bonifazi grasso

“PD, PIGLIO DOVUNQUE” - GRASSO NON HA PAGATO I DEBITI E ORA DEVE AL PD 83MILA EURO - DECRETI INGIUNTIVI A LUI E A 60 PARLAMENTARI (BERSANIANI) MOROSI – L’EX PRESIDENTE DEL SENATO PARLA DI “RITORSIONE” E DICE DI NON AVER RICEVUTO ALCUNA NOTIFICA – INTANTO A FURIA DI LICENZIARE IL PARTITO APPROVA IL BILANCIO 2017 CON UN UTILE DI MEZZO MILIONE

grasso

SALVATORE DAMA per Libero Quotidiano

 

Pd. È l' acronimo di Partito democratico. Ma anche l' abbreviazione di "Piglio Dovunque". Usciti da un quinquennio di governo con le ossa rotte, i dem riescono clamorosamente a tirare la cinghia e a chiudere il bilancio in attivo.

Evitando così il rischio di dover chiudere la sede di via del Nazareno, evocativa di patti che, tutto sommato, non hanno portato fortuna a nessuno.

 

bonifazi

La mannaia di Francesco Bonifazi affonda il colpo giusto in tempo per gli opening party di Ibiza, isola della quale il tesoriere dem è assiduo frequentatore. I soldi per far quadrare i conti del Pd arriveranno dai "traditori". Quelli che prima hanno fondato il gruppo Mdp e poi Liberi e Uguali.

 

GRASSO ALLA GARBATELLA 1

I bersaniani, insomma. Dovevano dei soldi al partito che, dopo la scissione, non hanno più versato. E allora i compagni si sono rivolti alla giustizia. Il Tribunale civile ha dato loro ragione. Abbandonare il partito di elezione non cancella l' obbligo di versare le quote pregresse. Così sono arrivati i decreti ingiuntivi. Anche all' ex presidente del Senato Pietro Grasso. Che ha guidato Leu, in maniera abbastanza modesta, alle elezioni e che adesso rischia una condanna per insolvenza.

 

RENZI PRIMO GIORNO DA SENATORE CON BONIFAZI

IL BILANCIO «Il Pd chiude e approva il bilancio 2017 con un utile di circa 500 mila euro. Un risultato che sottolinea l' attenzione che il Partito ha avuto nella gestione, nonostante la difficoltà che stanno vivendo i nostri lavoratori in cassa integrazione». La crisi di liquidità della sinistra arriva da lontano. Negli ultimi tempi però si è acuita con l' abolizione del finanziamento pubblico dei partiti.

 

Deciso, peraltro, dal governo di Enrico Letta (uno di loro) per inseguire l' ondata di antipolitica alimentata dal Movimento 5 Stelle. L' effetto Tafazzi ha colpito tutti i movimenti politici. Ma il Pd, che aveva una struttura imponente ereditata dalla tradizione comunista, ancora di più. I dem hanno cambiato sede, a caccia di qualcosa di più piccolo e più economico. E hanno messo in cassa integrazione il personale del partito.

 

Chiedendo anche un obolo ai dipendenti dei Gruppi il cui stipendio arriva direttamente dall' amministrazione delle Camere. Nella scorsa legislatura il grande polmone economico della sinistra è stato proprio il Gruppo Parlamentare alla Camera. Per effetto del Porcellum, il Pd, nel 2013, ha eletto un numero spropositato di deputati. Abnorme rispetto alla percentuale di voti presi. In cinque anni questo vantaggio numerico a Montecitorio si è tradotto anche in euro: circa 70 milioni spalmati sul quinquennio. Soldi che i dem hanno un po' speso e un po' dilapidato.

grasso corbyn

 

Speso nei costi del personale, dovendo mantenere quasi 150 dipendenti. Dilapidato (per come è andata a finire) nel referendum costituzionale di Matteo Renzi. Il Pd, come partito, ha speso 11,5 milioni di euro per la campagna di comunicazione. Il premier ha addirittura ingaggiato il guru di Hillary Clinton, Jim Messina. Che poi, al di là delle capacità strategiche, si è scoperto non essere un grande portafortuna. Una parte importante di quei soldi sono arrivati dai fondi di riserva del gruppo Pd a Montecitorio. Buttati nel cesso.

GRASSO BOLDRINI

 

«RITORSIONE» Dopo le cicale, arriva sempre il tempo delle formiche. E delle vendette. All' epoca la scissione dei bersaniani era costata 630mila di euro l' anno, in termini di mancati versamenti ai Gruppi parlamentari. Ora quei soldi tornano indietro con gli interessi. «L' esperimento di recupero delle somme dovute dai parlamentari morosi sta producendo gli effetti desiderati», informa una nota del Pd, «degli oltre 60 decreti ingiuntivi richiesti, per un totale di circa 1,6 milioni, ne sono stati emessi una larga parte, peraltro, riconoscendo l' immediata esecutività del credito. Questi proventi saranno destinati in favore dei lavoratori».

 

Secondo statuto, i parlamentari piddini dovevano restituire 1.500 euro al mese della loro indennità. Gli onorevoli entrati in rotta di collisione con Renzi hanno approfittato della situazione per tenersi i soldi. Ma ora devono sganciare. Grasso deve qualcosa come 80mila euro. Lui? Parla di «ritorsione» e dice di non aver avuto nessuna notifica.

pierluigi bersaniPIETRO GRASSO

Ultimi Dagoreport

ernesto galli della loggia giorgia meloni

DAGOREPORT - FAZZOLARI E' PER CASO IL NUOVO DIRETTORE DEL "CORRIERE"? - IN UNA PRIMA PAGINA CHE NASCONDE LE MENZOGNE DI GIORGIA MELONI, SPUTTANATA DA MACRON, BRILLA UN EDITORIALE VERGOGNOSO DI GALLI DELLA LOGGIA CHE SI DOMANDA: "SE LA GERMANIA (DI AFD) HA DAVVERO FATTO I CONTI CON IL SUO PASSATO NAZISTA. IN ITALIA, INVECE, UN PARTITO CHE PURE HA LE SUE LONTANE ORIGINI NEL FASCISMO GOVERNA DA TRE ANNI IN UN MODO CHE SOLO I COMICI (DUNQUE PER FAR RIDERE…) GIUDICANO UNA MINACCIA PER LA DEMOCRAZIA" - L’EX MAOISTA, POI TERZISTA, QUINDI BERLUSCONIANO, 5STELLE, INFINE MELONIANO  DEVE STUDIARE UN PO’, INVECE DI CAMBIARE PARTITO A OGNI CAMBIO DI GOVERNO. NEL DOPOGUERRA IN GERMANIA, GLI EX NAZISTI RIENTRARONO NEL CONTESTO SOCIALE E OTTENNERO POSTI DI POTERE NELLE INDUSTRIE PIÙ AVANZATE FINO ALLA CONTESTAZIONE DEL '68, SIMBOLEGGIATA DALLO SCHIAFFONE RIFILATO DALLA STUDENTESSA BEATE KLARSFELD AL CANCELLIERE (EX NAZISTA) KURT KIESINGER – IN ITALIA LA DESTRA ALLA FIAMMA DI FINI FU SDOGANATA DAL GOVERNO BERLUSCONI, DOVE IL MINISTRO DELLA GIOVENTU' ERA GIORGIA MELONI. COSA CHE IL GALLI OMETTE ESSENDO ORA COLLABORATORE DEL GOVERNO DUCIONI PER IL SETTORE SCUOLA...

andrea orcel unicredit

DAGOREPORT - IL RISIKO DELLE AMBIZIONI SBAGLIATE - COME PER IL GOVERNO MELONI, ANCHE ANDREA ORCEL NON IMMAGINAVA CHE LA STRADA PER LA GLORIA FOSSE TUTTA IN SALITA - IL RAFFORZAMENTO IMMAGINATO DI UNICREDIT, PER ORA, È TUTTO IN ARIA: IL MURO DI GOLDEN POWER DELLA LEGA HA RESO MOLTO IMPROBABILE LA CONQUISTA DI BANCO BPM; BERLINO RITIENE “INACCETTABILE” LA SCALATA ‘’NON AMICHEVOLE” DI UNICREDIT ALLA SECONDA BANCA TEDESCA COMMERZBANK; LE MOSSE DI NAGEL E DONNET GLI DANNO FILO DA TORCERE; CREDIT AGRICOLE, CHE HA UN CONTRATTO IN SCADENZA PER LA GESTIONE DEL RISPARMIO CHE RACCOGLIE UNICREDIT, HA UN ACCORDO CON BPM, DI CUI E' PRIMO AZIONISTA. E IL CDA DI UNICREDIT NON È PIÙ QUELLA FALANGE UNITA DIETRO AL SUO AZZIMATO CONDOTTIERO. COME USCIRE DAL CUL-DE-SAC? AH, SAPERLO…

orcel giorgetti

DAGOREPORT – GIORGETTI SI CONFERMA UN SUPPLÌ CON LE UNGHIE: ALL’INCONTRO CON I RAPPRESENTANTI DI UNICREDIT PER LA MODIFICA DEL DECRETO GOLDEN POWER CHE BLINDA L'OPS SU BPM, BANCA CARA ALLA LEGA, CHI HA INCARICATO IL MINISTRO DI CAZZAGO? STEFANO DI STEFANO, DIRETTORE GENERALE DELLE PARTECIPAZIONI DEL MEF, MA ANCHE COMPONENTE DEL CDA DI MPS. INSOMMA, LA PERSONA GIUSTA AL POSTO GIUSTO... – CALTA C’È: LA GIRAVOLTA DEL CEO DI MPS, LUIGI LOVAGLIO, SULL'OPERAZIONE MEDIOBANCA-BANCA GENERALI…

guzzetti bazoli meloni fazzolari e caltagirone scannapieco giuseppe francesco gaetano dario cdp giorgia

DAGOREPORT - AVVISATE ‘’PA-FAZZO CHIGI’’ CHE IL GRANDE VECCHIO DELLE FONDAZIONI BANCARIE, GIUSEPPE GUZZETTI, HA PRESO IL BAZOOKA - L’INDOMABILE NOVANTENNE NON NE PUÒ PIÙ DI VEDERE CASSA DEPOSITI E PRESTITI (DI CUI LE FONDAZIONI HANNO IL 30%) RIDOTTA A CAGNOLINO SCODINZOLANTE DEI FRATELLI DI FAZZOLARI: AFFONDATA LA NOMINA DI DI CIOMMO ALLA PRESIDENZA DEL CDA DEL FONDO F2I - MA IL CEFFONE PIÙ SONORO AL SOVRANISMO BANCARIO DEL GOVERNO DUCIONI È STATO SFERRATO DAL TERRIBILE VECCHIETTO CON LA VENDITA DELLA QUOTA DELLA FONDAZIONE CARIPLO IN MPS, IL CAVALLO DI TROIA DEL FILO-GOVERNATIVO CALTAGIRONE PER ESPUGNARE, VIA MEDIOBANCA, GENERALI – STRATEGIE DIVERSE SUL RISIKO TRA GUZZETTI E IL SUO STORICO ALLEATO, IL GRANDE VECCHIO Di BANCA INTESA, “ABRAMO” BAZOLI…

giorgia meloni incontra george simion e mateusz morawiecki nella sede di fratelli d italia sergio mattarella frank walter steinmeier friedrich merz

DAGOREPORT –LA CAMALEONTE MELONI NON SI SMENTISCE MAI E CONTINUA A METTERE IL PIEDINO IN DUE STAFFE: IERI HA INCONTRATO NELLA SEDE DI FDI IN VIA DELLA SCROFA L’EURO-SCETTICO E FILO-PUTINIANO, GEORGE SIMION, CHE DOMENICA POTREBBE DIVENTARE IL NUOVO PRESIDENTE ROMENO. UN VERTICE CHE IN MOLTE CANCELLERIE EUROPEE È STATO VISTO COME UN’INGERENZA – SABATO, INVECE, LA DUCETTA DEI DUE MONDI INDOSSERÀ LA GRISAGLIA PER PROVARE A INTORTARE IL TEDESCO FRIEDRICH MERZ, A ROMA PER LA MESSA DI INIZIO DEL PONTIFICATO DI PAPA LEONE XIV, CHE E' GIÀ IRRITATO CON L’ITALIA PER LA POSIZIONE INCERTA SUL RIARMO EUROPEO E SULL’AZIONE DEI "VOLENTEROSI" A DIFESA DELL'UCRAINA - MENO MALE CHE A CURARE I RAPPORTI PER TENERE AGGANCIATA L'ITALIA A BRUXELLES E A BERLINO CI PENSANO MATTARELLA E IL SUO OMOLOGO STEINMEIER NELLA SPERANZA CHE LA MELONI COMPRENDA CHE IL SUO CAMALEONTICO EQUILIBRISMO E' ORMAI GIUNTO AL CAPOLINEA (TRUMP SE NE FOTTE DEL GOVERNO DI ROMA...)