luigi di maio giuseppe conte f-35

DA GIORGINO CONTE SILURA DI MAIO: EMBARGO DI ARMI ALLA TURCHIA? NON SERVE A NULLA. ANZI E' DA TAFAZZI, DICONO GLI ANALISTI DELLA DIFESA - IERI SERA ALLO SPECIALE TG1 IL PREMIER HA SMONTATO L'IPOTESI DI EMBARGO VERSO IL PUZZONE ERDOGAN, ANCHE PERCHÉ NON AVREBBE EFFETTI SULLA GUERRA IN ATTO E PERCHÉ ORMAI LA TURCHIA È QUASI AUTOSUFFICIENTE NEGLI ARMAMENTI (E LI ESPORTA) - IL GOVERNO NON È PRONTO A CANCELLARE I 380 MILIONI CHE OGNI ANNO ARRIVANO DALL'EXPORT MILITARE VERSO ANKARA…

Michele Arnese per www.startmag.it

 

giuseppe conte tg1 giorgino

Confusione a Palazzo. Governo in ordine sparso sull’idea di un embargo contro la Turchia sulle armi che intaccherebbe anche il gruppo Leonardo (ex Finmeccanica), partecipato dal Tesoro.

Ecco la sequela di parole e piroette del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.

Ieri sera, comunque, il premier ha pronunciato una parola definitiva sul tema: no all’embargo delle armi alla Turchia.

 

CHE COSA HA DETTO CONTE AL TG1

di maio conte

Conte – nel corso dello Speciale Tg1 condotto la sera di mercoledì 16 ottobre da Francesco Giorgino – ha spiegato che “l’opinione pubblica italiana ha posto l’accento soprattutto sulla vendita di forniture militari di armi alla Turchia: ma non è che non vendendo armi alla Turchia noi andiamo a risolvere il problema” della guerra in Siria, “la Turchia le armi già ce l’ha”. Il premier ha poi aggiunto parlando delle azioni da intraprendere sulla Turchia: “Fare di più – spiega ancora il premier – significa battersi con tutti gli strumenti a disposizione, all’interno della comunità europea e internazionale, affinché questa iniziativa militare cessi al più presto, perché cessino le sofferenze del popolo siriano e perché non si dia seguito a un’iniziativa che può risultare oggettivamente destabilizzante”.

 

QUANDO CONTE ERA ALLINEATO CON DI MAIO PRO EMBARGO

Tre giorni fa la posizione di Palazzo Chigi era diversa. “L’Italia aspetta l’Unione europea, e a differenza di Francia e Germania e di altri Paesi europei intende chiedere l’embargo di armi alla Turchia sulla base di una decisione di tutti e 28 i Paesi dell’Ue. Operazione difficile, visto che potrebbe anche non esserci l’unanimità richiesta, ma che soprattutto suscita interrogativi proprio in Italia, dove praticamente tutto il Pd, a partire dal segretario Nicola Zingaretti, chiede al governo di fare come Berlino e Parigi e di non attendere oltre.

 

giuseppe conte tg1 giorgino

Una richiesta che per ora cade nel vuoto”, scriveva il Corriere della Sera: una nota di Palazzo Chigi spiega che «il governo italiano è già al lavoro affinché l’opzione della moratoria nella vendita di armi alla Turchia sia deliberata in sede europea quanto prima possibile» e che tutti gli obiettivi «devono essere raggiunti attraverso il coordinamento europeo».

 

 

LE TESI GRILLINE DI CONTE

Due giorni dopo, il presidente del Consiglio era sempre più allineato sulle posizioni di M5s e Pd: il blocco dell’export di armi verso la Turchia “è una iniziativa doverosa ma non ci può affatto appagare”, sono state le parole del premier Conte a margine della presentazione del Rapporto Cnr. “Tutte le iniziative che potranno a questo risultato noi le metteremo in campo e l’Italia sarà capofila in questa direzione”. Fino al 15 ottobre, Conte era dunque allineato con le posizioni del capo politico del Movimento 5 Stelle. Il 15 ottobre il titolare della Farnesina confermava l’idea del blocco per le vendite future di armi alla Turchia ma apriva anche all’ipotesi di uno stop per quelle in corso: “Nelle prossime ore formalizzeremo tutti gli atti per bloccare le esportazioni di armi alla Turchia e apriremo un’istruttoria per i contratti in essere”.

buffagni alessandro profumo

 

LA SINTESI DEL SOLE 24 ORE

Evidentemente, il governo era pronto ad azzerare una fetta di Pil. Stando alla relazione del governo al Parlamento sull’export di armi in base alla legge 185 del 1990, la Turchia è stata il terzo paese per export di armi italiane nel 2018, ha ricordato il Sole 24 Ore a proposito di Leonardo (ex Finmeccanica) e non solo: “Su un totale di licenze autorizzate dalla Farnesina per l’esportazione definitiva di materiali d’armamento (esclusi i “programmi intergovernativi”, cioè i materiali esportati in un altro paese per la produzione nell’ambito di progetti industriali di collaborazione transnazionale) pari a 4 miliardi e 613 milioni nel 2018 (rispetto ai 7 miliardi e 437 milioni del 2017), il primo paese per l’export è stato il Qatar (un miliardo e 923 milioni), il secondo il Pakistan (682,9 milioni), poi la Turchia (362,3 milioni). Il quarto gli Emirati Arabi Uniti (220,3 milioni)”.

Ecco alcune delle principali tabelle della relazione ministeriale depositata in Parlamento.

 

alessandro profumo aw139 agustawestland

DATI E NUMERI DI BATACCHI (RID)

La Turchia – ha sottolineato Pietro Batacchi, direttore di Rid (Rivista italiana difesa) – ha ridotto negli ultimi anni la dipendenza dall’estero nel settore della difesa dall’80 al 35 per cento. Nel 2018 ha esportato più di 2 miliardi di euro, e quest’anno aumenterà il suo export di armi del 25 per cento, nonostante la crisi monetaria in corso: “Le forniture di armamenti da parte dell’Italia vedono in prima fila la nostra azienda leader Leonardo (ex Finmeccanica, che ha assorbito altre aziende del settore, come Oto Melara).

 

Leonardo esporta tecnologia e prodotti in Turchia e nei ricchi Paesi di lingua turca dell’Asia centrale. Tra i business che non avranno sbocchi futuri uno riguarda l’aereo Alenia Aermacchi M-346 Master, per l’addestramento militare transonico, mentre finora si discuteva anche dell’Alenia C-27J Spartan, aereo da trasporto tattico”.

 

IL COMMENTO DI GAIANI (ANALISI DIFESA)

ALESSANDRO PROFUMO ROMANO PRODI

Ha commentato Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa: “Da un lato è fuori discussione il diritto dell’Europa di chiedere alla Turchia di ritirarsi dal nord della Siria ma la minaccia di blocco delle forniture suscita qualche perplessità. Non solo perché sarà inefficace e non influirà sulle operazioni belliche in atto, la cui durata potrebbe essere di pochi giorni o poche settimane, ma soprattutto per ragioni di opportunità strategica e industriale e perché la Turchia è membro della Nato, inserita in tutti i meccanismi congiunti dell’alleanza. Inoltre al momento non è sottoposta ad alcun embargo internazionale disposto dall’Onu, ragione che per la legge italiana e di molti altri Stati europei sarebbe sufficiente a fermare l’export di equipaggiamenti militari”.

carri armati turchierdogan felice mentre bombarda i curdiERDOGAN

 

Ultimi Dagoreport

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...