alessandro giuli crozza

VIDEO! “L’IMITAZIONE DI CROZZA? MI È PIACIUTA TANTISSIMO PERCHÉ MI DAVA UN’IDEA AGGRAZIATA QUASI FINO ALL’EFFEMINATEZZA” – IL MINISTRO DELLA SUPERCAZZOLA ALESSANDRO GIULI APRE LE VALVOLE – "GLI SFOTTO’ PER L’ELOQUIO E L’INFOSFERA? I MEME, IL CAZZEGGIO SOCIAL DEL CITTADINO CI STANNO TUTTI. CI STA MENO L’AVER PRESO UN MINUTO E MEZZO DI UN DISCORSO DURATO UN’ORA PER TRASFORMARLO IN UNO STRUMENTO DI BATTAGLIA POLITICA O, PEGGIO ANCORA, DI DILEGGIO PERSONALE" – LA GUERRA DI UN PEZZO DI FRATELLI D’ITALIA (“NESSUNA GUERRA DAL PARTITO, SEMMAI DA QUALCHE ULTRÀ”), IL FASCINO PER MUSK E LA TESSERA PLATINUM DI FDI – “UN ANNO FA DISSI CHE, PER GOVERNARE A LUNGO, GIORGIA MELONI AVREBBE DOVUTO LIBERARSI DELLA MINORANZA FASCISTISSIMA DI FRATELLI D’ITALIA. VEDREMO COME ANDRÀ A FINIRE. IL FATO STA SEMPRE LÌ, NEL GREMBO DI GIOVE” – LIBRO+VIDEO

 

re carlo alessandro giuli

Tommaso Labate per il “Corriere della Sera” - Estratti

 

Ministro Giuli, un anno fa, da presidente del Maxxi, disse al Corriere che se fosse stato statunitense non avrebbe votato per Biden ma di sicuro neanche per Trump. Pensa che la storia le abbia dato ragione?

«Oggi il gioco del “se” lo farei pensando di essere uno dell’opposizione».

 

Quindi?

«Se fossi all’opposizione del governo Meloni, invece di sbraitare penserei che l’attuale classe dirigente americana è l’unica che abbiamo a disposizione. E, di conseguenza, l’unica con cui siamo obbligati a trattare».

 

(...)

Lei è il ministro della Cultura di un governo con dentro nazionalisti e sovranisti. Il suo rapporto con i pari grado socialisti?

«Quando si tratta di cultura a volte neanche ci interessa sapere la provenienza politica e partitica dei colleghi. Una delle persone con cui vado più d’accordo è la ministra della Cultura tedesca, Claudia Roth, socialdemocratica. Le cooperazioni internazionali che riguardano l’arte, la musica, il cinema, lo spettacolo, la lotta alla pirateria e al traffico illecito dei beni culturali superano gli steccati politici e ideologici».

 

Scusi ma il tema dell’egemonia culturale della destra, che scandì il ritmo del battesimo del governo Meloni, che fine ha fatto?

alessandro giuli re carlo e camilla - meme by il grande flagello

«Le racconto questa cosa. Di recente ho incontrato l’ambasciatore cinese in Italia, era contentissimo quando gli ho regalato il mio libro sul fondatore del Partito comunista italiano, Gramsci è vivo . Alla fine, abbiamo chiuso la nostra conversazione citando Lao-Tse e il Tao te ching...».

 

E quindi?

«Se un confuciano come lui e uno di inclinazioni taoiste possono discutere di cultura, è il segno che la cultura non vive soltanto di egemonie. Tra l’altro gli ho proposto una cosa, che a lui è piaciuta: adottiamo insieme la candidatura di un sito Unesco in uno Stato africano».

MAURIZIO CROZZA IMITA ALESSANDRO GIULI

 

Trump dichiara guerra alla Cina. Voi no?

«Cina e Italia sono repubbliche giovani con storie millenarie alle spalle. Sulla scia del percorso avviato con la visita a Pechino del presidente Mattarella e di Giorgia Meloni, ci saranno altri scambi, anche qui da noi spero».

 

Un personaggio come Musk l’affascina o le fa paura?

«Mi affascina perché rappresenta l’elemento caratteristico, ma ancora contemporaneo, della vecchia America: quel mix di gigantismo e infantilismo con cui una volta gli americani conquistavano il West e adesso puntano allo spazio.

 

Mi riferisco a quella punta di infantilismo che spesso li fa uscire dai canoni del galateo diplomatico, che li fa esondare nelle politiche degli altri Paesi senza spesso neanche capire che materiale elettorale maneggiano. Anche qui, in fondo, sono dei geni; e come dicevo per Trump all’inizio, sono gli unici geni americani che abbiamo a disposizione in questo momento».

 

MAURIZIO CROZZA IMITA ALESSANDRO GIULI

Quando è arrivato al ministero della Cultura al posto di Sangiuliano, un pezzo di Fratelli d’Italia le ha fatto la guerra. Ora è passata?

«No, nessuna guerra dal partito, semmai da qualche ultrà... Ho le spalle larghe fisicamente, intellettualmente e culturalmente. E soprattutto un petto che è stato messo al servizio della causa della destra prima ancora che nascesse Fratelli d’Italia».

 

S’è iscritto al partito?

«Tessera platinum in arrivo... da ritardatario. In ogni caso, di quel partito potrei essere persino la tessera numero due, dopo Giorgia Meloni, o la tre, la quattro, al massimo la cinque.

 

MAURIZIO CROZZA IMITA ALESSANDRO GIULI

Conosco la nomenclatura del partito per averla raccontata e a volte anche criticata, da giornalista e opinionista. E sono un ministro politico, non un tecnico. E comunque non voglio rendite, non fondo correnti, sono nipote di un provinciale inurbato che non ha città o collegi da sfamare; e penso che tutto questo possa aver tranquillizzato chi eventualmente non era tranquillo».

 

Un giornalista che fa il ministro non perde la sua libertà?

«Per riuscire a comandare bene bisogna desiderare di avere un buon capo. Ed è quello che ho detto a Giorgia Meloni quando mi ha chiamato per chiedermi se fossi pronto a diventare ministro della Cultura. “Io sono pronto. Ma tu sei pronta a essere il mio capo?”».

 

Si aspettava la chiamata durante il caso che ha travolto Gennaro Sangiuliano?

re carlo alessandro giuli

«Leggevo che sui giornali si faceva il mio nome ma nessuno mi aveva cercato. Poi, a un certo punto, nell’unico giorno della mia presidenza che mi ero presentato a lavoro al Maxxi senza giacca e cravatta, mi arriva un messaggio di Giorgia. Testo: “Puoi parlare?”. Dopo sono corso a casa a cambiarmi».

 

Lei tornerà al giornalismo oppure continuerà con la politica?

«Nulla di quello che ho fatto nella vita era nei miei programmi: non fare il giornalista, né il presidente del Maxxi, figuriamoci il ministro della Cultura. Marco Aurelio diceva: “Prendi senza illusioni, lascia senza difficoltà”».

 

alessandro giuli cover

La citazione è contenuta anche nel suo libro in uscita per Baldini+Castoldi, «Antico presente. Viaggio nel sacro vivente», una raccolta di articoli del suo periodo al Foglio che esce con una prefazione di Andrea Carandini.

«Che ringrazio. Anche perché è il più grande archeologo vivente, viene da una tradizione culturale che non è la mia e non era affatto scontato che accettasse di fare la prefazione a un mio libro».

 

Non sarà troppo fuori tempo, soprattutto in questa fase, un libro del genere?

«Nel libro racconto tra le altre cose del destino di Cesare, inquadrato nel grande scontro tra ottimati e popolari. Lui aveva scelto di stare dalla parte di questi ultimi, che gli ottimati dell’epoca chiamavano populisti».

 

È finita malissimo.

«Cesare ha cercato quella fine, che è uno snodo fondamentale nella lotta tra gli ottimati e i popolari. Ha scelto di stare dalla loro parte e al loro servizio, ha distribuito terre ai veterani e agli alleati, s’è messo contro gli inquilini del privilegio dell’epoca. Credo che questa lezione sia molto molto attuale».

 

Giuli, il suo eloquio, in particolar modo quei rimandi all’apocalittismo difensivo e all’infosfera durante la sua prima audizione in Parlamento, le hanno consegnato una dose abbondante di critiche e sfottò. Se l’è presa?

re carlo regina camilla alberto angela alessandro giuli

«Ma figuriamoci: sono stato io, di recente, il primo a esserci tornato su. All’ultima audizione in commissione Bicamerale per le Periferie l’ho detto in premessa, “oggi niente infosfera”».

 

Se l’è presa o no?

«I meme del web, il cazzeggio del cittadino che con i social ha annullato la distanza dal ministro, ci stanno tutti.

 

valeria falcioni alessandro giuli

Ci sta meno l’aver preso un minuto e mezzo di un discorso durato un’ora per trasformarlo in uno strumento di battaglia politica o, peggio ancora, di dileggio personale. Ma ripeto, fa parte delle regole del gioco».

 

Le era piaciuta l’imitazione di Crozza?

«Mi era piaciuta tantissimo.

 

Perché, oltre a ringiovanirmi, mi dava un’idea aggraziata quasi fino all’effeminatezza».

 

Un anno fa lei disse che, per governare a lungo, Giorgia Meloni avrebbe dovuto liberarsi della minoranza fascistissima di Fratelli d’Italia e coltivare il resto.

«Un anno dopo direi che non c’era forse neanche bisogno di quel suggerimento. Alla sollecitazione di allora fa riscontro che oggi reggiamo la maggioranza di Ursula von der Leyen e che in Europa anche le nostre proposte più audaci sull’immigrazione, come i centri in Albania, sono guardate con curiosità. Dopodiché vedremo come andrà a finire.

maurizio crozza imita alessandro giuli 4

Il Fato sta sempre lì, nel grembo di Giove».

alessandro giuli raffaele ranucci (2)lorenzo guerini matteo piantedosi alessandro giuli claudio borghiDANIELA SANTANCHE ALESSANDRO GIULI alessandro giuli giovanni malago foto mezzelani gmt 054andrea duodo alessandro giuli foto mezzelani gmt 030ALESSANDRO GIULI - FOTO LAPRESSEALESSANDRO GIULI - FOTO LAPRESSEALESSANDRO GIULI - FOTO LAPRESSEalessandro giuli ad atreju - foto lapressealessandro giuli

Ultimi Dagoreport

nando pagnoncelli elly schlein giorgia meloni

DAGOREPORT - SE GIORGIA MELONI  HA UN GRADIMENTO COSÌ STABILE, DOPO TRE ANNI DI GOVERNO, NONOSTANTE L'INFLAZIONE E LE MOLTE PROMESSE NON MANTENUTE, È TUTTO MERITO DELLO SCARSISSIMO APPEAL DI ELLY SCHLEIN - IL SONDAGGIONE DI PAGNONCELLI CERTIFICA: MENTRE FRATELLI D'ITALIA TIENE, IL PD, PRINCIPALE PARTITO DI OPPOSIZIONE, CALA AL 21,3% - CON I SUOI BALLI SUL CARRO DEL GAYPRIDE E GLI SCIOPERI A TRAINO DELLA CGIL PER LA PALESTINA, LA MIRACOLATA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA FA SCAPPARE L'ELETTORATO MODERATO (IL 28,4% DI ITALIANI CHE VOTA FRATELLI D'ITALIA NON È FATTO SOLO DI NOSTALGICI DELLA FIAMMA COME LA RUSSA) - IN UN MONDO DOMINATO DALLA COMUNICAZIONE, "IO SO' GIORGIA", CHE CITA IL MERCANTE IN FIERA E INDOSSA MAGLIONI SIMPATICI PER NATALE, SEMBRA UNA "DER POPOLO", MENTRE ELLY RISULTA INDIGESTA COME UNA PEPERONATA - A PROPOSITO DI POPOLO: IL 41,8% DI CITTADINI CHE NON VA A VOTARE, COME SI COMPORTEREBBE CON UN LEADER DIVERSO ALL'OPPOSIZIONE?

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...