LE SPINE(LLI) NEL FIANCO DI EU-GENIO - ANCHE L’EX “REP” SANDRA BONSANTI, LEADER DI LIBERTÀ E GIUSTIZIA (CDB), SCARICA SCALFARI: "INACCETTABILE CHE SI CHIEDA A UN'INTELLETTUALE COME BARBARA SPINELLI DI TACERE"

Sandra Bonsanti per "Il Fatto Quotidiano"

È un momento di grande amarezza quello in cui si è costretti a prendere parte fra persone che si è sempre rispettato e ammirato e che sono entrate in conflitto fra loro su questioni di fondo, che riguardano i principi che ci hanno sempre guidato nella vita e la storia da cui siamo nati.

Lo scontro tra Eugenio Scalfari e Barbara Spinelli è qualcosa che va ben oltre la rottura di un'antica amicizia. Coinvolge in pieno il giudizio morale e politico che si dà sulle istituzioni, sulle radici del distacco fra la società e i partiti, su cosa sia stato il berlusconismo e come e se e da chi sia stato ostacolato. E su come si debba agire oggi, in questi giorni difficilissimi.

Per questo non si può tacere. Per questo dico che Barbara Spinelli ha ragione e che il mio amato direttore (...) ha torto. Sbaglia non solo nel giudizio politico ma anche in quello di fondatore del giornale su cui oggi scrive Barbara. Cosa c'è all'origine di tutto? Due sono in sostanza le contestazioni. Dice Scalfari di aver ascoltato gli appunti di un incontro tra Barbara e il presidente Napolitano "affidati alla recitazione di Travaglio". Accusa la giornalista di essersi espressa a sostegno della possibilità di "sperimentare" il grillismo.

È chiaro che il problema è uno solo: Scalfari è tra coloro che pensano che il Quirinale in questi anni sia stato senza peccato nel compito di presiedere il Paese, che anzi sia stato un baluardo contro derive di ogni genere e che lo sia tuttora. La Spinelli ha seguito invece la vicenda italiana con un distacco che spesso si è fatto voce critica nei confronti del Quirinale. Non solo per la gestione della vicenda della trattativa indagata dalla Procura di Palermo, ma anche per il modo in cui sono state contrastate in tempi diversi le reazioni alle iniziative legislative di Berlusconi.

Napolitano incontra Barbara il 26 gennaio 2009 e un resoconto di quel colloquio è raccontato nel prologo di Viva il Re! di Marco Travaglio. Non è stato facile in questi anni criticare Napolitano: l'establishment romano ha accusato ogni critica di populismo e ha sospinto con durezza ogni criticità nel recinto dell'antipolitica. Qualcosa di simile è accaduto anche a Libertà e Giustizia. Lo testimoniano i riferimenti alla nostra associazione negli articoli di Emanuele Macaluso, gli affettuosi avvertimenti di vecchi amici. (...).

Certo sarebbe facile dire che alla base di tutto c'è proprio il giudizio su Berlusconi, sulla pericolosità di non affrontarlo nettamente e duramente, sui "no" che non sono stati detti, sulle brecce aperte e lasciato che si allargassero sempre di più. Per arrivare, come si è arrivati, alla finta pacificazione nazionale impersonata dalle larghe intese. Fino ad arrivare alla sollecitazione a cambiare la Costituzione in parti fondamentali, persino a consentire che tutto avvenisse senza tener conto dell'art. 138, somma garanzia della nostra Carta.

Abbiamo anche noi di LeG avuto i nostri scontri. Abbiamo cercato di rispondere ai nostri soci, alle loro critiche e ai loro apprezzamenti, e alla nostra coscienza. Ma attaccare la giornalista Spinelli nel fondo domenicale del suo giornale, con quelle parole e quelle motivazioni...

Direttore, perché l'hai fatto? Esistono dei bavagli leciti e dei bavagli illeciti? Esiste qualcuno al di sopra di ogni giudizio, di ogni sospetto, di ogni voce critica e non nemica? L'epoca che stiamo attraversando non è già abbastanza barbara senza che arrivino scomuniche e amarezze di questo genere? Che speranza può esserci di tornare a essere un Paese democratico quando si chiede alle voci migliori di tacere, in quanto inopportune e certamente ignoranti?

Caro direttore, so che tuo padre ti portò giovanetto nello studio di Mario Ferrara e a lui ti affidò perché seguisse i tuoi primi passi. Mario Ferrara, che ricordando Giovanni Amendola nel 1956 scrisse la più bella definizione del giornalismo: "Che cos'è in fondo un giornale? Molti di voi non lo sanno, molti di voi lo apprenderanno forse un giorno. Un giorno, se in quelle pagine che escono, in quelle poche parole irte di errori di tipografia, se in quei fogli alita spirito di verità, una volontà di credere e di sperare, essi si difenderanno e saranno un alimento e una speranza per tutti. Se viceversa essi conterranno la subdola menzogna, essi saranno un atroce veleno che ancor prima dell'avvento del fascismo e in venti anni di dittatura fascista ha avvelenato le coscienze degli italiani". I tempi bui che forse ci aspettano hanno anche oggi bisogno di spirito di verità. Le menzogne sono il veleno.

 

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