A CHI I SOLDI DI AN? A NOI! MA A NOI CHI? - GLI EX MISSINI IN GUERRA PER I 230 MILIONI DELLA CASSAFORTE DI ALLEANZA NAZIONALE

Tommaso Ciriaco per "la Repubblica"

Sventolano di nuovo, le bandiere di Alleanza nazionale. E coprono per un giorno le faide tra i colonnelli e le mille schegge di una galassia annientata dal berlusconismo. Partitini dello zerovirgola, rancori da record. Eppure, dietro la polvere e i veleni si intravede una cassaforte. Cinquantacinque milioni cash e un patrimonio di settanta immobili, stimato da alcuni in 170 milioni. Vince chi trova la combinazione.

È il paradosso degli eredi di via della Scrofa. Con la Fondazione An gestiscono una fortuna di almeno 110 milioni di euro - secondo altre stime addirittura 230 milioni - ma nessuno da solo può spenderla. Duellano per il controllo del cda, ma sono rimasti senza contenitore politico. Diciassette anni fa raccoglievano il 15,75% alle Politiche, oggi sono ridotti a inseguire la chimera del 4% alle Europee. Magari per disperazione, ma finalmente qualcosa si muove.

Il patrimonio, innanzitutto. Quando si decretò lo scioglimento di Alleanza nazionale, i gioielli di famiglia confluirono alla fine nella Fondazione. Soldi, tantissimi. E immobili di pregio che neanche alla Lotteria di Capodanno. C'è la storica sede di via della Scrofa - a due passi da Montecitorio - quella di via Sommacampagna e via Livorno, lo stabile milanese di via Mancini.

E ancora, l'immobile romano di via Paisiello, cuore pulsante dei Parioli, occupato di recente dal Giornale d'Italia della Destra di Storace. La Fondazione è presieduta dall'ex senatore Franco Mugnai, che elenca: «C'è il Secolo d'Italia. Poi gli immobili, stimati qualche anno fa dai periti in quaranta milioni. Forse valgono una cinquantina. Circa cinquanta milioni di liquidità. E poi ci sono i dieci milioni dell'Associazione».

Già, l'associazione Alleanza nazionale, primo step per traghettare il partito nel cimitero delle forze politiche. Ha a disposizione dieci milioni di euro, ma su di essa pende una causa civile - intentata da Antonio Buonfiglio ed Enzo Raisi - per stabilire la validità dell'ultimo congresso che ha deliberato lo scioglimento di An. Il Tribunale, nel frattempo, ha nominato i commissari liquidatori per gestire quei dieci milioni.

La partita ruota attorno al cash. Ma il terreno è politico. Conta soprattutto il simbolo, riposto in cantina a causa di un predellino. Se lo contendono un po' tutti, eredi legittimi e qualche parente alla lontana. Se lo contendono, ma non tutti vogliono scongelarlo. Ignazio La Russa, ad esempio, è scettico assai: «La decisione spetta ai mille soci della Fondazione.

Fratelli d'Italia, comunque, è la prosecuzione di An. Io lascerei il simbolo di An alla storia e andrei avanti». Contrarissima a riesumare il logo nato dal travaglio di Fiuggi è anche Giorgia Meloni, che non intende ospitare la prima linea dei colonnelli. Solo Gianni Alemanno ha trovato posto nel suo contenitore. Gli altri, che in pensione non ci vogliono andare, si sono organizzati.

Sabato scorso Francesco Storace (Destra) e Buonfiglio, Adriana Poli Bortone (Io Sud), Roberto Menia (Fli) e Luca Romagnoli (Fiamma tricolore) lanciano il Movimento per Alleanza nazionale. Sostiene il leader della Destra: «Le risorse? Non voglio avvicinarmi a una materia che credo porterà qualche problema. A noi basta il simbolo. Ne ha diritto una comunità». Storace invita anche Meloni: «Non mi vuole? Se ci sono pregiudizi verso di me, allora c'è un problema».

Ma quanto vale, questo benedetto simbolo? Secondo molti almeno l'1,5%. Addirittura il 5%, sognano i più ottimisti. Poco importa, secondo Maurizio Gasparri: «Non aderirei alla rifondazione di An. E vedo gente che pochi mesi fa sventolava la bandiera di destra accanto a Monti. Oggi vogliono fare tutti la destra, appassionatamente...».

Il consiglio di amministrazione della Fondazione An ha in mano il timone. È composto da quattordici membri (a breve diventeranno quindici) fra i quali La Russa e Gasparri, Alemanno e Matteoli. C'è anche il finiano Donato Lamorte, decano missino. Ed Egidio Digilio, avvistato al convegno romano di Storace e Menia. Di recente hanno destinato un milione di euro all'anno - gli interessi dei beni - a progetti di destra.

Ma il cda resta un risiko. Veti incrociati, un forte asse tra la Russa e Alemanno, maggioranze variabili. Nessuna, comunque, favorevole a scongelare il simbolo. «Non possono bloccarlo», giura Buonfiglio. Si vedrà. Anche perché le anime della destra potrebbero raggiungere un'intesa per dividere immobili e cash. Una soluzione che però non convince Gasparri: «Il partito non esiste più, per me i beni vanno restituiti allo Stato. O destinati alle vittime degli anni di piombo, intitolati ai fratelli Mattei».

Gianfranco Fini, ufficialmente, resta alla finestra. Presenta il suo libro in giro per l'Italia, si dedica alla Fondazione Liberadestra. Non scommette sulla riunificazione, ma non la ostacola. E infatti i suoi fedelissimi sono della partita. Uno è Daniele Toto, coordinatore di Fli: «Penso che sia utile ridare fiato a una destra moderna ed europea. Ci devono entrare tutti. E serve un cambio generazionale».

E Roberto Menia ricorda: «Fui l'unico a votare contro lo scioglimento di An. Sembravo un pazzo visionario. Per punirmi, al congresso del Pdl mi fecero parlare a mezzanotte... Una diaspora spaventosa ci ha ridotto in pulviscolo, rimettiamo insieme i cocci». Difficile basti solo un simbolo.

 

 

fini gasparri larussa fini larussa gasparriwan31 larussa gianf finiGASPARRI ALEMANNO MELONI GIANNI ALEMANNO GIORGIA MELONI - copyright PizziAlfredo Matteoli ENZO RAISI Francesco Storace Roberto Menia

Ultimi Dagoreport

biennale di venezia antonio monda pietrangelo buttafuoco alessandro giuli alfredo mantovano

DAGOREPORT - ANTONIO MONDA, IL ''BEL AMI'' PIÙ RAMPINO DEL BEL PAESE, È AGITATISSIMO: SI È APERTA LA PARTITA PER LA DIREZIONE DELLA MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA DEL 2026 - UNA POLTRONISSIMA, CHE DOVREBBE FAR TREMARE I POLSI (È IN CONCORRENZA CON IL FESTIVAL DI CANNES), CHE DA ANNI TRAVAGLIA LA VITA E GLI INCIUCI DEL GIORNALISTA MONDA, MAGNIFICAMENTE DOTATO DI UNA CHIAPPA A SINISTRA (“REPUBBLICA” IN QUOTA ELKANN); MENTRE LA NATICA DI DESTRA, BEN SUPPORTATA DAL FRATELLO ANDREA, DIRETTORE DELL’”OSSERVATORE ROMANO”, GODE DEI BUONI RAPPORTI CON IL PIO ALFREDO MANTOVANO - ALL’ANNUNCIO FATALE DI GIULI, SU INPUT DI MANTOVANO, DI CONSEGNARE LA MOSTRA DEL 2026 NELLE MANINE FATATE DI MONDA, IL PRESIDENTE DELLA BIENNALE BUTTAFUOCO, CHE NON HA MAI STIMATO (EUFEMISMO) L’AEDO DELLA FUFFA ESOTERICA DI DESTRA, AVREBBE ASSUNTO UN’ESPRESSIONE ATTONITA, SAPENDO BENE COSA COMPORTEREBBE PER LUI UN FALLIMENTO NELLA RASSEGNA CINEMATOGRAFICA, MEDIATICAMENTE PIÙ POPOLARE E INTERNAZIONALE (DELLE BIENNALI VENEZIANE SU ARCHITETTURA, TEATRO, BALLETTO, MUSICA, NON FREGA NIENTE A NESSUNO)

marina berlusconi silvio vanadia greta jasmin el moktadi in arte grelmoss - 3

DAGOREPORT - BUNGA BUNGA FOREVER! IL VERO ''EREDE ORMONALE" DI SILVIO BERLUSCONI È IL NIPOTE SILVIO, RAMPOLLO PRODOTTO DEL MATRIMONIO DI MARINA CON MAURIZIO VANADIA - SE IL CAVALIER POMPETTA PROVOCAVA INQUINAMENTO ACUSTICO E DANNI ALL'UDITO GORGHEGGIANDO CANZONI FRANCESI E NAPOLETANE, IL VENTENNE EREDE BERLUSCHINO NON E' DA MENO: E' BEN NOTO ALLE SPERICOLATE NOTTI MILANESI LA SUA AMBIZIONE DI DIVENTARE UN MITO DEL RAP, TENDENZA SFERA EBBASTA E TONY EFFE - SUBITO SPEDITO DA MAMMA MARINA A LONDRA, IL DISCOLO NON HA PERSO IL VIZIO DI FOLLEGGIARE: DA MESI FA COPPIA FISSA CON LA CURVACEA GRETA JASMIN EL MOKTADI, IN "ARTE" GRELMOS. PROFESSIONE? CANTANTE, MODELLA E INFLUENCER, NATA A NOVARA MA DI ORIGINI MAROCCHINE (COME LA RUBY DEL NONNO) - IL RAMPOLLO SU INSTAGRAM POSTA FOTO CON LE MANINE SULLE CHIAPPE DELLA RAGAZZA E VIDEO CON SOTTOFONDO DI CANZONI CON RIME TIPO: "GIRO A SANTA COME FA PIER SILVIO, MANCA UN MILIARDINO. ENTRO IN BANCA, MI FANNO L'INCHINO". MA PIER SILVIO È LO ZIO E MARINA E' FURIBONDA... - VIDEO

francesca fialdini mario orfeo

DAGOREPORT: MAI DIRE RAI! – COME MAI “REPUBBLICA” HA INGAGGIATO UNA BATTAGLIA CONTRO L’ARRIVO DI NUNZIA DE GIROLAMO AL POSTO DI FRANCESCA FIALDINI NELLA DOMENICA POMERIGGIO DI RAI1? NON È UN MISTERO CHE IL DIRETTORE, MARIO ORFEO, ANCORA MOLTO INFLUENTE A VIALE MAZZINI, STIMA MOLTO LA FIALDINI (FU LUI A FAVORIRNE L’ASCESA DA DIRETTORE GENERALE) - PER EVITARE IL SILURAMENTO DEL PROGRAMMA DELLA CONDUTTRICE, A LARGO FOCHETTI HANNO MESSO NEL MIRINO PRIMA IL TRASH-SEX SCODELLATO DA NUNZIA COL SUO "CIAO MASCHIO", E POI IL PRESIDENTE RAI AD INTERIM, IL LEGHISTA ANTONIO MARANO, PER UN PRESUNTO CONFLITTO DI INTERESSI - MA L'ORGANIGRAMMA RAI VUOLE CHE IL DIRIGENTE RESPONSABILE DEL DAY-TIME, DA CUI DIPENDE IL PROGRAMMA DELLA FIALDINI, SIA ANGELO MELLONE...

elly schlein friedrich merz keir starmer emmanuel macron

DAGOREPORT - ELLY HA FINALMENTE CAPITO DA CHE PARTE STARE? – IN POCHI HANNO NOTATO UNA IMPORTANTE DICHIARAZIONE DI SCHLEIN SULL’UCRAINA: “SUL TRENO PER KIEV, CON I LEADER DI FRANCIA E GERMANIA, CI SAREI ASSOLUTAMENTE STATA” – LA SEGRETARIA CON UNA FIDANZATA E TRE PASSAPORTI E' PRONTA AD  ABBANDONARE IL PACIFISMO PIÙ OTTUSO PER ADERIRE A UNA LINEA PIÙ REALISTA E PRAGMATICA? – IN CAMPANIA ELLY È VICINA A UN ACCORDO CON DE LUCA SULLE REGIONALI (MEDIATORE IL SINDACO MANFREDI) – OTTIME NOTIZIE DAI SONDAGGI DELLE MARCHE: IL PIDDINO MATTEO RICCI È DATO AL 51%, CONTRO IL 48 DEL MELONIANO ACQUAROLI…

chiocci vespa rossi

FLASH! – IN RAI STA NASCENDO UNA COALIZIONE CONTRARIA AL DINAMISMO POLITICO DI GIANMARCO CHIOCCI, CHE PARLA SPESSO CON ARIANNA E GIORGIA MELONI, DISPENSANDO MOLTI CONSIGLI DELLA GOVERNANCE RAI – IL MOVIMENTISMO DEL DIRETTORE DEL TG1 E DI BRUNO VESPA HANNO GRANDE INFLUENZA SU PALAZZO CHIGI, E I LORO ''SUSSURRI'' FINISCONO PER RIMBALZARE SULL’AD GIAMPAOLO ROSSI, CHE SI TROVA ISOLATO DAI DUE DIOSCURI – E FAZZOLARI? PREFERISCE RESTARE IN DISPARTE E ESERCITARE LA SUA INFLUENZA SUI GIORNALISTI NON ALLINEATI AL GOVERNO MELONI...

giorgia meloni matteo piantedosi ciriani cirielli mantovano santanche lollobrigida

DAGOREPORT - PROMOSSI, BOCCIATI O RIMANDATI: GIORGIA MELONI FA IL PAGELLONE DEI MINISTRI DI FDI – BOCCIATISSIMO MANTOVANO, INADEGUATO PER GESTIRE I RAPPORTI CON IL DEEP STATE (QUIRINALE, SERVIZI, MAGISTRATURA) E DOSSIER IMMIGRAZIONE – RESPINTO URSO, TROPPO COINVOLTO DAL SUO SISTEMA DI POTERE – CADUTO IN DISGRAZIA LOLLOBRIGIDA, CHE HA PERSO NON SOLO ARIANNA MA ANCHE COLDIRETTI, CHE ORA GUARDA A FORZA ITALIA – BOLLINO NERO PER IL DUO CIRIANI-CIRIELLI - DIETRO LA LAVAGNA, LA CALDERONE COL MARITO - NON ARRIVA ALLA SUFFICIENZA IL GAGA' GIULI-VO, MINISTRO (PER MANCANZA DI PROVE) DELLA CULTURA - LA PLURINDAGATA SANTANCHÉ APPESA A LA RUSSA, L'UNICO A CUI PIEGA IL CAPINO LA STATISTA DELLA GARBATELLA – SU 11 MINISTRI, PROMOSSI SOLO IN 5: FITTO, FOTI, CROSETTO, ABODI E…