
"NO, CARA SINDACA ZELLER. PER UN SINDACO LA FASCIA TRICOLORE NON È UN'OPZIONE, È UN DOVERE" - LO STORICO GIANNI OLIVA BACCHETTA LA PRIMA CITTADINA DI MERANO CHE SI È TOLTA LA FASCIA TRICOLORE DURANTE LA CERIMONIA DI INSEDIAMENTO IN MUNICIPIO: "RIFIUTARLA SIGNIFICA NON SAPERE CHE COSA RAPPRESENTA E ABDICARE AL PROPRIO RUOLO DI PRIMO CITTADINO - LA FASCIA TRICOLORE È IL SIMBOLO DELL'ITALIA DELLA COSTITUZIONE DEL 1948: È GRAZIE A QUEL TESTO E AL SUO ARTICOLO 116 CHE ESISTONO LE REGIONI A STATUTO SPECIALE E LE PARTICOLARI FORME DELLA LORO AUTONOMIA..."
La neo sindaca di #Merano Katharina Zeller si è tolta la fascia tricolore.
— Er Cuppolone (@CuppoloneVero) May 19, 2025
Un atto inaccettabile, vergognoso ed irrispettoso.
Urge richiamo deciso da parte di tutta la politica e dalle massime cariche dello stato. pic.twitter.com/eIanlFij0p
Lettera di Gianni Oliva all’ “Alto Adige”
No, cara sindaca Zeller. Per un sindaco la fascia tricolore non è un'opzione, è un dovere; non è il simbolo di una maggioranza linguistica, ma delle istituzioni; e non può essere strumento di visibilità mediatica. Rifiutare la fascia significa non sapere che cosa rappresenta e abdicare al proprio ruolo di primo cittadino. Non si tratta di retorica patriottica, perché ognuno di noi è libero di pensare che cosa crede, di parlare italiano oppure tedesco, di leggere in lingua originale Goethe piuttosto che Manzoni: qui si tratta di chiarezza sui significati storici.
I simboli non sono astrazioni fuori dal tempo: al contrario, sono rappresentazioni dinamiche, che evolvono nel corso dei decenni e rinviano a messaggi diversi. Il tricolore è nato il 7 gennaio 1797, vessillo della repubblica cispadana di Reggio Emilia, dove è esposto ancora oggi nella omonima Sala del Tricolore: per tutta la prima metà dell'Ottocento ha rappresentato il riferimento del liberalismo e delle istanze unitarie e come tale lo ha adottato nel 1848 Carlo Alberto, re di Sardegna, nel momento in cui ha promulgato lo Statuto e si è messo alla guida del Risorgimento (sovrapponendo al bianco la croce sabauda, simbolo della dinastia).
È il tricolore delle guerre di indipendenza e dell'Italia liberale, sino alla consacrazione del 1915-18: simboleggia l'unità nazionale, lo sforzo di modernizzazione, la vocazione statutaria contrapposta all'assolutismo. Si sono riconosciuti nei suoi colori un moderato come Cavour e un democratico come Garibaldi, un pragmatico come Giovanni Giolitti e un idealista come Cesare Battisti.
Dopo le convulsioni della guerra civile 1919-22, il tricolore diventa simbolo dell'Italia di Mussolini e delle sue esasperazioni nazionaliste: sventola nelle adunate della Gioventù Italiana del Littorio e in quelle dei reduci della Grande Guerra, asseconda l'esaltazione retorica delle trincee, guida ireparti che aggrediscono l' Europa accanto alle armate di Hitler. E la bandiera del fascismo, destinata alla sconfitta dalle sue velleità e dalla storia.
Ma nel 1943-45 quello stesso tricolore diventa la bandiera di chi combatte per la liberazione (cattolici, comunisti, liberali, monarchici, divisi nelle ideologie ma uniti dal comun denominatore della resistenza all'occupazione nazista). E, subito dopo, è la bandiera della Costituzione del 1948, quella che regola la nostra vita democratica, che guarda ad un orizzonte di libertà e garantisce a tutti i diritti civili (figli della Rivoluzione francese dell 89), ma insieme guarda ad un orizzonte di equità e riconosce i diritti sociali (figli delle battaglie del movimento operaio).
La fascia tricolore dei sindaci di oggi è il simbolo dell'Italia della Costituzione del 1948: è grazie a quel testo e al suo articolo 116 che esistono le Regioni a statuto speciale e le particolari forme della loro autonomia; è grazie all'intelligenza politica dei Costituenti che le diversità linguistiche e culturali sono state riconosciute come ricchezze da valorizzare e non come anomalie da negare;
ed è grazie a quelle scelte se l'Alto Adige non ha conosciuto le guerre dell'Ulster o le derive ricorrenti dei Paesi Baschi, se la provincia di Bolzano ha potuto prosperare sino a registrare il reddito pro capite più alto d'Italia, se in una città come Merano la cartellonistica stradale può legittimamente proporre sopra i nomi in tedesco e sotto in italiano. Cara Sindaca Zeller, spero che il suo gesto sia stato dettato da inesperienza e possa derubricarsi come infortunio da esordiente: ma non lo faccia più e ricordi che nel momento in cui indossa la fascia tricolore, indossa la Costituzione.
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