AMERICA NEL PALLONE - IL “WASHINGTON TIMES” DÀ VOCE AGLI SCONTENTI REPUBBLICANI E CHIEDE CHE CHIUNQUE VINCA LE PRIMARIE SCELGA L’EX SEGRETARIO DI STATO DI BUSH, CONDOLEEZZA RICE, COME VICE - E SE MITT ROMNEY E COMPAGNIA PIANGONO, IL FRONTE DI OBAMA NON RIDE: CRESCONO I FAN DI HILLARY FOR PRESIDENT - QUASI CERTAMENTE SOLO BOUTADES POLITICHE CHE PERÒ LASCIANO INTENDERE QUANTA PAURA CI SIA DI PERDERE SU ENTRAMBI I FRONTI…

Maurizio Molinari per "la Stampa"

La destra conservatrice ipotizza Condoleezza Rice candidata alla vicepresidenza, a Wall Street si guarda con interesse al manifesto liberista di Jeb Bush e due sondaggisti democratici suggeriscono al New Hampshire di imprimere una svolta alle primarie scrivendo sulle schede il nome di Hillary Clinton: su entrambi i fronti delle presidenziali cresce l'interesse per le possibili mosse dei rispettivi pesi massimi in ragione dell'evidente debolezza di tutti gli attuali contendenti.

A gettare nella mischia il nome dell'ex Segretario di Stato di George W. Bush è il «Washington Times», riflettendo lo scontento degli ambienti più conservatori dell'establishment della capitale per un parterre repubblicano che, a due settimane dall'inizio delle primarie, vede prevalere in Iowa Ron Paul, il leader dei libertari favorevoli allo smantellamento della Federal Reserve e alla chiusura di tutte le basi militari Usa all'estero.

Lo sbandamento dei repubblicani è tale che il candidato migliore per la Casa Bianca appare Mitt Romney, sebbene da mesi non riesca a superare la soglia del 25 per cento di preferenze. Da qui la proposta a chiunque vinca la nomination di prendere come vice Condoleezza Rice.

L'articolo del «Washington Times» ne spiega il perché: dopo due anni e mezzo all'Università Stanford è pronta a tornare nella mischia, sta girando l'America per un tour di presentazioni della biografia che attirano grande pubblico, è più afroamericana di Barack Obama e consentirebbe ai repubblicani di accattivarsi le simpatie di minoranze e donne, sarebbe in grado di duellare a testa alta con Joe Biden nelle sfide fra vice, su Iran e Russia è ferrata come pochi e, grazie agli allenamenti in palestra che inizia ogni giorno alle 5,30 del mattino, vanta una tonicità muscolare che nulla ha da invidiare a quella della popolare First Lady Michelle Obama. Ai reporter che la inseguono in cerca di conferme, la Rice risponde con molti sorrisi ma senza smentite.

A confermare questo clima arriva la scelta di Jeb Bush di affidarsi al «Wall Street Journal» per spronare i candidati repubblicani a trovare il coraggio di riportare l'America sul sentiero delle libertà economiche, rispondendo così alle attese di una «business community» che vuole voltare le spalle a Obama ma è scettica sugli attuali volti repubblicani. L'ex governatore della Florida fa proprio il malumore dei manager di Wall Street imputando ai candidati di «aver perso la fede nel sistema del libero mercato e nel capitalismo imprenditoriale» in una sorta di manifesto pro-riforme da cui trapela l'insoddisfazione per come l'economia è stata affrontata nei 13 dibattiti finora celebrati.

Sul fronte opposto, il disagio dell'establishment democratico non è da meno, e a dimostrarlo arriva la proposta-shock rivolta agli elettori da Patrick Caddell e Douglas Schoen, i due esperti di sondaggi che un mese fa avevano suggerito all'impopolare Barack Obama - il gradimento è al 43 per cento, il più basso di sempre per un presidente che cerca la rielezione - di farsi da parte per consentire a Hillary di candidarsi e mantenere il controllo democratico della Casa Bianca.

Poiché Obama non ha mostrato troppa attenzione per il provocatorio consiglio, Caddell e Schoen adesso rilanciano, rivolgendosi ai votanti del New Hampshire: «Date un segnale alla nazione, scrivendo di vostra iniziativa il nome di Hillary sulle schede», perché se vincerà in questa maniera le primarie locali, l'impatto nazionale sarà tale da obbligare Obama ad un passo indietro. Che si tratti di progetti possibili o boutades politiche, il fatto che l'America discuta su scenari che coinvolgono Condi Rice, Jeb Bush e Hillary Clinton, lascia intendere quanta paura c'è di perdere su entrambi i fronti.

 

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