fa, assieme a Canada e Regno Unito, se non fossero cessate l’offensiva e le restrizioni sugli aiuti umanitari a Gaza.

 

Ieri, parlando ai giornalisti da un forum sul tema della difesa a Singapore, Macron ha detto che «il blocco umanitario a Gaza sta creando una situazione insostenibile sul campo» e che «se non ci sarà una risposta adeguata alla situazione umanitaria nelle prossime ore e nei prossimi giorni, ovviamente dovremo inasprire la nostra posizione collettiva».

 

benjamin netanyahu nella striscia di gaza

È un invito agli altri Paesi europei ad adottare azioni più dure contro Israele, anche se «spero ancora che il governo israeliano cambi posizione», ha detto. Macron ha ripetuto di voler riconoscere lo Stato di Palestina, definendolo un «dovere morale e una necessità politica». Quello che non si può fare, ha spiegato,è lasciare «campo libero a Israele». «Se abbandoniamo Gaza», ha detto, «se consideriamo che Israele abbia carta bianca, anche se condanniamo gli attacchi terroristici, azzereremo la nostra credibilità, ed è per questo che rifiutiamo i doppi standard». E infine il riferimento al fatto che la Francia potrebbe prendere in considerazione l’applicazione di sanzioni contro i coloni israeliani.

 

La replica di Israele — durissima — è arrivata con le parole di Israel Katz, il ministro degli Esteri. «I fatti non interessano a Macron» che sta conducendo «una crociata contro lo Stato ebraico», ha commentato via social. «Non esiste alcun blocco umanitario, è una palese menzogna.

video su gaza strip in trip creato con ai - netanyahu e trump

 

Israele sta facilitando l’ingresso di aiuti a Gaza attraverso due iniziative parallele. Invece di fare pressione sui terroristi jihadisti, Macron vuole ricompensarli con uno Stato palestinese. Senza dubbio, la sua festa nazionale sarà il 7 ottobre».

 

E ancora: «È contro Israele, attaccato su più fronti nel tentativo di distruggerlo, che Macron cerca di imporre sanzioni. Hamas, da parte sua, ha già elogiato le dichiarazioni di Macron. Hamas sa perché».

 

Dal fronte internazionale si fa sentire anche la voce del ministro degli Esteri tedesco Johann Wadephul che alla Sueddeutsche Zeitung ha detto che Berlino potrebbe decidere di non inviare ulteriori armi al governo israeliano.

 

«Israele riceve armi dalla Germania», ha premesso «perché è esposto a gravi minacce alla sua sicurezza ed esistenza: anche dagli Houthi, Hezbollah, Iran. E deve sere in grado di difendersi, anche con sistemi d’arma tedeschi».

 

BENJAMIN NETANYAHU A GAZA

Ma «altra cose è se quanto sta accadendo nella Striscia di Gaza sia compatibile con il diritto internazionale. Stiamo esaminando la questione e sulla base di questa valutazione, autorizzeremo nel caso ulteriori consegne di armi».

 

Le pressioni internazionali per salvare Gaza («il posto più affamato al mondo», dice l’Onu) si intrecciano con le minacce israeliane contro Hamas che — lo ricordiamo — non ha ancora dato una risposta (ne sta discutendo con le varie fazioni) alla nuova bozza di accordo per la liberazione degli ostaggi e per il cessate il fuoco: quella presentata dall’inviato americano per il Medio Oriente Steve Witkoff. [...]

 

«Accettate il piano Witkoff o vi annienteremo» promette ad Hamas il ministro Katz, che a mezzanotte svela l’apertura di un altro fronte: la Siria. «Questa sera — ha detto — le Forze di difesa israeliana hanno attaccato e distrutto armi strategiche in tutta la Siria, che rappresentavano una minaccia immediata per lo Stato di Israele. Non permetteremo minacce e nessuna parte godrà di immunità». [...]

BENJAMIN NETANYAHU CONTRO EMMANUEL MACRON

 

 

«SU GAZA STA CAMBIANDO L’OPINIONE PUBBLICA TRUMP PUÒ FARE PRESSIONI»

Estratto dell'articolo di Viviana Mazza per il “Corriere della Sera”

 

«Non penso che Netanyahu voglia il cessate il fuoco, ma se lo accetta sarà perché è stato messo sotto vera pressione, specialmente dagli Stati Uniti ma anche dagli europei, una pressione legata anche al fatto che l’opinione pubblica su Gaza sta davvero cambiando».

 

Peter Beinart, scrittore e giornalista ebreo-americano, collaboratore del New York Times , ha appena pubblicato in Italia Essere ebrei dopo la distruzione di Gaza (Baldini+Castoldi).

 

EMMANUEL MACRON BENJAMIN NETANYAHU

In che modo giudica il deteriorarsi dei rapporti tra Trump e Netanyahu su Gaza ma soprattutto sull’Iran?

«Da un punto di vista storico, in particolare durante la Guerra Fredda, i presidenti americani spesso erano pronti a fare pressione su Israele: non sulla questione palestinese ma soprattutto per evitare la guerra con altri governi arabi, dal momento che gli Stati Uniti temevano di essere trascinati in quei conflitti.

 

Sotto Reagan, Ford, Einsenhower, gli Stati Uniti hanno fatto pressione su Israele per cercare di evitare guerre. Penso che in questo senso le politiche di Trump, per esempio nel rimuovere le sanzioni sulla Siria o con i suoi legami nel Golfo, siano un ritorno a quell’approccio. Ma purtroppo i palestinesi, non avendo uno Stato, non hanno un grande peso negli affari internazionali».

 

Trump vuole davvero risolvere il conflitto a Gaza?

«Sospetto che vorrebbe un cessate il fuoco e il ritorno degli ostaggi perché potrebbe prendersene il merito. Ma penso anche che, se non riescono a ottenere la tregua, è pronto a spostarsi su altro, a dire che questo non è un suo problema».

BENJAMIN NETANYAHU CONTRO EMMANUEL MACRON

[…] Trump potrebbe ottenere più risultati di Biden?

«Trump ha più spazio di manovra. Biden rischiava le critiche dei repubblicani e di un numero significativo di democratici. Ma se Trump è più duro con Netanyahu, c’è una parte dei democratici che è d’accordo, e inoltre con il suo autoritarismo è riuscito a mettere a tacere la maggior parte dei suoi critici nel partito repubblicano».

 

È vero che Netanyahu non può contrapporsi troppo a Trump perché sa che ha un forte appoggio in Israele per ciò che ha fatto nel primo mandato (gli Accordi di Abramo, l’ambasciata Usa a Gerusalemme)?

«È vero. E significa anche che per le persone è molto difficile dipingere Trump come anti-Israele».

 

benjamin netanyahu e donald trump nello studio ovale

Lei ha scritto dell’omicidio dei due dipendenti dell’ambasciata israeliana a Washington, spiegando che la vita stessa dovrebbe essere la nostra priorità, ma molti hanno perso la capacità di empatia con l’altra parte.

«Sì penso che il trauma — il 7 ottobre e il numero senza fine di palestinesi uccisi — renda difficile provare empatia. E c’è la tendenza in entrambi i gruppi a ridurre l’altro a una categoria politica: i palestinesi definiti sostenitori del terrorismo; il termine colono per parlare degli ebrei israeliani. È disumanizzante».

 

Lei ha criticato uno degli slogan delle proteste pro-palestinesi, «Globalizzare l’intifada», spiegandone l’ambiguità perché contiene una giustificazione della violenza contro i civili israeliani. Ma ha sostenuto anche che chi grida questo slogan non dovrebbe essere arrestato o sospeso dalle università per via della libertà di espressione.

donald trump benjamin netanyahu foto lapresse1

«Viviamo in momento terrificante. Trump usa il pretesto dell’antisemitismo per imporre il suo autoritarismo, le università vengono attaccate perché sono sempre centri di dissenso e di libero pensiero.

 

Non penso che sia sincero sull’antisemitismo, ma sa che usarlo come pretesto rende difficile opporsi ai democratici che hanno ceduto, secondo me erroneamente, all’idea che le università stesse siano sature di antisemitismo».

peter beinart

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