paolo gentiloni giorgia meloni

“SAREI CONTENTA SE GENTILONI AVESSE UN OCCHIO DI RIGUARDO PER L’ITALIA” – GIORGIA MELONI, IN UN MOMENTO CRUCIALE DELLE TRATTATIVE CON BRUXELLES (TRA PNRR, RIFORMA DEL PATTO DI STABILITÀ E MES) RINTUZZA LA POLEMICA DI SALVINI E TAJANI CONTRO IL COMMISSARIO UE ALL’ECONOMIA, ACCUSATO DI NON AIUTARE IL SUO PAESE. – SEBASTIANO MESSINA: “SE URSULA VON DER LEYEN DESSE LA PRECEDENZA ALLA GERMANIA O SE THIERRY BRETON SPONSORIZZASSE LA FRANCIA SAREBBERO – GIUSTAMENTE - MESSI IN CROCE. SALVINI A GENTILONI FA IL PIÙ LUSINGHIERO DEI COMPLIMENTI: QUELLO DI PARTEGGIARE, DA COMMISSARIO EUROPEO, SOLO PER L’EUROPA”

 

1. CUCÙ

giorgia meloni

Sebastiano Messina per "la Repubblica"

 

Se Ursula von der Leyen desse la precedenza alla Germania, se Josep Borrell favorisse la Spagna o se Thierry Breton sponsorizzasse la Francia sarebbero – giustamente - messi in croce. Eppure Matteo Salvini accusa Paolo Gentiloni di non fare i nostri interessi e gli rimprovera di non indossare a Bruxelles la maglia azzurra della nazionale. Senza rendersi conto di fargli così il più lusinghiero dei complimenti: quello di parteggiare, da commissario europeo, solo per l’Europa.

 

2. ASSEDIO A GENTILONI

giorgia meloni con paolo gentiloni

Estratto dell’articolo di Marco Bresolin e Ilario Lombardo per “La Stampa”

 

La prende leggermente da lontano, poi piano piano si avvicina al punto e la risposta, anche se meno ruvida dell'accusa pronunciata da Matteo Salvini, in fondo dice la stessa cosa: «Pur rappresentando la propria nazione, i commissari quando svolgono il loro incarico rappresentano l'Unione europea. Accade però che tengano comunque anche un occhio di riguardo. Penso sia normale e giusto e sarei contenta se accadesse anche di più con l'Italia».

 

MATTEO SALVINI

Giorgia Meloni avrebbe potuto sgonfiare i sospetti del governo sul commissario agli Affari economici Paolo Gentiloni. Il leader della Lega aveva detto di percepire Gentiloni come il giocatore con la divisa di un'altra nazionale. Meloni poteva sconfessarlo. Non lo ha fatto. Non ha voluto. E ieri ha detto esattamente quello che pensa e che, con toni più duri, in queste ultime settimane ha condiviso con i collaboratori e alcuni ministri: «Gentiloni – è stato il suo ragionamento frequente – non ci sta aiutando come potrebbe».

 

Meloni è arrabbiata e aveva già fatto capire cosa pensa dell'ex premier del Pd durante le comunicazioni in Senato, alla vigilia del Consiglio europeo di fine giugno: «Mi fa specie che ora chieda al governo di fare presto e di fare di più (sul Pnrr, ndr). Se si fosse vigilato di più prima, ora si farebbe più velocemente».

 

giorgia meloni 2

Ieri Gentiloni è volato in India, dove parteciperà al G20 al fianco di Ursula von der Leyen. Non risponderà alle polemiche […], ma questo non vuol dire che le ultime uscite lo abbiano lasciato indifferente. Anzi. Chi ha avuto modo di parlarci lo ha trovato «perplesso» e «amareggiato». Perché, dopo gli attacchi di Salvini, ieri mattina hanno suscitato parecchio stupore anche e soprattutto le parole dell'altro vicepremier, il solitamente più moderato Antonio Tajani.

 

Il ministro degli Esteri ha lanciato un avvertimento, augurandosi che Gentiloni lavori «tenendo conto anche di essere il commissario italiano e di avere una visione che non sia quella dei Paesi rigoristi per quanto riguarda la riforma del Patto».

paolo gentiloni valdis dombrovskis

 

Non capita spesso che un capo di governo metta nel mirino un commissario europeo, accusandolo di non fare l'interesse nazionale. Per Meloni, Gentiloni è parte di un doppio problema.

 

Il primo: quelle che considera rigidità eccessive a Bruxelles sugli obiettivi del Pnrr, e sulla revisione proposta dall'esecutivo di destra. La premier è convinta che l'approccio della Commissione fosse molto diverso quando a Palazzo Chigi sedeva Mario Draghi. Un sospetto che viene alimentato all'alba della campagna elettorale delle Europee, dove i leader avranno bisogno di costruire una narrazione più in contrasto con l'Ue.

 

giorgia meloni in conferenza stampa 4

Il secondo problema, gigantesco, è il Patto di stabilità. La riforma proposta dai commissari, con il contributo decisivo di Gentiloni, non accontenta l'Italia. La richiesta è di stralciare dal calcolo gli investimenti considerati dall'Ue strategici: digitale, green economy e difesa. Meloni teme che si possa tornare alle regole pre-Covid. «Sarebbe drammatico», sentenzia: «Sono vincoli che produrrebbero contrazioni molto importanti per economie in sofferenza».

 

Le accuse di «rigorismo» e di remare contro l'Italia sono state accolte con molto stupore a Palazzo Berlaymont. Al decimo piano, dove si trovano gli uffici del commissario, si fa notare che durante questi quasi quattro anni di mandato non sono mancati momenti di tensione con il gabinetto di Valdis Dombrovskis, soprattutto durante la preparazione della proposta per la riforma del Patto di Stabilità.

 

PAOLO GENTILONI E MARIO DRAGHI

[…] «Pensare che Gentiloni possa essere accusato di eccessivo rigorismo – fanno notare le stesse fonti – fa abbastanza sorridere. È un'accusa ai limiti del ridicolo». Lo stupore per le critiche ricevute è anche legato al fatto che Gentiloni è convinto di aver avuto buoni rapporti con tutti i governi italiani dal 2019 a oggi, incluso quello di Meloni.

 

I collaboratori assicurano che non ci sono mai stati scontri né con la premier, né con i ministri con i quali è più in contatto, come il titolare agli Affari europei e al Pnrr Raffaele Fitto o il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti.

 

giorgia meloni

I rapporti con quest'ultimo, in particolare, vengono definiti «cordiali e amichevoli nella forma», oltre che «molto costruttivi nella sostanza». Nei mesi scorsi il commissario si è più volte esposto per suonare la sveglia sull'attuazione del Pnrr, un atteggiamento che ha, appunto, provocato parecchia irritazione a Roma. Gentiloni ritiene di non averlo fatto per mettere il bastone tra le ruote al governo, ma anzi per dare un «contributo costruttivo». Si è spesso sentito in dovere di dare suggerimenti perché, come più volte ha ricordato, il successo del piano europeo dipende tutto dal successo della sua attuazione in Spagna e in Italia.

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