DA GOOGLE A YOUTUBE, DA FACEBOOK A TWITTER, I BOSS DELLA SILICON VALLEY HANNO IN MANO IL DESTINO DEL PIANETA - YOUTUBE RISPONDE PICCHE A OBAMA E NON RIMUOVE “INNOCENCE OF MUSLIMS”: IL TRAILER DEL MAOMETTO TRASH NON VIOLA IL CODICE INTERNO (MA GOOGLE LO OSCURA IN INDIA, INDONESIA, LIBIA E EGITTO) - CHI STABILISCE SE UN VIDEO PROVOCA UN PERICOLO “EVIDENTE E IMMEDIATO?” - LA “TERZA VIA” DI TWITTER…

Massimo Gaggi per il Corriere della Sera

Dall'utopia di Internet che con la sua comunicazione istantanea e onnipresente abbatte i muri illiberali eretti dai dittatori, alla cupa realtà di una libertà di parola a «geometria variabile», limitata selettivamente in alcuni Paesi con decisioni discrezionali. E i censori non sono i governi ma YouTube, Google, Twitter e Facebook: i signori della Silicon Valley.

Il caso del trailer di «Innocence of Muslims», il film che ha incendiato un pezzo del mondo islamico con la sua raffigurazione di un Maometto truffatore donnaiolo e pedofilo, è l'esempio estremo, ma anche l'ennesimo, di un problema noto da tempo: l'impossibilità di mantenere, nel mondo della comunicazione digitale e globalizzata, una visione della libertà d'espressione universale e assoluta, applicata ovunque nello stesso modo.

Quando, martedì scorso, la Casa Bianca ha chiesto a YouTube di ritirare un video ripugnante e offensivo per tutti i musulmani, la società ha risposto con rifiuto: l'azienda si è data un codice per cancellare i filmati diffamatori, quelli che incitano alla violenza, i video che descrivono con compiacimento atti efferati. Offendere sensibilità religiose, rischiare di alimentare sommosse non rientra in questi criteri. Google, la società che controlla YouTube, si è limitata a bloccare il video nei Paesi - come l'India e l'Indonesia - nel quale la diffusione di immagine offensive di quella natura è un reato.

Poi, però, col protrarsi dei disordini, Google è intervenuta di nuovo oscurando momentaneamente il video in Libia e in Egitto «in considerazione della delicatezza della situazione» che si è creata in quei Paesi. Anche Facebook ha adottato interventi restrittivi, cercando di non dare troppo nell'occhio, mentre Twitter ha già da tempo adottato la strategia della «geometria variabile»: i suoi addetti di volta in volta decidono in quali Paesi lasciar circolare e in quali bloccare i messaggini più controversi.

Secondo alcuni avvocati per la difesa dei diritti civili quella di Twitter è una scelta intelligente: un modo di rendere visibile e «trasparente» la censura, mettendola sotto gli occhi di tutti. Un atto censorio che sarebbe al tempo stesso anche una denuncia, insomma. Ma per Forbes Google e gli altri, quando fanno interventi discrezionali sicuramente giustificati dalla necessità di arginare le violenze, si mettono su un sentiero scivoloso: dal Pakistan alla Tunisia fino alla lontana Australia dove gli islamici sono pochissimi, mezzo mondo è in fiamme, col pretesto di quel video.

Chi decide quali sono le situazioni di «particolare delicatezza» che giustificano un intervento censorio, sia pure temporaneo? Salar Kamangar, il biologo nato a Teheran e cresciuto in California, classe 1977, che è amministratore delegato di YouTube? Larry Page, il capo di Google che col suo algoritmo ha cambiato il mondo e che nelle sue scelte si affida più volentieri alle formule matematiche che all'intuizione? O il presidente della società di Mountain View, Eric Schmidt, il manager più anziano ed esperto che però, coi suoi stretti rapporti con l'Amministrazione Obama, può far pensare a una non piena indipendenza di Google?

E' proprio il caso di affidare a un pugno di ragazzi geniali, soprattutto ingegneri e matematici imbevuti della cultura libertaria californiana, la misurazione di quel «clear and present danger», un pericolo imminente e immediato, che può giustificare l'introduzione di un limite alla libertà d'espressione? La questione è stata fin qui sempre accantonata e ogni azienda è andata per la sua strada: in Cina Google ha deciso di non piegarsi alla censura del regime e ha trasferito uffici e server a Hong Kong, mentre altri siti hanno addirittura rivelato alle autorità l'identità di utenti autori di messaggi anti-regime.

Che sia impossibile difendere sempre e ovunque tutti i messaggi in un mondo pieno di facinorosi e provocatori oltre che di uomini di buona volontà, lo sappiamo da tempo. Ma, non avendo soluzioni a portata di mano, abbiamo sperato che le aziende digitali riuscissero a venirne fuori limitando gli interventi censori a pochi casi estremi. Ma i casi si moltiplicano e le decisioni da prendere sono sempre più complesse e discutibili.

Come in Turchia dove, nel 2007, il governo chiese a YouTube di cancellare un filmato considerato offensivo nei confronti di Ataturk, il padre della Patria. La società rifiutò e allora intervenne la magistratura turca oscurando non solo il filmato ma tutto il sito. Un altro rifiuto di Google, nel 2010, spinse i giudici del Pakistan a mettere fuori legge e bloccare un cartone animato satirico su Maometto.

Quanto ai filmati di incitazione alla violenza ispirati da Al Qaeda, due anni fa le società di Internet ignorarono le pressioni dei governi occidentali: li bloccarono solo dopo un duro intervento del ministro dell'Interno inglese che li definì un'apologia degli omicidi a sangue freddo.

Non si tratta solo di religioni, culture differenti, conflitti di civiltà: Google può avere diverse regole di comportamento anche in Occidente e, addirittura, nel suo perimetro aziendale: la propaganda filonazista, notava ieri il Washington Post, è assente dal sito tedesco Google.de, ma fiorisce indisturbata in quello americano Google.com. E la violenza sugli animali, cancellata da tutti i filmati di YouTube, può, invece, essere vista sul sito della società capogruppo, Google, attraverso il suo motore di ricerca.

 

 

GoogleYOU TUBE logo facebooklogo twitter IL FILM SU MAOMETTO INNOCENCE OF MUSLIMS BARACK OBAMA Eric Schmidt di Google

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO