GIORNALISTI IN SCIOPERO, BUIO SULLE PRIMARIE PD - LUNEDI’ NIENTE LAVORO PER GIORNALI, TV, SITI WEB: CONTRO LA “LEGGE SALLUSTI” CHE PREVEDE LA CELLA PER I GIORNALISTI E SALVA I DIRETTORI - MA PROPRIO “IL GIORNALE” DI SALLUSTI VA IN EDICOLA! - REDAZIONE SPACCATA: “SPERIAMO DI NON FARE FIGURE DI MERDA” – “”ESPRESSO” IN SCIOPERO PER I TAGLI PESANTISSIMI ALLA REDAZIONE MA I “CUGINI” DI “REPUBBLICA” SE LA SBRIGANO CON UN COMUNICATO-BLA-BLA….…

1- RESTA IL CARCERE, LUNEDÌ GIORNALISTI IN SCIOPERO
Silvio Buzzanca per "la Repubblica"

Il Senato va avanti sulla diffamazione, approva una norma, contro il parere del governo, che salva i direttori dal carcere, ma vi manda i giornalisti. E la Federazione nazionale della stampa proclama una giornata di sciopero totale dell'informazione per lunedì prossimo. Giorno in cui Palazzo Madama prevede di dare il via libera al provvedimento.

Un blocco di giornali, tv, siti e uffici stampa, - spiega il sindacato dei giornalisti - contro una legge «che si va configurando come un disegno di aggressione a un'intera categoria professionale senza riparare eventuali lesioni della dignità e dell'onore delle persone per errori o orrori di stampa». La cronaca della giornata parlamentare è abbastanza scarna. Sono 122 i senatori, di Pdl e Lega, che hanno votato sì all'emendamento a favore dei direttori proposto dal relatore Filippo Berselli. Contro la proposta hanno votato no in 111, mentre 6 si sono astenuti. Che al Senato equivale a votare contro.

Un esito arrivato, nonostante il parere "tecnico" contrario del sottosegretario alla Giustizia Antonino Gullo, e condito da molte polemiche per la presenza dei "pianisti". «È una cosa vergognosa che alcuni votino per i colleghi assenti», ha commentato la presidente di turno Rosi Mauro.

Con questo voto il direttore del giornale e i suoi vice, in caso di diffamazione con attribuzione di un fatto specifico, se la cavano con una multa di 50 mila euro. L'autore dell'articolo, invece, può pagare una multa o finire in carcere per un anno.
Inoltre Berselli ha previsto che se non c'è il dolo, la multa per il direttore passa da 2 a 20 mila euro.

Infine c'è una norma perfetta per la vicenda Sallusti, dove l'articolo che ha innescato il caso è stato scritto da Renato Farina. Si prevede infatti che se l'autore dell'articolo «sia ignoto o non identificabile ovvero sia un giornalista professionista sospeso o radiato dall'Ordine», come Farina, la pena viene ridotta e passa da 3 mila a 30 mila euro. Una differenziazione complessiva delle pene fra direttore e giornalisti dove, secondo Vincenzo Vita, Pd, «ci sono certamente profili di incostituzionalità».

Prima di questo voto, l'aula aveva invece respinto un altro emendamento che prevedeva la creazione di un apposito registro per "schedare" gli autori degli articoli pubblicati con uno pseudonimo o anonimi. Il registro doveva rimanere riservato, ma nel momento in cui scattava un'indagine doveva essere messo a disposizione dell'autorità giudiziaria.
Ora bisogna attendere lunedì per il voto finale. L'esame è infatti stato sospeso durante le dichiarazioni di voto sull'articolo1.

E proprio su questo articolo, il Pd ha chiesto il voto segreto. «È un testo che continua comunque a prevedere la detenzione per i giornalisti e che complessivamente è uno scempio, un mostro che spero vada a morire», spiega la capogruppo democratica Anna Finocchiaro.

La Finocchiaro rivendica anche la richiesta di voto segreto presentata da 30 senatori del
suo gruppo. «Sì l'ho chiesto io. - dice la capogruppo - Si tratta di una norma penale no? Dunque il voto è segreto. Tra l'altro la richiesta era stata presentata e autorizzata, e allora questa volta lo chiediamo noi il voto segreto». Questa richiesta, aggiunge Vita, «è una sorta di ostruzionismo, il ddl va affossato ».


2- MA SALLUSTI SI SFILA "IO IL GIORNALE LO FACCIO USCIRE"
Paolo Berizzi per "la Repubblica"

Che il disegno di legge sia stato ribattezzato "Sallusti", evidentemente, può passare in second'ordine. Assieme al fatto che i giornalisti italiani - praticamente tutti - rinuncino a una giornata di paga sì per l'autonomia dell'informazione (di ogni testata), ma in fondo partendo dal caso che ha visto protagonista lui, il direttore del Giornale, un collega che ha rischiato di finire in carcere per un articolo e che per questo ha ricevuto una solidarietà compatta e trasversale.

Trascurabile anche questo? Forse sì se è vero, come confermano fonti di via Negri, che Alessandro Sallusti, pare surreale, sta pensando di spiazzare il mondo dei media e quello politico con una mossa a sorpresa (nemmeno troppo, dice chi lo conosce bene): fare uscire il suo giornale martedì. Sfilare se stesso e il quotidiano che dirige dallo sciopero proclamato dalla Fnsi. L'intenzione sarebbe stata comunicata dallo stesso Sallusti ieri pomeriggio ai collaboratori più stretti. Ma non al comitato di redazione.

Che, formalmente, è ancora all'oscuro di tutto. E che oggi si riunirà in assemblea per contarsi in vista dell'agitazione di lunedì. «Chiederemo a tutti i colleghi di aderire allo sciopero - fanno sapere dal cdr del Giornale- . È stato indetto per difendere la categoria. Ci auguriamo non ci siano sorprese». Già.

Tuttavia pare che potrebbero non mancare. Se lo smarcamento al quale sta pensando Sallusti (sempre più critico verso Fnsi e Ordine dei giornalisti, e fedele alla linea «non voglio mobilitazioni per me») venisse confermato e il quotidiano della famiglia Berlusconi martedì finisse sugli scaffali semivuoti delle edicole, in via Negri si creerebbe una spaccatura: l'ultima di una lunga serie. "Lealisti" (alla direzione) da una parte, e favorevoli a uno «sciopero sacrosanto » dall'altra.

Questi ultimi si definiscono «riserva indiana »: sono una ventina-trentina di redattori (su un organico di 90) che hanno aderito a molte agitazioni di categoria (per il contratto nazionale ma non solo). Nonostante la linea indicata dalla direzione e dalla proprietà fosse di segno opposto. «Martedì? speriamo di non fare una figura di m...», dicono preoccupati.

3. COMUNICATO DEI CDR DEL GRUPPO ESPRESSO
Il Coordinamento dei Cdr Espresso Repubblica-Finegil-Elemedia, pubblicato a pag. 29 di "la Repubblica"


Il coordinamento dei Cdr Espresso, Repubblica, Finegil e Elemedia esprime forte preoccupazione per le ulteriori riduzioni giornalistiche nel Gruppo. È stato dichiarato lo stato di crisi anche al settimanale L'Espresso, testata storica e marchio editoriale, che si aggiunge a quello appena attuato per l'Agl. Oggi l'Espresso non sarà in edicola in segno di protesta contro il pesante programma di tagli annunciato dall'azienda in assenza di un piano editoriale.

Con questa azione i redattori dell'Espresso intendono tutelare il patrimonio di una testata che in questi anni ha continuato a distinguersi per le sue battaglie civili, le sue inchieste e la sua indipendenza da qualsiasi centro di potere. I tagli all'organico, nonostante un bilancio di gruppo in utile anche per il 2012, mettono a rischio il livello dell'informazione fino ad oggi garantito con autorevolezza sin dal suo primo numero, il 2 ottobre del 1955.

Siamo di fronte all'ennesimo sacrificio richiesto alle redazioni dopo i ridimensionamenti a Radio Capital, al Piccolo di Trieste (che ha proclamato una nuova giornata di sciopero per il primo dicembre e dove è stato presentato anche un piano per la riduzione delle pagine e l'ampliamento dell'offerta su internet) a Bolzano-Trento, al Messaggero Veneto, nei Quotidiani veneti e confermato anche dalla cessazione dei contratti a termine alla Provincia Pavese, dalla chiusura della testata Velvet e, infine, dall'incertezza delle relazioni sindacali a La Nuova Sardegna.

Ai colleghi va la solidarietà di tutti i Cdr del Coordinamento, che ribadiscono la necessità e l'urgenza di un piano di sviluppo editoriale non prescindendo dalla valorizzazione del primo patrimonio aziendale: i giornalisti. Per questa ragione si rinnova la richiesta di un incontro urgente dei Cdr del Coordinamento Gruppo Espresso e della Fnsi con i vertici aziendali che possa rilanciare il dialogo e abbia come primo obiettivo il consolidamento delle testate e la definizione di un progetto strategico con regole condivise sulla multimedialità. Il Coordinamento dei Cdr chiede altresì al Governo di non avallare stati di crisi in gruppi editoriali in attivo intervenendo in questo senso sul decreto Sacconi dell'8 ottobre 2009

 

ALESSANDRO SALLUSTIFOTOMONTAGGIO - ALESSANDRO SALLUSTI IN CARCEREFilippo BerselliFRANCO SIDDI farina renato jpegANNA FINOCCHIARO Bruno Manfellotto Ezio Mauro CARLO DE BENEDETTI

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