giorgia meloni

“DE LUCA? SONO STATA INSULTATA E MI SONO DIFESA” - GIORGIA MELONI SPIEGA LA SUA SPARATA AL GOVERNATORE (“SONO QUELLA STRONZA DELLA MELONI”): “DE LUCA NON HA MAI USATO QUELLA PAROLA CON NESSUN ALTRO, IL MESSAGGIO È CHE LE DONNE SI POSSONO INSULTARE PERCHÉ SONO DEBOLI. NON SIAMO DEBOLI: I BULLI SONO DEBOLI, BRAVI A FARE I GRADASSI DIETRO LE SPALLE, MA QUANDO LI AFFRONTI NON LO FANNO PIÙ - HO UN NOME PER LA COMMISSIONE UE MA PRIMA SI PARTE DALLA MAGGIORANZA. IL RAPPORTO CON VON DER LEYEN? NON FACCIO LA CHEERLEADER, L’AMICHETTA: ERA MIO DOVERE LAVORARE CON LEI -LE PEN? STA FACENDO UN PERCORSO INTERESSANTE - ORBÁN? LA UE NON SIA UN SALOTTO RADICAL CHIC” - LO SFOTTO’ A CONTE: “SI LAMENTA CHE NON LO NOMINO MAI? OKAY, CIAO GIUSEPPE!” - VIDEO

Estratto dell’articolo di Paola Di Caro per il “Corriere della Sera”

 

VICENZO DE LUCA GIORGIA MELONI

[…] «Se mi va bene il 26%? Sto». Giorgia Meloni parla di tutto, con nettezza […] poteva evitare di scendere in guerra con De Luca? «Io sono stata insultata, e banalmente mi sono difesa. A sinistra allora nessuno mi difese, adesso si stracciano le vesti. Si dovrebbero vergognare. Persone che hanno due pesi e due misure, che non credono a quello che dicono, che pensano che hanno più diritti degli altri».

 

E se «tanti mi hanno scritto, anche di sinistra, dicendomi che avevo ragione», chi l’ha delusa è la leader del Pd: «Mi dispiace che abbia perso un’altra occasione per dimostrare che può essere il cambiamento che aveva promesso. Le avevo chiesto pubblicamente allora di dire qualcosa e non ha avuto il coraggio di farlo, ieri invece ha commentato».

FABRIZIO ALFANO RIPRENDE VINCENZO DE LUCA E GIORGIA MELONI

 

Ma «continuo a tifare perché tiri fuori il coraggio che la gente si aspetta da lei come leader e come donna», dice la premier. Perché «quello che è successo ieri ha a che fare con la questione femminile: De Luca non ha mai usato quella parola con nessun altro, il messaggio è che le donne si possono insultare perché sono deboli. No, non siamo deboli. I bulli sono deboli, bravi a fare i gradassi dietro le spalle, ma quando li affronti non lo fanno più. È finito il tempo in cui le donne devono subire. E mi aspetto su questo di sentire anche una parola delle femministe».

 

GIORGIA MELONI - ELLY SCHLEIN

[…] la riforma della giustizia. Che Meloni rivendica: «Mi spiace che qualcuno la veda come una vendetta, ma io non sono per la conservazione e lasciare le cose che non funzionano come stanno. Non ho paura di chi vuole combattermi per mantenere lo status quo né resto per scaldare la sedia». E ancora: «Di che cosa dovrei vendicarmi con i magistrati?

Non capisco perché si possa considerare punitiva nei confronti dei pubblici ministeri la separazione delle carriere.

 

meloni le pen

Considero bizzarro che possa essere una vendetta, uno si vendica di qualcuno che ha fatto qualcosa di male, si vendica di un nemico. Non considero i magistrati nemici, chiedo a chi ha fatto questa dichiarazione se pensa che chi governa sia un nemico».

 

Un’Europa a destra Meloni non si piega a chi vorrebbe che troncasse i rapporti, o non li aprisse, a forze populiste e di estrema destra. Che si chiamino Le Pen o Orbán.

Sulla prima anzi c’è una decisa apertura: «Anche di noi si diceva che eravamo una forza anti europea, poi i nodi vengono al pettine. Si può essere europeisti e chiedere che l’Europa non si occupi di tutto», è la premessa.

 

ursula von der leyen giorgia meloni

Quindi, Orbán: «Non sono completamente d’accordo con nessuno con cui parlo, ma non sarò mai d’accordo con l’idea che la Ue sia un club, un salotto radical chic: penso che in un tempo come questo chi lavora per dividere faccia un errore strategico fondamentale, ha molto più senso chi lavora per cercare le sintesi».

 

Ma è su Le Pen che arrivano parole importanti. Il rapporto con von der Leyen, precisa, è politico non umano: «Non faccio la cheerleader , l’amichetta. Io sto dalla parte dell’Italia. Io sono la presidente del Consiglio e lei la presidente della Commissione Ue, era mio dovere lavorare assieme. Ma sono anche il presidente dei Conservatori europei, lavoro per costruire la maggioranza alternativa alla sinistra e alla maggioranza arcobaleno, e ho interlocuzioni. Le Pen sta facendo un percorso interessante, in questa legislatura, a volte ci siamo trovati dalla stessa parte».

meloni draghi

 

E proprio perché «si stanno formando diverse maggioranze» la «sinistra è nervosa».

In ogni caso, prima di ogni decisione andrà «ascoltato il popolo» che voterà e creerà i nuovi equilibri, per questo Meloni non si sbilancia sul possibile nuovo presidente, né svela se il suo possa essere italiano (ovvero Draghi): «Io un nome ce l’ho. Però non si parte dal candidato, ma dalla maggioranza. Solo così si evitano le maggioranze arcobaleno».

 

Meloni respinge ogni critica alla riforma del premierato, e rivendica il fatto che il capo dello Stato — se il testo passerà — non avrà più il potere di «fare supplenza a una falla della politica». E cioè quella per cui se i partiti non riescono a formare una maggioranza la palla passa al Quirinale per la nomina di un nuovo capo del governo e la formazione di una coalizione magari spuria, come negli ultimi governi tecnici.

meloni orban

 

«Le prerogative e i poteri del presidente restano intatti, tutti, ha anche quello nuovo di revoca dei ministri e tutti quelli di garanzia». Ma scegliere un governo quando una maggioranza non c’è è per lei una forzatura che mette a rischio lo stesso ruolo di arbitro del capo dello Stato: «Non lo aiuta, perché deve schierarsi».

 

[…] E Conte? Si lamenta che non lo nomina mai, la stuzzica Sarzanini. E lei, ridendo: «Okay, ciao Giuseppe!» con tanto di gesto del saluto. Aiuti all’Ucraina È un punto sul quale Meloni non ha mai cambiato idea. Servono. «Non dimentichiamo che oggi c’è una recrudescenza da parte della Russia nel colpire direttamente la popolazione civile. Il dibattito nasce dal fatto che ci si interroga se colpire le zone» in Russia «da dove vengono quegli attacchi. Credo non sia necessario, è meglio rafforzare la capacità di dotare l’Ucraina di sistemi efficaci di difesa antiaerea, un lavoro fatto anche dall’Italia con i Samp-T, senza rischiare un’escalation fuori controllo».

DRAGHI MELONI

 

Fisco ed evasione Altro tema caldo è quello del Fisco, dopo le polemiche sul redditometro. La premier spiega che mai ha diviso l’evasione «tollerabile» rispetto a una evasione «intollerabile», infatti «il governo le persegue tutte» e i risultati, snocciola i dati, lo dimostrano visto che «nel 2023 c’è stato il record storico di recupero dei proventi dalla lotta all’evasione fiscale». Ma per farlo, è la sua posizione, bisogna «distinguere tra evasione e chi non vuole evadere ma è semplicemente in difficoltà».

 

GIORGIA MELONI GIUSEPPE CONTE - ATREJU

Serve quindi «un Fisco che sappia scendere nel merito dei singoli casi e dialogare», e non è quello del redditometro, per come è congegnato. «C’è differenza tra chi non dichiara nulla e va in Ferrari e chi ha un basso reddito e va in pizzeria. Noi per ora abbiamo visto un Fisco che vuole fare cassa, e questo fa percepire lo Stato come nemico. Noi invece diciamo: se non evadi, io ti do una mano».[…]

Ultimi Dagoreport

ernesto galli della loggia giorgia meloni

DAGOREPORT - FAZZOLARI E' PER CASO IL NUOVO DIRETTORE DEL "CORRIERE"? - IN UNA PRIMA PAGINA CHE NASCONDE LE MENZOGNE DI GIORGIA MELONI, SPUTTANATA DA MACRON, BRILLA UN EDITORIALE VERGOGNOSO DI GALLI DELLA LOGGIA CHE SI DOMANDA: "SE LA GERMANIA (DI AFD) HA DAVVERO FATTO I CONTI CON IL SUO PASSATO NAZISTA. IN ITALIA, INVECE, UN PARTITO CHE PURE HA LE SUE LONTANE ORIGINI NEL FASCISMO GOVERNA DA TRE ANNI IN UN MODO CHE SOLO I COMICI (DUNQUE PER FAR RIDERE…) GIUDICANO UNA MINACCIA PER LA DEMOCRAZIA" - L’EX MAOISTA, POI TERZISTA, QUINDI BERLUSCONIANO, 5STELLE, INFINE MELONIANO  DEVE STUDIARE UN PO’, INVECE DI CAMBIARE PARTITO A OGNI CAMBIO DI GOVERNO. NEL DOPOGUERRA IN GERMANIA, GLI EX NAZISTI RIENTRARONO NEL CONTESTO SOCIALE E OTTENNERO POSTI DI POTERE NELLE INDUSTRIE PIÙ AVANZATE FINO ALLA CONTESTAZIONE DEL '68, SIMBOLEGGIATA DALLO SCHIAFFONE RIFILATO DALLA STUDENTESSA BEATE KLARSFELD AL CANCELLIERE (EX NAZISTA) KURT KIESINGER – IN ITALIA LA DESTRA ALLA FIAMMA DI FINI FU SDOGANATA DAL GOVERNO BERLUSCONI, DOVE IL MINISTRO DELLA GIOVENTU' ERA GIORGIA MELONI. COSA CHE IL GALLI OMETTE ESSENDO ORA COLLABORATORE DEL GOVERNO DUCIONI PER IL SETTORE SCUOLA...

andrea orcel unicredit

DAGOREPORT - IL RISIKO DELLE AMBIZIONI SBAGLIATE - COME PER IL GOVERNO MELONI, ANCHE ANDREA ORCEL NON IMMAGINAVA CHE LA STRADA PER LA GLORIA FOSSE TUTTA IN SALITA - IL RAFFORZAMENTO IMMAGINATO DI UNICREDIT, PER ORA, È TUTTO IN ARIA: IL MURO DI GOLDEN POWER DELLA LEGA HA RESO MOLTO IMPROBABILE LA CONQUISTA DI BANCO BPM; BERLINO RITIENE “INACCETTABILE” LA SCALATA ‘’NON AMICHEVOLE” DI UNICREDIT ALLA SECONDA BANCA TEDESCA COMMERZBANK; LE MOSSE DI NAGEL E DONNET GLI DANNO FILO DA TORCERE; CREDIT AGRICOLE, CHE HA UN CONTRATTO IN SCADENZA PER LA GESTIONE DEL RISPARMIO CHE RACCOGLIE UNICREDIT, HA UN ACCORDO CON BPM, DI CUI E' PRIMO AZIONISTA. E IL CDA DI UNICREDIT NON È PIÙ QUELLA FALANGE UNITA DIETRO AL SUO AZZIMATO CONDOTTIERO. COME USCIRE DAL CUL-DE-SAC? AH, SAPERLO…

orcel giorgetti

DAGOREPORT – GIORGETTI SI CONFERMA UN SUPPLÌ CON LE UNGHIE: ALL’INCONTRO CON I RAPPRESENTANTI DI UNICREDIT PER LA MODIFICA DEL DECRETO GOLDEN POWER CHE BLINDA L'OPS SU BPM, BANCA CARA ALLA LEGA, CHI HA INCARICATO IL MINISTRO DI CAZZAGO? STEFANO DI STEFANO, DIRETTORE GENERALE DELLE PARTECIPAZIONI DEL MEF, MA ANCHE COMPONENTE DEL CDA DI MPS. INSOMMA, LA PERSONA GIUSTA AL POSTO GIUSTO... – CALTA C’È: LA GIRAVOLTA DEL CEO DI MPS, LUIGI LOVAGLIO, SULL'OPERAZIONE MEDIOBANCA-BANCA GENERALI…

guzzetti bazoli meloni fazzolari e caltagirone scannapieco giuseppe francesco gaetano dario cdp giorgia

DAGOREPORT - AVVISATE ‘’PA-FAZZO CHIGI’’ CHE IL GRANDE VECCHIO DELLE FONDAZIONI BANCARIE, GIUSEPPE GUZZETTI, HA PRESO IL BAZOOKA - L’INDOMABILE NOVANTENNE NON NE PUÒ PIÙ DI VEDERE CASSA DEPOSITI E PRESTITI (DI CUI LE FONDAZIONI HANNO IL 30%) RIDOTTA A CAGNOLINO SCODINZOLANTE DEI FRATELLI DI FAZZOLARI: AFFONDATA LA NOMINA DI DI CIOMMO ALLA PRESIDENZA DEL CDA DEL FONDO F2I - MA IL CEFFONE PIÙ SONORO AL SOVRANISMO BANCARIO DEL GOVERNO DUCIONI È STATO SFERRATO DAL TERRIBILE VECCHIETTO CON LA VENDITA DELLA QUOTA DELLA FONDAZIONE CARIPLO IN MPS, IL CAVALLO DI TROIA DEL FILO-GOVERNATIVO CALTAGIRONE PER ESPUGNARE, VIA MEDIOBANCA, GENERALI – STRATEGIE DIVERSE SUL RISIKO TRA GUZZETTI E IL SUO STORICO ALLEATO, IL GRANDE VECCHIO Di BANCA INTESA, “ABRAMO” BAZOLI…

giorgia meloni incontra george simion e mateusz morawiecki nella sede di fratelli d italia sergio mattarella frank walter steinmeier friedrich merz

DAGOREPORT –LA CAMALEONTE MELONI NON SI SMENTISCE MAI E CONTINUA A METTERE IL PIEDINO IN DUE STAFFE: IERI HA INCONTRATO NELLA SEDE DI FDI IN VIA DELLA SCROFA L’EURO-SCETTICO E FILO-PUTINIANO, GEORGE SIMION, CHE DOMENICA POTREBBE DIVENTARE IL NUOVO PRESIDENTE ROMENO. UN VERTICE CHE IN MOLTE CANCELLERIE EUROPEE È STATO VISTO COME UN’INGERENZA – SABATO, INVECE, LA DUCETTA DEI DUE MONDI INDOSSERÀ LA GRISAGLIA PER PROVARE A INTORTARE IL TEDESCO FRIEDRICH MERZ, A ROMA PER LA MESSA DI INIZIO DEL PONTIFICATO DI PAPA LEONE XIV, CHE E' GIÀ IRRITATO CON L’ITALIA PER LA POSIZIONE INCERTA SUL RIARMO EUROPEO E SULL’AZIONE DEI "VOLENTEROSI" A DIFESA DELL'UCRAINA - MENO MALE CHE A CURARE I RAPPORTI PER TENERE AGGANCIATA L'ITALIA A BRUXELLES E A BERLINO CI PENSANO MATTARELLA E IL SUO OMOLOGO STEINMEIER NELLA SPERANZA CHE LA MELONI COMPRENDA CHE IL SUO CAMALEONTICO EQUILIBRISMO E' ORMAI GIUNTO AL CAPOLINEA (TRUMP SE NE FOTTE DEL GOVERNO DI ROMA...)