gorbaciov putin

GORBACIOV, UN GIGANTE SENZA PACE (ODIATO NELLA SUA PATRIA): DALLA FINE DELL’URSS ALLE CRITICHE A PUTIN PER LA GUERRA – HA SEMPRE SOSTENUTO CHE NELL’UMILIAZIONE INFLITTA ALLA RUSSIA NEGLI ANNI ‘90 AFFONDANO LE RADICI DEL REVANSCISMO NEO-IMPERIALE DI PUTIN. CREDEVA CHE OGNI NAZIONE DOVESSE DECIDERE IL PROPRIO DESTINO: L’OPPOSTO DI QUANTO PENSI "MAD VLAD" – IL SOVIETOLOGO NICHOLS: "UN UOMO DI APPARATO, COMMISE TANTI ERRORI, PERÒ AIUTÒ REAGAN A CHIUDERE LA GUERRA FREDDA” - VIDEO

https://video.corriere.it/esteri/morto-gorbaciov-storico-summit-il-presidente-americano-bush-malta/0a3dc9ca-28a8-11ed-9e87-0dc36927f0ff?vclk=video3CHP%7Cmorto-gorbaciov-storico-summit-il-presidente-americano-bush-malta

 

 

Paolo Valentino per il Corriere della Sera

gorbaciov

 

Un eroe tragico, un gigante senza pace, il comunista che cercando di salvarlo seppellì il comunismo, il patriota che con le migliori intenzioni preparò la fossa al primo Stato socialista della Storia.

 

Tutto questo e altro ancora è stato Mikhail Sergeyevich Gorbaciov — morto martedì 30 agosto a 91 anni —, l’uomo che, come Icaro, pensò di poter volare vicino al sole ma finì per distruggere sé stesso e l’opera che voleva preservare.

 

Se potessimo arbitrariamente ridurre a una sola persona, a una sola biografia il Novecento e quelle che Paul Klee chiamava le sue Harte Wendungen, le sue svolte brusche, molto probabilmente questa sarebbe Gorbaciov, ultimo leader dell’Unione Sovietica, vero demolitore del Muro di Berlino e architetto di quella perestrojka che si rivelò il canto del cigno della Superpotenza comunista.

 

«Non si poteva andare avanti allo stesso modo», disse in una delle ultime interviste ricordando il suo disperato tentativo di riformare un sistema ormai ossificato, travolto dalla bancarotta ideologica, politica ed economica. Un passo obbligato, nella sua visione, ma un passo avventato.

gorbaciov putin

 

Che in fondo lo denudò come cattivo marxista: al contrario dei compagni cinesi, che avrebbero aperto a un capitalismo selvaggio stringendo le viti della democrazia e difendendo brutalmente il ruolo di guida del partito, Gorbaciov iniziò dalla sovrastruttura politica (la glasnost, la fine della censura, il diritto a manifestare) mentre si mosse poco e confusamente nella struttura economica, mezze riforme e timide aperture al mercato. E intanto, costretto dal riarmo dell’America di Reagan e sperando negli aiuti dell’Occidente, col quale si era vantato di avergli tolto il nemico, cedette pezzo per pezzo i cardini della potenza sovietica: gli euromissili, le armi strategiche e quelle convenzionali, il patto di Varsavia, le aree di influenza.

 

Quando nel 1989, il generale Sergeij Akromeev incontrò per la prima volta il nuovo capo della delegazione americana ai negoziati Start, Richard Burt, gli disse senza perifrasi che Gorbaciov aveva tradito il comunismo, ma che lui, che aveva combattuto nell’assedio di Leningrado, non avrebbe mai permesso che l’Unione Sovietica venisse umiliata in quella trattativa. Andò diversamente.

gorbaciov honecker

 

Ma l’aneddoto conferma che quella di Gorbaciov era la ricetta perfetta per essere odiato in patria: i russi stavano peggio, vedevano la loro superpotenza denigrata e per la prima volta in quattro secoli potevano anche protestare a voce alta.

 

L’Occidente e il mondo devono però molto a Michail Sergeyevich, che non si è mai pentito delle sue scelte, convinto che non si potessero negare le aspirazioni alla libertà e alla democrazia di polacchi e cechi, ungheresi e tedeschi dell’Est. Rimane scolpita nel marmo la frase con cui ammonì Erich Honecker, eterno leader della Ddr, innescandone la fine: «La vita punisce chi arriva in ritardo». Il paradosso fu che la profezia sarebbe valsa anche per lui.

gorbaciov giovanni paolo ii

 

Si è sempre lamentato Gorbaciov, che dopo la fine della Guerra fredda i leader occidentali non seppero costruire una nuova architettura della sicurezza in Europa. E che nell’umiliazione inflitta alla Russia negli anni Novanta affondino le radici del revanscismo neo-imperiale di Vladimir Putin. Verità elementare.

 

Ma la sua ferma convinzione che ogni nazione dovesse decidere da sé il proprio destino, riassunta da un suo collaboratore nella cosiddetta «dottrina Sinatra» citando la celebre My Way, è l’esatto opposto della pretesa dell’attuale leader del Cremlino di poter imporre lui, a suon di cannonate, cosa debbano essere un Paese e un popolo.

 

Requiem per un grande della Storia.

 

NICHOLS

MARILISA PALUMBO per il Corriere della Sera

 

gorbaciov reagan

«Ronald Reagan non avrebbe potuto fermare la guerra fredda senza Gorbaciov, avevano uno bisogno dell'altro. Reagan era entrato in carica impegnandosi a contrastare l'Unione Sovietica, ma arrivati al 1984 aveva cominciato a cercare dei partner con cui parlare a Mosca e non riusciva a trovarne finché non arrivò Gorbaciov.

 

Entrambi avevano capito di non poter andare avanti così. Reagan aveva compreso che la corsa agli armamenti era andata troppo oltre. Gorbaciov sapeva che l'Unione Sovietica non poteva continuare sulla strada che stava percorrendo. Entrambi erano uomini disposti a parlare di un vero cambiamento. Per Gorbaciov fu però un processo molto più complicato perché aveva tantissimi oppositori in casa».

 

Tom Nichols, sovietologo che per anni ha insegnato allo Us Naval War College, conosciuto in Italia per il suo libro sulla fine della competenza, vuole sottrarsi però alle mitizzazioni: «Fece molti errori, ma alla fine scelse la cosa più importante, di essere un essere umano. Non dovremmo farne una figura troppo romantica, ha passato la vita nel Partito comunista e il suo mentore era Yuri Andropov, che era stato anche capo del Kgb, un personaggio davvero terrificante. Ma davanti al dilemma se usare la forza per mantenere insieme l'Urss e il Patto di Varsavia, scelse l'opzione di essere un essere umano».

mikhail gorbaciov boris eltsin

 

Si ricorda quando ha sentito parlare per la prima volta di lui?

«Studiavo l'Unione sovietica al college, e la prima cosa che mi colpì di lui era quanto fosse giovane. Era un'altra generazione, e la cosa mi rendeva speranzoso. Poi più avanti, quando lui e Reagan dichiararono insieme che una guerra nucleare non si sarebbe mai dovuta combattere, pensai che era un momento importante, ma come molti americani, essendo cresciuto guardando figure come Brezhnev e appunto Andropov, ancora non mi fidavo appieno».

 

Chi fu nell'amministrazione Usa a capire di avere davanti una persona diversa?

mikhail gorbaciov con la moglie raissa

«Nancy Reagan, per cominciare. E Shultz (il segretario di Stato di Ronald Reagan, scomparso lo scorso anno, ndr )».

 

Fu lasciato solo alla fine?

«Io credo che lo aiutammo standogli fuori dai piedi. George H. Bush disse: "Non danzeremo sul muro di Berlino", e noi cercammo di non umiliarlo, di trattarlo come un pari fino alla fine ed è stato importante.

 

Non c'era molto altro che potessimo fare, non provammo a convincerci di poter in qualche modo influenzare gli eventi all'interno dell'Unione Sovietica. E lui era molto odiato in casa, non è mai riuscito a farsi rieleggere in Russia. E poi le sue storie sulla fine dell'Unione sovietica cambiavano in continuazione a seconda del suo interlocutore: se parlava in Occidente diceva una cosa, se parlava in Russia sosteneva che la caduta dell'Urss era stata una tragedia».

 

E dopo, negli anni di Eltsin? Si poteva fare di più per coinvolgere la Russia nel nuovo ordine mondiale?

«Non so che cosa altro avremmo potuto fare, abbiamo trattato Mosca come una potenza più grande di quanto non fosse davvero, l'abbiamo fatta entrare nel G7... La terribile realtà sulla guerra in Ucraina è che Mosca non accetterà mai che sia un Paese separato».

mikhail gorbaciov mikhail gorbaciov e ronald reagan firmano l accordo sui missili MIKHAIL GORBACIOV CON LA MOGLIE RAISSA mikhail gorbaciov 22boris eltsin mikhail gorbaciov mikhail gorbaciov giulio andreotti mikhail gorbaciovdalai lama mikhail gorbaciovshimon peres mikhail gorbaciov ronald reagan mikhail gorbaciov a reykjavic nel 1986

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni marina berlusconi antonio tajani

DAGOREPORT – IL DESIDERIO DI FARSI INCORONARE REGINA D'ITALIA, PER IL MOMENTO, LA MELONA LO DEVE RIPORRE NEL CASSETTO DEI SOGNI - L’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, BOCCIATA DA TUTTI I PARTITI CHE NON INTENDONO FINIRE CANNIBALIZZATI DALLA MELONI, STA MANDANDO IN PEZZI FORZA ITALIA - TAJANI FA IL POSSIBILISTA E GLI AZZURRI ESPLODONO. LASCIAMO POI PERDERE LA FAMIGLIA DI ARCORE CHE VEDREBBE SPARIRE IL NOME BERLUSCONI DAL SIMBOLO DEL PARTITO - A MILANO SI VOCIFERA DI UN TERRIBILE SCAZZO AL CALOR BIANCO TRA UN TAJANI IN MODALITA' RIBELLE E CRISTINA ROSSELLO, VICINISSIMA A MARINA - L'IDEONA DI FARSI INCORONARE "SUA MAESTA' GIORGIA I" FA STORCERE IL NASO ANCHE AI VARI POTENTATI SOTTERRANEI DEI FRATELLINI D’ITALIA (LOLLOBRIGIDA-LA RUSSA-RAMPELLI)...

zaia stefani salvini meloni fico schlein de luca

DAGOREPORT – L'ESITO DELLE REGIONALI IN VENETO, CAMPANIA E PUGLIA E' GIA’ SCRITTO MA SARA' IMPORTANTISSIMO PER “PESARE” OGNI PARTITO IN VISTA DELLE STRATEGIE PER LE POLITICHE DEL 2027 – I VOTI DELLE VARIE LISTE POTREBBERO CAMBIARE GLI EQUILIBRI INTERNI ALLE COALIZIONI: SE IN CAMPANIA E PUGLIA LE LISTE DI DECARO E DI DE LUCA FARANNO IL BOTTO, PER L'EX ROTTAMATRICE DI ''CACICCHI'' CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA SAREBBE UNO SMACCO CHE GALVANIZZEREBBE LA FRONDA RIFORMISTA DEL PD - ANCHE PER CONTE, UN FLOP DEL SUO CANDIDATO ALLA REGIONE CAMPANIA, ROBERTO FICO, SCATENEREBBE LA GUERRIGLIA DEI GRILLINI CHE DETESTANO L'ALLEANZA COL PD - LADY GIORGIA TIENE D’OCCHIO LA LEGA: SE PRECIPITA NEI CONSENSI IN VENETO, DOVE E' STATA FATTA FUORI LA LISTA ZAIA, PROVEREBBE A SOSTITUIRE IL MALCONCIO CARROCCIO CON AZIONE DI CARLETTO CALENDA...

villa casa giorgia meloni antonio tajani matteo salvini

DAGOREPORT - AH, CHE STREGONERIA È IL POTERE: TRAFIGGE TUTTI. SOPRATTUTTO I PARVENU. E COSÌ, DA PALAZZO GRAZIOLI, CHE FU LA SEDE INFORMALE DI GOVERNO E DI BUNGA-BUNGA DI BERLUSCONI PREMIER, SIAMO PASSATI A "VILLA GRAZIOLI" CON LA NUOVA DOVIZIOSA DIMORA DELL’EX ABITANTE DELLA GARBATELLA, DOVE OCCUPAVA CON MADRE E SORELLA DUE DISGRAZIATE CAMERE E CUCINA - UN IMMOBILE CHE STA SOLLEVANDO UN POLVERONE DI POLEMICHE: VILLA O VILLINO? COL SOLITO AGOSTINO GHIGLIA CHE AVREBBE SOLLECITATO GLI UFFICI DELLA PRIVACY DI TROVARE UN MODO PER LIMITARE LE INFORMAZIONI DA RENDERE PUBBLICHE ALLA CAMERA, IN RISPOSTA A UN’INTERROGAZIONE DELLA BOSCHI SULLA RISTRUTTURAZIONE DELLA VILLA – LA SINDROME DI "IO SO' GIORGIA E NUN ME FIDO DE NESSUNO!" HA POI TRASFORMATO LA MAGIONE NEL SUO BUNKER PERSONALE, LONTANO DAGLI SGUARDI E ORECCHIE INDISCRETE CHE INFESTANO PALAZZO CHIGI - TUTTO BENE QUANDO VENGONO CHIAMATI A RAPPORTO I SUOI FEDELISSIMI, MOLTO MENO BENE QUANDO TOCCA AGLI ALTRI, AGLI “ESTRANEI” DELLA CONVENTICOLA MELONIANA. DAL CENTRO DI ROMA PER RAGGIUNGERE “VILLA GRAZIOLI” CI VOGLIONO, IN LINEA D’ARIA, BEN 40 MINUTI DI MACCHINA. ANCHE DOTATI DI SIRENE E LAMPEGGIANTI, È “UN VIAGGIO”…. - VIDEO

simone canettieri giorgia arianna meloni

DAGOREPORT - MASSÌ, CON I NEURONI SPROFONDATI NELLA IRRITABILITÀ PIÙ SCOSSA, ARIANNA MELONI AVEVA URGENTE BISOGNO, A MO’ DI SOLLIEVO, DELL’ARTICOLO DI DEBUTTO SUL “CORRIERONE” DI SIMONE CANETTIERI - MESSA DALLA SORELLA GIORGIA A CAPO DELLA SEGRETERIA DI FDI, ARIANNA NON NE HA AZZECCATA UNA - ALLA PARI DI QUALSIASI ALTRO PARTITO DI MASSA, OGGI FDI SI RITROVA ATTRAVERSATO DA UNA GUERRIGLIA INTESTINA FATTA DI COLPI BASSI, RIPICCHE E SPUTTANAMENTI, INTRIGHI E COMPLOTTI – DALLA SICILIA (CASINO CANNATA-MESSINA) A MILANO (AFFAIRE MASSARI-LA RUSSA), FINO AL CASO GHIGLIA-RANUCCI, DOVE IL FILO DI ARIANNA SI È ATTORCIGLIATO PERICOLOSAMENTE INTORNO AL COLLO - CHE LA SORELLINA NON POSSIEDA LA ‘’CAZZIMMA’’ DEL POTERE, FATTA DI SCALTREZZA E ESPERIENZA, SE N'E' AMARAMENTE ACCORTA ANCHE LA PREMIER. E PUR AMANDOLA PIÙ DI SE STESSA, GIORGIA L’AVREBBE CHIAMATA A RAPPORTO PER LE SCELTE SBAGLIATE: SE IL PARTITO VA AVANTI COSÌ, RISCHIA DI IMPLODERE… - VIDEO

carlotta vagnoli flavia carlini

COME SIAMO POTUTI PASSARE DA ELSA MORANTE E MATILDE SERAO A CARLOTTA VAGNOLI? È POSSIBILE CHE SI SIA FATTO PASSARE PER INTELLETTUALI DELLE FEMMINISTE INVASATE CHE VERGAVANO LISTE DI PROSCRIZIONE ED EVOCAVANO METODI VIOLENTI E LA GOGNA PUBBLICA DIGITALE PER “FARE GIUSTIZIA” DEI PROPRI NEMICI? LA CHIAMATA IN CORREITÀ DEL SISTEMA EDITORIALE CHE HA UTILIZZATO QUESTE “VEDETTE” LETTERARIE SOCIAL DA MILIONI DI FOLLOWER PER VENDERE QUALCHE COPIA IN PIÙ – VAGNOLI PUBBLICA PER EINAUDI, FLAVIA CARLINI HA VERGATO UN ROMANZO INCHIESTA SULL’ITALIA DEL GOLPE INFINITO PER SEM (FELTRINELLI) . MA SULLA BASE DI COSA? BASTA AVERE UN MINIMO SEGUITO SOCIAL PER ESSERE ACCREDITATI COME SCRITTORI O DIVULGATORI?