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GOVERNO ALLA RESA DEI CONTI CON LE TOGHE: LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA CHE INTRODUCE LA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE PROCEDE A TAPPE FORZATE - LA MAGGIORANZA HA STABILITO DI "CONTINGENTARE" I TEMPI PER CHIUDERE ENTRO FINE MESE – IL TESTO E’ STATO BLINDATO DAL GOVERNO: IMPEDITE LE MODIFICHE DURANTE TUTTO L’ITER. NON CI SONO ESEMPI DI RIFORMA COSTITUZIONALI CHE NON VENGONO MODIFICATE DI UNA SOLA VIRGOLA - ANDANDO AVANTI COSÌ, LA RIFORMA SI PUÒ APPROVARE ENTRO OTTOBRE, PER POI ANDARE AL REFERENDUM CONFERMATIVO (SENZA QUORUM) IL PROSSIMO ANNO…

Alessandro De Angelis per la Stampa - Estratti

 

giorgia meloni carlo nordio

Date e fatti raccontano di una sequenza di forzature senza precedenti. Ieri il penultimo atto, peraltro nel giorno in cui il rapporto della commissione Ue sullo Stato di diritto certifica come in Italia cresce la fiducia nella giustizia e la percezione della sua indipendenza. Nel corso di una riunione sui lavori a palazzo Madama, la maggioranza ha stabilito di "contingentare" i tempi proprio sulla riforma della giustizia che introduce la separazione delle carriere.

 

Trenta ore di dibattito in Aula, non una di più. Significa, poiché in calendario c'è anche altro, che l'ultimo atto, ovvero l'approvazione, si celebrerà entro la fine del mese. Prima della pausa estiva. Fine della discussione

 

GIORGIA MELONI - CARLO NORDIO - ILLUSTRAZIONE - IL FATTO QUOTIDIANO

In verità, la discussione non è mai iniziata. A costo di essere un po' pedanti con procedure e calendario, ripartiamo dall'inizio. La riforma che il guardasigilli Carlo Nordio, dopo la prima stesura, dedicò a Silvio Berlusconi, viene approvata dal Consiglio dei ministri a fine maggio del 2024, giusto in tempo per le Europee, senza tanti confronti con le toghe e neppure informali col Quirinale.

 

Trasmessa a giugno alla Camera, tra pausa estiva, commissione e Aula, viene approvata il successivo 16 gennaio. Un tempo che si riserva alle priorità assolute, possibile grazie a una "blindatura del testo". A Palazzo Madama arriva a gennaio. Anche lì è immodificabile. Dalle opposizioni, ma anche dalla stessa maggioranza. Per non perdere tempo, non viene cambiata neanche la parte che prevede il sorteggio per l'elezione dei membri del Csm, per alcuni in odore di incostituzionalità, altrimenti dopo l'approvazione sarebbe dovuta passare di nuovo alla Camera. Si dice: se va cambiato quel punto, facciamo un provvedimento a parte "dopo".

 

CESARE PARODI E CARLO NORDIO

Morale della favola, è un percorso che condensa diversi record. Primo: non ci sono esempi, consultando i precedenti, di riforma costituzionali che, da quando entrano a quando escono, non vengono modificate di una sola virgola. Secondo: non ci sono precedenti di una riforma approvata in due sole letture, prima della cosiddetta "doppia conforme" (un passaggio alla Camera e una al Senato, solo su un sì o un no, senza entrare nel merito); anche Matteo Renzi, che pure andò di corsa sulla sua riforma costituzionale, ne fece tre, prima della "doppia conforme".

 

CARLO NORDIO STRINGE LA MANO A GIORGIA MELONI DOPO IL GIURAMENTO

Terzo: mai è stato usato in commissione – Renzi lo utilizzò solo in Aula – il cosiddetto "canguro", quella diavoleria che consente di far decadere, d'un sol colpo, un insieme di emendamenti. Qui è stato usato in commissione a palazzo Madama, con una certa discrezionalità, poiché la sua disciplina trova appiglio nel regolamento della Camera. Quarto: la riforma, altra novità, è stata spedita in Aula «senza relatore» anche se i lavori in commissione non erano terminati.

 

Insomma, è la prima volta che una riforma costituzionale va più spedita addirittura di una legge ordinaria. Secondo i dati Openpolis, i tempi medi di una legge normale sono di 356 giorni. Le prime due letture di questa "madre di tutte le riforme", a conti fatti, sono durate meno. E l'iter complessivo sarà più breve di un'altra legge bandiera che sta molto a cuore al governo: il decreto sicurezza, licenziato in cdm nel novembre 2023 e approvato in via definitiva nella primavera del 2025.

carlo nordio al quirinale

 

C'è poco da fare: anche se cade il mondo (e ci siamo quasi), non si può rallentare una riforma concepita come una storica resa dei conti con le toghe sacrificando ai tempi quell'antica grammatica secondo cui, quando si tocca la Costituzione, è bene privilegiare il confronto, l'ascolto, la ricerca di punti di equilibrio. Andando avanti così, si può approvare entro ottobre, per poi andare al referendum confermativo (senza quorum) il prossimo anno.

 

È la storia di una clava. Come metodo perseguito. Come merito, per come impatta sull'indipendenza della magistratura. Come strumento a disposizione per il nuovo Csm, quando a fine del 2026 quello attuale, disegnato con le vecchie regole, scadrà. E come simbolo, che tiene dentro più piani di racconto, a partire da quello di un governo che realizza le riforme.

 

Vuoi mettere poi, ad aprire col referendum costituzionale la lunga campagna elettorale che porta alle politiche del 2027. È lo spartito perfetto: abbiamo fatto il possibile, se non siamo riusciti a fare delle cose non è colpa nostra, ma dei giudici che ce lo hanno impedito… Se, come ultimo atto, si approverà anche il premierato è perfetto.

carlo nordio giorgia meloni CESARE PARODI E CARLO NORDIOcarlo nordio al quirinale

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