LA GESTIONE DEL DUO PADOAN-GAROFOLI AL TESORO SI STA RIVELANDO UN DISASTRO: IL CAPO DI GABINETTO DI PADOAN NON VA MAI IN PARLAMENTO NÉ TIENE LE FILA DEI PROVVEDIMENTI E COSÌ NEI DECRETI FINISCE OGNI GENERE DI SCHIFEZZE

giancarlo padoangiancarlo padoan

DAGOREPORT

 

Basta giocare, ragazzi. E’ finita. Stamattina, quando la soave ministra Boschi ha posto l’ennesima fiducia sul decreto Pa, e il senatore grillino Bruno Marton ha gridato un Olé cui ha fatto eco una ola di frizzi, lazzi e applausi da parte dei colleghi di Sel e Cinque Stelle, per molti di noi è stato come ballare sul ponte del Titanic che affonda.

A Villa Arzilla oggi dilaga un umore particolarmente cupo e disperato.

 

Non tanto ormai, non più, per la morte incombente di quest’esimia istituzione parlamentare che pure tanto ha dato alla patria; ma per la vanità e la stupidità di questo nostro dare la fiducia a decreti che non stanno in piedi, pieni di norme mal scritte, contradditorie e senza senso. E’ chiaro ormai che il MEF, tanto per dirne una, non regge più.

 

boschi renzi delrioboschi renzi delrio

Lo si è visto stamattina, quando dentro il maxi-emendamento sulla Pa ci hanno rifilato da votare la cosiddetta norma salva-Volpe. E chi è mai ‘sto Volpe? Lo storico capo del legislativo del MEF, attualmente dirottato ai Monopoli come direttore degli affari legali, insomma il magistrato di Tar Italo Volpe, sarebbe stato colpito dalla scure del fuori ruolo, come previsto nella precedente versione del decreto.

 

Il Volpe andava salvato e oggi lo abbiamo salvato. Alla fine, approvando il maxi-emendamento, abbiamo salvato pure il decreto che, come benevolmente segnalato dalla ragioneria dello Stato, era totalmente privo di copertura. Ma chi salverà noi?

 

Roberto Garofoli Roberto Garofoli

Ed è sempre così. La gestione del duo Padoan-Garofoli al Mef si sta rivelando un disastro. Il capo di gabinetto di Padoan non viene mai in parlamento né tiene le fila dei provvedimenti, così nei decreti ci finisce ogni genere di schifezze. Quanto poi al fare un po’ di coordinamento in materia economico-finanziaria tra parlamento, governo e ministero… Pronto, Mef? C’è nessuno? Pronto?

E poi sarebbe il Senato la zavorra dell’Italia. Dicono.

 

Così nessuno ci rassicura sui dati Istat e sulla manovra che incombe e sul buco che inesorabile s’avanza nel bilancio dello Stato. Venti miliardi? Trenta? A noi manco più ci dicono quant’è, il buco, e ci tocca leggere le interviste di Brunetta per capirne qualcosa.

 

Perciò a distrarci oggi non bastano la prosperosa collega Spillabotte, che pure si è allegramente presentata in aula con un paio di zoccoli, o la vicepresidente Fedeli, che scaramantica ha messo un corno anti-jella alla sua collana.

 

ministero economiaministero economia

Un collega senatore, di quelli che ci capisce davvero, ha detto che nel secondo trimestre sono andate in default 4.044 imprese, ossia abbiamo avuto un +15,5% di procedure fallimentari rispetto allo stesso trimestre del 2013. E infatti al Mef si son messi le mani nei pochi capelli che gli restano, perché i debiti fiscali di quelle aziende fallite sono già stati contabilizzati per intero, e se quelle sono fallite, addio, mo i debiti chi li paga? E chi lo riempie, il buco?

 

Perciò il governo, mormorano i senatori che hanno amici al governo, sta studiando una patrimoniale sulle rendite finanziarie.  E questo sarebbe il meno. Ci sarebbe il solito aumento delle accise. Ci sarebbero altre simulazioni di cetrioli ben più devastanti. Per esempio: una patrimonialina sulla casa, sotto forma di una tantum. Per esempio: il ricalcolo, in base al sistema contributivo, di tutte le pensioni. Anche quelle già percepite? Esatto. Anche di quelle maturate col sistema retributivo? Purtroppo sì.

MAURIZIO SACCONI OCCHIO BENDATOMAURIZIO SACCONI OCCHIO BENDATO

 

Ovviamente diranno che colpiranno solo le pensioni più ricche. Ma poi, intendiamoci, dove cominciano i ricchi? A 2000 euro lordi al mese? A 2500? A 3000? Ah, saperlo…

Poveri pensionati, perciò. Poverissimi. Soprattutto quelli che hanno investito i loro risparmiucci in Bot e altri titoli di Stato. Dicono che mentre qui in Senato noi si stava a votare la grande riforma che magicamente salverà l’Italia dalla crisi, altrove erano in corso riunioni riservate sulla ristrutturazione del debito. Discussioni serie; anzi: serissime.

 

Già c’è qualche collega che, passando in banca a prelevare i soldi per le vacanze della famigliola, ha cominciato a dare disposizione di vendere, vendere, vendere.

Banco di NapoliBanco di Napoli

 

Qualcuno che ha amici a Montecitorio racconta che laggiù stanno andando anche oltre; che al Banco di Napoli si preparano, come già in passato, a staccare assegni circolari per molto alleggerire qualche conto corrente. Dicono. C'è gente, ovviamente, che cerca di mettersi al riparo da un possibile prelievo forzoso.

Il clima è quello che è, perciò tutto è possibile.

 

Quindi: è così importante che oggi quelli di Ncd si prendano a mattonate sulla testa perché hanno scoperto che Maurizio Sacconi, quatto quatto, s’è fatto promettere da Renzi la poltroncina dell’Inps? Ma al Pd lo sapevano anche i sassi! Come tutti sappiamo, qui a Madama, che l’onorevole senatore avvocato Donato Bruno, Fi, membro della commissione Affari costituzionali, ambirebbe a un posticino alla Corte costituzionale o al Csm.

RENZI NAPOLITANORENZI NAPOLITANO

 

Che è esattamente ciò a cui ambirebbe anche l’onorevole senatrice magistrata Anna Finocchiaro, Pd, presidente della commissione medesima. Tacciamo poi dei posticini, delle consulenze, dei contrattucci promessi a figli, mogli, amanti e fidanzate/e di coloro che in aula stanno votando la riforma. Tutti torturati dallo stesso dubbio: ma alla fine, il Matteo, le manterrà le sue promesse? Più facile che mantenga quella di far cambiare verso all’Italia. In peggio, però. Un saluto da Villa ex Arzilla.

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