ANGELA, PRENDILO NEL CUCÙ - NELLA GIOIA DILAGANTE CON CUI I BERLUSCONES HANNO FESTEGGIATO LA SCONFITTA DELLE DESTRE IN FRANCIA E GERMANIA, C´È LA VENDETTA NEI CONFRONTI DI MERKEL E DI SARKOZY CUI FANNO RISALIRE LA CADUTA DEL CAVALIERE, CON IL SOVRAPPIÙ DELLO SCHERNO IN DIRETTA TV - MA FORSE DISTINGUERE DESTRA E SINISTRA, OGGI, E’ SOLO UN ESERCIZIO RETORICO: ORMAI I PARTITI SONO COMITATI DI AFFARI IN LOTTA TRA LORO…

Filippo Ceccarelli per "la Stampa"

Grande, anzi grandissima è la confusione sotto il cielo del centrodestra italiano dinanzi alla disfatta del centrodestra in Europa, prima in Francia e adesso anche in Germania.
«Gioisce» ad esempio - il verbo è proprio questo - l´ex ministro Giorgia Meloni per la sconfitta della Merkel; mentre con cautela riflette l´ex titolare della Farnesina Frattini; e invece decisamente si preoccupa per il tonfo della Cdu l´ex sottosegretaria agli Esteri Boniver. Con il che il Pdl copre l´arco delle possibili reazioni, ma rende anche manifesta la condizione di un partito in cui, tacendo il Grande Capo, fino a nuovo ordine ciascuno va per conto suo, apre bocca e gli dà fiato.

Per la verità, da un esame più approfondito, sembra che nella divisione prevalgano quelli che sono lieti della debacle tedesca. L´onorevole Deborah Bergamini sostiene che ha perso «l´Europa senz´anima»; e se Formigoni diplomaticamente sfuma le critiche inoltrandosi sul terreno economico, Bondi è molto severo con il partito del cancelliere. Sennonché la nota del senatore Malan suonava come un vero e proprio bollettino della vittoria: «Dopo la Francia, anche il Nord Reno-Westfalia boccia il rigor mortis economico che Frau Merkel vuole imporre all´Europa».

Ed è forse a questo punto che l´onorevole Napoli si è sentito in dovere di dichiarare la sua perplessità «di fronte a certe esplosioni di entusiasmo». Ma non aveva ancora saputo del suo collega di partito Lehner, che certo è un personaggio fantasioso e paradossale, tanto da aver idealmente auspicato l´espulsione «del IV Reich dalla zona euro».

Ma il suo spirito anti-tedesco lo ha portato molto avanti, e anche molto indietro come s´intuisce dal seguente commentino: «La Germania, da Arminio sino ad Hitler e non solo, è la rovina e la vergogna d´Europa. Prima, ci impose due catastrofiche guerre mondiali, poi la morte lenta attraverso la disumana Merkel. Essere antitedeschi non è razzismo, ma ineludibile ed umanissimo imperativo morale».

Ora, ripensando alla «disumana», veniva in mente quando (novembre 2008) l´allora premier Berlusconi si dilettava a farle scherzetti puerili e affettuosi che lei sia pure con qualche rassegnata allegria mostrava anche di gradire. «L´ho sottoposta a una cura di simpatia - garantiva senza scomodare Arminio - è una persona molto capace». Per almeno due anni, il Cavaliere ha rivendicato l´efficacia di quella che lui stesso, a partire dalla celebre scenetta triestina con Angela Merkel, aveva battezzato «la diplomazia del cucù».

Poi, come succede, i rapporti si sono guastati. Parecchio. Fino ai sorrisetti ammiccanti che la cancelliera tedesca e il presidente francese si scambiarono, al solo sentir parlare di Berlusconi, in una conferenza stampa a Bruxelles. Così tra le ragioni che sia pure inespresse spiegano l´entusiasmo di diversi berlusconiani per il voto in Francia e in Westfalia c´è la vendetta nei confronti di due leader cui fanno risalire la caduta del Cavaliere, con il sovrappiù dello scherno.

Solo Giulianone Ferrara e pochi altri polemisti hanno espresso a chiare lettere questo sentimento - pure comprensibile nel tempo di una politica mega-personalizzata. Ma almeno nel caso della Germania c´è da notare che nessuno nel centrodestra nostrano ha fatto il tifo per gli avversari della Merkel, come invece è successo due settimane orsono contro l´odiato Sarkò, vedi Schifani e Tremonti che a sorpresa si sono riconosciuti in Holland adattandosi a una specie di socialismo di seconda mano, o a doppio fondo, per non dire di contrabbando. Però vincente.

Il dubbio infatti è che ci sia anche un po´ di opportunismo, di pappagallismo e di parassitismo nella danza di tanti berlusconiani sulla debacle del centrodestra. Un certo retrogusto maramaldo che magari si sposa con un antico riflesso nazionale, «Franza o Spagna purché se magna». Eppure, al netto di malizie e sospetti, lo stato confusionale del Pdl su quanto accade in Europa oltre che un sintomo offre una lezione. E dunque: quando uno solo ha il potere, cucù o non cucù, tutti gli altri smettono di pensare. Ma quando di colpo tace, di solito è troppo tardi per accorgersi del caos.

 

 

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