I CONTI IN SOSPESO DI MONTI - IL BLUFF DELL’OPERAZIONE TRASPARENZA DEL GOVERNO: SOLO IN 3 SVELANO I PATRIMONI MA NESSUNO ALLEGA L’ULTIMO 740 - ALL’APPELLO MANCA PROPRIO RIGOR MONTIS: “NON HO AVUTO TEMPO” - PARA-GURI: AL POSTO DEL REDDITO GLI STIPENDI ANNUI, GIÀ VISIBILI SU INTERNET - TRA TUTTI SPICCA ‘PATRIMONI’ GRIFFI: SI TIENE LO STIPENDIO DI PRIMA (205.915,54 €), SUPERIORE A QUELLO DA MINISTRO, PIÙ 12.395 € COME PRESIDENTE DEL COMITATO DI SORVEGLIANZA DELLA MORTEO SPA E 2 MILA € AL MESE DALL’AFFITTO DELLA CELEBRE CASA AL COLOSSEO…

Franco Bechis per "Libero"

È stato proprio lui, Mario Monti, a intestarsi la svolta trasparente nel rapporto fra governo e cittadini il 4 dicembre scorso: «Dichiareremo tutti i nostri redditi e patrimoni come mai era accaduto. Faremo molto più del dovuto, secondo le migliori pratiche internazionali». E proprio Monti al momento è la maglia nera del suo governo. Non avendo depositato a ieri sera nulla della sua dichiarazione patrimoniale, sul premier intanto c'è una certezza: ha fatto sicuramente meno di quel che la legge imponeva, senza bisogno di strombazzare trasparenza ai quattro venti.

Martedì è scaduto il termine di tre mesi per l'obbligo di deposito delle proprie dichiarazioni patrimoniali da parte dei membri del governo. Un solo ministro l'ha rispettato: il titolare dell'Istruzione, Francesco Profumo, e con lui i suoi due sottosegretari Elena Ugolini e Marco Rossi Doria. Loro hanno rispettato i tempi, hanno ascoltato le richieste fatte da Monti e compilato il modulo che era stato dato a tutti i membri del governo. Hanno inserito le proprietà immobiliari, ed era imposto dalla legge.

Hanno inserito gli incarichi pubblici ricoperti, ed era imposto dalla legge. Hanno inserito auto, aerei e barche eventualmente posseduti, ed era imposto dalla legge. Hanno inserito azioni e titoli posseduti, ed era imposto dalla legge. Hanno aggiunto anche quanto valeva un titolo di quel genere il 13 febbraio scorso: non era imposto, ma chiunque può leggerlo sui quotidiani del giorno, e non sembra grande novità.

Mancava invece per tutti e tre la fotocopia dell'ultima dichiarazione dei redditi presentata: questa è imposta dalla legge. Al suo posto è stato indicato lo stipendio su base annua che sarà loro devoluto per l'incarico di ministro tecnico (199.778 euro) e per quello da sottosegretario tecnico (188.869 euro).

Di questo passo tutte le dichiarazioni dei redditi del governo saranno uguali, e questo non rispecchia la verità. Il dato fornito per altro è un segreto di Pulcinella, perché è reso noto da una delibera su Internet della Ragioneria generale dello Stato, più volte pubblicata dalla stampa, e certo ben nota a tutti i cittadini, visto che sono loro a pagare lo stipendio di ministri e sottosegretari.

Insomma, l'operazione trasparenza si è rivelata un gran bluff: solo in tre hanno rispettato i termini temporali di legge, ma tutti e tre hanno nascosto parte della documentazione che era obbligatorio presentare. Altro che rivoluzione: una stecca. Perché tutti i governi degli ultimi venti anni che hanno preceduto quello Monti sono stati più ligi alla legge e più trasparenti di quello attuale.

Ieri sono state messe on line una decina di altre dichiarazioni patrimoniali. Quella del ministro della Funzione Pubblica, Filippo Patroni Griffi, di due sottosegretari di Palazzo Chigi come Paolo Peluffo e Antonio Catricalà, e di un bel gruppetto di sottosegretari fra cui i due della Difesa Gianluigi Magri e Filippo Milone e uno solo dell'Interno: l'ex procuratore capo a Roma, Giovanni Ferrara. Anche la nuova infornata di dichiarazioni ha lo stesso difetto generale: manca la copia dell'ultima dichiarazione dei redditi presentata.

E soprattutto ognuno fa di testa sua. Il più trasparente è risultato Peluffo. Catricalà ha presentato ben quattro dichiarazioni diverse, rivelando di avere guadagnato nel 2010 740 mila euro lordi, ma senza fare vedere il suo modello Unico. In compenso ha spiegato di avere investito in Bot 20 mila euro (cerca l'applauso, ma è evidente che altro non poteva acquistare l'ex capo dell'anti-trust italiano), di avere un mutuo casa da 1.500 euro al mese, prevedendo di guadagnare quest'anno 200 mila euro lordi.

Peluffo ha spiegato nel dettaglio il suo vecchio e il suo nuovo stipendio: preferisce tenersi quello della Corte dei Conti e aggiungere solo 53.639 euro da sottosegretario, rimettendoci un po' rispetto a prima. Ha bruciato tutti inserendo anche l'informazione più coperta dalla privacy: sul suo conto corrente dice di avere un saldo da 7.397,69 euro. E' il più trasparente di tutti.

Patroni Griffi inserisce molti particolari nella sua dichiarazione. Si tiene lo stipendio di prima (205.915,54 euro), superiore a quello da ministro. Aggiunge anche 12.395 euro per fare il presidente del comitato di sorveglianza della Morteo spa in amministrazione straordinaria, incarico a cui non vuole rinunciare. Prende poi 2 mila euro mensili di affitto dalla sua celebre casa con vista Colosseo, Mette tutti i titoli in portafoglio: fra azioni, sicav e quote varie ha poco meno di 400 mila euro da parte. Sia lui che Peluffo però non mettono la copia della dichiarazione dei redditi presentata.

Si recita a soggetto, e per altro di Monti non sappiamo ancora nulla: ieri ha chiesto a tutti gli altri ministri di aspettare fino a lunedì per non fargli fare una figuraccia. Perché non ha avuto il tempo di riordinare le carte e lo potrà fare solo nel week end. La figuraccia però è già assicurata: con la legge violata e ognuno che fa quel che gli pare, l'operazione trasparenza è già stata un flop.

Il 740 integrale non è elemento da poco (si vede ad esempio quanto ciascuno paga di tasse, e di quale agevolazioni ci si avvale), così come non sarebbe male sapere - cosa che accade per molti deputati e senatori - quale è il reddito e patrimonio famigliare complessivo, che è assai più indicativo di quello del singolo.

 

MARIO MONTI AL PARLAMENTO EUROPEO MARIO MONTI E VESPA Filippo Patroni GriffiFilippo Patroni GriffiFRANCESCO PROFUMO rossi doria martedi scorso da bassolinoELENA UGOLINIlpk21 paolo peluffomas06 paolo peluffoAntonio Catricala ADS

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…