giancarlo giorgetti usa stati uniti d'america

MAGICAL GIORGETTI TOUR - IL SOTTOSEGRETARIO NEGLI USA (CON LA BENEDIZIONE DEL COLLE) PER RASSICURARE GLI INVESTITORI INTERNAZIONALI - E PER SUPERARE LE PERPLESSITÀ DI CHI È SCETTICO SULLA VALIDITÀ DI ALCUNI PROVVEDIMENTI VARATI DAL GOVERNO, DERUBRICHERÀ IL REDDITO DI CITTADINANZA A “SPERIMENTAZIONE” 

Francesco Verderami per il “Corriere della Sera”

giorgetti

 

Per cinque giorni si terrà lontano dalle polemiche domestiche, dall' ansia quotidiana di doversi rapportare con chi «si è presentato al governo senza avere una classe dirigente. E come quelli che all' improvviso si trovano in cima all' Everest, non riescono a respirare». Da oggi, attraversato l' Atlantico, la parola d' ordine di Giancarlo Giorgetti sarà «Italy First», che fa pure pendant negli Stati Uniti di Donald Trump.

 

Lo slogan lo utilizzerà con il gotha di Wall Street e gli servirà per sostenere il «sistema Paese» più che per propagandare il governo. Perché il motivo della missione - ben vista anche sul Colle - è invogliare gli investimenti, spiegare che «esistono serie opportunità e valide ragioni per puntare sull' Italia». E non c' è dubbio che nei suoi colloqui il sottosegretario alla Presidenza terrà un profilo istituzionale, adottando lo stesso canovaccio del discorso pronunciato giorni fa davanti ai responsabili di banche e fondi internazionali della City.

 

giancarlo giorgetti matteo salvini

All' ambasciata italiana di Londra - come ha raccontato Federico Fubini sul Corriere - Giorgetti aveva avuto «espressioni bipartisan» per rappresentare lo stato di un' economia che «ha la forza per finanziare lo sviluppo». E in una logica di continuità rispetto ai passati esecutivi, aveva assicurato che «non c' è ragione di cambiare riforme fatte nella scorsa legislatura e che funzionano». Arrivando persino a dire che «a prescindere da chi ha governato nell' ultimo decennio, era pressoché impossibile realizzare un drastico ridimensionamento del debito durante la crisi più lunga e pesante del dopoguerra».

 

matteo salvini giancarlo giorgetti

Un lessico eretico rispetto a quello adoperato in questi mesi dagli ortodossi gialloverdi, ma secondo Giorgetti è l' approccio necessario per smontare l' immagine di un Paese-cicala.

 

E siccome il debito è il tallone d' achille italiano, e va piazzato sui mercati, il suo obiettivo è far cadere i «pregiudizi» che si ritrovano «anche nelle analisi degli organismi internazionali», per mostrare invece i «nostri punti di forza»: dal «peso del secondo settore manifatturiero d' Europa», al grado di «sostenibilità finanziario», con un'«esposizione debitoria complessiva che è inferiore a quella della Francia».

 

Il sottosegretario sa che l' Italia è vista oggi come «un laboratorio politico»: «Ma può esserlo anche sotto il profilo economico». E per superare le perplessità di chi è scettico sulla validità di alcuni provvedimenti varati dal governo, derubricherà a «sperimentazione» il «cosiddetto reddito di cittadinanza». D' altronde è noto dove lo porta (economicamente) il cuore. Certo, l' alleanza con i grillini ha imposto un compromesso, ma chiedergli di condividerlo fino in fondo sarebbe troppo. In ogni caso il viaggio negli Stati Uniti è troppo importante per esportare i dissidi interni, per perdere tempo a descrivere «certe bramosie per il potere» che sono «un tipico fenomeno di quei movimenti para-rivoluzionari improvvisamente catapultati nella stanza dei bottoni».

giovanni tria giancarlo giorgetti

 

Di sicuro approfitterà dei colloqui con gli esponenti dell' amministrazione Trump per garantire l' impegno a superare certe «differenze di vedute» sul Venezuela e sull' invadenza tecnologica cinese, che finiscono per incidere negativamente sugli investimenti americani in Italia, come ha avuto modo di spiegare il titolare della Farnesina ai colleghi di governo in un recente Consiglio dei ministri. Lì, dove accadono «cose pazzesche», dove nelle riunioni «c' è chi si presenta con i dossier su tutti, persino su di noi. E se qualcuno ha preso una multa nel 2001 non può più fare niente».

giancarlo giorgetti massimo garavaglia

 

Ma per cinque giorni la missione americana distoglierà Giorgetti da altri pensieri. Anche se è partito con un interrogativo a cui nessuno a palazzo Chigi ha saputo dargli una risposta convincente: «Se le banche italiane si fanno carico di acquistare una parte consistente del debito pubblico, perché avviare l' ennesima commissione d' inchiesta sulle banche proprio ora che bisogna piazzare una parte consistente del debito pubblico?».

malagò giorgetti

«Italy First», il resto dopo le Europee...

salvini giorgettigiancarlo giorgetti giorgia meloni

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…