di maio manina

DI MAIO IN PEGGIO – IL GIALLO SULLA FUGA DI GIORGETTI DAL CDM, IL FANTASMA DI GAROFOLI (DESCRITTO COME BELFAGOR) E LE CONFIDENZE DI LUIGINO: “TUTTI PENSANO CHE IO SIA UN COGLIONE MA NON È COSÌ” – LO STRAPPO CON SALVINI (O MEGLIO, CON IL POTENTE SOTTOSEGRETARIO) RIENTRERÀ NON APPENA PASSATA LA KERMESSE AL CIRCO MASSIMO – DI MAIO PENSA SOLO A TENERE A BADA I SUOI. NEL FRATTEMPO I MERCATI, L’EUROPA E LE AGENZIE DI RATING CI GUARDANO (AUGURI)

Augusto Minzolini per "il Giornale"

 

DI MAIO 2

Nella capitale siamo alle ore piccole e Giggino Di Maio è reduce da Porta a Porta dove ha inaugurato una nuova prassi istituzionale nella storia di una Repubblica dove pure, in settanta anni, se ne sono viste di cotte e di crude: il governo, nella persona del vicepremier grillino, che minaccia di denunciare se stesso alla Procura della Repubblica è, infatti, un inedito.

 

E Di Maio, che è consapevole di averla fatta grossa, sente il bisogno di sfogarsi con i confidenti per spiegare il suo punto di vista e i suoi umori. Il tono concitato, a sentire il racconto dei suoi interlocutori, dimostra che il leader pentastellato questa volta è solo con i suoi fantasmi, con la «manina» o con le tante «manine» che volevano fregarlo.

di maio conte salvini 2

 

«Tutti pensano che io sia un coglione è la sua versione ma non è così. Io non mi sogno le cose. Tanto più che sono stato io a verbalizzare il Consiglio dei ministri, visto che ero il più giovane. Giorgetti, infatti, ad un certo punto se ne è andato, perché aveva una cena a cui non voleva mancare».

 

Non c' è che dire, l' esordio nella narrazione è degna del governo del cambiamento: nel Consiglio dei ministri più importante dell' anno verbalizza il vicepremier per via del dato anagrafico, mentre il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio se ne va ad una cena che considera più importante.

 

salvini giorgetti

Ma a parte i dati di cronaca, la sostanza politica è che, secondo lui, la parte sullo scudo penale e sui capitali all' estero, il famoso art. 9, non era nel testo licenziato da Palazzo Chigi. «In realtà si sfoga Di Maio avevamo raggiunto l' accordo anche con la Lega, per stralciare quella parte. E, comunque, anche ora dicano ciò che vogliono, ma io, quella roba lì, il riciclaggio per i mafiosi, non la voto e non la faccio votare. Il condono è robaccia della Lega e se lo vogliono scrivere in quel modo, se lo votino».

 

ROBERTO GAROFOLI

Chi ascolta il vicepremier a cinque stelle pensa che a questo punto il governo gialloverde sia arrivato al capolinea. Ma non è così, perché alla fine, è proprio Di Maio il primo a sapere che non ci sono alternative. «La Lega torna a versare miele è il partito migliore con cui si possa governare». E allora chi è il fantasma che rovina i sonni del vicepremier? Qui la trama si fa più frammentaria e risponde alla necessità di trovare, sempre e comunque, un capro espiatorio.

 

E dall' identikit che il vicepremier grillino traccia ad uso dei suoi confidenti, emerge il solito personaggio, una via di mezzo tra Belzebù e la Pantera rosa, cioè Roberto Garofali, il capo di gabinetto di quell' uomo mite che è il ministro dell' Economia. Nel nuovo immaginario 5stelle Garofali è il Belfagor che quel sant' uomo di Giovanni Tria ha avuto l' ingenuità di mettersi accanto.

 

Il racconto di Di Maio, che ha molto di tragico (se si pensa che ieri lo spread è arrivato a 327 punti) e qualcosa di comico, è contestato sull' altro versante, quello leghista, che propone una storytelling diversa. Alcuni ministri del Carroccio, infatti, giurano che non è andata proprio così. Che, ad esempio, Giorgetti non ha lasciato il Consiglio dei ministri per andare a cena, ma per uno scontro a muso duro con Di Maio su un argomento minore, che riguardava le associazioni sportive.

CONTE GIORGETTI

«Se la metti così avrebbe detto io non verbalizzo più e me ne vado». Dalla sua questa versione ha anche un episodio di qualche giorno fa. Un gruppo di tributaristi aveva incontrato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio per spiegargli che senza scudo penale il condono sarebbe stato un «flop».

 

Ma Giorgetti, che ormai già solo a sentire il nome del Giggino di governo si irrita, li ha subito scoraggiati: «Io non ci metto bocca. È un argomento che è nelle mani di Conte, di Salvini e di Di Maio. Se ci ficco il naso io, succede il finimondo. Chiedete a Conte». E qualcuno insinua che magari dalle parti di Palazzo Chigi la comitiva potrebbe aver ricevuto maggiore ascolto.

LUIGI DI MAIO GIOVANNI TRIA GIUSEPPE CONTE

 

Andando anche qui oltre gli aneddoti, resta, comunque, il problema politico. Ieri Salvini è andato giù duro: «Quel testo è stato votato da tutti e se qualcuno non è più d' accordo lo dica. Non possiamo riconvocare il Consiglio dei ministri ogni due per tre». Il giorno prima a Mosca, chi era al suo stesso tavolo alla cena di gala del convegno della Confindustria, lo ha visto perplesso quando gli hanno portato la notizia della sortita di Di Maio a Porta a Porta.

 

«Non capisco è stato lo sfogo notturno dell' altro vicepremier nella capitale russa come gli sia venuto in mente di fare una cosa del genere senza avvertire nessuno. Non si rende conto che la Ue ci aspetta al varco, che ci attaccano da tutte le parti, e, invece, ci ritroviamo che mentre mandiamo Conte a Bruxelles a spiegare la manovra, il vicepremier a Roma gli spara contro. Qui rischiamo la figura di mer...».

MATTEO SALVINI

 

Il rischio c' è. E non è tanto quello di una rottura tra i due partner di maggioranza: è probabile - seppure nell' epoca del «governo del cambiamento» non si può mai dire - che quando i tamburi di guerra della kermesse 5stelle del weekend smetteranno di rullare, leghisti e grillini ritrovino un «modus vivendi», magari a tempo. Anche se la vicenda ha cominciato ad intaccare il loro consenso: secondo la maga dei sondaggi, Alessandra Ghisleri, la sceneggiata della «manina e della manona» è costata ai 5stelle e al Carroccio un punto a testa.

ROBERTO FICO SANTO SUBITO

 

I problemi veri, però, sono altri. Intanto c' è quello delle coperture della manovra: già ora - vedi l' ufficio parlamentare di bilancio c' è chi dice che mancano; una versione diversa del condono fiscale (che secondo le previsioni avrebbe dovuto portare sei miliardi di euro) potrebbe allargare ulteriormente il buco. «Se vuoi il reddito di cittadinanza osserva spazientito il coordinatore leghista della Campania, Gianluca Cantalamessa o fai il condono, o fai il condono, visto che non possiamo aumentare le tasse, né organizzare una rapina».

 

Eppoi c' è la grande incognita delle prossime settimane, che vede i mercati sempre più nervosi. Ieri la lettera recapitata dalla Commissione Ue a Palazzo Chigi è stata una sentenza: «Nella manovra deviazione senza precedenti nella storia».

ROBERTO GAROFOLI

 

Poi ci sono, a fine mese, le agenzie di rating. Per quella data i fondi americani hanno chiesto a diverse società dei report sull' umore del Paese: «Gli italiani vogliono restare nella Ue?»; «Cosa ne pensano della manovra?». Insomma, il barometro comincia a volgere da maltempo a tempesta. In queste condizioni sicuramente certe sceneggiate, come quelle di Di Maio, non aiutano. Specie se, come azzarda qualcuno, sono dettate dall' esigenza di tenere buono il movimento.

ROBERTO FICO VERSIONE BOLDRINI

 

«Lui è il parere dell' ex direttore di Radio Padania, Alessandro Morelli deve tenere a bada i suoi che lo incalzano». «Di Maio la pensa allo stesso modo il piddino Emanuele Fiano è pressato dal network giustizialista grillino. Dai vari Di Battista, Travaglio e dallo stesso Grillo con il suo silenzio».

 

Resta una domanda: un uomo di governo, degno di questo nome, dovrebbe preoccuparsi di tenere buoni i mercati o il movimento? La risposta dovrebbe essere semplice, quasi scontata, ma non lo è quando a Palazzo Chigi c' è il «governo del cambiamento».

Ultimi Dagoreport

nietzsche e marx si danno la mano venditti meloni veneziani

VIDEO! “ATREJU E’ IL LUOGO IN CUI NIETZSCHE E MARX SI DAVANO LA MANO, COME DIREBBE ANTONELLO VENDITTI” – GIORGIA MELONI CITA “COMPAGNO DI SCUOLA”, IL BRANO DATATO 1975 DEL CANTAUTORE DI SINISTRA. OVVIAMENTE MARX E NIETZSCHE NON SI DIEDERO MAI LA MANO, NÉ AD ATREJU NÉ ALTROVE. CIÒ È STATO ANCHE IMMAGINATO NELL’ULTIMO LIBRO DI MARCELLO VENEZIANI “NIETZSCHE E MARX SI DAVANO LA MANO”. LO SCRITTORE IPOTIZZA COME MISE EN SCÈNE CHE LA SERA DEL 5 MAGGIO 1882 I DUE SI SIANO TROVATI IN UNA LOCANDA DI NIZZA (DOVE ENTRAMBI PASSARONO). NON SI CAPISCE BENE SE LA MELONI CI ABBIA CREDUTO DAVVERO – VIDEO

giorgia meloni balla ad atreju

GIORGIA, ER MEJO TACCO DI ATREJU! - ZOMPETTANDO COME UN MISIRIZZI, LA MELONI CAMALEONTE HA MESSO IN SCENA CIO' CHE SA FARE BENISSIMO: IL BAGAGLINO DI CORBELLERIE (''QUESTO È IL LUOGO IN CUI NIETZSCHE E MARX SI DANNO LA MANO'') E DI SFOTTO' SU ELLY SCHLEIN: "IL CAMPO LARGO L'ABBIAMO RIUNITO NOI... CON IL SUO NANNIMORETTIANO 'MI SI NOTA DI PIÙ SE VENGO O STO IN DISPARTE O SE NON VENGO PER NIENTE' HA FATTO PARLARE DI NOI" -UBRIACA DI SE' E DEI LECCAPIEDI OSPITI DI ATREJU, HA SCODELLATO DUE ORE DI PARACULISSIMA DEMAGOGIA: NULLA HA DETTO SU LAVORO, TASSE, SANITA', ECC - IDEM CON PATATE SULLA GUERRA RUSSIA-UCRAINA, SUL CONFLITTO STATI UNITI-EUROPA, SUL RUOLO DEL GOVERNO SU DIFESA E IL RIARMO EUROPEO - IN COMPENSO, HA STARNAZZATO DI VITTORIE DEL GOVERNO MA  GUARDANDOSI BENE DI CITARE MINISTRI O ALLEATI; SI E' INFERVORATA PER IL PARTITO MA NON RICORDA CHE L’HA FONDATO CON CROSETTO E LA RUSSA ('GNAZIO E' STATO DEL TUTTO OSCURATO AD ATREJU) - "GIORGIA! GIORGIA!", GRIDA LA FOLLA - OK, L'ABBIAMO CAPITO: C’È UNA PERSONA SOLA AL COMANDO. URGE UN BALCONE PER LA NUOVA MARCHESA DEL GRILLO - DAGOREPORT+VIDEO 

elly schlein pina picierno stefano bonaccini giorgio gori lorenzo guerini giuseppe conte pd

NAZARENO, ABBIAMO (PIU’ DI) UN PROBLEMA - L’ASSEMBLEA PD DI DOMANI RISCHIA DI TRASFORMARSI IN UN BOOMERANG PER SCHLEIN: I DELEGATI DISERTANO, A RIDOSSO DI NATALE, NESSUNO SPENDE SOLDI E TEMPO PER VENIRE NELLA CAPITALE AD ASCOLTARE UNA RELAZIONE SENZA DIBATTITO – LA MOSSA DEI PRETORIANI DI ELLY PER SCONGIURARE LA SALA VUOTA ED EVITARE IL CONFRONTO IMPIETOSO CON MELONI CHE CONTEMPORANEAMENTE FARA’ IL PIENO A ATREJU – SORGI: “BONACCINI ENTRERA’ IN MAGGIORANZA MA SE I RIFORMISTI NON DOVESSERO RICEVERE RASSICURAZIONI SULLE LISTE ELETTORALI, IL RISCHIO DI UNA EVENTUALE SCISSIONE, SI FAREBBE PIÙ CONCRETO…”

ignazio la russa theodore kyriakou pier silvio berlusconi giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT - LA TRATTATIVA DI ELKANN PER LA VENDITA DEL GRUPPO GEDI AL GRECO THEO KYRIAKOU STA SCOMBUSSOLANDO IL GOVERNO MELONI E DINTORNI - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” VEDE DI BUON OCCHIO LA TRANSIZIONE ELLENICA E SALVINI HA BEN GRADITO LA PROSPETTIVA CHE IL GRECO ANTENNATO SISTEMI PER LE FESTE I “COMUNISTI” DI ‘REPUBBLICA’ E ‘STAMPA’, PER FORZA ITALIA C’È STATO IL VEEMENTE INTERVENTO DEL ‘’PRESIDENTE IN PECTORE’’ DEL PARTITO, PIER SILVIO BERLUSCONI, CHE VEDE IN KYRIAKOU UN COMPETITOR PERICOLOSISSIMO, ALFIERE DI QUEL CAPITALISMO DI STAMPO LIBERISTA, PER NULLA “LIBERAL”, CHE PREDICA IL PRIMATO DELL’ECONOMIA SULLA POLITICA - COSI', DIMENTICANDO IL SUO ATTIVISMO IN GERMANIA PER CREARE UN GIGANTE EUROPEO DELLA TV COMMERCIALE, L’EREDE DEL BISCIONE NON HA TROVATO DI MEGLIO CHE RISPOLVERARE LA BANDIERINA DELL’ITALIANITÀ (“CHE UN PEZZO DI STORIA DELL'INFORMAZIONE DEL NOSTRO PAESE VADA IN MANI STRANIERE UN PO' DISPIACE’’) - MA IL COLPO DI SCENA ARRIVA DAL CO-FONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA E SECONDA CARICA DELLO STATO, IGNAZIO LA RUSSA, QUANDO SI È DICHIARATO DISPOSTO A FARE DA INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI “COMUNISTI” DI GEDI E IL GRECO USURPATORE (ULTIMA USCITA DELLA GUERRIGLIA DI ‘GNAZIO IN MODALITÀ ''LA RISSA'' CONTRO LA DITTATURA DELLE SORELLE MELONI...)

2025agnoletti

CAFONAL ''AGNOLETTI & TORTELLONI'' – AL CIRCOLO CANOTTIERI ANIENE, PER IL PARTY DI “JUMP COMUNICAZIONE” DI MARCO AGNOLETTI, EX PORTAVOCE DI RENZI, E "SOCIAL COM" DI LUCA FERLAINO, UNA MARIA ELENA BOSCHI IN MODALITA' PIN-UP SI PRESENTA CON LA SUA NUOVA FIAMMA, L'AVVOCATO ROBERTO VACCARELLA, CHE QUI È DI CASA (SUA SORELLA ELENA È LA COMPAGNA DI MALAGÒ, GRAN VISIR DEL CIRCOLO DELLA “ROMA BENISSIMO”) – UN GRAN MISCHIONE ALLA ROMANA DI DESTRA E SINISTRA E TIPINI INTERMEDI HA BRINDATO AL NATALE, STARRING: LUCIO PRESTA, PEPPE PROVENZANO, ANTONELLA GIULI, FITTIPALDI, ALESSIA MORANI, FAUSTO BRIZZI, PAOLO CORSINI, NELLO MUSUMECI, SIMONA SALA, ALBERTO MATANO, SALVO SOTTILE, MYRTA MERLINO E MARCO TARDELLI, MICHELA DI BIASE, ITALO BOCCHINO, LAURA TECCE CON VESTITUCCIO SBRILLUCCICANTE CHE NON AVREBBE SFIGURATO AL MOULIN ROUGE, GIORGIA CARDINALETTI IN LOVE... 

alfredo mantovano papa leone xiv italia agenti servizi segreti

OGGI ALLE 11 ALFREDO MANTOVANO E I VERTICI DELL’INTELLIGENCE ITALIANA SONO STATI RICEVUTI IN UDIENZA DA PAPA LEONE XIV, A CITTÀ DEL VATICANO – SARANNO PRESENTI I COMPONENTI COPASIR, IL DIRETTORE GENERALE DEL DIPARTIMENTO DELLE INFORMAZIONI PER LA SICUREZZA (DIS), VITTORIO RIZZI, I DIRETTORI DELLE AGENZIE INFORMAZIONI E SICUREZZA ESTERNA (AISE), GIOVANNI CARAVELLI, E INTERNA (AISI), BRUNO VALENSISE. È LA PRIMA VOLTA DI UN PAPA TRA GLI SPIONI (DI CERTO NON E' LA PRIMA VOLTA DI SPIE INTORNO A UN PAPA...) - PREVOST: "MAI USARE INFORMAZIONI PER RICATTARE" (SI VEDE CHE L'INTELLIGENCE NON È IL SUO FORTE)