PORCA TROIKA! - L’ACCORDO SUL DEBITO GRECO È SALTATO ANCORA, PERCHÉ OLTRE AL TERZETTO BCE-UE-FMI, PAPADEMOS DEVE VEDERSELA COI TRE PARTITI CHE LO APPOGGIANO - TRA SCIOPERI GENERALI E RIVOLUZIONI MINACCIATE, IL PAESE RISCHIA DI ESPLODERE SE SARÀ IMPOSTA LA SANGUINOSA RIFORMA DEL LAVORO - JUNCKER MINACCIA: SENZA DI QUELLA, ATENE FALLIRÀ A MARZO - SE ATENE CADE, RISCHIANO DI SALTARE LE GRANDI BANCHE FRANCESI, GRAN CREDITRICI DEL DEBITO GRECO…

1- LA GRECIA TRABALLA...
Luca Fornovo per "La Stampa"

Bastava poco per capire che la Grecia avrebbe fatto una fatica immensa a trovare un accordo con partiti, sindacati e la troika Ue-Bce-Fmi. Per capirlo bastava ascoltare i malumori che scaldavano i bar del Pireo, vedere la mobilitazione su piazze virtuali come Twitter o Facebook o sentire la rabbia di centinaia di indignati di Atene, infreddoliti, ma tenaci in piazza Syntagma, davanti al Parlamento.

E così il premier greco Lucas Papademos, stretto tra parti sociali e politiche, ha finito col portare avanti una trattativa a oltranza. Ma senza trovare l'intesa sull'abbassamento dei salari minimi, i tagli delle tredicesime anche dei privati e le pensioni complementari. Senza questo impegno scritto su tagli e riforme, Europa e Fondo monetario non concederanno i nuovi aiuti da 130 miliardi di euro. E senza aiuti, la Grecia fallirà a marzo, quando dovrà rimborsare 14,5 miliardi di euro di bond in scadenza.

Qualcosa però è stato fatto, qualche risultato c'è stato e la speranza è che oggi si trovi finalmente la quadra. Papademos ha detto ieri sera che c'è un accordo sui tagli alla spesa per l'1,5% del Prodotto interno lordo (Pil) nel 2012, circa 2 miliardi, con sforbiciate che dovrebbero colpire anche settori come sanità e difesa. Ma intanto stamattina la parola passa ai mercati, che non promettono nulla di buono.

Gli operatori di Borsa potrebbero reagire con una serie di ordini di vendita, visto che, come aveva chiesto la Ue, si aspettavano un accordo già entro ieri sera, sia nella trattativa con i privati, sia in quella con i creditori internazionali. In molti potrebbero poi far lievitare le scommesse sul fallimento della Grecia. Uno scenario che sabato è stato evocato anche dal presidente dell'Eurogruppo, Jean Claude Juncker, dopo mesi in cui ha puntualmente smentito qualunque ipotesi del genere.

Il premier Papademos ieri ha mediato con la troika, poi con i capi dei tre partiti Georges Papandreou (socialisti), Antonis Samaras (destra) e Georges Karatzaferis (estrema destra), e ha addirittura chiamato il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi e il direttore generale del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde per chiedere un aiuto nelle trattative.

Alla fine dei negoziati, Papademos ha detto che c'è un'intesa sui «punti base» del piano suggerito dalla troika. L'accordo più vicino con i creditori che dovrebbero subire svalutazioni superiori al 70%, con un taglio del valore nominale dei titoli del 50%, una cedola tra il 3,5% e il 4,5% sui nuovi interessi, oltre a nuovi aiuti per più di 130 miliardi. A rappresentare i creditori privati è l'Institute of International Finance, guidato da Charles Dallara.

Ma sulla riforma del lavoro l'appoggio dei partiti non c'è ancora. «Non consentirò misure che portino a una maggiore austerità», ha detto il leader del partito di destra Nuova Democrazia, Antonis Samaras. Mentre Georges Karatzaferis (estrema destra) ha affermato di non voler «contribuire all'esplosione di una rivoluzione» accettando le misure proposte dalla troika.

Già in mattinata Papademos dovrebbe riprendere la mediazione e cercare di trovare un accordo con i partiti entro il pomeriggio. Poi, con ogni probabilità, ci sarà un nuovo incontro con i funzionari della troika, nella speranza di trovare un accordo definitivo per il salvataggio. Papademos farà colloqui con Poul Thomes del Fmi, Matthias Mors della Commissione europea e Klaus Masuch (Bce). Il clima ad Atene resta molto teso, soprattutto tra le parti sociali. I principali sindacati si riuniscono oggi per indire uno sciopero generale che potrebbe durare dalle 24 alle 48 ore. E nuovi corte di protesta sono previsti in piazza Syntagma.


2- JUNCKER, SENZA RIFORME LA GRECIA FALLIRÀ IN DUE MESI. VENIZELOS: È SOTTILE IL CONFINE FRA SOLUZIONE E DEFAULT
Stefano Natoli per "Il Sole 24 Ore"

Se il governo di Atene non metterà presto in atto le riforme promesse, la Grecia potrebbe fare fallimento nel giro di due mesi. Lo afferma in un'intervista al settimanale 'Der Spiegel' (in edicola lunedì prossimo) il capo dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker. Se ad Atene non si mette realmente mano alle riforme, precisa Juncker, non ci si potranno attendere «i gesti di solidarietà da parte degli altri».

PRIVATIZZAZIONI AZIENDE STATALI PORTATE AVANTI NON COME PREVISTO
«Se dovessimo constatare che in Grecia va tutto di traverso», afferma testualmente il premier lussemburghese, «allora non ci sarebbe nessun nuovo programma di aiuti, con la conseguenza che a marzo arriverebbe la dichiarazione di fallimento». Una simile prospettiva dovrebbe servire, secondo Juncker, a «fornire muscoli laddove al momento abbiamo ancora alcuni segni di paralisi».

Sono le privatizzazioni delle aziende di Stato, in particolare, a non essere state portate avanti come previsto. «La Grecia deve sapere che sul tema delle privatizzazioni non molleremo la presa», aggiunge il premier lussemburghese, per il quale uno dei danni maggiori per l'immagine del Paese ellenico è costituito dal fatto che «esistono elementi di corruzione a tutti i livelli dell'amministrazione».

VENIZELOS, È SOTTILE IL CONFINE FRA SOLUZIONE E DEFAULT
Il ministro greco delle Finanze, Evangelos Venizelos, ha ammesso che «il confine tra il corretto completamento delle procedure e un impasse è molto sottile» sottolineando che «i ministri dell'Eurozona non hanno più pazienza». Al termine dell'Eurogruppo telefonico di oggi, Venizelos ha detto che «c'è grande impazienza e pressione non solo dalla troika ma anche dagli Stati dell'Eurozona», spiegando come la conference call di oggi sia stata «molto difficile», ma allo stesso tempo abbia dato il via libera al piano per ricapitalizzare le banche greche e alle privatizzazioni.

Restano ancora da definire due questioni: la liberalizzazione del mercato del lavoro - con l'abbassamento dei salari nel settore privato - e la manovra di bilancio correttiva per raggiungere gli obiettivi fissati per il 2012.

 

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