1. NELLA GIORNATA DI DOMANI O AL MASSIMO MARTEDÌ MATTINA LA MINISTRA DI GIULIA (LIGRESTI) E DI GIUSTIZIA RASSEGNERÀ LE DIMISSIONI E TORNERÀ A FARE LA PENSIONATA 2. AL DI LÀ DEGLI INVITI A MOLLARE DA PARTE ANCHE DEL PD (RENZI & CUPERLO), CHE LE DIMISSIONI SIANO GIÀ NELL’ORDINE DELLE COSE (A FERMARLE È SOLO IL CONGRESSO DELL’EX PDL) LO PROVA IL FATTO CHE NEI PALAZZI ROMANI SI DISCUTE SOLO DEL SUCCESSORE 3. MA LA PENTOLA DELL’AFFAIRE CANCELLIERI CONTINUARA’ A BOLLIRE. SIA CHE LA PROCURA DI TORINO DECIDA DI TRASMETTERE GLI ATTI A ROMA CON UN MINISTRO ISCRITTO AL REGISTRO DEGLI INDAGATI, SIA CHE SCELGA DI NON FARLO, È PRATICAMENTE IMPOSSIBILE CHIUDERE LA PARTITA FACENDO FINTA CHE NON SIA SUCCESSO NULLA

Ottavia Giustetti e Paolo Griseri per La Repubblica

La procura di Torino invierà ai colleghi di Roma il dossier Cancellieri. Una scelta obbligata. Con una possibile, clamorosa svolta. I magistrati di Giancarlo Caselli potrebbero iscrivere il ministro nel registro degli indagati per aver fornito false informazioni al pm nell'interrogatorio del 22 agosto. Una ipotesi, pare di capire, non così improbabile: dice il falso, è scritto nel codice, non solo chi mente ma anche chi omette di raccontare quel che sa.

Il viaggio verso Roma del plico chiuderà quindi solo il primo capitolo della vicenda che ha coinvolto il ministro della giustizia. Ma non è assolutamente certo che chiuda lo scandalo. Anzi. Come si è già visto nelle scorse settimane, la pentola ribolle e si stenta a trovare un coperchio in grado di nascondere i fatti. Il tabulato con le telefonate del fratello di don Salvatore, Antonino, dai colloqui con la Cancellieri a quelli con suo marito, è l'anello che mancava alla composizione dello scenario peggiore per un ministro della giustizia: l'iscrizione nel registro degli indagati.

La trasmissione degli atti a Roma è un atto obbligato. La procura della capitale è competente per gli eventuali reati commessi dal ministro, interrogato come teste sul caso Ligresti nei suoi uffici di via Arenula. Ma il trasferimento del fascicolo mette la Procura di Torino di fronte a una scelta difficile: limitarsi a spedire senza accuse al ministro (con il rischio che nella capitale vengano individuati reati non segnalati da Torino) o scegliere, in base alle contraddizioni tra interrogatorio e tabulato, di accusare Annamaria Cancellieri (con tutte le conseguenze, anche politiche, del caso). Per decidere è necessario ricostruire la storia dell'interrogatorio del 22 agosto e metterlo in relazione con l'elenco delle telefonate acquisito solo di recente.

UN TABULATO DI TROPPO
Il tabulato è emerso nei primi giorni di novembre. Quel documento contiene un particolare che era sconosciuto al pm Vittorio Nessi il 22 agosto, quando il procuratore è andato a Roma a interrogare come teste il ministro, nel suo ufficio di massimo garante dell'amministrazione della giustizia. Nessi non sapeva, non poteva sapere, che poche ore prima la testimone Annamaria Cancellieri aveva parlato a lungo al telefono (sette minuti e mezzo di telefonata sono una lunga telefonata) con il fratello del principale arrestato nell'indagine torinese su Fonsai, Salvatore Ligresti.

Perché il procuratore non poteva sapere di quella telefonata? Perché né Antonino Ligresti né, tantomeno, Annamaria Cancellieri erano intercettati. Tant'è vero che solo successivamente, sicuramente dopo il 29 agosto, così come risulta dagli atti depositati alle parti (annotazione di p. g., pagina 795 del settimo faldone) la Guardia di Finanza chiederà al pm Marco Gianoglio l'autorizzazione ad acquisire i tabulati con le telefonate di Antonino. In particolare a «verificare quali siano stati i contatti di Antonino Ligresti nel periodo successivo agli arresti dei propri parenti» acquisendo i contatti in arrivo e in partenza dal suo numero telefonico «a far data dal 17 luglio 203 fino al 29 agosto 2013».

Dunque, alle 19 del 22 agosto in via Arenula, Nessi non conosce l'esistenza della telefonata fatta dal ministro il giorno prima: il 21 agosto. Conosce invece le telefonate di Antonino alla compagna di Salvatore, Gabriella Fragni (che è intercettata) e gli accordi tra i due cognati sulla opportunità di raggiungere «quella nostra amica». Conosce anche i tabulati dell'utenza di Antonino Ligresti tra il 17 e il 19 agosto, fatti al volo nei giorni immediatamente successivi. Da lì già si vede che ministro e Antonino Ligresti si sono parlati a lungo dopo numerosi tentativi di contatto falliti nei giorni precedenti.

INTERROGATORIO AL BUIO
La conoscenza del pm, alle 19 di quel 22 agosto, si ferma a questo punto. E coincide esattamente con quel che ammette il ministro a verbale: Annamaria Cancellieri conferma la telefonata del 17 luglio, il giorno dell'arresto dei Ligresti, a Gabriella Fragni (né potrebbe negarla perché Fragni è intercettata da quel giorno), conferma la telefonata ad Antonino del 19 agosto (sostenendo di essere stata chiamata mentre ha chiamato lei dopo vani tentativi di contatto di Antonino il giorno precedente) e dice che «dopo.. non ho sentito altri in relazione al caso Ligresti».

Infine spiega di aver risposto a un sms di Antonino, il 21 agosto, «nulla di più». Il verbale di quell'interrogatorio non ha domande e risposte, si presenta invece come un riassunto del colloquio tra il pm e il ministro, una forma che lascia sulla carta diverse vie d'uscita e molteplici possibilità di interpretazione. Ma a ben leggere il testo, è impossibile che Annamaria Cancellieri parlasse della risposta all'sms di Antonino Ligresti del 21 agosto come se si trattasse di una telefonata. Quel «gli ho risposto», non può che riferirsi a un sms perché, in caso contrario, il ministro non avrebbe potuto dire «non ho sentito altri», dopo il 19 agosto. Telefonare è sinonimo di sentire. Mandare un sms no.

IL CODICE PENALE E LE OMISSIONI
Ma tutto questo il pm Nessi ancora non lo sa. Lo saprà dopo, molto dopo. Perché se la richiesta dell'elenco delle telefonate di Antonino Ligresti è di fine agosto, quel dossier sarà pronto solo all'inizio di novembre. È un fatto che solo quel tabulato, con l'esistenza di quella chiamata del 21 agosto, poteva permettere di sostenere una eventuale accusa di falso nei confronti del ministro, basata sulla lampante contraddizione tra il «non ho sentito altri» e il «gli ho risposto» con una telefonata.

È un fatto dunque che solo da pochi giorni (il tabulato è stato depositato intorno il novembre) la Procura di Torino potrebbe, se ne ravvisasse gli estremi, iscrivere il ministro nel registro degli indagati. È un fatto, infine, che l'articolo 371 bis del Codice Penale punisce «chiunque, richiesto dal pubblico ministero di fornire informazioni ai fini delle indagini, rende dichiarazioni false oppure tace in tutto o in parte ciò che sa intorno ai fatti sui quali viene sentito».

La consuetudine e la familiarità tra i Cancellieri e i Ligresti, un rapporto che va ben al di là dell'occasionale telefonata di solidarietà o dell'intervento a favore di un detenuto malato, dal verbale di interrogatorio non emergono. Cancellieri ripete ai pm quel che i pm non potevano non sapere. E nulla di più. Anzi molto di meno se si pensa al giro di
parole utilizzato per non parlare esplicitamente della telefonata del 21 agosto. È questo il genere di comportamento punito dall'articolo 371 bis?

La pentola dell'affaire Cancellieri continua dunque a bollire. Sia che la Procura di Torino decida di trasmettere gli atti a Roma con un ministro iscritto al registro degli indagati, sia che scelga di non farlo, è praticamente impossibile chiudere la partita facendo finta che non sia successo nulla, comportandosi come se tutte le risposte siano state fornite, come se non ci sia più niente da chiarire. La fretta nel chiudere il dossier è già stata cattiva consigliera due volte: il 5 novembre, quando Cancellieri è andata in Parlamento a sostenere che si era preoccupata di Giulia Ligresti solo per motivi umanitari, e il 15 novembre, nelle lettera di autodifesa del Guardasigilli. Ora l'ipotesi di indagine a suo carico e, in ogni caso, la trasmissione degli atti a Roma, rendono ancora una volta difficile calare il coperchio su una vicenda imbarazzante per molti.

 

 

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