DE MAGISTRIS, DE MAGAGNE - COME DAGO-ANTICIPATO, IL SAN CARLO È STATO COMMISSARIATO, IL “FORUM DELLE CULTURE” È IN RITARDO DI UN ANNO E CALDORO LO HA SFANCULATO - I DETTAGLI SULLE NOTTI HARD DEL CONSOLE AMEREGANO

1 - DAGOREPORT
Altro che Forum delle Culture, chiamatelo Forum delle Torture. La kermesse che doveva rilanciare l'immagine di Napoli come capitale mondiale della cultura e dell'arte è l'ultimo, grande disastro targato Giggino 'o sindaco. Doveva iniziare nel 2013, è slittato di un anno perché prima c'era da allestire il grande palcoscenico dell'America's Cup. Doveva durare 12 mesi, si trascinerà - sì e no - per non più di quattro. Appena ieri, con un ritardo spaventoso sulla tabella di marcia, sono stati pubblicati i bandi per partecipare all'organizzazione della kermesse, e che cosa ti va a capitare?

Il sito web della Fondazione è andato in tilt. Da Roberto Vecchioni a Andres Neuman, il Forum ha bruciato nomi su nomi perché - da un lato - il sindaco non si è mai entusiasmato a un progetto voluto dal suo predecessore Rosa Russo Iervolino e - dall'altro - le idee chiare su cosa farne non ci sono mai state. Dalle parti di Palazzo San Giacomo stanno cercando un esorcista. Bravo.

Come dago-anticipato, il ministro Bray ha firmato il commissariamento del Teatro San Carlo, dopo lo scioglimento del Consiglio di amministrazione di cui è presidente proprio il sindaco. L'incarico è andato a Michele Lignola, direttore generale dell'Unione degli Industriali di Napoli. Resterà in carica due mesi. Ma la vera notizia è che gli ex amici Caldoro e de Magistris si sono sfanculati rinfacciandosi a vicenda di aver giocato all'«uccello padulo» nei confronti dell'altro.

Meno male che Donald c'era. Ora che se n'è tornato negli Usa, l'ex console americano di stanza all'ombra del Vesuvio, l'infojato Donald Moore, spuntano dettagli scabrosi sulle notti (assai poco diplomatiche) a luci rosse nella sede di Mergellina. E dagli Usa hanno deciso di correre ai ripari mandando i marines contro il via-vai di zoccole degli ultimi tempi.

2 - CUOCHE, COLF E MAGGIORDOMI AL CONSOLATO USA: «COSÌ MOORE CI HA DISTRUTTO VITA E LAVORO»
Carmine Festa per il Corriere del Mezzogiorno

Non c'è astio nelle accuse che gli ormai ex dipendenti del Consolato americano di Napoli rivolgono all'ex console Donald Moore. L'ex cuoca Silvana Colucci, l'ex maggiordomo Pietro Cotena (licenziato da Moore dopo 22 anni di servizio in piazza della Repubblica), il suo successore, il giovanissimo Santino Trotta raccontano quasi esclusivamente la delusione umana e professionale che hanno ricevuto dal loro ex datore di lavoro che ha lasciato Napoli ed ora vive e lavora in Alabama.

Una stagione si è conclusa al Consolato. L'ultimo colpo alla gestione Moore diventata in questi giorni «Moore Gate» per il via vai di escort nella sede diplomatica, l'ha data la nuova console Colomba Barrosse che ha licenziato l'unica superstite dell'azzeramento praticato da Moore: la cameriera Matilde. La «tolleranza zero» si è compiuta in un ambiente che fino a qualche mese fa avrebbe invece tollerato cose che con una sede diplomatica hanno poco a che fare.

E non dovrebbe essere più così, visto che in piazza della Repubblica attendono l'arrivo di sette marines ai quali sarà affidato il compito di aumentare il livello di sicurezza di una sede che negli ultimi anni sarebbe stata frequentata dalle amiche del console Moore in grado di accedervi senza rispettare le pur severe misure di controllo che proteggono il Consolato.

VICENDE - Silvana Colucci e i maggiordomi si ritrovano al quartiere Vomero nello studio legale di Silvana Romeo, l'avvocato napoletano che segue un'altra ex cuoca, Maria Rosaria Aveta, che ha fatto causa all'ambasciata Usa per una differenza salariale. Silvana aveva preso il suo posto.

E' stata licenziata in tronco per aver servito una porzione troppo grande di roast beef al console inglese, ospite a cena del collega statunitense: «E sapesse come era stato cucinato quel roast beef - aggiunge -. Feci vedere a Moore un pezzo di carne ammuffito. Gli dissi che era da buttare. Lui mi ordinò di sciacquarlo e cucinarlo. Lo mangiò anche lui. Lui mangiava senza problemi i cibi scaduti».

In altre occasioni mentre Silvana cucinava, dalla stanza da letto di Moore arrivava ogni genere di rumori: «Sentivamo tutto. Grida comprese. Una volta dopo l'amplesso il console si mise a suonare la tromba. Ci scappò da ridere». «A me - aggiunge Santino Trotta il giovane maggiordomo - in più di un'occasione è capitato di servire la colazione a queste ragazze che uscivano dalla camera da letto affamate chiedendomi qualcosa da mangiare mentre lui (il console, ndr) era già andato nel salone dei ricevimenti ufficiali a parlare con gli ospiti del Consolato».

IL PERSONAGGIO - Un tipo strano Moore per gli ex dipendenti. «Che si faceva lavare le camicie con il detersivo per le stoviglie, che spesso gridava da solo in ascensore, che mi faceva preparare cene con piatti tipici napoletani e poi faceva servire solo hot dog». E anche sui salsicciotti tipici da fast food americano la cuoca ha altri aneddoti: «Quando scadono, le buste si gonfiano.

Lui mi ordinava di congelarli. Una volta mi rifiutai e senza farmi scoprire chiamai il console Conrad (addetto alla sicurezza alimentare della sede consolare, ndr) che dopo aver visto la condizione di quelle buste e del loro contenuto, mi ordinò immediatamente di buttare via tutto». Poi il ricordo della cuoca va a una mousse di cioccolato: «L'ho scongelata e ricongelata sette volte».

Nello studio dell'avvocato Romeo si ride anche un po' pensando agli ignari ospiti dei ricevimenti consolari alle prese con quella mousse. Ma la lotteria del cibo non ha risparmiato gli stessi dipendenti della rappresentanza statunitense a Napoli: «Quando c'erano occasioni in cui il pranzo era servito al personale interno - ricorda la cuoca Silvana - tutti cercavano di chiedermi con lo sguardo cosa potevano mangiare e cosa invece dovevano lasciar perdere. E io facevo dei segni sperando di non essere vista: questo sì, quello no».

Ma lo sdegno torna forte quando la pattuglia degli ormai ex dipendenti parla delle amiche del console: «Molte erano prostitute - aggiunge Silvana Colucci - alcune delle quali uscivano dalla camera da letto in condizioni pietose. Altro che donne eleganti. Fatto salvo il caso di qualcuna, le altre erano davvero imbarazzanti».

Di umanità - dichiarano tutti - pare che Moore ne avesse pochissima: «Gli scrissi una lettera a cuore aperto - dice Santino Trotta il maggiordomo giovane - per provare a stabilire una relazione umana tra me e lui. Ero il suo maggiordomo. Gli raccontai di mia madre malata e della voglia che avevo di conservare quel lavoro. Mi chiamò e mi chiese: «ma siamo parenti? Io sono americano, tu napoletano e mio dipendente».

VICENDE - Pietro Cotena, il maggiordomo messo alla porta dopo 22 anni di servizio al Consolato Usa di Napoli, ricorda un altro episodio: «Una domenica ci convocò d'urgenza. Arrivammo a Napoli e stemmo mezz'ora davanti al cancello del Consolato senza entrare. Lui non voleva farci vedere qualche ragazza e così diede ordine che potevamo tornarcene a casa. Ma si fa così?».

Tutte queste testimonianze sono state rese per contribuire alla causa che Kerry Howard, un tempo addetta alla organizzazione degli eventi del Consolato americano a Napoli, ha intentato contro la Segreteria di Stato degli Usa chiedendo trecentomila dollari per i danni subiti dalla gestione Moore della sede diplomatica. Howard ha denunciato di aver subìto pressioni, maltrattamenti e di aver lavorato in un clima impossibile che Moore avrebbe determinato: «Un giorno gli ho sentito dire - ricorda ancora Silvana Colucci - ma lo sapete che io sono l'uomo più potente in tutto il Sud d'Italia? Eh, lo sapete?».

E siamo al giorno del licenziamento della cuoca Silvana Colucci. Il console dopo averle cambiato il contratto da full time a part time (passandolo dunque da 1200 a 700 euro al mese per dieci mesi) decide di licenziarla. «Di fronte a lui mi venne solo da dire: che Dio la benedica. Non lo avessi mai fatto. Moore mi rispose: questa non è una chiesa e a me del suo Dio non me ne importa niente. Se ne vada».

E uno alla volta se ne sono andati tutti: cuoche, cameriere e maggiordomi. Ora stanno riflettendo sulla possibilità di citare in giudizio l'ambasciata per il trattamenti ricevuto a Napoli. Aspettando la replica di Donald Moore, l'unica voce fuori dal coro è quella di una sua amica. Che nonostante l'amicizia finita chiede l'anonimato e sussurra: «Sono tutte calunnie, qualcuno vuole molto male a Donald».

vesuviosegreto@gmail.com

 

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