CONDONO DI PRIMAVERA - I 400 CLIENTI “LAICI” DELLO IOR HANNO TEMPO FINO A SETTEMBRE PER FAR “EMERGERE” I 183 MILIONI DI EURO OCCULTATI ALLA “BANCA DI DIO” - RENZI: “DOPO LA SVIZZERA, SPERO DI RECUPERARE UN PO’ DI DENARI ANCHE DAL VATICANO”

1 - LA TRATTATIVA FISCALE CON ROMA E I DEPOSITI ALLO IOR DEI 400 CLIENTI «LAICI» ITALIANI

M.Antonietta Calabrò per il “Corriere della Sera”

 

Anche i clienti «laici» italiani dell’Istituto per le Opere di Religione, che hanno usato la banca vaticana come un offshore , per riparare i loro soldi dal fisco del nostro Paese, avranno tempo solo fine a settembre per «emergere» e approfittare dei vantaggi della voluntary disclosure.

 

VATICANO, SEDE IORVATICANO, SEDE IOR

Si tratta di circa 400 clienti, per un numero di conti che potrebbe essere anche doppio o triplo (perché ogni cliente può avere più di un conto) . Ma clienti importanti, con conti cospicui. Quanti soldi? Abbastanza da far dire al premier Matteo Renzi, nell’intervista a L’Espresso in cui confermava l’esistenza di una trattativa bilaterale con il Vaticano anticipata dal Corriere : «Dopo la Svizzera, spero di recuperare un po’ di denari anche dal Vaticano».

 

Nel bilancio 2013 dello Ior, presentato nel luglio 2014, è scritto che la banca vaticana ha chiuso i rapporti con circa 3.355 clienti. Si trattava però di ben 2.600 persone con conti non più operativi («dormienti») e 755 non appartenenti alle categorie autorizzate (i clienti «laici»). «Di questi ultimi — continuava la nota — con 396 clienti i conti sono già cessati, per altri 359 le procedure sono in corso».

 

bertone IOR bertone IOR

Ma per gli italiani non si sono potute ancora concludere a motivo del fatto che non c’è ancora un accordo per far «rientrare» i capitali nel nostro Paese. Di fatto «intrappolati» in una terra di mezzo: allo Ior non possono più stare e in Italia non possono rientrare senza rischiare sanzioni penali.

 

A rendere complessa la trattativa fiscale c’è il fatto che si inquadra nei più articolati rapporti finanziari tra Italia e Vaticano, che riguardano la normativa antiriciclaggio. Quella vaticana non è ancora giudicata «equivalente».

 

Tutta l’operatività bancaria da e per l’Italia è bloccata dal 1 gennaio 2013. Lo stesso Ior ha 150 milioni di euro fermi sui depositi in quattro banche italiane, anche dopo la «restituzione» dei 23 milioni sequestrati nel 2010, avvenuta nell’ottobre 2014. Perché su quei conti lo Ior ha operato per i propri clienti (conti misti) non rispettando la legge italiana.

 

2 - RENZI: SUBITO L’ACCORDO IOR IL VATICANO: NESSUNO SCUDO PER 360 CONTI SOSPETTI

Andrea Greco per “la Repubblica”

 

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Italia e Vaticano proseguono nella trattativa per il nuovo concordato fiscale. Il negoziato sembra agli sgoccioli: anzi, il fatto che Matteo Renzi ne abbia parlato e se ne stia occupando fa supporre gli addetti ai lavori che l’inchiostro stia per correre. «Gli sto mettendo fretta», ha detto ieri il premier ai collaboratori, parlando del negoziato — Questa degli accordi con Svizzera, Monaco e Lichtenstein è una cosa enorme, attesa da decenni.

 

Chiuderla adesso è fantastico, se ci metto anche il Vaticano c’è doppia soddisfazione ». In attesa dei passi ufficiali, qualche spunto si delinea, specie nei rapporti bancari tra i due paesi, destinati a regolarizzarsi. Significa che presto lo Ior potrebbe tornare ad avere rapporti di controparte effettivi con gli istituti italiani, togliendo il Vaticano dall’imbarazzante lista grigia stilata dalla Banca d’Italia.

 

Tuttavia, la prossima redenzione non dovrebbe valere per i clienti privilegiati che per anni hanno varcato il torrione Niccolò V in cerca di privilegi fiscali e di segretezza assoluta. Un portavoce dello Ior chiarisce che le prossime intese «non riguarderanno i clienti privati italiani, ma soltanto la Chiesa in senso generale e il Vaticano ».

SEDE DELLO IOR SEDE DELLO IOR

 

Specie le congregazioni religiose, titolari di circa metà dei 6 miliardi di attivi della banca e che hanno il problema di evitare la doppia imposizione tra le sedi decentrate e quelle a Roma. Chi invece ha usato lo Ior come un centro off shore dovrà sanare le posizioni in altro modo, insomma.

 

Secondo il bilancio 2013 della banca vaticana, l’ultimo disponibile, restavano «359 rapporti che non rispondono ai criteri stabiliti nel luglio 2013, per un saldo complessivo di 183 milioni di euro a fine 2013, segnalati come rapporti in eventuale chiusura e sottoposti a relativa procedura». Una procedura che collega queste posizioni alla vigilanza interna (Aif), che potrà chiudere i conti solo dopo avere verificato che non siano frutto di attività illecite.

 

EVASIONE FISCALE EVASIONE FISCALE

A un anno di distanza quei conti sarebbero «molti di meno». Sempre dal bilancio, altri 396 clienti, con deflussi per 44 milioni, erano stati trasferiti «con bonifico a istituzioni finanziarie con sede in giurisdizioni che garantiscono la tracciabilità dei fondi in forza di un quadro normativo equiparabile (per l’88% italiane)». Quindi banche domestiche, cui quei soldi sarebbero stati versati, mentre 5,7 milioni sono stati trasferiti a titolo di donazione e 1,2 milioni «liquidati in contanti».

 

Negli ultimi anni, almeno 9mila sarebbero i conti chiusi perché riferibili a privati, che solo per privilegi, conoscenze o in cambio di sospette donazioni erano stati autorizzati ad aprire un conto allo Ior. Almeno 6mila erano in stato “dormiente”: forse perché riferiti ad attività passate, ma che poi per inerzia o altro non erano stati chiusi. Secondo il bilancio Ior 2013, i conti effettivi chiusi erano 3mila, di cui 775 di titolari che non ne avevano più il diritto, dopo le restrizioni poste quell’anno. Un portavoce assicura che nessun cliente è passato dallo Ior ad altri paradisi fiscali.

 

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Ma in ambienti bancari c’è il sospetto che, con l’aiuto di Promontory — il consulente americano che due anni fa ebbe il mandato di sbrogliare la matassa dei conti Ior, in totale delega e autonomia si dice — la parte più scottante del traffico bancario sia stata smistata lontano, per preparare la “fase II” della trasparenza. Anche le autorità italiane, ancora pochi giorni fa, notavano una qualche discrezionalità da parte dell’Aif, nel segnalare o meno gli spostamenti di denaro le segnalazioni dell’Aif all’Unità di informazione finanziaria, antenna della Banca d’Italia sul riciclaggio di denaro. Lo Ior da qualche anno sta inviando lettere ai clienti privati per esortarli a mettersi in regola.

 

Ma il percorso di trasparenza non è sempre lineare. La procedura di antiriciclaggio messa a punto da Gotti Tedeschi a fine 2010, aderente alla normativa internazionale, fu riscritta con toni più laschi dopo la sua estromissione, voluta dall’allora segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone.

 

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Nella nuova versione, di inizio 2012, l’Aif finì sotto l’ala della Segreteria di stato: un controsenso della corporate governance sottolineato da Moneyval pochi mesi dopo, quando assegnò alla Santa Sede una valutazione negativa in 8 dei 49 criteri standard. Anche con la Banca d’Italia i rapporti non sono facili.

 

Il mancato utilizzo del circuito Swift (chissà perché) verso l’Italia, che identifica automaticamente le controparti delle transazioni, da anni irrita via Nazionale: al punto che con una circolare del 2010 lo Ior è finito sulla sua sulla grey list, e tale status impedisce all’istituto di avere rapporti interbancari con le banche italiane. Per loro, lo Ior è come fosse un cliente impresa, che deve appoggiare ogni operazione a banche (estere) di corrispondenza. Ma Oltretevere si è convinti che anche questo andazzo, che ha portato al congelamento di circa 150 milioni in Italia, deve finire. «I tempi ormai sono cambiati».

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