1. I CONTI NON TORNANO ALLA RAGIONERIA DI STATO (E AL GOVERNO) SULLA RIMOZIONE, SENZA MOTIVAZIONI, DEL SUO CAPO MARIO CANZIO DA PARTE DI FABRIZIO SACCOMANNI 2. UN RIBALTONE CHE CREA UN PRECEDENTE PERICOLOSO: IL MINISTRO DEL TESORO PUO’ PORTARSI UN CONTABILE FEDELISSIMO O DI SUA PIENA FIDUCIA SENZA DARNE CONTO 3. DAGOSPIA ITANTO INDAGA E SCOPRE CHE DIETRO LA DECAPITAZIONE DI CANZIO CI SAREBBE LA MANINA VENDI-CATTIVA DI MARIO MONTI. TANT’E’ CHE A SOLLECITARE PER PRIMO LA TESTA DEL RAGIONIERE E’ STATO GIAVAZZI DALLE COLONNE DEL “CORRIERE” 4. MA TRA I BUROCRATI INOSSIDABILI MESSI ALL’INDICE DALL’EX CONSULENTE DI RIGOR MONTIS SI DIMENTICA, GIUSEPPE VEGAS, IL BERLUSCONIANO CHE GUIDA “A OCCHI BENDATI” LA CONSOB, DOVREBBE METTERE FINE AL PERENNE CONFLITTO D’INTERESSI IN RCS

DAGOANALISI

E' passato un po' troppo sotto silenzio la rimozione del Ragioniere dello Stato, Mario Canzio, da parte del nuovo ministro del Tesoro, Fabrizio Saccomanni.
Anche se ancora non si conoscono le ragioni ufficiali della sua sostituzione dopo 8 anni e, tra l'altro, con un altro superburocrate proveniente da Bankitalia, Daniele Franco, di cui fino all'altro giorno Saccomanni era il direttore generale.

Tutto in famiglia, insomma, tra via Nazionale e via XX Settembre, la sede del dicastero dell'Economia.

Linkiesta ha parlato, con un articolo dell'economista Gustavo Piga, "di occupazione quasi militare di Bankitalia" da parte del Tesoro. Un ricambio (o licenziamento in tronco) che, invece, dovrebbe far discutere e soprattutto riflettere sia i partiti (o quel che resta di loro) sia il Parlamento, che hanno appreso dai giornali del blitz di Saccomanni, che per una volta è contravvenuto alla sua indole bonaria e prudente?

E neppure risultava, almeno fino a qualche giorno fa, che esponenti del Pd o dei grillini abbiano presentato uno straccio d'interrogazione alle Camere.
Chissà, forse considerando i cori razzisti a Ballotelli più meritevoli di attenzione da parte del Parlamento e del governo.

Detto ciò, non ci sarebbe nulla di scandaloso che un governo applichi il turnover tra gli inossidabili mandarini della burocrazia. Anzi, ciò sarebbe auspicabile con maggiore frequenza, ma fuori dalle "lottizzazioni" politiche e dalle solite lobby, con in testa Bankitalia. Stabilendo, inoltre, regole chiare per il ricambio. E spiegando soprattutto all'esterno le ragioni dello spoil system.

Cosa che non è accaduta nel caso di Mario Canzio, che non l'ha presa davvero bene la sua defenestrazione senza chiari motivi.
Un ribaltone che anche i giornaloni contigui al centro sinistra, "la Repubblica" di Ezio Mauro in primis), hanno lasciato far correre. Una "novità" di cui forse hanno sottovalutato le conseguenze future.

E' passato, infatti, un "principio" (non scritto) che da oggi in poi autorizza ogni nuovo responsabile del Tesoro a chiamare alla Ragioneria un suo fidatissimo (o fedelissimo) senza darne conto all'esterno e senza uno straccio di concertazione.

E già possiamo immaginare le grida di scandalo dello stesso quotidiano fondato da Eugenio Scalfari se questa nuova prassi fosse applicata da Silvio Berlusconi, o dal suo ministro del Tesoro, nel giorno di un suo non improbabile ritorno a palazzo Chigi.
Nel frattempo, resta il "mistero" sulle ragioni che hanno portato all'allontanamento dalla Ragioneria di Mario Canzio.

Nei giorni scorsi Dagospia ha raccolto i rumors provenienti dai Palazzi della politica in cui si parla apertamente di una "vendetta" dell'ex premier, Mario Monti, nei confronti di Canzio, che non avrebbe assecondato i desiderata del capo bocconiano sulla sua politica (fallimentare) della spending review.

E sarà soltanto una coincidenza che a chiedere per primo la testa del Ragioniere sia stato, dalle colonne del "Corriere della Sera" (9 maggio, titolo: "Burocrazia inossidabile") il suo consulente a palazzo Chigi per la materia, l'altrettanto inossidabile prof. Francesco Giavazzi.

Alla faccia, ancora una volta, dei conflitti d'interesse (ad personam).
Tant'è che qualche giorno dopo l'editoriale del professore, ispirato da Rigor Mortis o ha partorito di testa sua? Saccomanni tagliava la testa di Canzio con l'acquiescenza di Enrico Letta.

Un Ragionier Fantozzi maldestro, colpevole, a giudizio di Giavazzi, di detenere il "monopolio delle informazioni" dei conti pubblici.

Il suo editoriale sul quotidiano diretto da Flebuccio de Bortoli, che indicava la via della forca per Canzio e metteva all'indice molti superburocrati, colpiva anche per un'altra ragione: la totale assenza di qualsiasi riferimento al Mandarino che da quattro anni guida "a occhi bendati" la Consob, l'ex parlamentare ed ex sottosegretario berlusconiano Giuseppe Vegas.

Una dimenticanza casuale o una "aiutino" d'incoraggiamento del prof. Giavazzi al dirigente supremo che dovrebbe vigilare sui conflitti d'interesse delle società quotate in Borsa? Compresi i perenni conflitti d'interesse che riguardano l'Rcs e il Corrierone dei Poteri marci.

 

 

Fabrizio Saccomannimario canzio SILVIO BERLUSCONI Mario Monti FRANCESCO GIAVAZZI enrico letta FERRUCCIO DE BORTOLI giuseppe vegas Sede del Corriere della Sera in via Solferino

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